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| MARIA PATRIZIA secondo racconto * | |
| | Autore | Messaggio |
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| Titolo: MARIA PATRIZIA secondo racconto * Mer Feb 04, 2015 12:21 pm | |
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| Titolo: Re: MARIA PATRIZIA secondo racconto * Mer Feb 04, 2015 12:32 pm | |
| Nella più grande e moderna città svizzera furono fatti alloggiare nell'Hotel Butterfly. Che differenza fra questo albergo, non molto grande ma estremamen- te moderno, e quello immenso ma antichissimo di St. Moritz ! Qui le stanze erano un terzo di grandezza rispetto a quelle altre, ma funzionalissime, molto ben arreda- te e fornite di una radio presintonizzata sui tré pro- grammi svizzeri : quello di lingua tedesca, francese e italiana. Alla cena di quella sera partecipò anche Giorgio che, durante tutto il tragitto da St. Moritz a Zurigo, era rimasto tappato nel pullman. Prese posto, insie- me con gli altri cinque scapoli, ad un tavolo che era vicino a quello occupato da Patrizia che sedeva come al solito fra i genitori, Banfi e figlio. Nando fu molto loquace durante il pasto e alla fine disse : « Ragazzi, stasera io e Gino andiamo a donne, non come ieri. Chi di voi altri viene? » Giorgio con tono deciso disse subito : « Io sì e penso tutti tranne Gabriele, che è an- cora troppo giovane ». « No, io vengo », disse invece Gabriele, mentre il viso gli si faceva rosso. « Se vuoi, vieni pure », acconsentì Giorgio e, rivolgendosi a Mario e Gino che erano rimasti in si- lenzio e si guardavano, « E voi? » « Noi no », intervenne Mario e aggiunse: « Pre- feriamo fare una passeggiata e poi chissà che non ci capiti di meglio ». « Allora andiamo », disse Nando alzandosi. Si levarono tutti e, fatto un cenno di saluto alle persone sedute ai tavoli vicini, si diressero verso 1" 49
uscita. « Ma dove andiamo? », chiese Giorgio. « Forse già sapete dove? » « No, domandiamo al portiere. Chissà che non le si trovi stesso qui », affermò Nando e, rivolgendosi al portiere, chiese, atteggiando il viso ad un volgare gesto d'intesa, « Senta, noi vogliamo divertirci sta- sera. Cosa c'è da fare qui a Zurigo? » « Mah, signore, ci sono tanti bei ristoranti », ri- spose il portiere in uno stentato italiano. « Ma noi vogliamo dell'altro », intervenne Gior- gio prevenendo Nando che stava per dire più espli- citamente, nonostante la presenza di varie altre per- sone, che desiderava prostitute. « Mah, signori, non so ; potete andare in qualche bei Caffè », replicò il portiere che stranamente non aveva ancora capito. « Ma noi vogliamo divertirci in compagnia », dis- se Gigi e Giorgio aggiunse : « Vi sono dei locali notturni? » « Ah, sì, signori, ne abbiamo tanti ! », disse il portiere, mentre un barlume di intelligenza si intra- vedeva nel suo sguardo ebete. Trasse un bell'opuscolo con la pianta della città dove, alla voce nights, ne era- no segnati una quindicina. « Vediamo, questo va be- ne. Ma è chiuso in agosto. E questo pure e anche quest'altro ». L'espressione divenne sconsolata, poi improvvisamente gli si fece viva e allegra. « Questo qui è aperto. Ecco » e indicò un nome riportato sull' opuscolo. «E' in Bahnhof strasse », aggiunse e spiegò come ci si arrivava. I quattro uscirono animati da vari sentimenti. Si- curezza, per la lunga consuetudine, quelli di Nando e Gigi, un po' di timore in Giorgio, che non aveva una 50
gran confidenza con prostitute contrariamente a quan- to riteneva Gabriele, il quale avvertiva addirittura un senso di panico. Egli non era mai andato a donne. Percorrendo la lunga, larga e bella strada che at- traversa il centro di Zurigo, dove però quella sera non vi era quasi nessuno, giunsero intorno alle 23 davanti all'ingresso del locale che non era molto il- luminato e fecero per entrare, ma ne furono energi- camente impediti da un poliziotto. Rimasero interdetti e poi, faticosamente, capirono che era in corso lo spettacolo e solo al termine si poteva entrare. Finalmente entrarono nel locale e si trovarono in una vasta e bella sala, molto elegantemente arredata, dove dei tanti tavoli solo pochi erano occupati. Presero posto e ordinarono le consumazioni. Al cameriere, che fortunatamente parlava abbastanza bene l'italiano, chiesero che spettacolo vi fosse e questi : « Alle 24 la ballerina Zaira ». « E poi? », chiesero. « Alle 0,30 il comico Bath ». « E poi? » « Alla 1 il ballerino Zitho ». « E poi? » « Alla 1,30 la ballerina Zaira e il ballerino Zitho ». « E poi? » « Basta ». « Come basta? », disse Giorgio con voce irritata. « Tutto qui? » « Sì, signore », rispose il cameriere con aria me- ravigliata. « E donne da avere al tavolo e fuori ce ne stan- no? », chiese Nando. 51
« No, signore, questo è un locale serio ». « E fuori di qui? », disse Gigi irritato. « Sì, ma non in agosto. E poi io non so », aggiun- se il cameriere e andò via. « Ho l'impressione », fece Giorgio che si sentiva alquanto deluso, « che qua finisce come ieri ». « Ma che schifo di città ! », commentò Nando. Dopo un po' le luci si abbassarono e sull'ampia pedana si esibì la ballerina che, pur non essendo una bellezza, era molto brava. Subito dopo al tavolo vicino prese posto una gio- vane ed elegante coppia e la donna sedette a pochi centimetri da Giorgio, accavallando le belle gambe che erano il giusto completamento di un corpo ed un viso stupendi. Giorgio si sentì tutto eccitato ed incominciò a fan- tasticare su tutto quello che avrebbe potuto fare con lei. Nando si alzò e la invitò a ballare, ma quella me- ravigliosa donna fece cenno di no e poi aggiunse in francese misto ad italiano : « Non è permesso » e il suo accompagnatore spie- gò che a Zurigo dopo la mezzanotte, nei locali pubbli- ci, si poteva solo ascoltare la musica ma non ballare a causa di una legge locale. Dopo un'altra ora, trascorsa fra la noia e il desi- derio di quella bella donna, i quattro tornarono me- stamente in albergo. Prima di addormentarsi, Giorgio disse a Gabriele : « Visto che in Svizzera sembra non si possa an- dare a donne, da domani mi dedicherò solo alla con- quista di Patrizia e, vedrai, ci riuscirò ». Gabriele lo guardò con ammirazione e ancor più fu convinto che Giorgio con le donne sapeva il fat- 52
to suo. * * * Patrizia si svegliò quel terzo mattino abbastanza di buonumore. La sera prima infatti, durante la pas- seggiata che con i genitori e gli immancabili Banfi e figlio aveva fatto lungo il centro di Zurigo, era stata raggiunta da Mario e Gino i quali si erano ri- volti al padre e con molta cortesia gli avevano chiesto se potevano accompagnarsi a loro. Il padre non aveva potuto rispondere negativamente. Patrizia era stata in buona compagnia e si era sen- tita oggetto di attenzione e di corteggiamento dei due uomini. Mario, che già non le dispiaceva, segnò altri punti a suo favore. Inoltre durante quella passeggiata Patrizia aveva visto, mentre erano davanti al Night in attesa di en- trarvi, Giorgio, Gabriele e i due romani. Ella aveva sentito i loro discorsi durante la cena e quello che si erano proposti di fare e che forse si accingevano ad attuare quando li aveva visti. Ciò l'aveva eccitata ed acuito il suo interesse per Giorgio. Escludendo i due romani, che proprio non le an- davano a genio, e Gabriele perché troppo giovane, poteva contare su Mario, Giorgio e Gino. Dopo tutto quindi quel viaggio avrebbe potuto essere per lei non del tutto noioso. Naturalmente non poteva essere soddisfatta solo dalla compagnia e dai corteggiamenti e, abituata co- m'era ad un'attiva vita sessuale, incominciava a pen- sare sempre di più che in quel viaggio doveva tro- vare il modo di stare insieme con uno di loro. Rimaneva però il problema della pressante sor- 53
veglianza paterna che doveva assolutamente eludere. Avrebbe studiato come fare, ma era certa che i giorni a venire non le avrebbe negato almeno una possibi- lità. Nella mattinata era in programma la visita della città che sarebbe avvenuta parte in torpedone, parte a piedi con la guida di una hostess di Zurigo. I componenti della comitiva, quasi tutti presenti, poterono ammirare la bella ed elegante Bahnhof- strasse, la stazione ferroviaria, piuttosto brutta e stra- namente disordinata dove l'unica cosa che colpì posi- tivamente gli italiani fu la miriade di macchinette automatiche che vendevano di tutto, dalle sigarette agli accendini, dalla cioccolatta ai piccoli giocattoli e così via. Inoltre visitarono l'antica Cattedrale di Grossmuenster, risalente al XII secolo e il Municipio. Durante quel giro Patrizia fu quasi sempre con Mario e Giorgio che erano in aperta competizione e che si mostravano anche molto cortesi con i genitori di lei. Evidentemente Giorgio, fedele a quanto aveva detto a Gabriele la sera prima, aveva incominciato a stringere i tempi e imitato Mario nella intelligente tattica di rendersi simpatico anche al padre di Pa- trizia, di cui non gli era sfuggita la continua atten- zione per tutti i movimenti della figlia. Subito dopo la seconda colazione, la comitiva partì per Interlaken con sosta intermedia di circa un' ora a Lucerna, di cui ammirarono l'aspetto medie- vale, il lago dei Quattro Cantoni e il bellissimo ponte in legno. Ormai i componenti della comitiva si erano affia- tati tra loro e quindi, durante il tragitto, avvenivano spesso cambiamenti di posto e una prosperosa signo- ra di mezz'età arrivò al punto di eseguire al microfo- 54
no alcune antiche canzoni napoletane. Patrizia, approfittando di tale atmosfera, si era seduta in una poltrona in fondo al torpedone e lì fu raggiunta da Giorgio, Mario, Gabriele e Gino e con loro si trattenne come in un piccolo e vivace salotto. Ad Interlaken, una graziosa cittadina che, come dice chiaramente il nome stesso, è posta fra due laghi, furono alloggiati nel più grande albergo che, pur es- sendo antico, era molto ben conservato e gestito. Durante la cena le hostess fecero il giro dei vari tavoli per sapere chi desiderava partecipare il giorno successivo all'escursione facoltativa al Giogo della Jungfrau, la più alta stazione ferroviaria d'Europa, posta a 3.500 metri d'altezza. Data la notevole altitudine, la stanchezza accu- mulatasi in quei giorni e la spesa supplementare, le adesioni non furono moltissime. Patrizia, dopo essersi accertata della partecipazio- ne dei sei uomini, dovè sostenere una vivace discus- sione con il padre dalla quale uscì parzialmente vit- toriosa. Infatti con lei del suo gruppo sarebbero an- * dati solo la duttile madre e il noioso figlio del signor Banfi, Carlo. * * * II giorno dell'ascensione alla Jungfrau si pre- sentò, ai circa venticinque italiani che vi avrebbero preso parte, con uno splendido sole. Nell'atrio dell'albergo vi era ad attenderli, insie- me con le hostess, un piccolo e attivissimo vecchietto titolare dell'Agenzia CIT di quella località, il quale, salutatili in un italiano dai toni gutturali, li guidò alla stazione ferroviaria. 55
Tutti erano vestiti con indumenti invernali, molti pullover e giacche a vento o similari che, unitamente a cineprese, macchine fotografiche, piantine e altro, li facevano sentire carichi come muli. Patrizia indossava pantaloni da sci di colore chia- ro e un pesante maglione blu che mettevano in risalto il corpo pieno e sodo, dalle forme prosperose. Ma tutta la figura, anche se molto appetibile, era legger- mente tozza. Il viso, illuminato forse per la prima vol- ta dall'inizio del viaggio da un radioso sorriso, appari- va più attraente e provacante del solito con quelle labbra carnose e sensuali. Recava con sé la macchina fotografica e una splendida giacca a vento azzurra. Presero posto, unitamente ad altre comitive, su un caratteristico trenino che sembrava uscito da un film western ed era composto da tré vetture, ognuna delle quali era fornita in coda di un terrazzino sco- perto e di un predellino che correva lungo tutta la fiancata. Il capostazione diede il via al convoglio che a piccola velocità incominciò l'ascesa verso i 1.300 me- tri di Grindeiwaid, un incantevole paesino di monta- gna situato tra prati e boschi. Di lì iniziò la vera e propria salita verso il Giogo della Jungfrau che av- veniva quasi tutto in galleria dove, di tanto in tanto, si aprivano dei grandi squarci che facevano vedere l'immenso ghiacciaio che non si poteva osservare sen- za occhiali da sole con lenti fortemente affumicate e delle quali erano fomiti tutti i gitanti per evitare i riflessi del sole sul ghiaccio. Nella vettura occupata dagli italiani, che era sen- za scompartimenti e con lunghi sedili di legno, ci fu tra i giovani una prima gara per sedersi accanto a Patrizia, che fu vinta da Giorgio e Gabriele. 56 ^
L'atmosfera era di sfrenata allegria che coinvol- geva anche i pochi anziani presenti ed era tutto un incrociarsi di battute, scherzi e canti. Verso mezzogiorno giunsero alla stazione di testa e gli escursionisti discesero dal treno per recarsi, at- traverso una breve galleria, sempre guidati dall'anzia- no svizzero, all'albergo-rifugio, dove nella sala da pranzo ricavata in una grotta, vi era un'immensa vetrata che dava sullo splendido ghiacciaio e dalla quale si poteva vedere, oltre il ghiaccio, una serie di cime vicine e lontane e più giù valli e paesini. Tutti presero posto intorno ai tavoli predisposti per la seconda colazione e qui Mario riuscì a prece- dere Giorgio e gli altri per occupare il quarto posto disponibile al tavolo dove Patrizia sedeva con la ma- dre e Carlo. Mentre Giorgio a un altro tavolo consumava l'ab- bondante e saporita colazione al sacco, si sentiva un po' indispettito per essersi fatto soffiare il posto vi- cino a Patrizia. Al termine l'anziana guida con il viso rubicondo di chi ama bere molto, li condusse a visitare il Palaz- / zo di Ghiaccio. Questo era composto da una serie di sale tutte scavate nel ghiaccio e di una grandezza stu- pefacente, come la sala del pattinaggio ; altre erano più piccole, ma caratterizzate anch'esse dal fatto che tutti gli elementi, dai pilastri, ai sedili, al banco del bar, erano di ghiaccio. Si doveva, per visitarlo, salire e scendere per sca- linate scavate nel ghiaccio lungo le quali vi erano numerosi cartelli che in quattro lingue raccomanda- vano ai visitatori di procedere con lentezza, in quan- to l'altitudine avrebbe potuto provocare malesseri per scarsità d'ossigeno. Ciò avvenne a tré o quattro 57
gitanti di altre comitive ai quali furono subito prati- cate adeguate cure in un piccolo ma attrezzato am- bulatorio. Successivamente solo pochi escursionisti si reca- rono con un ascensore all'Osservatorio, posto a circa 3.800 metri di altezza dove furono delusi dal panora- ma, in quanto la giornata calda in pianura aveva fatto sollevare foschia e quindi limitare di molto la visibi- lità che nelle giornate limpide, dicevano, poteva spaziare per centinaia di chilometri. Lì vicino vi era un picco che si poteva raggiun- gere con qualche difficoltà ed in cima al quale svet- tava la bandiera della Confederazione Elvetica. Ad eccezione dei due romani che evidentemente non avevano avuto il coraggio di salire fin lassù, gli altri giovani, in gara fra loro, vi si recarono e scat- tarono una serie di fotografie per lo più sotto la ban- diera. Dopo qualche tempo i gitanti, stanchi ma con- tenti di quella stupenda esperienza, ritornarono alla stazione e ripresero posto sul trenino. Giorgio precedette Mario e fu ancora una volta accanto a Patrizia. Quest'ultima però sembrava più propensa a parlare con Mario, da lei distante, che non con Giorgio e dopo qualche tempo, per un'azione combinata come risultante di uno scherzo, Mario e Gino riuscirono a prender posto vicino alla ragazza romana, estromettendone Giorgio, il quale se ne irritò molto e dopo poco si alzò e uscì su uno dei terrazzini del treno e lì cominciò a pensare che Patrizia gli pre- feriva Mario. Grande fu la sua sorpresa quando vide la porta aprirsi e apparire Patrizia che, con un mezzo sorriso, gli disse : 58
« Cosa fai qui fuori tutto solo? » e toccandogli il viso con la mano aggiunse : « Sei nervoso ? » « No, Patrizia, ma dispiaciuto. Mi sembra che non apprezzi molto la mia compagnia ». « Invece l'apprezzo », disse lei guardandolo dritto negli occhi, « ma apprezzo anche quella degli altri. Siamo in comitiva ». « Sì, lo so, ma io vorrei essere solo con tè », disse Giorgio. « Con me sola, e perché? » « Lo puoi immaginare ». In quel momento la porta si aprì e uscirono sul terrazzino anche Carlo, Mario e Nando e la conver- sazione divenne a più voci e fu ovviamente indirizzata su altri argomenti. Più tardi la gita si concluse con il rientro in al- bergo, cui seguì la cena e una passeggiata per la lun- ga e stretta strada che attraversa tutta Interlaken. Al gruppo di Patrizia si aggregarono, come ormai divenuta abitudine, Mario e Giorgio, mentre Gabriele, Gino e i romani facevano gruppo a parte. Quando Patrizia si coricò, stentò a prender sonno. Pensava alla giornata trascorsa e al fatto che fra po- chi giorni sarebbe tornata a Roma e poi a Fregene | con Gianfranco. Che noia e tristezza! Quei giorni in Svizzera che le erano sembrati all'inizio così noiosi erano invece belli rispetto al futuro che l'attendeva. Ripensò a Mario e Giorgio e si sentì eccitata. Non ce la faceva più a stare senza andare a letto con un uomo, le piaceva troppo farlo e farlo bene e a lungo. Ma dove, come e con chi dei due? Certo Giorgio non era male, ma si vedeva che era meno esperto di Mario e poi la sua conversazione co- m'era banale. Mario invece era più uomo e, pensava, <- 59 •V
poteva essere un ottimo compagno sia a letto che fuo- ri, poi si vedeva che ci sapeva fare : era più maturo e sicuro di sé. Fisicamente i due si equivalevano : Mario era molto alto, robusto anche se un po' grasso, Giorgio era più basso, ma la sua corporatura era atle- tica e aveva degli occhi molto belli. La sua però non doveva essere un'avventura sentimentale, ma princi- palmente fisica. Si sarebbe visto, ma presto e poi la cosa più importante sarebbe stato progettare il dove e il come. Incominciò allora ad esaminare le tappe residue del viaggio e si convinse che la buona occasione, se avesse saputo operare con intelligenza, sarebbe venuta a Losanna, dove sarebbero giunti il giorno dopo e vi avrebbero sostato anche per quello successivo. * * * La mattina del quinto giorno tutti si ritrovarono presto vicino ai torpedoni. Patrizia indossava un vestito primaverile che sot- tolineava sapientemente le sue maggiori attrattive e che lasciava intravedere l'attaccatura del seno e sco- perti gli avambracci. Era allegra e nella vettura, che I procedeva verso Berna, andò a sedere ancora una volta su una delle poltrone di fondo dove fu raggiunta dai soliti Mario e Giorgio. Incominciò a parlare con i due, ma la sua atten- zione era rivolta particolarmente al primo a tal punto che il secondo si chiuse in un cupo mutismo. Più tardi la comitiva giunse a Berna dove, con guida svizzera, iniziò un lungo giro per la visita del Palazzo Federale, del Campanile del XV secolo, della Cattedrale Gotica e dell'Università e poi si inoltrò ' 60 ^ ^
tra le vecchie strade a portici e sostò nei pressi di una fossa dove vivevano alcuni orsi, simbolo della città. Patrizia fino ad allora era stata sempre vicino a Mario con il quale aveva parlato a lungo, quando, improvvisamente, fu avvicinata da Giorgio, che aveva approfittato di un momento nel quale ella era rimasta un po' lontana dagli altri. « Ti stai divertendo? », le chiese. « Sì, perché? », rispose sorridendo la ragazza. «Niente. Volevo saperlo per regolarmi» e aggiun- se con il volto corrucciato : « Secondo me fai male ad agire così nei miei confronti ». Lo sguardo gli si fece triste. « Vuoi dire che da ora penserò solo ai monumenti e non ti darò più fastidio », concluse Giorgio e si allontanò con passo deciso. Alla seconda colazione il padre di Patrizia invitò al loro tavolo, che questa volta poteva contenere mol- te persone, Giorgio e lo fece in quanto era preoccu- pato dall'evidente corteggiamento di Mario a Patri- zia. Il signor Crociani considerava, conoscendo gli ap- petiti della figlia, Mario molto più pericoloso di Giorgio. Questi però parlò quasi sempre con i genitori di Patrizia e il signor Banfi ; poche volte si rivolse alla ragazza e solo quando lei lo chiamava direttamente in causa. In torpedone Patrizia si sedette ancora una volta, nonostante gli irati sguardi paterni, sul sedile di fon- do dove già era Mario e di lì chiamò Giorgio. Pur con una certa riluttanza, il giovane andò a sedere accanto a Patrizia, ma ella incominciò un'in- tensa conversazione con Mario, trascurando del tutto Giorgio. 61
Perché lo aveva allora chiamato? Per vari moti- vi : non poteva a causa del padre rimanere sola con Mario e voleva soddisfare al tempo stesso il suo in- nato senso di civetteria, infine la presenza di Giorgio avrebbe ulteriormente stimolato Mario. Dopo un po' Giorgio accennò ad alzarsi per ri- tornare al suo posto ma fu trattenuto da Patrizia che, mentre continuava a parlare con Mario di amore in generale, cominciò a carezzare con un dito la mano di Giorgio, con gesto ritmato e dolce. Egli era pervaso da un insieme di sentimenti con- trastanti e Patrizia, che qualche volta si girava anche dalla sua parte, fu, a un certo momento, colpita dall' infinita tristezza che scorgeva in quei bellissimi occhi scuri. Qualcosa in quell'istante cambiò in lei e pro- vò una maggiore attrattiva per Giorgio. Era però an- cora indecisa e poi le piaceva civettare con tutti e due. Più tardi, verso le 17, la comitiva giunse a Lo- sanna e gli occupanti il torpedone A furono alloggiati all'elegante Hotel de la Paix. Giorgio, in conseguenza di tutta la condotta di Patrizia e particolarmente di quelle carezze distrat- te, si sentiva offeso ed estremamente irritato. Diede sfogo al suo nervosismo protestando veementemente con la dirczione dell'albergo e la signorina Comucci, perché a lui e a Gabriele era stata assegnata una stan- za senza bagno. La povera hostess non sapeva come porre rimedio alla cosa in quanto l'hotel era al completo e, pur dandogli ragione, pregava Giorgio di pazientare per lo meno per quella notte, ma egli, che doveva stogarsi con qualcuno, insisteva vivacemente. Ciò determinò uno stato di disagio in Gabriele che disapprovava la condotta poco accomodante del cugino ed ebbe con 62
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| Titolo: Re: MARIA PATRIZIA secondo racconto * Mer Feb 04, 2015 12:34 pm | |
| lui una breve disputa che incrinò i rapporti fra i due. Finalmente il giovane napoletano accettò una so- luzione di ripiego e, ancora innervosito, uscì dall'al- bergo incamminandosi per una via che, in ripida di- scesa, portava verso il lago Lemano. Si fermò poco dopo ad un Caffè e qui, mentre ne usciva, fu, con sua grande sorpresa, raggiunto da Patrizia che era sola. « Cosa fai? », gli chiese la ragazza rivolgendogli un accattivante sorriso. « Niente. Passeggio ». « Allora vieni con me, ti farò vedere quant'è bella Losanna specialmente ad Ouchy, ossia nella zo- na lungo il lago ». « Come, non hai niente di meglio da fare e mi- glior compagnia? », disse Giorgio che ancora serbava un certo rancore verso di lei. « Sai bene che la potrei avere ma, come vedi, preferisco la tua. Dai, andiamo, approfittiamo che ho potuto con un pretesto lasciare i miei », disse Pa- trizia prendendolo sotto il braccio. I due giovani proseguirono lungo quella strada che ne incrociava ad angolo retto molte altre tutte parallele al lago che era molto più in basso. « Conosco bene Losanna, Giorgio. Sono stata qui in collegio per cinque anni e proprio in questa città ho preso la maturità », diceva nel frattempo Patri- zia e aggiunse : « Sai, sono stata in collegio perché mio padre, siciliano, mal sopportava che io avessi ra- gazzi e sperava che qui potessi condurre una vita più ritirata secondo le sue idee. L'avrai notato : lui è ge- loso di me ». « Sì, me ne sono accorto e mi è sembrato strano anche perché tu ormai sei maggiorenne, hai comple- 63
tato gli studi e già hai un lavoro ». « Caro Giorgio, tu non sai come sono stata sfortu- nata ad avere un padre così severo. Io per reazione poi ho esagerato e ne ho fatte tante, così quest'anno o venivo con lui in viaggio o non mi avrebbe più voluto in casa ». « Come, ti avrebbe cacciato? », chiese Giorgio con stupore. « Sì, perché mi ha imposto un fidanzato che non amo e non mi piace e papa pretende assolutamente che quando non c'è il mio fidanzato stia sempre con lui e non abbia contatti con altri uomini ». « E tu perché hai accettato? Anche se ti cacciasse di casa, sì, è una cosa grave, ma non credo che sareb- be la peggiore, non pensi? » « Giorgio, la storia è lunga ed è penosa e non voglio rovinare questo pomeriggio ». Il viso di Patrizia era triste e sofferto e Giorgio la trovò più attraente di quanto le era sembrata fino ad allora. « Sappi solo », aggiunse Patrizia « che a di- cembre mi sposo con uno che non amo e non mi pia- ce » e, cambiando improvvisamente tono e atteggia- mento, « E tu, sei fidanzato ? » « Sì », rispose Giorgio « ma per me di matrimo- nio ovviamente non se ne parla, debbo studiare e poi sistemarmi ». « Beato tè ! », affermò Patrizia e poi, ritornando alla sua solita espressione, « Guarda, questo è il lungolago » e gli indicò una strada incantevole, ric- ca di verde, che da una parte aveva il lago, grande, azzurro, bellissimo, e dall'altra alcune antiche ed eleganti costruzioni contornate da alti alberi, siepi curatissime e aiuole colme di fiori. 64
« Vedi lì », fece Patrizia, indicandogli un edi- ficio di molto discosto dalla strada, « quello è il col- legio dove sono stata. E' il più elegante di Losanna e riservato solo a signorine ». Poi aggiunse, con una punta di ironia nella voce, « Ma lì, vedi quell'al- tra costruzione vicina, quello è un collegio maschile. Pensa che quasi ogni sera con delle scale ci cala- vamo in giardino, sia noi che loro e quante ne ab- biamo fatte ! Che risate e che divertimento e come prendevamo in giro questi stupidi svizzeri, special- mente noi italiani e gli spagnoli ». Si sedettero su una panchina davanti al lago e continuarono per qualche tempo a parlare animata- mente e in buona armonia. A Giorgio passò ogni nervosismo e sempre più desiderava quella ragazza che, anche se non bellissima, era molto attraente. Improvvisamente Patrizia guardò l'orologio e si alzò di scatto dicendo : « Che pazzi, Giorgio, dobbiamo rientrare di cor- sa : è quasi ora di cena e mio padre sarà furioso ». Giorgio volle atteggiarsi a uomo di mondo e, fermato con un gesto imperioso un taxi che passava lì vicino, disse all'autista, mentre Patrizia e lui pren- devano posto : « Hotel de la Paix, s'il vous plait », pronunciando Paix come scritto. Patrizia gli sussurò all'orecchio : « Pè ». Giorgio sorrise e ripetè l'indirizzo con pronun- cia quasi perfetta. Mentre il taxi procedeva velocemente verso l'al- bergo, Patrizia disse: « Senti, Giorgio, stasera cerchiamo di allonta- narci da papa. Tu e gli altri venite a sedervi a cena 65 •^
con noi o vicino e chiedete se io che conosco i posti vi posso fare da guida a Evian, che è ^a cittadina francese proprio di fronte a Losanna al di là del lago. Ma, mi raccomando, sappiateci fare con papa ». Fecero fermare il taxi non proprio vicino ali' hotel e, ognuno per suo conto, rientrarono in al- bergo. Qui giunto, Giorgio si diede da fare per ottenere che anche gli altri tré appoggiassero la sua richiesta per Evian. Con Mario ovviamente non vi furono pro- blemi, solo Gabriele avanzò qualche obiezione che Giorgio vinse di forza, ma fra i due non vi era più la solita buona armonia. Subito dopo cena i quattro napoletani si avvi- cinarono al padre di Patrizia e, con molto garbo, lo pregarono calorosamente di permettere alla figlia di accompagnarli a Evian, anche perché era pratica dei posti ed avrebbe potuto far loro da guida. II signor Crociani cominciò col dire di no, ma poi, alle cortesi insistenze, rispose che allora sareb- bero andati anche lui e la moglie. I ragazzi rimase- ro un attimo interdetti, non sapendo cosa ribattere. Furono salvati da Patrizia che ricordò al padre l'ap- puntamento con i Banfi al loro albergo. Questi ulti- mi infatti erano stati fatti alloggiare, insieme con tutti gli altri del torpedone B, presso un altro al- bergo. Il signor Crociani nicchiava, ma insospettato e decisivo fu l'intervento della moglie che sostenne di non sentirsi in grado di fare tardi quella sera. Egli, anche in considerazione del fatto che la figlia sarebbe stata in compagnia di quattro ragazzi e non di uno solo, seppure a malincuore, diede il sospirato consenso. Poco dopo i giovani in allegra brigata giunsero 66
all'imbarcadero, dove era sul punto di partire uno di quei caratteristici battelli che traversavano il lago di Losanna. Questi ricordavano un po' quelli che tutti abbiamo visto in qualche film musicale ameri- cano, ambientato a New Orleans. Un salone coperto a livello del ponte e una grande ruota a pale, anche se non più utilizzata come motrice. Vi erano sul ponte, a prua come a poppa, dei sedili e su uno di questi presero posto i ragazzi. Giorgio, che si era un pò attardato all'imbarco trovò Patrizia affiancata da Mario e Gino ed egli non potè fare altro che sedersi al fianco di Ga- briele. L'atteggiamento di Patrizia verso di lui era nuo- vamente mutato. Non sembrava più quella di due ore prima. Civettava infatti con Mario e anche un po' con Gino. Giorgio si sentì, durante il tragitto, escluso dal- la convivialità degli altri, in quanto Patrizia si com- portava come si è detto, Mario, che era in competi- zione con lui, lo trattava con distacco e Gino mo- strava analogo comportamento. Anche Gabriele, do- po le incomprensioni del pomeriggio, gli era ostile, Questa situazione poteva anche dipendere dalla sot- tile invidia dovuta al fatto che la ragazza, forse allo scopo di ingelosire Mario, aveva raccontato della sua passeggiata pomeridiana con Giorgio. Che brutta traversata fu quella per il giovane e che delusione ! Quando ormai era convinto di essere il preferito, veniva messo da parte. Si sentiva emarginato e non sapeva darsene una ragione vera- mente valida. Giunti a Evian Les Bains, una graziosa cittadina francese che aveva come centro di Casino, i cinque 67 ••i; »•
vi si diressero, ma non entrarono perché alcuni di loro non erano maggiorenni e gli altri, come Mario e Gino, non amavano il gioco. La sala da ballo quel- la sera non era nemmeno in funzione per cui, dopo una passeggiata nei pressi, sedettero ad un elegante Caffè dove si trattennero per circa un'ora. Patrizia flirtava con Mario ed era anche affa. bile con Gino e Gabriele. A Giorgio invece si ri- volgeva con apparente disinteresse. Ripresero il battello e lì si accomodarono sul ponte a prua. Giorgio, che era tornato alla tetra disposizione psicologica del tragitto da Interlaken a Losanna, si sedette un po' discosto dagli altri ai quali non ri. volgeva nemmeno più la parola. Non erano però trascorsi cinque minuti dalla partenza che Patrizia improvvisamente si alzò e sedette accanto a lui stringendoglisi vicino. Poi gli chiese, sussurandogli in un orecchio : « Sei di nuovo nervoso? » « Certo ! Non ti capisco, ne voglio capirti », ri- spose Giorgio. « Sai, sei proprio uno sciocco a non capirmi » e carezzandolo aggiunse : « Tu mi piaci molto, spe- cialmente quando stai come ora : solo e triste ». Lo attirò verso di sé e lo baciò avidamente. Fu quello un bacio aggressivo, lungo e di grande volut- tà che a Giorgio ricordò quello di una ragazza co- nosciuta l'anno prima e con la quale avevo avuto una breve ed insolita avventura. Egli strinse Patrizia e ricambiò con tutta la sua repressa passione quel bacio. Le mani della ragazza lo carezzavano con voracità sul collo, sulle spalle, sul torace e lui ricambiava carezzandole il viso, i 68 i-; • ,r
capelli e poi il seno, grande e turgido dai grandi capezzoli gonfi. I due continuarono così per alcuni minuti di- mentichi di tutto e, quando Giorgio si alzò un atti- mo per cambiare posizione, egli infatti baciava me- glio con la donna alla sua destra, si accorse che erano soli. Gli altri amici se n'erano andati e Giorgio li vide seduti nella sala interna distanti una decina di metri da loro. Fortunatamente il ponte a prua era deserto e scarsamente illuminato e in tutto il battello vi erano pochi viaggiatori, per lo più seduti nei locali al coperto. Fuori, data l'ora tarda, vi era una notevole umidità. Sedette nuovamente accanto a Patrizia nella qua- le aveva scorto, non appena si era alzato, un momento di perplessità e ricominciarono a baciarsi, accarez- zandosi e sussurandosi parole d'amore e di pas- sione. Furono quelli quaranta minuti d'incanto e di grande piacere. Patrizia, dopo tutti quei giorni, aveva potuto nuovamente stringersi a un uomo e Giorgio coronava quello che si era proposto. Ciò, specialmente dopo i momenti di scoramento di poco prima, gli dava un senso di potenza e di appagamento principalmente psicologico. Purtroppo però il battello era ormai giunto a Lo- sanna e i due, riordinatisi, seguirono gli altri che già erano discesi e a piedi si avviarono al lontano albergo. Gabriele, Mario e Gino camminavano avan- ti e loro a qualche passo di distanza, tenendosi per mano e qualche volta allacciati. Giorgio tentò anche 69 -^ ' 4 '•^v
di baciare nuovamente Patrizia che però gli disse di fare attenzione perché se li avesse visto qualche poliziotto avrebbero avuto dei fastidi. Mentre procedevano, solo di tanto in tanto si scambiarono dei rapidi baci e qualche carezza. Giunti all'hotel i giovani si salutarono e rientra- rono nelle proprie stanze. Mentre si spogliavano, Giorgio avvertì che Ga- briele aveva ritrovato per lui tutta l'antica stima, infatti il tono con il quale gli si rivolse era di mal- celata ammirazione. « Siete stati un po' pazzi, lì davanti a tutti. Come avrai notato ho condotto Mario e Gino nella sala interna e ho cominciato a parlare di tante cose per distrarli ». « Grazie, Gabriele, sei stato un amico ! », disse Giorgio, sentendosi più che mai soddisfatto. * * « La mattina del sesto giorno erano quasi le nove quando Giorgio e Gabriele furono svegliati dal suo- no del telefono. Rispose Gabriele con voce assonnata e poi, porgendo il microtelefono a Giorgio, disse: « E' Patrizia ». Giorgio si sollevò e rispose con uno stanco « Pronto ». « Giorgio, come stai? » « Bene, e tu? » « Io sono qui in portineria e tu sei ancora a letto? » « Sì ». « Vestiti subito. Andiamo, se vuoi, a fare una passeggiata sul lago ». « Ma con chi? » 70 ———————————————————————-————————————————-——____________________,_______________________ ' ^
« Non ti preoccupare. Ho combinato tutto per bene : o soli o al massimo con Carlo. Fai presto, ti aspetto ». « Va bene, scendo » e, riposto il telefono, Gior- gio, con voce radiosa e sicura, disse a Gabriele : « Vedi, come ti dicevo, è fatta. Ora è lei che mi chiama. Così bisogna trattare le donne ». Saltò giù dal letto e si diresse verso il bagno. Patrizia aveva trascorso una notte agitata. Quan- to era successo la sera prima l'aveva solo eccitata, non certo appagata. I suoi sensi ipersensibili si era- no la sera prima totalmente risvegliati da quella spe- cie di torpore ai quali erano stati costretti in quei giorni del viaggio e ora dovevano essere esauditi se- condo abitudine e forse ancora di più. Quel suo comportamento della sera precedente, che tanto aveva irritato e deluso Giorgio prima dei baci, era motivato dal desiderio di provocare in que- sti uno stato di frustrazione, isolandolo così dagli al- tri, per poter poi stare meglio con lui. Aveva però anche riprovato interesse per Mario, che era sì un buon parlatore, ma il Giorgio che aveva conosciuto in certi momenti di quella lunga giornata le era piaciuto molto sia fisicamente che come reazioni psicologiche. E poi aveva gli occhi così belli, così profondi e umani ! A volte sembrava così sicuro ed altre così indifeso ed inesperto. Ella era lieta della scelta e ora doveva solo concludere. Quella mattina, quindi, con l'antica forza di vo- lontà, aveva organizzato tutto per stare insieme. Ave- va, presente il padre, telefonato al signor Banfi ed aveva detto al figliolo di questi che lo avrebbe con- dotto a vedere il lago. Poi si era vestita e, scesa 71
nella hall, aveva telefonato a Giorgio, mentre atten- deva il ragazzine. Per il pomeriggio poi aveva un programma che, se realizzato, l'avrebbe pienamente soddisfatta. Dopo circa una ventina di minuti Giorgio scese nell'atrio. Indossava un pantalone di tela e una ma- glietta blu a mezze maniche che faceva risaltare il poderoso torace e le braccia muscolose. Vide subito Patrizia e fu favorevolmente impres- sionato. La ragazza infatti sembrava più graziosa e l'attillato vestito, di colore chiaro e di stoffa leggera, metteva allo scoperto le belle e tonde braccia, le gambe ben fatte e sottolineava il seno pieno e grande. Le si avvicinò, la salutò con aria di superiorità e lei gli fece una fuggevole carezza dicendo : « Vai subito ad Ouchy e aspettami dove ci siamo fermati ieri pomeriggio ». « Ma perché », obbiettò lui. « Svelto, fai così e non tè ne pentirai » ed ella rapidamente si allontanò. Dopo circa un'ora Patrizia, che conduceva con sé Carlo, raggiunse Giorgio ad Ouchy e disse : « Oh, anche tu qui, Giorgio? Allora ci farai com- pagnia. Noi andiamo a fare una gita in barca sul lago » e li guidò verso un vicino imbarcadero dove vi erano alcune barche tradizionali e piccoli natanti in ferro a due posti simili a motoscafi, ma che si muovevano per mezzo di un'elica azionata da una doppia pedaliera. Giorgio aveva afferrato a volo la situazione e, rivolgendosi a Carlo, disse : « Noi saliamo su uno di questi e tu su un altro e poi faremo una bella passeggiata ». Il ragazzo era tutto contento e i tré presero po- 72
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| Titolo: Re: MARIA PATRIZIA secondo racconto * Mer Feb 04, 2015 12:36 pm | |
| sto sui due natanti, dopo che Giorgio li ebbe noleg- giati. La giornata era splendida e calda, il lago cal- missimo e di un particolare colore azzurro. Con vigorose pedalate, Giorgio si allontanò dal- la costa seguito dal Carlo sul suo motoscafo. Con una mano, la sinistra, teneva il volante, men- tre con l'altra carezzava Patrizia. Una volta giunti al largo, Giorgio organizzava di tanto in tanto gare di velocità con Carlo e lo distanziava o si faceva distanziare. Quando le due imbarcazioni erano più lontane fra loro. Patrizia e Giorgio ne approfittavano per baciarsi appassiona- tamente, carezzarsi e toccarsi. Patrizia era eccitatissima, i suoi baci erano an- cor più infuocati, possessivi e violenti di quelli della sera prima. A un certo momento disse a Giorgio : « Avrai caldo, levati la maglietta ». « Ma no. Patrizia ». « Sì, sì, fallo, ti prego », insistè concitatamente la ragazza. Quando Giorgio rimase con il torace nudo, ella lo riempì di baci appassionati. Poi dopo un po' : « Fatti il bagno ». « Patrizia, ma non sono abituato nel lago e poi ho avuto la febbre solo quattro giorni fa, ricordi? » « Che male può fare a un napoletano come tè. Sei il mio scugnizzo napoletano » e aggiunse, in pre- da a un parossistico trasporto, « Hai gli occhi di uno scugnizzo ». Lo baciò ancora appassionatamente, mentre lo carezzava tutto e si faceva palpare i seni e le cosce. Sarebbe stato tutto molto bello se Carlo, di tanto 73
in tanto, non li avesse raggiunti e con aria contenta proponeva un'altra gara che Giorgio volutamente gli lasciava vincere. Quando si baciavano e si toccavano. Patrizia cadeva come in trance, mentre Giorgio, che pure ne era preso profondamente, controllava di tanto in tanto a che distanza fosse il ragazzine per interrom- pere le loro effusioni. Purtroppo, avvicinandosi l'ora della seconda colazione, dovettero far ritorno all'im- barcadero e poi in albergo. Lungo la strada Patrizia, che era tornata in con- dizioni di normalità, sussurrò a Giorgio : « Dopo mangiato, come sai, il programma pre- vede la visita di Ginevra. Io dirò che ho mal di testa e che, avendola già visitata tante volte, ne appro- fitterò per rimanere in albergo a riposare. Tu trova un pretesto per non andarci, ma, ti raccomando, solo all'ultimo minuto, in modo che papa non se ne accorga per tempo, altrimenti rimarrebbe ». Giorgio la guardò un po' stupito e lei : « O ti piace più Ginevra di me ? » « No, certamente, non vorrei però sorgessero complicazioni ». « Non ti preoccupare, fai come ti ho detto. Ve- drai, andrà tutto bene ». Alla fine della seconda colazione, che precedeva di pochi minuti la partenza per Ginevra, Giorgio e Gabriele, che erano seduti a un tavolo un po' lon- tano da quello di Patrizia, si accorsero che lì vi era una certa agitazione. Notarono che il viso del signor Crociani e finanche quello della signora tradivano inquietudine. Dopo breve tempo Patrizia si alzò da tavola e si diresse verso la hall, facendo in modo da passare '• 74
nei pressi dei due cugini e, avvicinatasi ulteriormente a Gabriele, gli disse con aria naturale : « Non mi sento bene. Me ne vado in camera. Ci vediamo stasera » e andò via. Giorgio, dopo aver fumato l'immancabile siga- retta di dopo pranzo, portò una mano allo stomaco e disse a voce alta : « Eccolo, il solito dolore allo stomaco. Ero stato bene in questi giorni, ma ora mi ha ripreso. Penso proprio che non potrò venire a Ginevra. Gabriele, informane tu la signorina Comucci e accompagnami, per favore ». Salutò gli altri componenti del tavolo che si era- no già alzati per partire e, augurando loro buona gi- ta, li lasciò accompagnato da Gabriele. Nella hall, mentre quasi tutti gli altri si dirige- vano all'uscita per montare sul torpedone, Giorgio confidò a Gabriele : « A tè lo posso dire e forse già l'hai capito : sia quella di Patrizia che la mia sono scuse per rima- nere insieme. Se a bordo del pullman il signor Cro- ciani ti chiedesse perché io non ci sono, digli, per favore, che io soffro di stomaco e che non mi sono sentito bene e quindi sono rimasto a letto » e gli strizzò l'occhio in segno di complicità. Gabriele, che era sempre più entusiasta dell'abi- lità di Giorgio, sorridendo con una punta di indivia, gli disse : « Stai tranquillo, conta pure su di me... e buon divertimento ». Si allontanò quindi verso l'uscita del- l'albergo. Giorgio salì nella propria stanza, si recò alla fi- *- nestra e da lì potè assistere alla partenza del torpe- done. 75
Improvvisamente però la grande sicurezza che aveva ostentato fino ad allora incominciò a venirgli meno. Anche la soddisfazione e la gioia che aveva provato si affievolirono notevolmente. Cosa avrebbe fatto ora? Come si doveva com- portare ? Egli non aveva ancora vent'anni. Aveva avuto le normali esperienze con prostitute; non molte però in quanto quelle che avrebbe preferito erano per lui troppo costose, mentre le altre non gli andavano. Le effusioni con ragazze sue coetanee si erano sem- pre limitate ai soliti atti che si usavano fra fidanzati. Aveva invece avuto altre e numerose esperienze com- plete con le domestiche, però quelle erano donne, esperte sì, ma facilmente dominabili per l'ascendente che la sua posizione sociale e la sua cultura eserci- tavano su di esse. Qui ora si trattava di ben altro. Patrizia era so- cialmente e culturalmente alla pari o superiore a lui e con esperienza, a quanto lei stessa gli aveva accen. nato e come egli stesso aveva avvertito, nettamente maggiore della sua. Quindi come comportarsi? Patrizia a sua volta era nella sua stanza che co- municava con quella dei genitori e attendeva un se- gno di vita da parte di Giorgio. Non sapeva nem. meno se era rimasto o no. Inoltre si rendeva conto che quel ragazzo non era certo aduso a simili av- venture. Anche lei quindi pensava al come fare. Il desiderio però era enorme, l'eccitazione aumenta. va e il tempo pasava. Erano circa le 14,30 e verso le 21 i genitori sarebbero tornati. Allora si decise. Attraverso il centralino si fece mettere in comunicazione con la stanza di Giorgio. Sentì suonare due o tré volte e poi la voce di lui: 76
« Pronto ». « Giorgio, sono Patrizia. Cosa fai ? » « Io nulla », si sentì rispondere con voce incerta. « Senti, io sono al 412. Tu hai carta da lettera ? » « Non so », disse Giorgio e aggiunse: « Ora guar- do». E Patrizia, precipitosamente : « Quella dell'albergo deve essere nel cassetto del tavolo. La mia l'ho finita » Giorgio si allontanò dall'apparecchio e, in pre- da ad agitazione, si diresse al tavolo, aprì il cassetto e trovò la carta. Ebbe ancora un'esitazione, poi ri- prese il microtelefono e disse : « Sì, c'è: vuoi che tè la porti? » « Sì, ti attendo subito », rispose Patrizia con gioia. Ella si guardò attorno, chiuse a chiave la porta del 413, aprì quella di comunicazione interna fra le due stanze e attese. Dopo un po' sentì bussare delicatamente e si recò ad aprire. Le apparve un pallido Giorgio con in mano dei fogli. Li prese e disse : « Entra ». Lo attirò e richiuse la porta a chiave. Giorgio intravide appena la grande e bella stan- za, ma l'unica cosa che lo colpì fu il grande letto matrimoniale dove sui lenzuoli in dotazione ve n'era disteso un altro. Patrizia lo abbracciò e lo baciò, ma a Giorgio per l'emozione era davvero venuto il mal di stomaco : il cibo l'opprimeva e non riuscì a ricambiare come al solito il bacio. Patrizia comprese tutto e intelligentemente, do- minando la propria eccitazione e impazienza, fece sedere Giorgio su una poltrona. Gli si sedette vicino 77
e incominciò a parlare di altre cose. Dopo una decina di minuti, Giorgio era tornato quasi normale : il suo volto non era più pallido, il mal di stomaco gli era passato e sentì ritornargli il coraggio. Fu lui che attrasse Patrizia e la baciò ap- passionatamente. Finalmente la ragazza potè dare sfogo alla sua passione e al gran desiderio dei suoi sensibilissimi sensi. Abbracciandolo, baciandolo, toccandolo, lo con- dusse vicino al lettone ed incominciò a spogliarlo e a spogliarsi. Era abilissima e in breve tempo i due furono nudi sul letto e fecero impetuosamente l'amo- re con tutto l'ardore dei loro vent'anni. Giorgio si sentì disteso, soddisfatto, appagato e orgoglioso e accese una sigaretta per sé e un'altra per Patrizia. Non ebbe però nemmeno il tempo di terminare, che Patrizia subito ricominciò a toccarlo, a baciarlo e a farlo eccitare. Fecero ancora l'amore in altra posizione e modo. E poi, con brevi soste, ancora, ancora e ancora e sempre in modi diversi. Patrizia sembrava inappagabile, eppure Giorgio aveva sempre risposto bene. Era giovane e robusto e anche atleticamente preparato : aveva fatto molto sport. Ma era esausto, la testa vuota e tutto dolo- rante. Pensò : "Mi è capitata una ninfomane, quando si ter- ' O M mera ? Non provava ormai più piacere e non vedeva l'ora di finirla. Era stato bello per le prime volte, ma ora ? Solo verso le 19 Patrizia si alzò dal letto e scom- 78
parve nel bagno. Poi, ritornata nella stanza, lo baciò con dolcezza e gli disse : «Vestiti, caro, sei stato un amore. Ora usciamo». Giorgio si sentì sollevato e, accesa un'altra si- garetta, scomparve a sua volta nel bagno da dove uscì dopo un bei po'. La stanza ed il letto erano in perfetto ordine ed il lenzuolo in più era sparito. I due discesero nell'atrio ed uscirono dall'al- bergo. A braccetto, come teneri fidanzatini, si recarono a passeggiare lentamente in un vicino e piccolo giar- dino pubblico. Patrizia aveva il viso radioso e colmò Giorgio di cortesie. Si sentiva pienamente appagata e felice. Alle 20,30 erano nuovamente in albergo. La ra- gazza si accomodò nella hall per attendere i genitori e disse a Giorgio di ritornare nella sua stanza e di scenderne solo quando tutti gli altri sarebbero rien. frati. Circa mezz'ora dopo Giorgo, visto il torpedone tornare, discese nell'atrio e si diresse verso la sala da pranzo. Aveva un'aria innocente, ma chi avesse osservato bene i suoi occhi si sarebbe accorto che vi era in lui sicurezza e soddisfazione. Passò davanti al tavolo dei Crociani e salutò. Il padre di Patrizia non gli rispose: aveva un viso scurissimo. Sedette al tavolo di Gabriele e degli altri napo- letani e, alle loro allusioni più o meno velate, non rispose, ma parlò di altro. Dopo cena alle domande a bassa voce di Gabrie- le, rispose dicendo : « Tutto secondo le previsioni, poi ti racconterò. Piuttosto dimmi cosa è successo sul torpedone ». 79
« E' successo che gli unici posti vuoti erano i vostri e tutti hanno capito. Il padre era furibondo e finanche la madre era nervosa. Fortuna per tè che Crociani non poteva scendere per non rendere più evidente la cosa. Egli mi ha interrogato e, alla mia risposta secondo quanto avevamo concordato, ha det- to solo - Ah, sì, così è ? - e basta ». Patrizia invece, dopo la solita passeggiata serale che il padre aveva effettuato lo stesso per non far vedere, specialmente all'amico Banfi, fu in camera sottoposta a un vero e proprio interrogatorio al qua- le rispose : « Papa, ma non essere ridicolo, che colpa ne ho se Giorgio non si è sentito bene : non l'ho nemmeno visto. E poi che interesse vuoi che abbia per me un ragazzo così giovane. Sai che ben altri sono gli uo- mini che mi piacciono » e si era buscata, a quest' ultima affermazione, un violento ceffone. * * * La mattina successiva l'atrio dell'hotel fu per tempo occupato dai partecipanti al viaggio che era ormai giunto alla sua giornata conclusiva. Infatti per un lungo e tortuoso percorso sarebbero quella sera rientrati a Milano dove avrebbe avuto termine quel- la settimana così intensa e movimentata. Vi era in tutti un po' di tristezza : anche se molti erano stanchi e desideravano tornare alle loro case e a giornate più calme e ordinate, si erano ormai abituati a quella comunione di vita che aveva por- tato, in pochi giorni, a simpatie ed amicizie che sem- bravano dover durare. Patrizia, con i genitori di molto più calmi del 80
giorno prima, scese nella hall e subito vide Giorgio che era con Gabriele e gli altri giovani napoletani. Un brivido di piacere la percorse al ricordo del po- meriggio del giorno precedente e fu immediatamente tentata d'andargli vicino, ma, pensando al padre, si trattenne e rimase con i genitori che avevano ini- ziato a conversare con un'altra coppia. Anche Giorgio vide Patrizia e il senso di soddi- sfazione, potenza e sicurezza che dal giorno prima lo pervadeva tutto gli si acuì. Egli si sentiva un piccolo eroe destinato a ricevere omaggi e riconosci- menti per la propria bravura che pensava dovesse essere di dominio pubblico. Grande fu invece la sua delusione quando vide, allora come dopo nel torpedone, che, tranne quella matura signora che più volte si era esibita cantando nel corso del viaggio, nessuno lo guardava in modo diverso o lo trattava con maggiore considerazione dei giorni precedenti. Anzi, gli altri giovani, i napoletani e i romani, gli ostentavano una grande indifferenza e conversavano fra loro senza minimamente interes- sarsi a lui. Solo più tardi, mentre il torpedone percorreva la bellissima strada che costeggia il lago attraversando Vevey e Montreux e poi la vallata del Rodano, tu fatto oggetto di qualche battuta scherzosa. Nella cittadina di Sierre consumarono la seconda colazione e quasi tutti si dedicarono ad acquistare altri oggetti, principalmente in argento, da portare in regalo. Anche Giorgio, che era stato così preso nei gior- ni precedenti, fece degli acquisti e con Patrizia, sem- pre con il padre vicino, potè solo scambiare fugaci sguardi. 81
La ragazza mostrava verso di lui indifferenza e rivolgeva qualche parola ai genitori e agli altri gio- vani napoletani. Giorgio ne fu un po' deluso e il suo precedente senso di soddisfazione e sicurezza fu di molto ap- pannato. Patrizia si era imposto tale comportamento sia per placare del tutto il padre, sia perché doveva cer- care di non eccitare ulteriormente i suoi sensi. Sen- tiva infatti in quella giornata ancora maggior desi- derio di fare all'amore di quello provato nei giorni precedenti. Le ore di passione l'avevano calmata e soddisfatta solo per quella notte, ma avevano risve- gliato, dopo quel brevissimo periodo, il suo smodato desiderio sessuale, oltre che affettivo. Dopo la sosta a Sierre, il torpedone ricominciò la sua corsa verso il Passo del Sempione che li avreb- be portato, al di là delle Alpi, al confine e poi avreb- be proseguito verso Milano attraversando Domodos- sola e Stresa. Il tempo, bellissimo al mattino, era progressiva- mente peggiorato e minacciose nubi si addensavano nel cielo. Non appena incominciarono la lunga salita del Sempione, Patrizia si accorse che il posto vicino a Giorgio era rimasto vuoto, essendosi Gabriele recato, insieme con Mario e Gino, alle poltrone di fondo. Ella non ne poteva più. Doveva avere per lo me- no un contatto fisico con Giorgio. Si alzò, si recò verso gli altri giovani, vi si trattenne un poco e poi, ritornando verso il centro del pullman, si sedette con gesto deciso vicino a Giorgio. Quest'ultimo la guardò con evidente piacere, il volto gli si illuminò e le disse : 82
« Finalmente ! ». « Zitto ! », fece Patrizia mormorando. E poi, a voce più alta, « Hai la piantina della Svizzera ? Vo- glio verificare alcune cose ». Prese la grande carta che Giorgio si era affret- tato a porgerle e la aprì tutta, creando così un pic- colo paravento fra loro e i genitori. Nel frattempo la luce che penetrava nel torpe- done dai finestrini e dal tetto era molto diminuita a causa del cattivo tempo. Inoltre la tortuosa strada incominciava a percorrere delle gallerie che si face- vano sempre più numerose. Patrizia conosceva benissimo la strada e ad ogni galleria si stringeva a Giorgio e lo baciava arden- temente, lasciandolo poi bruscamente ogni qual volta la galleria terminava. Giorgio era compiaciuto, ma anche preoccupato. Infatti la ragazza le prime volte conservò una certa lucidità e prontezza di riflessi, ma diventava sempre più eccitata e sempre meno le importava del padre e degli altri viaggiatori. Lo baciava sempre più a lungo e sempre con maggiore trasporto, lo toccava e accarezzava tutto. Giorgio ricambiava con passione, ma era anche attento a scostarla ogni qual volta nel torpedone ritornava una certa luminosità. Si accorgevano gli altri di quanto avveniva fra i due giovani? Certamente sì quelli che sedevano nei pressi, il padre invece non poteva vederli per la grande carta spiegata. Purtroppo o per fortuna giunsero alla frontiera. Allora Patrizia, dopo una rapida carezza, si alzò e ritornò a sedere vicino alla madre. 83
Il resto del viaggio per Patrizia e Giorgio non ebbe più storia. Solo a Stresa, durante una breve sosta del torpedone e per un precedente accordo, si scambiarono gli indirizzi. Era ormai buio quando i pullman giunsero a Milano e si fermarono vicino all'ufficio CIT della stazione centrale. Fra molta confusione furono sca- ricati i bagagli, i viaggiatori si salutarono e infine a gruppi o da soli ognuno prese la sua strada. Anche Giorgio e Gabriele dopo un po' si salu- tarono : Gabriele sarebbe ripartito subito per rag- giungere i suoi che erano in villeggiatura, Giorgio non aveva un programma preciso. Si re- cò in un albergo nei pressi, poi a cena e a cinema. La notte, svestendosi e frugando nelle tasche per mettervi un po' d'ordine, trovò un biglietto dove la precisa calligrafia di Patrizia aveva scritto : Patrizia Crociani - Via Partigiani, 3 - Roma • Tei . 22273 Ma l'avrebbe mai usato? 84
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