BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 Vecchi articoli IL CASO RUSHDIE E L'EDITORIA DEL CLAMORE

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MessaggioTitolo: Vecchi articoli IL CASO RUSHDIE E L'EDITORIA DEL CLAMORE   Vecchi articoli IL CASO RUSHDIE E L'EDITORIA DEL CLAMORE EmptyGio Gen 08, 2009 2:25 pm

IL  CASO RUSHDIE E L'E DITORIA DEL CLAMORE
di Bruno Cotronei

Nel     1816    Berchet     nella "Lettera semiseria", fra
1'altro, scrisse: " Sentirono essi che la verissima delle Muse
è la Filantropia e che l'arte loro aveva un fine più sublime
che  il diletto  momentaneo  di  pochi oziosi.Però,avidi  di
richiamare  l'arte  a'  di  lei  principi, indirizzandolo  al
perfezionamento   morale  del   maggior   numero  de'   loro
compatrioti, eglino  non gridarono, come  Orazio: Satis  est
equitem nobis plaudere; non mirarono a plagiare un Mecenate,a
gratificarsi un Augusto,a procurarsi  un seggio al banchetto
dei grandi; non  ambirono i  soli battimani  di un  branco di
scioperati   raccolti   nell'anticamera del   Principe .
Oltrediché  non è  da  tacersi come  insieme  a questo  pio
sentimento congiurasse  anche nelle  anime di  qué poeti  la
sete della gloria, ardentissima sempre  ne' sovrani ingegni .e
sprone  inevitabile a  far bene. Eglino  aveva  letto che  in
Grecia la corona del lauro non l'accordavano nè principi ,né
Accademie, ma  cento e  cento mila  persone convenute  d'ogni
parte in  Tebe e  in Olimpia. Avevano  letto che  i canti  di
Omero, di Tirteo non erano misteri di letterati, ma canzoni di
popolo. Avevano letto che Eschilo,Sofocle,Euripide,Aristofane
non  si  facevano belli  della  lode  de' loro  compagni  di
mestiere; ma anelavano  al plauso di  trentamila spettatori; e
1'ottenevano..." .
Molti scrittori contemporanei hanno recepito il messaggio di
Berchet,ma spesso,troppo  spesso lo hanno  snaturato ,spinti
in  ciò anche  da  un'editoria che  ogni  giorno  di più  si
identifica in industria che produce oggetti di larghissimo e
spesso volgare consumo, e che solo dai numeri trae la massima
soddisfazione. Si preferenzia,  quindi,non la qualità ,  ma il
clamoroso, ricercando, costruendo, con  fredda   determinazione
.contenuti  scandalistici  che possano  ottenere  pubblicità
gratuita dal moloch dei mass-media: la televisione.
Altre volte scrittori  inesistenti vengono "inventati" purché
siano  personaggi, nel  bene  o   nel  male, e  redattori  son
"comandati" ad affiancarli  per metter  su testi  più o  meno
modesti, ma provocatori autopubblicizzati e quindi vendibili.
Tutto quello che sta succedendo  in questi giorni intorno al
romanzo  "I  versi   satanici" dello  scrittore  angloindiano
Salamàn Rushdie, mi da    1'occasione, anche  se non del tutto
propria, per le considerazioni che precedono e per quelle che
seguiranno,  dopo avervi  detto in  breve cosa  c'è di  così
eclatante in questo  libro di cui tutti parlano  e che tutti
vogliono acquistare.
570  pagine senza  grande pregio  letterario  e di faticosa lettura,
ma  con vena  inventiva e  narrativa non  certamente
disprezzabile. In  esso  i  giorni   nostri  e  quelli  della
predicazione  di Maometto  si sovrappongono. C'è  l'arcangelo
Gabriele(Gibreel), c'è    Maometto(Mahound) con    adepti    e
segretario, e ci sono le donne  fra le quali Ayesha, la moglie
giovanissima.  I versi    satanici sono due che nella versione
divulgata del Corano non  esistono. Questi versi ammettono la
possibilità  di far convivere, accanto  al  Dio unico, Lat, Uzza  e
Manat, divinità femminili.               Maometto ripudiò  ed
eliminò  i  due  versi perché  ispirati  dal  demonio, mentre
Rushdie da nel  suo libro un'altra versione che  si presta a
gravi equivoci e offende, a quanto pare,  il miliardo di uomini
di fede  islamica.  Secondo lo scrittore, Maometto dovè  fare i
conti  con  i  potenti  della  Mecca  che  non  volevano  si
smantellassero d'un colpo  tutte le divinità fino  ad allora
adorate  e quindi  accettò , come  un compromesso,  la  residua
presenza delle  tré divinità femminili, poi  eliminate(come i
due  versi),  quando   egli  si   senti  più   forte.  Rushdie, in
sostanza, avanza l'ipotesi  (se ho ben  compreso) che Maometto
possa  aver  subito  altre  interferenze, compreso  il  suo
interesse privato.
E' indubbio che tali illazioni possano offendere i musulmani
e quindi  provocare la  loro ira,anche se  si tratta  di un
romanzo e non di un saggio.
Ma  non   è  questa  la  sede   per  valutare  il   tipo  di
reazione che, a  quanto   pare, fortunatamente  incomincia   a
stemperarsi, fra scuse, assoluzioni e ricondanne, mentre forte
rimane il desiderio di acquisto delle copie del libro.
Altri  scrittori, o  altri  editori   -seppure     in  modo  ben
diverso, ma  con   sicura  e   maggiore  premeditazione- hanno
largamente  utilizzato  fatti  o nomi  che  hanno  suscitato
clamore, anche il più spicciolo.
Tralasciando  "II  dottor  Zivago"  e  "Giovanni  Leone", già
sufficientemente analizzati, racconterò storie più recenti dft
che avallano quanto più su ho scritto.
Issei Sagawa e Juro Kara sono gli autori di "L'adorazione".  Il
primo   è    un   assassino, il    secondo   uno    scrittore
professionista.   Sagawa, un  giapponese  piccolo   e  bruno, ha,
nell'81  a Parigi,  amato (dice  lui), ucciso  con una  fucilata
alla   schiena   e   mangiato (sì, proprio   cosi) una   bionda
olandese, Renée Hartevelt.  Il  corpo ancora  caldo fu  fatto a
pezzi  con   un  coltello  elettrico   dal  giapponese, indi,
fotografato   da   ogni   possibile   angolazione,  e   infine
divorato.  Ma, attenzione,  non tutto nello  stesso modo: crude le
labbra, la lingua e la punta del naso; cotte altre parti, forse
con l'aggiunta di aromi  piccanti e  col condimento di olio e
salse  accuratamente  scelte. Poi, come   se  non  bastasse, il
giovane trentenne  pensò bene di conservare  nel frigorifero
le    coscie     e    le     mammelle    per     il    pasto
successivo,  probabilmente riservandosi  dopo  la digestione  e
il  sonno del  giusto,  di  consultare  un libro  di  cucina, e
scegliere  quanto di  meglio  fosse  ricavabile per  il  suo
palato da quei  poveri frammenti di corpo  che occupavano il
suo elettrodomestico, mentre il resto  -anche  per una salutare
passeggiata- fu da  lui portato  e gettato  nella Senna.
Issei Sagawa (che  aveva  confessato) fu arrestato  e  rinchiuso  in
prigione, ma  non vi  rimase a  lungo.  Inviato in  Giappone,
i  giudici diedero  ordine di  ricoverarlo  in una  cllnica
psichiatrica.  Solo  pochi  mesi  dopo   il  delitto,  nuove
fotografie si  aggiunsero alle  miglia che   avevano fatto
conoscere  in tutto  il  mondo  le fattezze  del  giapponese
donandogli  una   triste  notorietà.  Questa  volta   però  lo
mostravano sereno contento e libero sul cavallo a dondolo di
una     giostra.  Come     si     trovava     li? era     forse
fuggito? "No", risposero   le  autorità   nipponiche  "é   ormai
guarito  dall'accesso   di  follia  e   quindi  non   è  più
perseguibile!"  Cosa  contava   il  senso  di   orrore  d'una
opinione pubblica spesso cangiante o l'indignazione più vera
della  famiglia della  vittima? Nulla, è  la  legge! e forse  è
anche giusto che sia cosi se si fosse trattato davvero di un
raptus     non     ripetibile.  Ma    la     sua     ambizione
e  l'industria editoriale  erano li  pronte  a sfruttare  la
grande notorietà,  e lo scrittore Juro  Kara gli fu affiancato
per scrivere "L'adorazione" nel quale , per niente pentito, il
cannibale afferma: " Ho cucinato le  carni due voltecol sale
e   col  pepe   e  ho   scoperto  che   avevano  un   sapore
dolce, delicato  "  II  libro ha subito  venduto un  milione di
copie  solo in  Giappone ed  è  stato edito  anche in  altri
Paesi!
Meno   truculento   il   romanzo   "Georgette"   di   Carmen
Lliera.  Spagnola sbarcata  in Italia, trovò lavoro  nella casa
editrice  che pubblicava  Alberto  Moravia.  Cinquant'anni  di  differenza
d'età fra la giovane spagnola e il grande scrittore italiano  e nozze, perlomeno  da parte di lui, d'amore; poi la bella Carmen ha intessuto, in costanza di matrimonio,
un'altra  amorosa  relazione. Questa volta  con  il
famoso  capo libanese  Jumblatt,   e  s'è  guardata bene  dal
nasconderla!  La  ha  invece  raccontata  in  un  libro  che -é
naturale-  non ha avuto   difficoltà ad esser pubblicato e che
ha  venduto  diecine  di  migliala    di    copie,   anche    con    l'appoggio    del
marito, Moravia che, pur essendo  (e di gran lunga)    miglior    scrittore     della
Lliera,  dovè pubblicare a sue spese il suo primo romanzo,"Gli
indifferenti", romanzo davvero notevole, ma  
che ebbe (nella prima edizione)  solo  mille  lettori paganti e  un  infinitesimo  delle
recensioni  e dei  servizi  filmati  che hanno  inondato  il
lavoro e gli amori della sua disinibita consorte!
Anche  per  Marina Lante  della  Rovere  o, come le  è  stato
imposto per sentenza del tribunale, Marina Ripa di Meana nota
animatrice  delle folli  notti  del  "bei mondo"  romano  le
cui "scenate  nei locali  e negli  alberghi  alla moda  hanno
fatto  epoca...e  molti   danni", sollecitazioni  e  gratuita
pubblicità    per   il    suo    libro    "I   miei    primi
quarant'anni".  Nelle oltre trecento pagine di testo corredate
da innumerevoli  fotografie, quasi a compensare  la pochezza
letteraria, la   splendida  Marina   svela     retroscena   e
aneddoti su Jacqueline e Aristotile Onassis, Gianni e Umberto
Agnelli, Rothschild e attori,attrici,  pittori e intellettuali
che  ha  frequentato   correntemente,e   "brevi,travolgenti
eroticissime  storie e  lunghi  intensi  amori di  cui si  è
parlato  e si  parla ancora".  Naturalmente  anche  per lei  i
primi posti della classifica delle vendite librarie, ai quali
accederanno  -che   dubbi   vi   possono   essere?- anche   gli
annunciati libri  di Ciro Cirillo, il discusso  uomo politico
che   fu  rapito   dai   terroristi  e(sembra) liberato   per
l'autorevole  intervento  del boss  della  camorra  Raffaele
Cutolo; e di  Francesco Pazienza,  1'uomo dai mille  misteri ed
ex 007.
Per  chi conosce  i  tormenti  delle migliala  di  aspiranti
scrittori  che  non  trovano,  nemmeno con  i  loro esponenti migliori,
sbocco nell'editoria che più conta e che è tutta dedita alle grandi tirature
o a fare spazio a gente del giro (secondo le dichiarazioni di molti direttori editoriali),
non rimane che una speranza: che gli scrittori in attesa di pubblicazione  non si rendano mai conto di come è facile  trovare editore commettendo azioni clamorose.
Se così non fosse, altro che le minacce e le condanne a morte di Khomeini!
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