BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 Pittori del Rinascimento

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MessaggioTitolo: Pittori del Rinascimento   Pittori del Rinascimento EmptyMer Giu 24, 2009 5:07 pm

<table cellSpacing=0 cellPadding=0 width="100%" border=0><tr><td colSpan=2>III
ANDREA DEL CASTAGNO, PAOLO UCCELLO
E FILIPPO LIPPI
ANDREA DEL CASTAGNO. (Castagno, Mugello 1421-1457). Figlio di un
contadino si forma artisticamente nella Firenze dominata dalla personalità
dei tré grandi, Brunelleschi, Donatelle e Masaccio, ed è il vero scultore che
dipinge con la nettezza del disegno e il trionfo dei valori plastici.
Nel Cenacolo (convento di S. Apollonia in Firenze) in rigide squadrature
prospettiche raffigura i dodici Apostoli dotandoli di fattezze asciutte e di
atteggiamenti nerboruti.
(mancano diversi righi)
In un affresco nella villa Pandolfini a Legnaia, allinea nel 1450 nove
figure di personaggi illustri e raggiunge un aspro realismo.
PAOLO DONO detto PAOLO UCCELLO. (Firenze 1397-1475). Appena
decenne è impiegato presso lo scultore Ghibertì e lascia Firenze prima ancora
che si manifesti il genio rivoluzionario di Masaccio, e a Venezia lavora come
mosaicista.
Tornato a Firenze nel 1431 non tarda ad individuare il punto focale delle
ricerche dei suoi maggiori contemporanei: il problema della rappresenta-
zione prospettica. Ma Paolo Uccello (foto 10) non la intende come Masac-
cio, ossia quale mezzo per ambientare un'azione drammatica in uno spazio
certo e misurabile, bensì per cogliere gli oggetti nella situazione spaziale che
più di ogni altra può conferire loro la regolarità di solidi geometrici euclidei,
proiettandone nitidi contorni sul piano e campendoli con stesure del suo
cromatismo che ancora ricorda il gotico. Il risultato è di costruzioni astratte
di volumi geometricamente definiti (Monumento equestre al condottiero
inglese Giovanni Acuto - affresco del 1436 in S. Maria del Fiore -, Diluvio
- affresco semicircolare del 1450 in S. Maria Novella - e Sacrifìcio ed
ebbrezza di Noè). Paolo Uccello è senza dubbio da considerare come uno dei padri della
prima generazione della pittura rinascimentale: egli è artista e scienziato per
il rigore delle sue ricerche d'ordine plastico e prospettico con un gusto di
assolutezza geometrica tanto spinta al punto da portare all'estremo limite la
riconoscibilità degli oggetti, per esprimere liricamente la sua emozione di
fronte agli aspetti del mondo.
FILIPPO LIPPI. (Firenze 1406-1469). Nel 1421 prende i voti nel convento
dei Carmelitani nella cui chiesa, qualche tempo dopo, Masolino e Masaccio
affrescano la cappella Brancacci. Risulta quindi facile per Lippi conoscere
L' opera innovatrice di Masaccio ed esserne influenzato (Confermaà della regola - affresco 1432 nel Chiostro del Carmine) appena due anni aver
conseguito la qualifica di pittore. Ma in lui l'ascendente di Masaccio sembra limitarsi ad una ricerca di intensa plasticità nelle ^sue opere poderosamente rilevate e tondeggiantiure memtre il colore,
a gamme chiare e tenere, forse risente di Masolino
Nella Madonna con Bambino (1437) si nota un dominio della linea che
seppure non è quella tardogotica, non è nemmeno quella energica evocale
di valori spaziali di Andrea del Castagno cvocaince
II cosiddetto Tondo Bartolini (1465) ha il fondo suddiviso in più ambienti
di diversa profondità prospettica: vi si sviluppa la scena dellaN^vUÒdi
Mona e nella tenera Madonna con Bambino e due angioli vie un de cati
profilo e una finestra aperta su un gioioso paesaggio
In definitiva l'opera di Filippo Lippi traduce le posizioni di Masaccio e del Beato Angelico in modi più profano ed è propedeutica all'arte del Botticelli che gli è discepolo.


IV
PIERO DELLA FRANCESCA, JAN VAN EYCK,
ANTONELLO DA MESSINA E ROGIER VAN DER WEYDEN
PIERO DELLA FRANCESCA. (Borgo S. Sepolcro 1415 c.ca-1492).

In-
dubbiamente l'artista umbro è da considerare uno dei maggiori d'ogni tempo
e d'ogni paese. Nel 1439 lavora a Firenze con Andrea del Castagno ePittori del Rinascimento W_pier10
Domenico Veneziano.
Studia Masaccio e il Beato Angelico e le leggi prospettiche e proporzio-
nali teorizzate dall'Alberti.
La prospettiva delle sue opere si ispira anche a quella di Paolo Uccello e
vuole essere il mezzo per costruire sinteticamente gli oggetti e farne comba-
ciare volumi idealizzati con superfici levigate piene di nitido colore. Si
propone, in sostanza, di raggiungere una sintesi fra spazio prospettico e
spazio luminoso.
Opera a Ferrara, dove entra in contatto con la pittura rinascimentale
fiamminga, e principalmente ad Urbino dove la sua dottrina formale è
elemento formativo di tutta la pittura dell'Italia Centrale, dell'Emilia e di
Venezia.
Negli ultimi decenni della sua attività Piero della Francesca (foto 11)
compila i trattati De prospectiva pingendi e De quinque corporibus regulari-
bus nei quali i suoi interessi teoretici vengono espressi nel ricondurre tutta
l'immensa varietà degli oggetti naturali alla essenziale e misurabile regolarità
delle forme geometriche.
C'è genio anche ideativo nella sua maggiore impresa pittorica nell'affre-
sco nella chiesa di S. Francesco ad Arezzo, Storia del Sacro Legno della
Croce (1452-1466). Egli riduce a pochi episodi essenziali quella complessa
materia iconografica. Sono: Morte di Adamo, Regina di Saba che adora il
ponte fatto con quel legno. Rimozione del ponte. Sogno di Costantino,
Vittoria su Masserizia al Ponte Milvio, l'Annunciazione, Tortura dell'Ebreo,
Ritrovamento, Prova della Vera Croce, Battaglia di Eraclio, Esaltazione
della Croce. Nella realizzazione di questo vero e proprio romanzo, v'è
altissima contemplazione sottoposta a norme d'un ordine matematicamente
rigoroso perché Piero della Francesca ritiene «divino» tale ordine. •
C'è fascino poetico nella Flagellazione di Cristo (tavola nel Palazzo
Ducale d'Urbino) con una sorprendente equivalenza fra architettura e
personaggi modellati in modo scultoreo e in positure calme.

JAN VAN EYCK. (Maastricht 1390-1441). Entra in servizio da Filippo di
Borgogna nel 1425 dopo essere stato presso la corte di Giovanni di Baviera e
svolge importanti ambascerie in Portogallo, Spagna ed altri Paesi di
tutt'Europa. Nel 1430 si stabilisce a Bruges dove rimane fino alla morte.
È il primo grande maestro della scuola fiamminga del Quattrocento e la
sua posizione artistica nelle Fiandre è rivoluzionaria quanto quella di
Masaccio a Firenze. Egli, però, al contrario di Masaccio, che ha una visione
unitaria e sintetica, tende ad una visione analitica e descrittiva (foto 12) dello
spazio e dell'immagine. La sua pittura è del tutto distaccata dalla tradizione
gotica dei Paesi Bassi. Infatti le figure sono inserite in una spazialità - che
appare il risultato di ricerche e osservazioni empiriche piuttosto che della
razionale applicazione di un sistema prospettico-matematico - tramutantesi
in «ambiente» mediante l'analitica rappresentazione di oggetti domestici.
Il suo capolavoro è L'adorazione dell'Agnello Mistico (polittico, olio su
tavola 1425/32, Cattedrale di S. Bavone in Gand). Esso è di grandi
dimensioni e di immensa trama narrativa. Vi sono raffigurati: il mondo
quotidiano, il cavalieresco e quello religioso con unitarietà rinascimentale.
In altre sue opere come la Madonna del canonico Van der Paele (1436),
La Madonna di Lucca (1435) e La Madonna del Cancelliere Rollin (1435) c'è
eccezionale evocazione naturalistica di particolari ottenuta con infinite
gradazioni luminose, e l'atmosfera è gioiosa, ma distaccata.
Quello di Van Eyck non è però solo un verismo oggettivo, in quanto
nuovo è il senso dello spazio, nuovi sono la concezione della luce, del colore e
del disegno e il pittore non copia ma crea una nuova realtà che ha la
precisione analitica d'una ricerca scientifica.
ANTONIO DE ANTONIO detto ANTONELLO DA MESSINA. (Messina
1430-1479). A Napoli, dove sotto gli auspici del rè d'Angiò la pittura
fiamminga è ben presente con i quadri di Jan Van Eyck, presso il pittore
Colantuono, compie la sua formazione artistica Antonello da Messina. Egli
riesce a fondere la visione oggettiya e realistica fiamminga con la nuova
spazialità prospettica della pittura rinascimentale italiana. Ciò incomincia ad
apparire nella Crocifissione (1463 c.ca) e in S. Gerolamo nello studio
(1463 c.ca) dove vi è chiarezza analitica e profonda magica quiete. Nel
Salvator Mundi (1465) c'è nella mezza figura del Cristo l'influenza fiam-
minga, ma la mano benedicente viene raffigurata dall'artista in un gesto che
crea attraverso lo scorcio, lo spazio.
Sono evidenti nell'opera di Antonello da Messina incontri romani con
Piero della Francesco e il Beato Angelico, come risulta mirabilmente nella
Annunciata (tavola del 1470) dove la consistenza plastica si fonde con
l'incanto poetico dell'atmosfera in penembra.
Nel 1475 Antonello si trasferisce a Venezia con notevoli risultati per la
pittura locale ed in particolare per Bellini, Carpaccio e Cima da Conegliano.
Di quel periodo è il San Sebastiano (olio su tavola, 1475) dove l'impulso
fiammingo è superato dalla nuova costruzione dello spazio: c'è perfezione
ideale delle forme, immobili, ma prospettiva e volumetria, e il Santo è
contornato da un mondo popolaresco.
Antonello da Messina è anche grande ritrattista e l'acuta definizione
psicologica e fisionomica dei personaggi assume un monumentale rilievo.
ROGIER VAN DER WEYDEN. (Tournai 1400-1464). Dal 1435 è a Bruxel-
les come pittore ufficiale della città e nel 1450 si reca a Roma per il Giubileo,
poi a Ferrara dove lavora per gli Este.
Dopo Van Eyck è il maggior pittore fiammingo del Quattrocento. Molte
sono le sue composizioni sacre intensamente drammatiche e con elevata
severità di forme.
Notevolissimo ritrattista (Ritratto di un cavaliere - tavola del 1460 - e
Ritratto femminile - tavola del 1460) si differenzia da Van Eyck, che li
esegue solenni, distaccati e sicurissimi, per le ricerche psicologiche sui
caratteri umani. Raggiunge un'intensità di disegno che si avvicina alla pittura
rinascimentale fiorentina, ma con prevalenza dell'analisi del particolare
rispetto all'unità spaziale.


LUCA SIGNORELLI, MOLOZZO DA FORLÌ
E IL PERUGINO
LUCA SIGNORELLI. (Cortona 1450-1523). È discepolo di Piero della
Francesco, ma si avvicina anche agli esponenti dell'ambiente fiorentino della
seconda metà del Quattrocento. Dal primo trae le ampie e salde costruzioni
volumetriche, dai secondi assimila l'incisiva energia dei contorni e non
sempre riesce a fondere tutto ciò armonicamente (Flagellazione e Madonna
del Latte, 1480). Comunque la sua pittura è di una grande potenza plastica e
di un teso dinamismo che, a volte, sfiorando la rozzezza, si esprime al meglio
nei nudi.
Nel 1482 è a Roma fra i pittori che decorano la Cappella Sistina (//
Testamento e la morte di Mosè).
Il suo miglior periodo inizia nel 1484 con una serie di stupende «pale»
(Madonna, Quattro Santi e un Angelo musico nel Duomo di Perugia e
V Annunciazione). Bell'Educazione di Pan, l'evocazione del mito classico è
venata di mestizia come nella Sacra Famiglia e tutt'e due ci danno la misura
della malinconia signorelliana.
La maggiore impresa di Signorelli è la decorazione a fresco della Cappella
di S. Brizio nel duomo di Orvieto (1499-1503) ricca di opere come: Storie
Apocalittiche dell'Anticristo, l'Inferno e // Paradiso dove risalta la sua
visione pittorica incentrata sull'uomo e particolarmente sul nudo, forse
troppo ossessivamente, ma con figure potentemente individuate nei caratteri
formali e nella situazione drammatica e psicologica.
MOLOZZO DA FORLÌ. (Forlì 1438-1494). Conosce l'arte di Piero della
Francesco intorno al 1470 a Urbino e ne viene conquistato. La interpreta
instillando nell'impassibilità delle figure di Piero un espansivo slancio di vita
(Sisto IV che consegna la biblioteca vaticana all'umanista Platina, affresco
del 1477, e Redentore in gloria tra Apostoli e Angeli musici, affresco del
1480).
Molozzo è molto abile nella prospettiva ed imposta incisivo scorci ed
aerei effetti da sotto in su.
PIETRO VANNUCCI detto IL PERUGINO. (Città della Pieve 1448-1523).
È studioso di Piero della Francesco e allievo a Firenze dello scultore
Verrocchio dall'energico plasticismo.
Viene chiamato a Roma nel 1479 per la fama che si è guadagnato, onde
41

operi nella Cappella della Concezione in S. Pietro e nella Cappella Sistina.
La sua Consegna delle chiavi a S. Pietro ha ammirevole larghezza prospet-
tica e simmetria.
La principale caratteristica dell'arte del Perugino è un sentimento di
ariosità che si esprime in una serie di stupende tavole (trittico della Natività,
Visione di S. Bernardo). C'è eccezionale finezza di esecuzione pittorica
dovuta anche alla tecnica «a olio» con sovrapposizione di successive mani di
colore, sempre più vive ma meno dense, sviluppanti una trasparenza di luci
che ricordano la pittura di Van Eyck.
Alla fine del Quattrocento il Perugino dipinge i suoi capolavori: Ma-
donna in trono fra S. Giovanni Battista e S. Sebastiano (1493), Annuncia-
zione nella chiesa di S. Maria Nuova in Fano.
Nella Deposizione (1495 in S. Chiara di Firenze) rinuncia alle sue valide
ma un po' rigide composizioni architettoniche e situa i personaggi nell'aperta
natura sviluppando la compenetrazione fra figure e paesaggio nella tavola
Apollo e Marisa, uno dei pochi suoi dipinti di soggetto pagano.
L'opera di più vasto respiro del Perugino è la decorazione della sala del
collegio del Cambio in Perugia finita nel 1500.
</TD></TR></TABLE>
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MessaggioTitolo: Re: Pittori del Rinascimento   Pittori del Rinascimento EmptyGio Giu 25, 2009 9:07 am

devo rilegare ancora la Storia dell'Arte di ARGAN che uscì col CORRIERE nel '91....
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MessaggioTitolo: Re: Pittori del Rinascimento   Pittori del Rinascimento EmptyGio Giu 25, 2009 12:05 pm

Faresti bene, Gugol, a completare la legatura. Anch'io ho letto Argan (nei testi
per il liceo), ma non è certo un testo eccezionale. C'è tanto d'altro da leggere.
Questo che stai scorrendo è la sintesi di tante e tante letture specialmente
sull'Arte Moderna (dove, peraltro, il testo di Argan è decisamente valido).

Bruno
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MessaggioTitolo: Re: Pittori del Rinascimento   Pittori del Rinascimento EmptyGio Giu 25, 2009 3:59 pm

Argan ha una impostazione storico-filosofica nella sua esposizione. e' orami da considerarsi un classico (nel bene e nel male di questa parola!)
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MessaggioTitolo: Re: Pittori del Rinascimento   Pittori del Rinascimento EmptyGio Giu 25, 2009 4:46 pm

Ma è tutta l'Arte pittorica (specialmente quella moderna) che deve avere
un'impostazione storica/filosofica perchè l'artista deve precorrere i tempi
o, quantomeno, affiancarli.
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