BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 Altri pittori del Rinascimento e Leonardo da Vinci

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Bruno
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MessaggioTitolo: Altri pittori del Rinascimento e Leonardo da Vinci   Altri pittori del Rinascimento e Leonardo da Vinci EmptySab Giu 27, 2009 11:59 am

VI
GIOVANNI BELLINI, IL GHIRLANDAIO,
ANDREA MANTEGNA E SANDRO BOTTICELLI
GIOVANNI BELLINI. (Venezia 1432-1516). Incomincia la sua attività nella
bottega paterna insieme al fratello e risente del tardogotico di Jacopo Bellini,
per poi orientarsi verso l'opera del Mantegna che è suo cognato.
È forse il più grande dei pittori veneziani perché, anche se faticosamente,
riesce a raggiungere una sua autonomia verso il 1471 quando mette a frutto la
puntigliosa conoscenza dell'opera di Piero della Francesco e dei maestri
fiamminghi e dipinge con grandiosa e limpida struttura spaziale e con intensa
luminosità del colore. (Incoronazione della Vergine, Compianto sul Cristo
morto ed Estasi di S. Francesco). Nella (foto 13) Sacra Allegoria (olio su
tavola del 1487) c'è una personale ambientazione nel quieto mondo della
natura, ma anche una corrispondenza con Antonello da Messina per il
geometrico e rigoroso arrotondare delle forme.
Non pago di essere pittore ufficiale della Signoria, di possedere una
florida bottega e dell'ammirazione dei concittadini, Giovanni Bellini, in una
vigorosa vecchiaia, rinnova la sua arte che allinea, come una sfida, a quella
dei suoi quasi discepoli come Giorgione e Tiziano e raggiunge una serena
classicità (Pala di S'. Zoocoria).
DOMENICO BICORDI detto IL GHIRLANDAIO. (Firenze 1449-1494).
Capo di un'apprezzatissima bottega ha fra i suoi tanti allievi anche Miche-
langelo.
Non è certamente un «colosso» dell'arte, ma riesce a fondere, con una
certa superficialità, componenti pittoriche del Quattrocento fiorentino con
l'osservazione precisa e la resa minuziosa degli aspetti della realtà di
derivazione fiamminga, anche se spogliata dell'intimità cromatica e lumi-
nosa. Narra i fatti della Firenze dell'epoca ed esegue ritratti (Vecchio e
nipote, tavola del 1490).
ANDREA MANTEGNA. (Isola di Carturo Padova 1431-1506). Di certo
senza influenze fiamminghe è Andrea Mantegna che deve la sua formazione
alle opere esistenti nel Veneto di Andrea del Castagno, Filippo Lippi e Paolo
Uccello e in particolare dello scultore Donatelle.
Mantegna pone nelle sue opere organicità plastica e costruzione prospet-
tica. Egli, inoltre, per i potenti influssi del dotto umanesimo padovano, è un
invasato ammiratore dell'antichità romana e ciò influenza le sue interpreta-
zioni dei temi sacri. (Storie dei SS. Giacomo e Cristo/oro, affreschi,
1448-1457).
Nel 1460 si trasferisce a Mantova dai Gonzaga dove rimane pittore di
corte fino alla morte. Qui quando esegue la decorazione della Camera degli
sposi (1471-1474), trasforma l'ambiente - con l'illusionismo della pittura -
in un padiglione aperto su di un porticato, sulla campagna ricca di castelli e
città turrite. // trionfo di Cesare (nove tavole eseguite fra il 1480 e il 1495) è
pregno di immagini ispirate all'antico dove prevale un'eroica grandezza.
Mantegna ha avuto enorme fortuna presso i contemporanei e gli artisti di
successive generazioni anche per incisioni considerate fra la grafica più
valida della pittura rinascimentale. Di certo egli è artista di grande arditezza
prospettica e altissima potenza drammatica.
SANDRO FILIPEPI detto SANDRO BOTTICELLI. (Firenze 1445-1510). È
allievo di Filippo Lippi che, fra l'altro, ha risentito del dominio della linea.
In Botticelli la linea si piega alle inflessioni di un sentito e delicato lirismo
che si manifesta con la scelta di un colore, a volte livido, a volte più tenue, ma
sempre di fine preziosità. Ne nasce un certo equilibrio tra moto e stasi e la
visione diviene sottilmente irreale, fuori del tempo, in uno spazio particolare
ritmato dalla variabile intensità delle modulazioni lineari che lo isolano in
una conclusa perfezione. (Scoperta del cadavere di Oloferne e il Ritorno di
Giuditta dal campo nemico, dittico 1470).
Il capolavoro di Botticelli è la Primavera (1477) eseguito per la villa
medicea di Castello (foto 14). Questo dipinto famosissimo a cui l'artista deve
buona parte della sua fama di ultimo dei grandi pittori fiorentini del
Quattrocento, è un'allegoria del regno di Venere, ossia della visione di un
mondo ideale dove la bellezza nasce quando si accompagna alla civiltà e alla
ragione. Tutte le figure sono funzionali ad un ritmo lineare e il fondo del
quadro è ridotto ad un piano di posa delle immagini che non sono ambientate
spazialmente secondo i canoni di Masaccio o Piero della Francesco. C'è
invece estasi e grazia dei gesti.
Nel 1481 Botticelli è a Roma chiamato da Sisto IV e fa diretta esperienza del
mondo classico e probabilmente tale conoscenza si riflette nell'altro suo super-
famoso dipinto, la Nascita di Venere (1485) nel quale l'artista ricostruisce un
celebre dipinto, descritto dal Poliziano, del noto pittore dell'antica Grecia,
Apelle.
In sostanza, pur essendo rinascimentale perché umanistica, la pittura di
Botticelli sottolinea la crisi dei sistemi figurativi della prima metà del
Quattrocento e quindi la crisi della concezione dello spazio e della prospet-
tiva, ma anche la crisi della forma come conoscenza della natura. Botticelli
tende dapprima a trasformare la realtà in bellezza ed in mito e poi, quando è
turbato dal rigore di Savonarola, dipinge creazioni tragiche ed illividite
(Natività mistica, 1500).

VII
LEONARDO
IL SECONDO SECOLO DELLA PITTURA RINASCIMENTALE. Il Cin-
quecento che, seppur limitato alla sua prima metà, è il secondo secolo della
pittura rinascimentale, è considerato il periodo classico della pittura.
Esso, progresso ed apogeo del Rinascimento, è dominato da tré artisti
sommi: LEONARDO, MICHELANGELO e RAFFAELLO, che consa-
crano, con la loro colossale personalità in un'arte tutta creativa, le conquiste
dei maestri del Quattrocento.
LEONARDO DA VINCI. (Vinci-Firenze 1452-1519). In un libro come
questo, che è una rapida cavalcata nell'arte pittorica dal paleolitico ai tempi
nostri, è gratificante poter scrivere che una delle più grandi figure della
cultura di tutti i tempi, come Leonardo, fu profondamente convinta del
primato della pittura sopra ogni altra attività umana, nonostante il suo
formidabile impegno di teorico dell'arte, architetto, scultore, studioso di
meccanica idraulica, botanica ed anatomia. I suoi scritti (o meglio i suoi
appunti) costituiscono il fondamento della scienza moderna.
Leonardo è figlio naturale del notaio ser Piero da Vinci e nasce il 15 aprile
del 1452 e nel 1469 a Firenze entra, per imparare l'arte, nella bottega del
pittore-scultore Verrocchio dove rimane fino al 1476, nonostante fosse
iscritto dal 1470 nella Compagnia dei Pittori.
Al periodo di collaborazione con il Verrocchio appartengono un angelo
ed un paesaggio del Battesimo di Cristo. Nella pittura dell'angelo sembra
esserci un ricordo della grazia di Lippi o di Botticelli, ma con una diversa
dolcezza, e nel paesaggio vi sono morbidi veli di nebbia. Completamente di
Leonardo è V Annunciazione, che è ambientata all'aperto, dove effetti di luce
illuminano i volti della Vergine e di un angelo con deliziosi risultati esaltati
dal contrasto con la massa scura della vegetazione situata dietro. Anche suoi
sono: Ginevra de' Benci, Madonna Benois e Madonna del garofano, ancora
legati al gusto del tempo, ma con un particolare chiaroscuro che vela la
limpidezza delle forme fondendole con il resto del quadro.
La cosa migliore del suo primo periodo di attività è un paesaggio •
montano con fortificazioni su una vallata, noto come Disegno a penna
(1473) nel quale c'è un carattere unitario della composizione, dove il vibrare
del segno, con i suoi effetti di ombra e luce in rapporto con l'atmosfera che
suscita, sortisce un superamento della prospettiva quattrocentesca con una
nuova sintesi di varie immagini raffigurate nel loro divenire e nel cangia-
mento dei loro aspetti.
Dove però la visione del giovane artista si manifesta nell'originalità, che
la fa indipendente dai modelli della tradizione toscana e di ogni altra, è
l'Adorazione dei Magi che gli viene commissionata nel 1481 dai monaci'di
S. Donato a Scopeto. Gli adoranti, posti in semicerchio intorno ad un ideale
triangolo composto dalla Vergine e dai Magi, sono raffigurati con volti ed
atteggiamenti come affioranti dalla penembra avvolti in un chiaroscuro
infinitamente sottile che annulla ogni netto isolamento delle immagini fra di
loro e dallo spazio circostante. Non c'è quindi l'energica modellazione in uso
agli autori fiorentini del tempo, ma ardente lirismo per come l'artista riesce a
raffigurare i sentimenti umani, in questo caso l'ansia, la trepidazione di chi
per la prima volta si trova alla presenza di Cristo.
Trasferitesi a Milano nel 1482, Leonardo dipinge la Vergine delle Rocce
ed il Cenacolo (rispettivamente del 1483-86 e 1496-97). Quest'ultimo è una
delle opere fondamentali della pittura rinascimentale dove c'è compenetra-
zione fra lo spazio reale e quello figurato.
Altri pittori del Rinascimento e Leonardo da Vinci W_leon11

Ritornato a Firenze nel 1500, Leonardo esegue il cartone per S. Anna con
la Vergine e il Bambino il cui dipinto su tavola viene da lui realizzato nel
1510. In quest'opera vi è la piena applicazione di un elemento fondamentale
dell'arte di Leonardo, lo «sfumato», che NON è il chiaroscuro; questo
esalta le forme, mentre lo «sfumato» quasi le dissolve immergendole nello
spessore dell'atmosfera. Il «bello» in pittura per Leonardo non dipende
dagli esemplari dell'antichità classica, ma dalla intima fusione dell'immagine
umana nella natura e da come il pittore sente ed esprime quell'unità.
Fra il 1503 e il 1507 Leonardo dipinge la sua opera più famosa, misteriosa

Altri pittori del Rinascimento e Leonardo da Vinci W_la_g10
e affascinante, la Gioconda (foto 15) dove il busto e il volto della donna
emergono da un fantastico sfondo di acqua e rocce che svaniscono nella
foschia, immagine di un perenne rinnovarsi della vita, della natura e di una
segreta ed inviolabile essenza della femminilità.
Trasferitesi in Francia nel 1517 Leonardo è nominato dal rè «primo
pittore ed architetto» e gli viene messo a disposizione, come dimora, il
castello di Cloux dove muore nel 1519.
I suoi pochi dipinti e i tantissimi disegni di tutta la sua vita, fra i quali
quelli degli studi di anatomia, esercitano un'influenza formidabile sull'arte
rinascimentale di tutt'Europa. I più grandi pittori, compresi Michelangelo e
Raffaello, li ammirano e li studiano.
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MessaggioTitolo: Re: Altri pittori del Rinascimento e Leonardo da Vinci   Altri pittori del Rinascimento e Leonardo da Vinci EmptySab Giu 27, 2009 9:26 pm

Non ricordo più dove l'ho letto,ma pare che la Gioconda sia un autoritratto dell'artista.

Ne sapete qualcosa in più?
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Bruno
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MessaggioTitolo: Re: Altri pittori del Rinascimento e Leonardo da Vinci   Altri pittori del Rinascimento e Leonardo da Vinci EmptyDom Giu 28, 2009 12:42 am

Cara Yoah, posto qui di seguito una risposta che,
a mio avviso, racchiude
se non la verità al 100%, perlomeno quella che
le si avvicina di più.
Bruno

Miglior risposta - Scelta dai votanti

ti metto delle notizie in più:
Monna Lisa
Il volto nascosto di Leonardo / Leonardo’s hidden face
a cura di Renzo Manetti




La studiosa americana Lillian Schwartz, mediante
un’analisi computerizzata della Gioconda e dell’autoritratto
di Leonardo, rileva impressionanti concordanze fra
i lineamenti dei due volti, tanto da sostenere che Monna Lisa
sia in realtà un vero e proprio autoritratto idealizzato del pittore.
Le ragioni di un così originale autoritratto sono individuate
da Renzo Manetti in quella stessa filosofia che aveva dato
vita anche alla musa ispiratrice di Dante. Come Beatrice,
anche Monnalisa sarebbe l’immagine dell’alter ego celeste,
che funge da guida verso la Sapienza, e per questo avrebbe
gli stessi lineamenti del pittore. Tra queste tesi e quella
di Vezzosi c’è la comune consapevolezza che il ritratto
non raffiguri monna Lisa Gherardini, la moglie di Francesco
del Giocondo. Secondo lo studioso esiste un solo documento
attendibile coevo a Leonardo, quello che riporta quanto egli
disse al cardinale d’Aragona da lui in visita nel 1517 in Francia:
Monna Lisa era stata dipinta su richiesta di Giuliano dei Medici
e pertanto era una sua favorita. Dunque non poteva essere
la monna Lisa mulier ingenua di Francesco del Giocondo, modello virtuoso di moglie e di madre.
Il volume raccoglie opinioni fra loro non combacianti,
ma in grado di offrire letture ancora nuove del dipinto
forse più studiato e celebre della storia.

«Il volto nascosto di Leonardo» sarebbe dietro l’icona
più celebre al mondo: via dunque alla storiella divulgata da
Giorgio Vasari nelle Vite degli artisti del suo tempo. Dove
sostiene che la donna ritratta è la moglie di Francesco
del Giocondo, mercante fiorentino. A Milano, ai primi
del cinquecento, Leonardo avrebbe avuto per modella
nientemeno che Isabella di Aragona, figlia del re di Spagna,
infelice sposa Gian Galeazzo, erede al ducato di Milano,
ma spodestato e poi forse fatto uccidere da Lodovico il Moro.
Nel 1987 la Schwartz aveva pubblicato il suo studio,
poi discusso in un convegno pubblico a Firenze nel 2006,
mai pubblicato in Italia finora. Ai micidiali implacabili raggi X di Pico,
la studiosa ha sottoposto il cartone originale della Gioconda,
ne ha rilevato le differenze con il ritratto, completato e
rimaneggiato in tempi diversi dall’Autore: ha posto a
confronto la Gioconda del Louvre con l’Autoritratto autografo
di Leonardo, che è alla Biblioteca reale di Torino. Come
assimilare l’enigmatica signora e il vecchione, di soli 63
anni mal portati, dalla candida chioma e barba fluente.
Tutto sembra corrispondere, secondo Pico, le punte
dei nasi, la vicinanza di occhi, mento, bocca, tolti i capelli e
le rughe. Il saggio è ora pubblicato, bilingue, da Polistampa,
con il titolo Il volto nascosto di Leonardo. Vi rispondono,
contrapponendosi ma con il dovuto rispetto, Alessandro
Vezzosi, fondatore del Museo Ideale di Vinci su Leonardo,
e Renzo Manetti, studioso del simbolismo che dalla filosofia
del dolce Stilnovo ha influenzato gli artisti fino al Rinascimento.
Manetti trova convincente l’ipotesi della Schwartz.
Vezzosi nel merito si dichiarava più negativo che scettico.
E denunciava le leggende, la retorica, i falsi scoop,
i romanzeschi abusi di cui sono vittime due icone
celebratissime, l’Autoritratto e la Gioconda. Tra chi
ha sostenuto che la modella fosse un cadavere, chi
ha tentato di attribuire a Leonardo una orribile
Gioconda nuda... Nell’arte «la certezza è soprattutto
l’opera - dice Vezzosi- computer grafica e realtà virtuale
non ne scalfiscono l’evidenza». Tuttavia Vezzosi concorda
che il ritratto non sia quello di Lisa Gherardini in del Giocondo:
si tornerebbe indietro, a Firenze si, non in ambiente
mercantile ma signorile. Forse mediceo? Dopo cinque
secoli il mistero della Gioconda continua.

ti metto il sito in cui ne parla moltissimo di questo mistero
http://www.polistampa.com/asp/sl.asp?id=...
vai vero la fine del sito trovi RASSEGNA STAMPA e ci
sono tantissimi altri siti in cui ne parla.
leggi
ciao




  • 7 mesi fa
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