MALEDETTO FUMO!
IN FONDO LA COLPA E' DI CRISTOFORO COLOMBO
DI BRUNO COTRONEI
Come tutti i grandi uomini, Cristoforo Colombo è stato
esaltato o vioentemente criticato. Per secoli gli storici
hanno lungamente dibattuto se l'involontaria scoperta del
nuovo continente, l'America, sia stato un bene o un male
per l'Europa. Accurate analisi della situazione geopoli-
tica del vecchio mondo al tramonto del secolo XV e di co-
me avrebbe continuato a vivere senza 1'avventuroso viag-
gio del navigatore genovese, non.hanno mai dato risposte
men che contraddittorie a seconda delle varie angolazioni
e degli interessi di studiosi che in fondo non riescono
mai completamente .a di staccarsi da ideologie più o meno
latenti. Sta di fatto che con 1'impresa del tenace geno-
vese il baricentro mondiale si spostò dal Mediterraneo
all'Atlantico e con esso il fulgore delle Repubbliche ma-
rinare italiane finì e incominciò a splendere la stella
di Spagna, Portogallo e Inghilterra, mentre il nostro Pae
se venne relegato in una parte di comprimario dalla qua-
le non è più riuscito a venire fuori, se non per avventu-
re che ancora ci fanno rabbrividire. Ma, in fondo, anche
per gii altri Paesi europei, inizialmente favoriti, a11a
luce di avvenimenti lontani o maggiormente per quelli del-
l'ultimo secolo, il dilemma si ripropone a volte con tra-
gica evidenza .
I detrattori di Colombo hanno accusato lui e le sue
avventure d'ogni nefandezza e quantomeno di grettezza,
aridità e avidità, ma hanno dimenticato un'altra colpa
che per milioni se non miliardi di uomini ha assunto un'
importanza enorme, il fumo!
Sì, proprio cosi. Pochi sanno infatti che i1 grande
genovese notò che gli indigeni dell'isola di San Salvador,
uomini e donne, tenevano in mano una specie di bastoncel-
lo acceso a una estremità che era fatto di foglie secche
e arrotolate di cohiva, null'altro che tabacco, e aspira-
vano iÌ fumo dall'estremità opposta. Fu proprio Colombo
a portare questa pianta in Europa. Nel 1518 iÌ futuro im-
peratore Carlo V la fece seminare e coltivare come curio-
sità botanica. Come succede però spesso per 1e cose più
dannose, anche al tabacco vennero riconosciute doti posi-
tive e terapeutiche e l'ambasciatore francese in Porto-
gallo, Jean Nicot, la descrisse e la elogiò, e due secoli
dopo Linneo diede alla pianta il nome scientifico di Ni-
cotiana Tabacum,ed ancora decenni dopo, quando l'alcaloi-
de principale del tabacco venne isolato da Posseit e Rei-
mann, assunse il nome di nicotina che tanto ci tormenta.
Nel frattempo ci si convinse che il tabacco fosse una pa-
nacea di molti mali, talché fu inviato alla regina Cate-
rina de' Medici per farla guarire dalle emicranie che la
affligevano, in Spagna fu usato come "erba santa" e in
Sicilia lo si metteva nell'ombelico dei bambini per pre-
servarli dai vermi. Ma rapidamente i1 vero uso divenne
voluttuario e s'incominciò dovunque a masticare, a fiuta-
re e a fumare tabacco e ciò piacque in maniera sconvolgen-
tè. Si pensi che già nel 1530 gli spagnoli fondarono ad
Haiti la prima fabbrica di sigari, ma, fortunatamente per
gli europei di quei tempi lontani, gli alti costi ritarda-'
rono di secoli la targa diffusione nel nostro continente
che avvenne solo nell'Ottocento e iniziò a tramontare quan-
do la lavorazione della più giovane e tanto più dannosa
sigaretta venne effettuata con macchinari che già nel 1910
riuscivano a confezionare quasi ottocento pezzi, contro
i circa tremila d'i oggi .
Sicuramente più dell'alcaloide e delle-sue stimolazio^
ni fisiche, la "gestualità " dell'uso del tabacco in qual-
siasi forma lo rese ben accette e spesso indispensabile.
Tabacchiere lussuose in metallo prezioso con pietre inca-
stonate sui coperchio, di porcellana, di smalto, di pa-
ste vitree, di lattimo o di vetro, di tartaruga, di quar-
zo o più modeste venivano con mosse infingarde, studiate,
piacevoli, estratte dalle tasche, aperte con lentezza per
pizzicare la polvere desiderata e poi fiutarla rapidamen-
te con rapimento e sembrava di essere degli eletti, di a-
vere le idee più chiare, i sensi più pronti. Non meno di
quanto avviene ai nostri giorni quando nulla sembra, per
i fumatori, potersi godere senza la sottolineatura dei
fumo e la mano s'affonda nella tasca, s'appaga al tocco
della carta sottile e reca alle labbra voraci la sigaret-
ta odorosa e 1a saliva torna fluida nella bocca arsa, lo
stomaco si sblocca, il cervello mette in moto rapido ro-
telle solo allora lubrificate a puntino.
Presto ci si incominciò a rendere conto che qualche non
lieve pericolo era connesso all'uso: della pianta importa-
ta da Colombo e la lunga guerra del tabacco scoppiò con
alterni risultati. Lui.gi XIII ne interdì 1a vendita
in Francia; Giacomo I d'Inghilterra scrisse un libello
contro i fumatori che vennero addirittura scomunicati da
Urbano VIII. Ma in quasi tutti gli Stati europei, fra il
1600 e il 1700, gli statisti si accorsero che l'uso del
tabacco, seppure non giovevole alla salute dei cittadini,
poteva costituire un'ottima forma d'involontaria tassa-
zione e quindi una fonte di larghi, proventi alle casse
erariali e non solo non lo vietarono, ma se ne assicura-
rono il monopolio che proprio qui da noi ancora permane
fornendo alle casse statali il gettito annuo di più
di cinquemila mi1iardi di lire.
Che i1 fumo faccia davvero male e molto, da lustri non
v'è ormai alcun dubbio. Esso accorcia o deteriora la vi-
ta umana ed è dimostrato che gli schiavi del tabacco pos-
sono subire, con percentuali ben maggiori rispetto agli
altri, infarti, difetti circolatori, enfisema polmonare
e cancro del polmone. Ma non basta, anche chi è sottopo-
sto al fumo ambientale, o come si dice oggi passivo, è
soggetto, secondo gli studiosi Hiravama e Trichopoulos
che hanno condotto ricerche epidemiotogiche, a malattie
dell'apparato res piratorio, del cuore, della circolazione
sanguigna e, nel caso di bambini, a ritardi di sviluppo
psico-fisico. Eppure si continua a fumare, e tanto! Si
pensi che nel 1956 sono state fabbricate quasi due siga-
rette a1 giorno per ognuno degli oltre tré miliardi di
terrestri, bambini compresi, e nel 1968 la produzione mon-
diale di tabacco, quasi tutto usato nella sua forma più
dannosa rappresentata proprio dalle sigarette, è stata
di ben quattro milioni e ottocentomila tonnellate con ai
primi due posti, e nettamente distaccati dagli altri paesi
produttori, la Cina e gli Stati Uniti con quasi un milio-
ne di tonnellate a testa. In Italia le ottantamila tonnellate
annue non danno l'immagine reale di quanto si fumi
da noi per la forte importazione, legale o di contrabban-
do, di sigarette già confezionate. Nel 1983 i fumatori
nel nostro Paese con età al di sopra dei 14 anni erano
ben 14.526.000, pari al 31,1% così ripartiti: 10.235.000
ma.schi e 4,291.000 femmine con la percentuale maggiore
(circa il 40%) in età compresa fra i 30 e i 49 anni. Le
cifre sono vertiginose ed hanno l'aspetto di un vero e
proprio male sociale al quale sembra che nulla possa met-
tere un freno se qualche dato positivo non tendesse a ren-
derci meno pessimisti. Infatti dal 1980 al 1983 la per-
centuale dei fumatori è calata del 3,8 di cui il 2,2
è costituito da coloro che hanno smesso di fumare nei
tré anni che abbiamo preso in esame.
Che ciò sia dovuto ai sempre più allarmanti avverti-
menti della Sanità, della stampa, della televisione, dei
convegni o alla legge n° 584 dell' 11 novembre '75 resa
più severa nell'80 che ha posto divieto in Italia di fu-
mare nei locali pubblici, non ci è dato di sapere con e-
sattezza. Comunque il calo è troppo lento e probabilmen-
te si avvicinerà presto allo zero quando si cozzerà con-
tro quella parte di fumatori che sono dei veri e propri
drogati dalla gestuatità connessa all'uso della sigaret-
ta e per i quali ogni più deciso divieto può essere addirit-
tura dannoso a causa di un sistema nervoso particolarmento fra-
gile. Fortunatamente per loro, o per coloro che si accon-
tentano di fumare non più di un pacchetto al giorno, o
per i soggetti al fumo passivo, dagli anni Sessanta i fab-
bricanti -anche per la propria sopravvivenza - hann.o in-
trodotto sempre più in abbondanza sigarette munite di fil-
tro e poi dal Settanta tipi leggeri o addirittura ultra-
leggeri, sia per contenuto catramoso che di nicotina. Ciò
permette se non proprio di distruggere il male, perlomeno
di limitarlo senza apparentemente diminuire l'intensità
e l'uso di un vizio ormai tanto connaturato nell'uomo.
Di questo avviso è il professor Umberto Veronesi, di-
rettore dell'istituto dei tumori di Milano, che pur ri-
badendo l'invito a non fumare, aggiunge: "Se non puoi far-
ne a meno, fuma sigarette con meno di 0,5 milligrammi di
nicotina". Si, perché, come è stato' evidenziato in tempi
recentissimi da una dettagliata tabella diffusa dall'Unio-
ne Nazionale Consumatori e nella quale sono riportate
57 marche di sigarette fra le più vendute sul mercato ita_
liano, si possono notare differenze quantomeno impensabi-
li fra un tipo e l'altro. Il residuo catramoso, ad esem-
pio, contenuto in una sigaretta del tipo Ultra R6 è di
3 milligrammi, mentre lo stesso dato in una MS normale
è di 16,7 e in un'Alfa addirittura di 27,7: ben cinque
o addirittura dieci volte superiore! Se ci si sofferma
poi sul contenuto di nicotina, l'Ultra R6 ne ha
0,3 mg. , mentre la MS normale passa a 1 e l'Alfa a 1,6 :
quindi da tré a cinque volte superiore.
Ora, come abbiamo visto più sopra, 1a nicotina è l'al-
caloide principale del tabacco che ne contiene dallo 0,8
a11'8% con una percentuale maggiore nei tabacchi corren-
ti rispetto a quelli pregiati. Pochi sanno, per mancanza
d'informazione, che la dose mortale di nicotina assunta
per via orale è di 40 mg., se venisse ingerita in un'uni-
ca soluzione. Fortunatamente sia i1 tempo intercorrente
fra una sigaretta e l'altra che la rapidità dell'assuefa-
zione, danno il tempo per l'eliminazione metabolica del-
la nicotina, consentendo anche l'assunzione di dosi più
volte superiori nelle ventiquattr'ore senza che si mani-
festi la sintomatologia dell'avvetenamento acuto. Ciò non
toglie che un continuo, anche se leggero avvelenamento
permane aggravato dal ben più dannoso effetto dei residui
catramosi. Ecco quindi l'importanza della lodevole azio-
ne dell'Unione Nazionale Consumatori che, guarda caso pe-
rò, è stata subito accusata dal Centro Documentazione e
Informazione sul Tabacco, che è una specie di "associazio-
ne tra i più grandi fabbricanti di sigarette, di aver for-
nito dati inesatti ed incompleti e addirittura informazio-
ni fuorvianti. Contro quei dati i1 Centro Documentazione
ha esibito un'altra tabella che si limita alle 18 marche
che stampigliano sul pacchetto il contenuto sia di conden-
sato che di nicotina, la cui veridicità è verificata dai
laboratori di analisi del Monopòlio. Per la verità, da
un confronto fra le due .tabelle non ci sembra di riscon-
trare gravi e determinanti differenze se non qualche omis-
sione, e non riusciamo a capire perché quel potente orga-
nismo non imponga ai maggi ori fabbri canti, e quindi a
tutti i suoi associati, di stampigliare i dati per ogni
ti po di sigaretta.
E' fondamentale per 1a sua salute che ogni schiavo del
fumo sappia a cosa va incontro e si renda conto che una
sigaretta scelta senza documentazione può equivalere a
sei di un tipo più leggero e quindi possa adottare, nel-
la sua personale lotta contro il maledetto, a volte irre-
frenabile vizio dei fumo, provvedimenti che non tartassi-
no eccessivamente il sistema nervoso e gli permettano di
mantenere in modo molto meno pericoloso quella gestualità
che tanto lo realizza anche se tutto sommato sarebbe
stato molto meglio se Cristoforo Colombo avesse lasciato
in pace, laddove t'aveva trovata, quella piantina erba-
cea dalle cui foglie lanceolate ci è giunto tanto tor-
mento e tanto veleno.