BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 MARIA LUISA 3° RACCONTO *

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MessaggioTitolo: MARIA LUISA 3° RACCONTO *   MARIA LUISA 3° RACCONTO * EmptyMer Feb 04, 2015 2:44 am

MARIA LUISA
Era sempre stata molto corteggiata e al centro
dell'attenzione nelle comitive bene della città
calabrese dove era nata.
Non solo la sua bellezza si imponeva, anche la
sua spiccata personalità veniva fuori subito ai primi
contatti con gli altri. Si rendeva conto che i ragazzi
impazzivano per lei e le ragazze ne subivano l'a-
scendente.
Eppure nelle esclusive comitive bene non
sarebbe potuta entrare di diritto, in quanto il padre
non era ne un nobile, ne un proprietario terriero e
nemmeno un affermato professionista, ma semplice-
mente un modesto impiegato di banca.
Aveva avuto molte esperienze e molti fidanzati
ai quali però era stata attenta a non concedere trop-
po. Invece nessuna proposta di matrimonio, al quale
ardentemente aspirava e sul quale puntava per una
sua effettiva teollocazione nell'ambiente danaroso
e chic.
Quei giorni del Natale del '59, nel quale erano
venuti a Napoli presso i parenti del padre, erano
stati da lei considerati quasi una perdita di tempo
e invece si rivelarono essere fondamentali per la sua
vita. Conobbe infatti Mario.
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Era questi un uomo di trentaquattro anni, non
molto alto, ma di aspetto distinto che lavorava nell'
azienda patema. Aveva una Lancia coupé e sempre
molti soldi in tasca.
I familiari di Maria Luisa, che conoscevano Ma-
rio, le dicevano che era ricco e le mostravano attra-
verso le finestre della loro abitazione i locali della
ditta dove lui lavorava.
Mario, appena conobbe questa stupenda ragazza,
alta, con capelli castani e un meraviglioso viso dove
spiccavano i grandi, profondi occhi neri e le car-
nose e sensualissime labbra, subì come tutti il suo
fascino e, vincendo la sua innata timidezza, incomin-
ciò a frequentare la casa dei parenti di Maria Luisa
che si erano affrettati a far conoscere i due giovani
e a trovare ogni possibile pretesto per farli incon-
trare.
Per Luisa era un diversivo : doveva pur trascor-
rere quel noioso periodo. Trovava comodo poter
scorazzare per Napoli nell'elegante automobile di
Mario, fermarsi ai migliori Caffè e andare nei costo-
si cinema di prima visione. Inoltre si divertiva a
vedere questo timido giovanotto arrossire intensa-
mente ogni volta che lei gli rivolgeva lo sguardo e
lo sfiorava con la mano o col ginocchio. Erano giochi
che già altre volte aveva messo in atto con successo,
ma qui trovavano un terreno ancora più fertile.
Fu proprio lei che un pomeriggio al Parco della
Rimembranza lo baciò e guidò la mano timida di
Mario sul suo seno e sulle sue gambe.
Mario sembrò toccare il cielo con un dito. Non
riusciva a credere che quella dea potesse essere lì
a baciarlo, a farsi baciare e carezzare. Lo faceva an-
dare in visibilio il vederla fremere ad ogni contatto
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e farlesi la pelle d'oca, cosa che lui interpretava
come un segno di viva partecipazione e che invece
era frutto di un abile trucco di cui Luisa si serviva
spesso, pensando di essere stretta tra le braccia di
un famoso attore per il quale andava matta.
Ritenne quindi di poterle dichiarare tutta la sua
adorazione e il suo amore e le chiese di sposarlo.
L'ammirazione e il desiderio che suscitava era-
no per Luisa una cosa alla quale era avvezza, come
pure le proposte di fidanzamento, ma costituì per
lei una novità una così subitanea richiesta di ma-
trimonio.
« Ma sono già quasi fidanzata e poi il matrimonio
è una cosa troppo impegnativa, anche se tu mi piaci
e con tè sto bene, tanto che mi hai fatto fare una
cosa che non dovevo », gli disse Luisa accarezzando-
gli i capelli e aggiunse : « Devi darmi il tempo di ri-
flettere, caro ».
« Tutto quello che vuoi. So che tu sei troppo
per me, ma se mi dirai di sì, farò di tutto per farti
felice e per darti tutto quello che esiste di meglio »,
disse Mario, mentre il volto gli si faceva sempre più
paonazzo.
« Riportami a casa ora », fece Luisa accarezzan-
dogli fugacemente la gamba dal ginocchio all'ingui-
ne e, mentre Mario metteva in moto l'auto, acca-
vallò le belle e lunghe gambe e con colpetti esperti
risistemò la gonna.
Quella sera Luisa riflette a lungo e valutò tutti
i prò e i contro della proposta di Mario. Questi non
si poteva certo definire un bell'uomo, ma non era
nemmeno da buttar via ; non occupava un'alta posi-
zione sociale ne per nascita, ne per tipo di attività •
la ditta patema era grossista di ferramenta • ma per
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parte di madre aveva accesso alla media borghesia
napoletana. Inoltre sembrava godere di un'ottima
posizione finanziaria.
Luisa sapeva di essere molto bella e di piacere
tanto, ma era anche conscia che la sua bellezza e la
sua prorompente sensualità ispiravano più desiderio
di avventure che propositi matrimoniali. In più vo-
leva venir fuori dalle ristrettezze economiche che
con la sua famiglia era continuamente costretta ad
affrontare. Desiderava intensamente una bella casa,
costosi vestiti, eleganti villeggiature. Voleva in defi-
nitiva l'agiatezza. Mario poteva dargliela e subito.
Luisa disse sì.
* * *
Erano trascorsi due anni dal matrimonio. Luisa
era più bella che mai. Aveva avuto un figlio ed abi-
tava in una linda casetta in posizione semipanoramica
situata in una strada che a larghi tornanti conduce
verso la città alta.
Mario si era rivelato un duttile strumento nelle
sue mani. Le bastava, quando voleva ottenere qual-
cosa, stringergli il viso fra le mani o toccarlo e carez-
zarlo un po'.
Era rimasta invece un po' delusa sia dalle reali
condizioni finanziarie di Mario e della sua famiglia,
sia dall'ambiente che le era riuscito di frequentare.
La casa era sì graziosa, ma non bella ne tanto meno
lussuosa.
Le prime villeggiature non erano state quelle
che aveva desiderato, si erano svolte in un paesino
della penisola sorrentina in un modesto albergo dove
aveva ospitato, alternativamente, alcuni suoi fami-
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liari giunti dalla Calabria, durante l'assenza di Mario.
A Napoli era sì l'incontrastata prima donna della
ristretta cerchia di amicizie di Mario, ma era ben
altra la gente che si attendeva o che sperava di fre-
quentare.
Il principale divertimento era costituito da uno
o più pokerini settimanali ai quali prendevano parte
un paio di scapoli di mezz'età e due o tré giovani
coppie.
Luisa li dominava tutti. Gli uomini come al so-
lito avevano occhi solo per lei, le donne le facevano
ruota.
Lei organizzava, lei decideva come e quando gio-
care e vinceva sempre. Ma si trattava soltanto di
piccole cifre, di modesti incontri, di normali vestiti.
L'ambiente dei milionari o anche dei facoltosi, il
gioco violento nei circoli, gli alberghi di lusso e così
via Mario non era riuscito a darglieli.
Luisa si sentiva sprecata, sapeva di poter ottenere
e di meritare di più e tu questo uno dei motivi che
la indussero a recarsi, il terzo anno di villeggiatura,
non più nel paesino di pescatori, ma in una nota ed
elegante località di un'isola del golfo dove sarebbe
stata più vicina al mondo che voleva assolutamente
raggiungere.
Mario non rappresentava un grosso ostacolo per
questa sua decisione, pazzamente innamorato com'era
di lei. La vera difficoltà sarebbe stata come allog-
giare dignitosamente senza spendere quello che non
si poteva. Il problema fu risolto prendendo in fitto
un moderno appartamentino, quasi in centro e vici-
no a un grande albergo.
Luisa portò con sé una sorella più giovane che le
potesse guardare il bambino e il primo giorno si
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recò sulla spiaggia che confinava con quella del gran-
de albergo con Mario, sorella e bambino al seguito.
Sembrava una regina : bellissima, in un costume
che faceva saggiamente risaltare il suo stupendo cor-
po. Si stese al sole e, adocchiata una raffinata signora
sdraiata nei pressi ma nella zona riservata al grande
albergo, in breve tempo con un pretesto riuscì ad
attaccare discorso.
« Che bell'accappatoio. L'ha comprato forse da
Fontana? »
« Veramente no, da Spagnoli a Napoli ».
«Ah, allora è napoletana, pensavo fosse romana».
« Sì, tutti me lo dicono, dipenderà forse dal fatto
che ho abitato per qualche tempo a Roma. E lei
invece di dov'è? »
« Anch'io abito a Napoli ».
« Lei pure è qui in albergo? »
« No, io ho preso in fitto un appartamento per-
ché per due mesi con un bambino piccolo lo ritene-
vo più comodo, ma ora mi rendo conto quanto sia
faticoso compiere il tragitto anche se breve tra casa
e spiaggia tutti i giorni. E lei si trova bene qui? ».
« Noi sì, anche se è la prima volta che vi allog-
giamo ».
« E quanto si tratterrà? »
« Dovremmo rimanere per tutto il mese di lu-
glio ».
« Certo, anch'io avrei dovuto fare così : un mese
invece di due con il vantaggio di stare più in compa-
gnia, di poter fare qualche canasta, cun-cain, poke-
rino. . . Lei gioca ? »
« Io non molto, ma mio marito quando mi rag-
giunge è sempre al tavolo da gioco, così si stanca e
si innervosisce, anche perché fanno molto tardi e
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giocano con poste alte. Sa, qui giocano tutti ».
« Anch'io gioco, ma non a cifre molto alte, co-
munque mi piace assistere al gioco forte. Mi emo-
ziona tanto e mi diverte ».
« Perche non viene questa sera in albergo con
suo marito? Le farò conoscere il mio e gli altri
amici ».
« Con molto piacere », disse Luisa mascherando
a stento la soddisfazione.
Quella sera con Mario si recò al grande albergo
dove conobbe il marito della signora, un uomo sulla
quarantina, e gli amici, altre quattro coppie di età
variabile dai trenta ai quaranta anni.
Luisa li osservò attentamente. Le donne erano
graziose, qualcuna anche bella, tutte elegantemente
vestite e ingioiellate. Ma notò subito che nessuna pos-
sedeva la sua sensualità. Degli uomini i quattro più
giovani erano professionisti e industriale il marito
della signora che l'aveva introdotta. Si vedeva che
provenivano da ottime famiglie facoltose, ma non tut-
ti, anche se sfoggiavano una notevole disinvoltura,
erano veramente sicuri di sé.
Dopo aver conversato per un po', si formarono i
tavoli e Luisa e Mario furono invitati a prendervi
parte con la promessa che quella sera finanche al
tavolo maschile avrebbero giocato con maggiore mo-
derazione. Naturalmente Mario avrebbe dovuto par-
tecipare a quello degli uomini, ma Luisa eccepì che
il marito non era molto abituato a giocare, per cui
sarebbe stato meglio che si fosse seduto al più tran-
quillo tavolo delle signore. E tanto fece e tanto dis-
se che riuscì a farsi pregare di giocare lei al tavolo
degli uomini, senza urtare la suscettibilità di nessuno
tranne forse quella di Mario. Ma che le importava?
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Sedettero intomo al tavolo verde, dopo aver
sorteggiato i posti e Luisa capitò vicino a Rino, un
giovane medico, e Nicola, il marito della signora.
Ella, come al solito, era sicura di sé e fredda-
mente riusciva ad analizzare i caratteri e le possi-
bili reazioni dei componenti. Subito aveva notato
che la sua presenza a quel tavolo aveva suscitato
inizialmente un certo senso di fastidio, in quanto gli
altri erano abituati a giocare solo fra uomini. Solo
due mostrarono un'immediato piacere, Rino e Genny.
Incominciò la partita e Luisa giocava poco, ma
parlava molto. I suoi occhi brillavano più che mai ;
le sue tornite braccia scoperte s'incontravano spesso
con quelle degli altri; le sue guance e le sue labbra
si avvicinavano a quelle dei giocatori che le sedevano
accanto con il pretesto di osservarne il gioco ; le sue
lunghe ed abbronzate gambe urtavano di tanto in
tanto quelle degli altri e, verso la metà del gioco,
si accorse che erano quelle degli altri che cercavano
e si avvicinavano alle sue. Spesso si alzava e, facen-
do vedere di seguire le carte degli altri, appoggiava
un braccio o entrambi sulle spalle di un giocatore.
Notava che più il tempo passava e più l'interes-
se dei giocatori si spostava dalle carte a lei. Tutti,
tranne Nicola, si distraevano continuamente e non
giocavano col solito impegno.
Non trascurava però nemmeno le mogli. Di tan-
to in tanto si recava all'altro tavolo, si mostrava gen-
tile con loro, le complimentava e dava l'immagine
di una donna innamorata del proprio uomo.
La serata fu un trionfo. Vinse parecchio, era pia-
ciuta molto e Rino e Genny erano completamente
invaghiti di lei. Le mogli l'avevano in simpatia.
Ritornati a casa Mario, che aveva fino ad allora
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come al suo solito mascherato il nervosismo, le
disse :
« Luisa, mi hai fatto fare la figura dello stupido.
E' ora che tu comprenda che io non posso e non
voglio essere trattato così. E' stata una mortificazione
per me essere accantonato, giocare come un minorato
al tavolo delle donne, mentre tu sola eri a quello
degli uomini ».
« Mario, sciocchino mio, ma cosa dici », eccepì
Luisa avvicinandoglisi e passandogli lentamente un
dito sulle labbra. « Non hai visto come spesso ti
sono stata vicino e come gli altri erano invidiosi di
tè? Su, vieni, aiutami a spogliarmi che voglio andare
a letto ». Così dicendo gli si accostò ancora di più,
lo costrinse a stendersi sul letto e lo baciò con tra-
sporto, mentre gli carezzava il pube. « Su, spogliamo-
ci presto e dimostrami quanto mi vuoi bene ».
Quella notte fu più ardente del solito. Mario
ancora una volta fu in suo potere e le promise che
non avrebbe più obiettato nulla.
« * *
Incominciò così per Luisa un periodo molto beL
lo. La mattina sulla spiaggia ad abbronzarsi e a farsi
ammirare, il pomeriggio al bar con i molti amici
e amiche che sempre più si andava facendo, la sera
a giocare per lo più a tavoli femminili con piccoli
spostamenti e solo qualche volta a quello maschile
con poste alte. Qui adottava e perfezionava la tattica
della prima sera : fare invaghire i componenti e, ap-
profittando della loro distrazione, vincere e bene.
Si stava introducendo sempre più nel mondo
che desiderava e, grazie alle vincite pokeristiche, po-
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leva acquistare eleganti vestiti per potersi recare la
sera del sabato a ballare o a cenare, riuscendo a
reggere il confronto con le altre signore.
Naturalmente non era tutto facile. Quel suo con-
tinuo provocare gli uomini, non solo con la sua
presenza, ma anche con i gesti e le parole, faceva
sì che essi si sentissero autorizzati a muoverle, prima
velatamente poi più esplicitamente, delle proposte.
Ma lei era abilissima a dissuaderli senza però ini-
micarseli, avvalendosi spesso della presenza di Mario
o delle mogli. Inoltre la sua forte personalità le
permetteva di dominare sempre la situazione e, quan-
do si accorgeva di averne incontrata una più ener-
gica, diventava seria e riservata come una moglie di
altri tempi.
Strano tipo Luisa ! Come da ragazza così da don-
na, amava sentirsi ammirata, provocare il desiderio
e l'eccitazione, ma non spingeva mai il gioco oltre i
contatti e qualche bacio sulle labbra. Si comporta-
va così per un innato senso di onestà e fedeltà o per
calcolo? Forse nemmeno lei lo sapeva.
La sua popolarità era in aumento, il suo ombrel-
lone era sempre uno dei più frequentati, le nuove "^
amiche facevano a gara per invitarla a uscire con
loro. La sua presenza era infatti garanzia di successo,
anche se per luce riflessa.
Si legò particolarmente a Marta, la moglie di
Rino. Luisa, seppure di qualche anno più giovane
di lei, incominciò a trattarla quasi da sorella minore,
apprendendone però un più raffinato modo di vesti-
re e un maggior discernimento di giudizio sull'arre-
damento. Imparò anche a comportarsi in modo ade-
guato con le amiche di questo nuovo ambiente, il
quale era
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MessaggioTitolo: Re: MARIA LUISA 3° RACCONTO *   MARIA LUISA 3° RACCONTO * EmptyMer Feb 04, 2015 2:50 am

e di nuovi ricchi, i quali si sforzavano di imitare
i primi, ma quasi sempre con scarsi risultati.
* * *
Alla fine dell'estate Luisa ritornò in città. Si ri-
trovò nella sua modesta casa con i problemi di tutti
i giorni. Si fecero vivi i vecchi amici, ma lei, nono-
stante le proteste del marito, cercò di frequentarli
quanto meno possibile. Si fecero vivi anche i nuovi
amici e più volte Luisa e Mario furono invitati nelle
eleganti case di questi dove conobbero altra gente e
il giro si allargò. Ma Luisa aveva un cruccio : non
voleva far vedere la sua casa, tanto inferiore a quelle
lussuose dei nuovi amici.
Un giorno Mario le raccontò che sarebbe venuto
a Napoli un importante industriale milanese, con il
quale avrebbe potuto concludere dei grossi affari
che avrebbero incrementato di molto l'attività della
sua ditta.
Luisa si informò dettagliatamente e si rese conto
che le possibilità di riuscita erano molto scarse, in
quanto l'industriale Bomboni avrebbe contattato,
durante il suo soggiorno napoletano, anche altre dit-
te più affermate e in possesso di ben maggiori ga-
ranzie.
Ella convinse Mario ad accaparrarsi la presenza
di Bomboni per un'intera serata, invitandolo prima
a cena da loro e poi a una riunione presso la casa
del professore Massa, uno dei loro più prestigiosi
nuovi amici.
La sera della cena Luisa era bella da mozzare il
fiato. Indossava un abito con una vertiginosa scolla-
tura appena attenuata da un leggero velo, le belle
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braccia erano completamente nude, gli occhi più
splendenti che mai, la labbra sensualissime.
Durante la cena ella fu gentile e brillante, ma
senza eccedere. Poi, recatisi dai Massa e organiz-
zatesi il poker, Luisa fece in modo da far sedere
Bomboni vicino a lei.
Fu più affascinante e seducente che mai. Scher-
zò ed eccitò tutti i componenti che gareggiavano nel
corteggiarla, ma le sue attenzioni erano principal-
mente rivolte al milanese al quale si accostava soven-
te con le braccia, le guance e principalmente con
le gambe che dopo un pò erano completamente af-
fiancate a quelle di Bomboni, tranne che per allon-
tanarsi di poco per poi ritornare nuovamente vicino
dove iniziavano a strofinare quelle di lui con oppor-
tuni movimenti ondulatori.
L'industriale era un uomo sui cinquant'anni e
di esperienza ne aveva molta, ma poche volte si
sentì così attratto verso una donna come quella sera.
Alla fine del gioco, salutati gli amici, Luisa e
Mario con Bomboni presero posto nell'auto che
Mario diresse verso il grande albergo sul lungomare
dove il milanese alloggiava. Ma, lì giunti, Luisa dis-
se :
« Stanotte non ho sonno e ho tanta voglia di
ballare. Andiamo allo Shaker. Le va, vero, commen-
datore ? »
« Ma con molto piacere », fece Bomboni che
durante il tragitto si era arrovellato per trovare il
modo di rivedere quell'affascinante signora.
Allo Shaker, nonostante l'ora inoltrata, vi era-
no ancora molte coppie e cantava Bruno Martino. I
tré presero posto ad un tavolo un pò arretrato ri-
spetto alla pedana e ordinarono da bere. La donna
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teneva viva la conversazione con molta verve ed
anche Mario si lasciò andare a raccontare alcune
amene storielle.
Dopo un pò Bomboni invitò Luisa a ballare. Si
alzarono, si recarono al centro della pedana abba-
stanza affollata e iniziarono il ballo mentre Martino
cantava E la chiamano estate.
Luisa si strinse subito all'uomo e dopo un pò
accostò la guancia a quella di lui, mentre col bei
braccio nudo, che era appoggiato sulla spalla, gli
cinse il collo e le dita cominciarono a muoversi len-
tamente sulla nuca.
Bomboni, che era un provetto ballerino, si
sentiva sempre più preso da Luisa.
« Le piace ballare ?», le chiese dopo un pò.
« Sì, moltissimo, ma ci vado così di rado », ie-
ce Luisa. « Sa, Mario è sempre occupato. . . poi
lui non sa quasi ballare. Avrei bisogno di un bravo
cavaliere come lei ».
« Una donna così meravigliosa dovrebbe avere
sempre tutto quello che desidera », disse Bomboni
stringendosi ancora di più a Luisa. « Io le darei
tutto ».
« Son cose che si dicono in una serata cosi,
commendatore, ma la realtà di tutti i giorni e di-
versa. Poi lei può, non ha problemi economici, ma
per una giovane famiglia che deve far quadrare i
conti le cose non sono così facili ».
« Perché ? Io so che vivete bene ed ho visto
che avete delle amicizie importanti ».
« Noi veramente non potremmo permetterci di
frequentarle. Hanno entrate molto superiori alle
nostre ».
« Lo sa, signora, che sono qui a Napoli per
97

affidare la concessione dei miei prodotti per la
Campania? Ciò significa milioni di introito, oltre
alla possibilità di ottenere le concessioni di altre
ditte importanti ».
« Veramente non sapevo. Sa, non mi occupo
degli affari della ditta. Quello che mi dice è molto
interessante ».
In quel momento la serie di slow era termina-
ta e Luisa e Bomboni tornarono al tavolo.
« Sai, Mario, il commendatore è un ottimo
ballerino. Beato lui che vive a Milano dove ci
sono tanti locali ».
In quel mentre l'orchestra attaccò un cha-cha-cha.
« Vogliamo vedere se so cavarmela anche qui? »,
fece Bomboni e, rivolto a Mario, « Le ci scusa? »
Sulla pedana Luisa superò se stessa e, mentre
ballava al ritmo di quella musica con mosse aggra-
ziate e invitanti al tempo stesso, fissava Bomboni
quasi lo volesse magnetizzare.
Subito dopo Martino riprese a cantare un len-
to e Luisa e Bomboni si ritrovarono abbracciati
come una coppia di amanti.
Il milanese era euforico.
« Mi permetta di chiamarla Luisa. Lei è molto
bella e io sono incantato dalla sua grazia. Sono
felicissimo di essere qui a Napoli e non avrei mai
immaginato di incontrare una donna come lei. Sa,
io non sono più giovanissimo e di donne ne ho co-
nosciute tante, ma lei le supera tutte ».
« Franco », disse Luisa chiamandolo per nome,
« anche lei è tanto simpatico e attraente e credo
che qualsiasi donna di gusto sarebbe lieta di starle
vicino ».
« Luisa, sei una donna meravigliosa, io già
98

sento di amarti. Dobbiamo assolutamente rivederci
da soli ».
« Franco, non dire così, lo sai che sono spo-
sata e poi voglio bene a mio marito. Ho dei do-
veri e non possiamo, anche se non ti nascondo che
mi sento attratta da tè ». Gli sfiorò le labbra con
un bacio e poi rapidamente, sciogliendosi dall'ab-
braccio, lo condusse al tavolo.
I successivi due balli la donna li fece con
Mario, costretto quasi a forza, ma al terzo era nuo-
vamente fra le braccia dell'industriale.
« Luisa, ho la mia età e non è solo un fatto
passeggero. Dobbiamo vederci, voglio anche parlarti
della concessione e, ti supplico, dimmi quando pos-
siamo incontrarci da soli ».
« Franco, non voglio essere scortese con tè, ma
ho paura perché mi piaci e non possiamo incon-
trarci da soli. Sai, tanti mi fanno la corte, ma non
mi fanno paura perché non mi attraggono. Se vuoi,
toma da noi a cena o possiamo andare fuori, ma
da soli no ».
« Luisa, ti prego, solo una volta per poter sa-
pere di più della tua vita e dei tuoi problemi e
dirti dei miei. Ti attendo domani alle 18 al bar del-
la Villa».
La musica era cessata. Luisa si staccò da Bom-
boni e, dirigendosi al tavolo, gli disse :
« Non so, forse ».
Tornata a casa, Luisa stentò ad addormentarsi.
Forse era giunto un altro momento cruciale della
sua vita e doveva ben studiare il da farsi. Fra l'altro
Bomboni non le dispiaceva come uomo e poi rap-
presentava il successo e la ricchezza.
Il giorno dopo a pranzo Mario era alquanto eu-
99

forico ed una volta tanto ruppe la sua innata riser-
vatezza per dire a Luisa che lo interrogava sui
motivi di tale stato :
« Sai, oggi ci siamo incontrati in ditta con
Bomboni. Mi ha detto che probabilmente affiderà
a noi l'esclusiva dei suoi prodotti, nonostante la
nostra non sia la ditta più attrezzata ed esperta con la
quale ha avuto contatti qui a Napoli. Mi ha anche
detto che lui non bada alle apparenze e preferisce
avere collaboratori giovani e che non abbiano già
un grande giro perché ciò permette loro di impe-
gnarsi di più per la sua azienda. Poi mi ha fatto tanti
complimenti per il modo con cui intendo eventual-
mente condurre la cosa » e, rivolgendole un mezzo
sorriso, proseguì : « Se così sarà finalmente potrò
darti di più e principalmente quella casa più bella
che da tempo mi chiedi ».
« Mario, ma ne sei proprio certo o ti illudi ? »,
disse Luisa e subito, quasi pentita, aggiunse : « Io
so che tu vali tanto e meriti ogni successo ». Si
alzò, abbracciò Mario, gli carezzò i capelli e, strin-
gendogli le guance tra le mani, lo baciò a lungo.
« Quando ti comunicherà definitivamente la sua
decisione ? »
« Penso entro domani o dopodomani al massi-
mo, anche se ufficialmente scriverà poi da Mi-
lano ».
« Auguri, amore e in gamba », concluse Luisa
assestandogli un colpetto al basso ventre.
Pochi minuti dopo le 18 Luisa era al bar del-
la Villa dove trovò ad attenderla un pimpante Bom-
boni. Questi, baciatale la mano, la invitò a salire
su una lussuosa automobile che avviò velocemente
verso Agnano.
100

« Cara, cara, Luisa, che gioia averti visto.
Stanotte non riuscivo a dormire pensandoti » e,
porgendole una scatola con delle orchidee, aggiun-
se : « Mi sono permesso di portare un omaggio
alla tua bellezza ».
« Franco, sono venuta solo perché non potevo
farne a meno. Ma solo per un attimo, non ti allon-
tanare troppo e grazie per i fiori », disse prenden-
do il cofanetto e aprendolo.
Grande fu la sua sorpresa quando di sotto i fiori
comparve senza astuccio un anello con un diamante
purissimo.
« Spero che ti piaccia, anche se la sua luce non
può certo rivaleggiare con quella dei tuoi occhi ».
Luisa era rimasta senza parole, ma subito si
riprese e disse con tono deciso :
« Franco, questo no, ti ringrazio, apprezzo, ma
non posso accettarlo ».
L'auto nel frattempo era giunta ad un piccolo
cancello e Franco, con una brusca sterzata, lo su-
però entrando in un vialetto che immetteva in una
graziosa villa. Bloccò i freni e replicò :
« Luisa, io sono ricco, lavoro tanto e non ho
avuto una vita facile. Improvvisamente si è aperto
per me un orizzonte nuovo. Ho conosciuto la don-
na che ho sempre desiderato e che voglio rendere
felice ».
« Ma Franco, ti ho detto », obiettò Luisa, ac-
cavallando e scoprendo le lunghe e belle gambe,
« che io sono sposata, ho un figlio e voglio bene
a mio marito al quale sono sempre stata fedele ».
« Permettimi allora di farti avere quello che
ancora non hai. Sai, proprio questa mattina ho fatto
capire a tuo marito che la concessione sarà sua e
101

ciò significa guadagnare molto e l'agiatezza se non
la ricchezza, non è possibile che una donna bella
come tè e anche cara non debba avere una casa co-
me quella dei tuoi amici. Non ho secondi scopi,
mi basta il tuo affetto e, solo se vorrai, il tuo amo-
re... Vieni, parliamone e raccontami di tè ».
Franco scese dall'auto e si diresse verso la vil-
la dove Luisa lo seguì.
Ella provava davvero qualcosa per quell'uomo.
Aveva iniziato a sedurlo con uno scopo ben preci-
so, ma ora si sentiva torse per la prima volta at-
tratta da lui o, più che da lui, da quello che egli
rappresentava. Ma la sua educazione e certi principi,
che nonostante tutto continuavano a vivere in lei,
l'ancoravano alla famiglia e il successo che si era
proposta di raggiungere doveva estrinsecarsi sem.
pre in tale ambito. Però provava desiderio e sa-
peva che non poteva appartenere tutta la vita a un
solo uomo. La sua bellezza, il suo fascino, la sua
sensualità la portavano ad altre esperienze, anche se
queste dovevano svolgersi parallelamente alla vita
matrimoniale, non in alternativa.
All'interno della villa, in accogliente salot-
tino, parlarono a lungo. Bomboni le raccontò dei
suoi stentati inizi e della ricchezza attuale, della
moglie ormai anziana, dei figli ormai già adulti,
dei suoi giri e delle sue esperienze. Luisa delle sue
aspirazioni, delle sue mortificazioni, quando da
ragazza viveva in un ambiente non suo, dell'ammi-
razione che sempre aveva suscitato negli uomini,
della sua condotta, provocatoria sì, ma anche delle
sue difese.
Fu proprio Luisa che a un certo momento con-
dusse Bomboni nell'attigua camera da letto e lo
102

fece impazzire di piacere.
« « «
Con la concessione dei prodotti dell'industria
di Bomboni ed altre che ne vennero di conseguenza,
l'attività della ditta di Mario si ampliò notevolmen-
te e i guadagni cominciarono ad affluire molto più
consistenti. Ciò permise a Luisa di prendere in fit-
to un appartamento molto più grande, situato in
una delle zone più eleganti della città e di arredar-
lo con mobili ed accessori di qualità.
Cominciò allora ad invitare i moltissimi amici
e a condurre una vita di società più brillante e
completa di quella precedente.
Oltre alla bellezza, che si era fatta con la
nuova esperienza più radiosa, vi era in lei sempre
maggior sicurezza dei propri mezzi e ciò le per-
metteva di dominare le persone che frequentava.
Gli uomini erano sempre più conquistati dal
suo fascino, le donne ne subivano la forte perso-
nalità.
Incominciò a frequentare i circoli più eleganti,
a partecipare a canaste di beneficenza e a poker
sempre più violenti. Non si combinava nel suo am-
biente un gioco o una festa senza prima chiedere a
Luisa se le andasse bene quel giorno e quel tipo
di trattenimento. Se ella non vi avesse partecipato,
buona parte degli altri l'avrebbe imitata. Ciò per-
ché gli uomini della sua comitiva desideravano prin-
cipalmente vedere lei, starle vicino, corteggiarla
con la speranza di poterla un giorno avere. Spesso
mogli si sentivano dire :
« Ho saputo che Luisa e Mario non vanno e
103

io sono stanco e ho da fare, rimanda ».
Molte signore erano costrette a partecipare a
giochi pomeridiani organizzati da Luisa per non ini-
micarsela e non avere il suo ostracismo per altre
feste o incontri che a loro più interessavano.
I rapporti di Luisa con Bomboni erano impron-
tati su molte telefonate che lui le faceva da Milano
e a visite a Napoli ogni paio di mesi, durante le
quali uscivano di sera con Mario per andare a ce-
na o a ballare e di pomeriggio per recarsi nella
villa del primo incontro.
Ad ogni visita Bomboni le portava un regalo
costituito per lo più da oggetti di gioielleria. L'in-
dustriale sarebbe venuto molto più di frequente,
tutto preso com'era dall'amore per lei, ma Luisa
gli aveva imposto di non venire più spesso dicendo-
gli che non dovevano far insospettire Mario e gli
amici.
La verità era però che ella, ottenuto quanto le
interessava per l'azienda di Mario e superato il
primo momento di attrazione e di vanità, non era
più interessata a lui e cercava gradualmente di
staccarlo per poi chiudere la loro relazione.
Le villeggiature dei due anni successivi all'in-
contro con Bomboni le aveva sempre trascorse nel-
la stessa isola dove si ripeteva più o meno la vita
che conduceva in città, ma aveva aumentato il nu-
mero delle volte che giocava a poker e le piaceva
sempre di più il gioco per il gioco, che spesso di
pomeriggio organizzava con alcune ricche signore
più anziane di lei e delle quali non trattava i mariti.
In sostanza ora scindeva il gioco per il gioco,
dove poteva estrinsecare al massimo la passionne che
sempre più sentiva per il poker, da quello a carat-
104

tere sociale con le amiche di pomeriggio e da quel.
lo a carattere erotico con i mariti la sera.
Le succedeva sempre più spesso che quello che
vinceva la sera lo perdeva, e per di più con gli m.
teressi, al poker con le anziane giocatrici. Ma questo
era il gioco che sempre più le piaceva e le dava
forti sensazioni.
Era sempre più corteggiata, ma come al solito
riusciva a tenere a bada i suoi ammiratori con delle
piccole concessioni che li tenevano sempre m
aspettativa adorante.
La sera, quando si giocava, era una corsa ed
una lotta per chi riusciva a sederle vicino e i vm.
citori venivano ricompensati con sguardi di tuoco,
contatti e piccoli baci.
Non tutti, naturalmente, resistevano e sopporta.
vano di essere trattati solo così e, quando si ren-
devano conto forse perché più esperti e disincantati
degli altri che non avrebbero ottenuto nulla, ab-
bandonavano il corteggiamento e quasi sempre la-
sciavano anche la comitiva.
Ma non erano molti, la maggioranza sperava.
In Luisa questa situazione di adorazione degli
uomini e quasi di obbedienza delle mogli avevano
ancor più sviluppato l'innato senso di presunzione
per cui spesso la si sentiva pontificare e dare dei
giudizi su qualsiasi cosa con aria di chi tutto sa
e fa bene. Sempre di più si sentiva autorizzata ad
entrare nei fatti delle varie famiglie, a emettere dei
giudizi o delle regole di comportamento e le altre
mogli, quelle in particolare con minore personali-
tà o che avevano i mariti più invaghiti di lei, pur
dispiacedosi quasi fino alle lacrime, sopportavano
la situazione.
105

La posizione di Mario poi era strana: da una
parte egli usufruiva di riflesso di questo stato di
primato, dall'altra era oggetto di molte critiche,
ma sembrava contento ed era sempre più docile
nelle mani di Luisa che però lo gratificava in pub-
blico di molte manifestazioni d'affetto che ingelosi-
vano tutti gli altri.
Un giorno entrò a far parte della comitiva una
nuova coppia, Ugo e Mirella.
Lui, un uomo prestante, anche se in continua
lotta con la tendenza ad ingrassare, di trentotto
anni. Lei, coetanea del marito, bassina, bruna, ner-
vosa e con fama di grande giocatrice. Avevano due
tigli, un maschio e una femmina, di 16 e 13 anni,
una posizione economica molto buona, quella socia-
le un pò meno.
« « *
Ugo, appena entrato a far parte della comiti-
va, fu oggetto dell'attenzione di Luisa che doveva
soggiogarlo come gli altri. Egli, tipo sanguigno^ se
ne invaghì subito al massimo grado e con Rino,
il più attivo dei corteggiatori, si rese protagonista
di vivaci lotte per sedersi vicino a Luisa durante i
poker, a teatro, al ristorante e dovunque si recas-
sero in comitiva. Finì così che Luisa era sempre
fra Rino e Ugo e scherzando gratificava l'uno e l'al-
tro dei soliti contatti e piccoli baci.
Rino, fino ad allora ed ormai da molti anni,
era quello che, contento di quanto Luisa gli con-
cedeva, ma sempre speranzoso di ottenere qualco-
sa di più, era il maggior perdente. Egli fu in breve
superato da Ugo il quale sembrava essere comple-
106


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MessaggioTitolo: Re: MARIA LUISA 3° RACCONTO *   MARIA LUISA 3° RACCONTO * EmptyMer Feb 04, 2015 2:53 am

tamente impazzito, tanto che Luisa temeva di
non riuscire più a tenerlo a treno come fa-
ceva con gli altri e quindi cominciò a dargli meno
confidenza.
Ugo capì tutto e cambiò tattica. Fu apparen-
temente meno impetuoso, tranne che nel gioco, e
cercò di diventare molto amico di Mario. Andava
spesso a trovarlo in ufficio, gli dava dei consigli e
cercò di combinare degli affari insieme con lui.
Parallelamente spinse la moglie a giocare sem-
pre più spesso al violento tavolo che Luisa aveva
nel pomeriggio con quelle scaltre, anziane signore
e Mirella, dato il suo temperamento, riuscì a per-
dere anche più di Luisa stessa, che con lei al ta-
volo invece mitigò le perdite.
Questa tattica portò come conseguenza logica
al fatto che le due coppie erano sempre insieme do-
vunque e si scambiavano continue visite.
Luisa, pur rendendosi conto che l'azione di
Ugo rappresentava un più sottile corteggiamento,
non tu contraria anche perché apprezzò quanto le
aveva detto Mirella e cioè che fino ad allora la sua
partecipazione a violenti tavoli di poker era sta-
ta fortemente osteggiata dal marito. Inoltre le at-
tenzioni che ora Ugo le rivolgeva di nuovo più
apertamente si sviluppavano solo alla presenza di
Mario e di Mirella.
Ne fu anzi divertita e lusingata perché inco-
minciava a provare una certa attrazione per Ugo
in quanto egli possedeva un carattere autoritario
come il suo, ma ella dominava il dominatore e
questo le procurava un'intima soddisfazione.
Si era quindi creata una strana situazione. Lui-
sa dominava Ugo e naturalmente Mario. Ugo era
107

il padrone assoluto nella sua casa e quindi Luisa
dominava su tutti. La maggiore vittima era Mirella
la quale era nei confronti di Luisa in uno stato di
sudditanza assoluta.
Luisa le capitava in casa in qualsiasi momento
e vi decideva tutto quello che voleva : dal pranzo
ai divertimenti, dall'abbigliamento di Mirella ali'
arredamento e a quello che dovevano fare i figli.
Qualche volta, è vero, Mirella provava a ribel-
larsi, ma bastava che Luisa chiamasse Ugo e, pre-
solo sotto il braccio, gli dicesse :
« Ugo, guarda che queste tende stanno male e
fate una brutta figura. Ho detto a Mirella di farle
cambiare. Tu naturalmente sei d'accordo, vero? »
Al che Mirella riceveva dal marito l'ordine di
far cambiare le tende.
O ancora Luisa chiamava la figlia o il figlio di
Ugo e criticava certe cose vietando loro di farle
e subito il padre confermava tutto anche se era in
contrasto con quanto lui stesso aveva affermato
poco prima.
Luisa provava una sensazione nuova che poteva
forse essere definita sadismo, ma amava avere quella
famiglia in pugno e, se qualche volta Mirella arriva-
va alle lacrime, lei ne era contenta ed eccitata.
Ugo seguiva Luisa in tutto, sempre invaghito
com'era di lei, ma ancor più impaziente di poterci
andare a letto.
A sua volta Luisa provava un sempre maggiore
interesse per lui e incominciò a concedergli sempre
di più. A casa sua o in quella di Ugo lo baciava
e si faceva baciare a lungo e i contatti si facevano
più intimi. Gli amici, a vederli sempre insieme e
così intimamente, iniziarono a fare pettegolezzi. Le
108

donne ricevevano qualche volta il sommesso sfogo
di Mirella e lo riferivano al proprio marito il qua-
le, a sua volta invaghito di Luisa, si ingelosiva e
riportava la cosa agli amici o ne faceva qualche
accenno in comitiva davanti a tutti gli altri, com-
presi i quattro interessati.
* * *
Mario fino ad allora non si era opposto al compor-
tamento adottato da Luisa in tutti quegli anni, per-
ché era sempre innamoratissimo e più che mai at-
tratto fisicamente da lei. Inoltre egli appariva l'unico
privilegiato a ricevere totalmente le grazie di una
donna così affascinante. Per di più, anche se di ri-
flesso, la sua posizione in comitiva era di tutto rilie-
vo. Infine l'amicizia di Ugo, i suoi consigli e la sua
saltuaria collaborazione non gli erano dispiaciuti, ma
l'ultimo evolversi della situazione incominciava ora
a infastidirlo e un pomeriggio affrontò con Luisa
l'argomento.
« Senti, cara, non tè la prendere, ma non ritieni
opportuno che noi si tratti meno Ugo e Mirella ?
Mi sembra che questo stare sempre insieme, questo
tuo interessarti troppo alla loro vita familiare possa
essere motivo di pettegolezzi in giro ».
« Orsacchiotto mio », così Luisa lo chiamava da
un po' di tempo, « ma cosa dici » e cominciò a ca-
rezzargli il torace. « Noi siamo amici e se io faccio
correggere qualcosa in quella casa, lo faccio proprio
per amicizia. Mirella è così debole e scombinata che
anche quei poveri ragazzi ne subiscono le conseguen-
ze negative ». La mano scese verso il pube. « Non
mi dire poi che sei geloso. Tutti da tanti anni mi
109

fanno la corte e lo sai, ma che conta? Ugo è come
gli altri, più di un bacio da me non ha, proprio
come gli altri ». La mano raggiunse il pene e lo
strinse forte. « Poi io voglio fare così e sai che
quando ho deciso una cosa quella è! Una volta che
avrò messo ordine in quella casa, forse allora li fre-
quenteremo meno. Ora per me è come una missione».
La mano strinse ancora di più e cominciò a muover-
si ritmicamente. « Tu invece fai un po' di corte a
Mirella, poveretta. Sii gentile con lei, falla sentire
un po' più bella... E ora basta, andiamo a letto che
ho voglia di amore dal mio uomo, su. Poi andiamo
da Ugo e Mirella ».
Più tardi Luisa, seguita da Mario, andò a casa
degli amici e, appena entrata, baciò Ugo sulla bocca,
Mirella sulle guance, diede uno scappellotto al fi-
gliolo e una carezza alla figlia.
« Stasera ho voglia di fare follie, andiamo a
ballare ».
« Ora? Ma io sono stanca », eccepì debolmente
Mirella.
« Su, non essere noiosa. Fatti bella e indossa
quel vestito scollato che piace tanto anche a Mario,
vero? »
« Sì, ti sta molto bene », fece Mario e si diresse
verso Mirella, mentre Luisa aggiungeva :
« Ma fai presto, via ».
Quando si furono accomodati nella capace auto
di Ugo, si diressero al Trocadero, perché così Luisa
aveva deciso e a Mirella che aveva timidamente
detto :
« Ma scusa, Luisa, non ti sembra che sia meglio
andare da qualche altra parte? Al Trocadero con lo
spettacolo che fanno si fa troppo tardi e non vorrei
110

lasciare i ragazzi soli proprio stasera che non e e
la domestica», Luisa aveva risposto:
« Mirella, sei la solita lagna. Giudico io quello
che è giusto. Anzi, ti dirò, non è bello che tua figlia
frequenti quella scuola di recitazione. E' meglio non
mandarla più ».
« Ma se riesce così bene e le fa tanto piacere ».
« Fino a una certa età lo posso anche capire, ma
adesso è grande; quindi da ora basta, eh Mirella? »
Al che Mirella scoppiò in lacrime dicendo:
« Ma non è giusto. Perché vuoi imporre queste
cose? Ugo, e tu non dici nulla? E tu, Mario? »
« Ugo è d'accordo con me, è vero, caro? », disse
con sicurezza Luisa, mentre il suo bei braccio cingeva
le spalle di Ugo.
« Certo », fece questi. « Mirella, smettila ! Ora
basta, non fare la bambina. Ha ragione Luisa come
sempre. Da domani la ragazza non andrà più alla
scuola di recitazione e farai bene a seguire in tutto
quello che dice Luisa che è molto più saggia di tè ».
La mano di Ugo scivolò sulla coscia dell'amica. « Lui-
sa, anzi, ti debbo chiedere una cortesia. Desidero
cambiare l'arredamento in salotto. Vuoi occupartene
tu dicendo a Mirella cosa deve comprare? »
« Sì, certo, Ugo. Tè l'avevo detto da tempo e
anzi ero in collera con tè che ancora non l'avevi
fatto. Mirella allora domattina vieni da me alle 11 ».
Giunti al locale, i quattro si accomodarono ad
un tavolo e subito Luisa disse :
« Mario, fai ballare la piagnucolona e fatti ono-
re ». Si chinò verso Mario e lo baciò sulle labbra
e poi a Ugo : « E tu fammi vedere se sei sempre in
forma ».
Le due coppie si alzarono e incominciarono a
111

ballare.
Luisa era splendida. L'abito attillatissimo met-
teva in risalto le sue stupende forme. Le sue brac-
cia tornite e sode si stringevano a Ugo e la sua bocca
era provocantemente vicino a quella di lui.
« Luisa, io non ce la faccio più », proruppe Ugo.
« Io ti amo tanto, non so più cosa fare, ma capisci-
mi, voglio averti, mi sento impazzire ».
« Ugo, sai, forse anch'io ti amo. Voglio verifi-
carlo. Domani pomeriggio rimarrò sola con tè e ve-
dremo ».
Si trattennero ancora qualche tempo nel locale
e poi ritornarono alle rispettive case.
Il pomeriggio seguente in un appartamentino at-
tiguo all'ufficio di Ugo, Luisa fu finalmente sua e
gli donò sensazioni che egli mai aveva provato pre-
cedentemente. Anche lei ne fu pienamente soddi-
sfatta e assunse, durante quel pomeriggio d'amore,
posizioni nuove che conosceva solo per averle lette
su qualche libro erotico.
Da quel giorno una o due volte alla settimana
Luisa e Ugo andavano a letto insieme, mentre conti-
nuavano a vedersi quasi ogni sera, unitamente ai
rispettivi coniugi, o da soli o con gli altri amici.
In quei giorni Luisa chiuse definitivamente la
sua relazione con Bomboni, giustificandosi col dirgli
che non se la sentiva più di continuare ad ingannare
Mario e la famiglia, anche se lasciandolo avrebbe
provato dolore.
•*• •*• v
La vita di Luisa continuava come al solito : il
gioco sempre più intenso, pomeriggio e sera, le feste,
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MessaggioTitolo: Re: MARIA LUISA 3° RACCONTO *   MARIA LUISA 3° RACCONTO * EmptyMer Feb 04, 2015 2:57 am

i teatri, la villeggiatura, i corteggiamenti. Unica no-
vità gli incontri con Ugo che nelle sue mani era di-
ventato una specie di Mario, accondiscendente e do-
cile a tutto.
Dopo i primi mesi Luisa si accorse di non provare
più piacere nello stare con Ugo. I suoi appetiti ses-
suali, che non erano mai stati eccessivi, si stavano
ancor più assopendo. Amava sempre, è vero, farsi
corteggiare, suscitare il desiderio e l'eccitazione negli
uomini che l'avvicinavano, ma tutto si fermava per
lei ai soliti contatti e baci sulle labbra. Provava ec-
citazione solo quando sadicamente martirizzava Mi-
rella e spradroneggiava nella sua casa o ancor più
quando chiudeva un bei punto a poker, ma a quello
con le anziane signore dove si giocava sempre più
forte. In quei casi, oltre ad eccitarsi, era pervasa da
brividi e la pelle le si taceva d'oca.
Gli amici non avevano più motivi di pettegolez-
zi per i rapporti fra i quattro che, apparentemente,
si erano normalizzati. Solo nella casa di Ugo, Luisa
sadicamente martoriava Mirella e i tigli ad ogni oc-
casione, infliggendo loro ogni sorta di mortificazio-
ni e poi, eccitata, andava via con Ugo a fare l'amore.
Altre volte sul letto del loro rifugio Luisa e Ugo
giocavano a poker e solo quando ella chiudeva un
bei punto si faceva amare.
Ma tutto ciò non le bastava più ed incominciò a
concedersi sempre meno a Ugo, il quale invece era
sempre più preso da lei.
Un pomeriggio Luisa si era recata a casa di Mi-
rella per andare poi a giocare insieme e Ugo ne ap-
profittò per chiederle :
« Ma, Luisa, cosa hai ? Perché non vuoi stare più
sola con me? Dimmi, ti ho fatto qualcosa? Debbo fare
113

dell'altro ? »
« Sì, voglio fare l'amore con tè nella tua stanza
da letto con tua moglie in casa », disse Luisa guar-
dandolo in segno di sfida.
« Ma, cara, lo sai che tutto quello che vuoi tu
lo voglio anch'io, ma se poi lei si lamenta e lo dice
in giro, come faremo ? »
« Sta a tè impedirglielo, d'altra parte mi sembra
già sufficientemente rassegnata a tutto. Vieni », ag-
giunse imperiosamente Luisa e lo attirò nella stanza
da letto dove era Mirella che si stava vestendo.
« Mirella, aspettaci fuori e telefona alle amiche.
Dì loro che faremo un pò più tardi ».
Così detto, Luisa al colmo dell'eccitazione ab-
bracciò Ugo, lo baciò e poi incominciò a spogliarlo.
Dopo qualche tempo Luisa più soddisfatta e bella
che mai uscì dalla stanza e, chiamata Mirella, le in-
giunse di affrettarsi che era tardi.
Mirella non diceva nulla, ma si avviò con Luisa.
« Sai, ho deciso che l'amore con Ugo lo farò sem-
pre da tè, mi piace di più. Hai un marito ancora mol-
to virile. Se farai sempre come ti dico, gli dirò di
fare ancora l'amore con tè, ma bada bene di non
tarmi difficoltà, altrimenti per tè sarà una vita d'in-
ferno e di privazioni e principalmente niente più
poker ».
Mirella non rispose nulla e allora Luisa infierì :
« Hai capito bene ? »
« Sì, va bene, come vuoi, ormai...». Quel giorno
Mirella pianse ancora più del solito.
« * *
Per molti mesi ancora le cose andarono avanti
114

così. Luisa si recava sempre più spesso a casa di
Ugo col pretesto, creduto o meno, di vedere Mirella
e quasi tutte le volte faceva l'amore con lui. Spesso,
mentre erano ancora a letto, chiamava Mirella con
la quale si metteva a discutere di poker o di altri
argomenti e le dava qualche bizzarra disposizione.
A volte, in presenza della moglie, attirava a sé Ugo
con voluttà e si faceva possedere.
Mirella era del tutto soggiogata ed ancora una
volta Luisa era la dominatrice assoluta. Sembrava
che nessuno le si potesse opporre !
Forse per compensazione psicologica a quel poker
pomeridiano perdeva masochisticamente quasi sem-
pre e le sue altre vincite non compensavano affatto
le grosse perdite, per cui incominciò a chiedere sem-
pre più spesso soldi a Mario, il quale però, pur tro-
vandosi in una buona posizione economica, non era
sempre in grado di soddisfare quelle sue richieste.
Incominciò così a vendere o a impegnare qualche
gioiello. Soldi a Ugo non ne voleva chiedere anche
perché egli già doveva pagare tanto per le perdite
di Mirella.
Passavano i mesi e Luisa diradava sempre di
più i suoi incontri intimi con Ugo che ora non le
davano più soddisfazione, nemmeno quando erano
preceduti dai soliti tormenti a Mirella o si svolgeva-
no in sua presenza.
Lo stesso Ugo incominciò ad essere meno sod-
disfatto di questa strana situazione che non era ora
nemmeno più compensata, così spesso come prima,
dalle lunghe ed appaganti ore d'amore.
Fu quindi quasi per un tacito accordo che i due
e i relativi consorti cominciarono a vedersi e a trat-
tarsi sempre meno, a frequentare case e luoghi diversi
113

e infine a non incontrarsi più.
* * *
Erano trascorsi ormai più di dieci anni dal ma-
trimonio e Luisa poteva cominciare a fare un primo
bilancio della sua vita.
Aveva ottenuto di frequentare l'ambiente a cui
aveva aspirato e del quale era divenuta un elemen-
to di primo piano. Abitava in una bella casa, ben
arredata, faceva delle villeggiature, anche se non
estremamente lussuose, ma su un tono elevato. Ave-
va un marito fedelissimo e completamente a sua
disposizione. Aveva avuto anni di massimo fulgore
durante i quali si era sentita una delle donne più de-
siderate della sua città e infine due amanti. Bombo-
ni e Ugo.
Il suo senso di dominio che era sconfinato in sa-
dismo aveva raggiunto la sua massima espressione du-
rante il periodo della relazione con Ugo nel corso
del quale aveva schiavizzato Mirella. Aveva però
anche provato un senso di incompletezza quando si
era accorta che non era capace di amare senza parti-
colari sollecitazioni.
Era sempre molto bella, ma gli anni trascorsi
a vivere intensamente fra feste e giochi d'azzardo,
il fumo, la tensione, il dormire più di giorno che
di notte avevano incominciato a segnare il suo stu-
pendo viso e anche il corpo si era un pò appesantito.
Incominciava a provare un vago senso di stanchez-
za ed anche quella volontà di dominare con la sua
avvenenza e il suo fascino si andava attenuando.
Pur suscitando ancora tanto desiderio, non vo-
leva o non poteva tenere più tutti gli uomini della
116

comitiva, che si era di molto rinnovata, in pugno
come una volta e le donne erano meno disposte a
sopportare i suoi capricci.
La passione che era andata sempre più aumen-
tando era quella per il gioco ed ora quel tavolo
pomeridiano composto da terribili giocatrici e qual-
che anziano giocatore si combinava negli ultimi an-
ni anche di sera.
Luisa aveva cercato di modificare il suo gioco
violento in uno più calmo e riflessivo anche perché
non poteva più sostenere quelle grosse perdite. I
gioielli di Bomboni erano stati ormai tutti venduti
e Mario nan attraversava più un felice periodo econo-
mico in espansione: guadagnava sempre bene, ma
l'inflazione non consentiva più molte spese volut-
tuarie.
Un giorno Luisa partecipò al solito poker: do-
te iniziale di lire 500.000. Ebbe una serie di colpi
sfortunati e verso la fine del gioco perdeva circa due
milioni. Era agitata e nervosa e disse improvvisa-
mente :
« Sono all'altezza », contravvenendo ad una del-
le regole che negli ultimi tempi si era imposta. Era
questa infatti una cosa molto pericolosa, perché chi
lo faceva avrebbe potuto giocare l'intero capitale
in possesso sul tavolo di un qualsiasi altro giocatore.
Una componente distribuì le carte. Luisa inco-
minciò a guardarle lentamente una per una: Asso
di Quadri, Rè di Quadri, Dieci di Quadri, Fante di
Quadri. Scoprì con grande ansia l'ultima carta: Set-
te di picche, che rabbia !
Alla sua destra aprirono il gioco :
« Centomila ».
E Luisa :
117

« Per tré ».
Alcuni abbandonarono, solo due accettarono. Il
piatto era già di un milione. Una componente chie-
se una carta, l'altra ne prese due, Luisa una. Con
mano tremante la raccolse, la guardò molto lentamen-
te : Otto di Cuori, che disdetta !
Quella che aveva aperto il gioco puntò 300.000
e Luisa impulsivamente :
« Resta ».
Le terza componente passò subito, l'altra in-
vece incominciò a pensare.
Luisa cercava di nascondere la sua agitazione.
Se quella giocatrice avesse visto avrebbe dovuto
giocarsi ancora un milione (tale era il capitale di
quella).
Quei minuti le sembrarono ore, la sua avversa-
ria allargò e richiuse più volte le carte, la osser-
vò, abbassò Io sguardo, lo alzò di nuovo e poi dis-
se :
« Visto. Io ho tuli e tu ?»
« II mio è un bluff », fece nervosamente Lui-
sa e gettò le carte sul tavolo.
Perdeva così oltre tré milioni e gli ultimi col-
pi non modificarono la situazione.
Non era mai giunta a tanto !
« Raggnippate i miei debiti, possibilmente pres-
so una sola vincitrice », disse, mentre cercava di na-
scondere il disappunto.
« Va bene, prendo tutto io », fece Anna, una
signora sulla cinquantina che vinceva molto spesso.
Luisa si alzò e pregò Anna di seguirla in un an-
golo del salotto.
« Senti, ora non ho con me i soldi. Tè li do
domani ».
118

« Fai pure, cara, ma non più tardi di domani
sera. Sai, ho dei conti da pagare ».
« D'accordo, a domani », disse Luisa e, saluta-
te le altre componenti il tavolo, uscì affrettatamen-
te.
Dirigendosi verso casa si domandava come e
dove avrebbe potuto trovare quei soldi per pagare
il debito. In banca aveva poche centinaia di migliala
di lire, lo scrigno era ormai colmo solo di oggetti di
scarso valore ad eccezione di un piccolo solitario.
Chiederli ancora una volta a Mario le sembrava
inutile e anche pericoloso. Conosceva la situazione
finanziaria del marito, in quel periodo niente af-
fatto brillante. Avvertiva inoltre che la pazienza di
Mario era ormai al limite. Il suo ascendente su di
lui era sempre forte, ma poteva essere proprio un'
ulteriore richiesta del genere a metterlo in crisi
forse definitivamente.
Una soluzione poteva forse essere quella di ri-
volgersi a qualcuno che le prestasse il denaro, pre-
vio un forte interesse e una restituzione a breve
scadenza. Ma a chi rivolgersi?
Si ricordò allora che da tempo fra le sue ami-
che si diceva che il marito di una di loro svolgeva
quell'attività mascherata dall'altra apparente di pic-
colo industriale.
Era l'unica possibilità che aveva. Bisognava ten-
tare.
La mattina dopo Luisa telefonò a Gigi Binda
e gli chiese di poterlo vedere subito. Si recò al suo
ufficio e gli disse di quanto aveva bisogno.
Gigi aveva sempre guardato Luisa con interesse
ed era stato anche lui spesso attratto da quella
bella donna, ma per lui il denaro aveva una gran-
119

de importanza. Alla richiesta di Luisa, alla quale
mancavano garanzie, stava per rispondere no, ma
poi, riflettendoci meglio, ritenne di poter concedere
il prestito. Ne avrebbe, nel caso di regolare paga-
mento, ricavato un grosso utile, in caso contrario
forse qualcosa d'altro.
Luisa ebbe il denaro e pagò i debiti di gioco.
Nei mesi successivi fu in grado, con qualche vin-
cita a poker e dei risparmi, di saldare completa-
mente Gigi.
*  *  D!
Nell'anno seguente Luisa continuò a giocare ai
vari tavoli e le perdite in quello forte erano sem-
pre costanti, mentre le vincite negli altri erano in
diminuzione. Le capitò ancora un paio di volte di
dover ricorrere a Gigi e la restituzione divenne
sempre più difficile.
Ella comprendeva benissimo ;che, essendo il
suo fascino ancora forte, anche se non più irresi-
stibile come una volta, avrebbe potuto saldare il
suo creditore andando a letto con lui, ma la cosa
non le andava. Non solo Gigi non era il suo tipo, quan-
to poi non provava per lui, come d'altra parte per
nessun'altro, alcun desiderio. In fondo ella rima-
neva, nonostante le esperienze precedenti, una don-
na .onesta o comunque si riteneva tale.
Incominciò a pensare allora che quel poker
andava eliminato o comunque giocato il più rara-
mente possibile.
La carica vitale di Luisa, anche se non più co-
sì prorompente come anni prima, rimaneva notevo-
le ed ella era sempre alla ricerca di una sua rea-
120

lizzazione. Gli obiettivi che si era prefissa nei pri-
mi tempi del matrimonio si erano tutti concretiz-
zati in maniera esaltante.
Ora, a parte il gioco che in definitiva era la
sua vera e unica passione, non provava più quella
soddisfazione nel sentirsi ammirata, nel far girare
la testa agli uomini, nel rappresentare la stella
del suo giro. Intelligentemente avvertiva anche che ciò
non le sarebbe stato più possibile. Voleva quindi
realizzarsi, essere sempre la prima, ma in un set-
tore che le desse una resa economica e la soddi-
sfazione di attuare qualcosa di creativo.
Da ragazza aveva sempre avuto una certa faci-
lità nel disegno ed ora aveva una buona competen-
za in fatto di moda. Pensò quindi di mettere su
una boutique e di far realizzare modelli di sua crea-
zione. Per le vendite si sarebbe avvalsa del suo an-
cora grande giro di amicizie. Ma l'attuazione di questo
progetto richiedeva capitali e collaborazione.
Fu allora che pensò a Rino e Marta. Il suo
fascino le sarebbe servito ancora.
* * *
Iniziò così un nuovo periodo per Luisa. Insie-
me con Mario, cominciò ad uscire sempre più spes-
so con Rino e Marta, tralasciando le altre amicizie.
Rino era quel suo grande e fedele corteggiatore
che per tanti anni era rimasto desideroso di lei. Ne-
gli ultimi tempi, anche perché le due coppie si
frequentavano di meno, egli sembrava essersi ras-
segnato, ma fu facile per Luisa riaccendergli il
desiderio.
Marta non rappresentava un grande ostacolo.
121

Per anni aveva considerato Luisa più bella e più
brillante di lei e ne aveva accettato la prevalenza.
In quel periodo quindi Luisa tomo ad essere
quella di una volta e a cinema, a ballare, a cena
e dovunque i quattro si recassero, fece letteralmen-
te impazzire il povero Rino e riuscì a convincere sia
lui che Marta che le donne non potevano rimane-
re senza fare nulla di produttivo e che quindi sa-
rebbe stato opportuno che le due amiche aprisse-
ro una boutique, nella quale avrebbero esposto e
venduto modelli disegnati da Luisa.
Per il finaziamento chiese a Mario una pic-
cola cifra e a Rino una molto maggiore. Le residue
resistenze di Rino furono sconfitte a letto.
Luisa si concesse a Rino dandogli la sensazione
della conquista, ma fu lei che programmò tutto.
Lo indusse a muoverle delle proposte più coraggio-
se, trovò il luogo, fissò il giorno e si mostrò tanto
eccitata e poi appagata.
La boutique fu realizzata, inaugurata ed ebbe
subito un notevole successo. Luisa si sentiva sod-
disfatta, era piena di attività e di iniziative. Anco-
ra una volta poteva primeggiare : era la padrona
.in assoluto. Marta solo un'esecutrice.
C'era, è vero, il fastidio procuratele da Rino
che, completamente invaghito e desideroso di lei,
non sembrava mai pago di fare all'amore. Ella
sentiva per lui solo della tenerezza, ripensando ai lun-
ghi anni nei quali aveva visto quest'uomo, che nella
vita occupava una considerevole posizione sociale e fi-
nanziaria, rimanerle accanto in una costante e sotto-
messa attesa, ma ella non provava nessun trasporto
amoroso ne eccitazione di alcun genere. Riusciva
quindi a tenerlo abbastanza a freno e a limitare
122

i loro incontri in privato, usando una gentilezza
e ricorrendo a mille scuse che le costavano l'impie-
go di una pazienza che non sentiva più di possede-
re. Ma egli insisteva, quasi volesse rifarsi in breve
tempo di tutti quegli anni nei quali non aveva po-
tuto coronare le sue speranze.
Col passare dei mesi il denaro affluiva sempre
in maggiore quantità nelle casse della boutique.
Luisa, superati i primi entusiasmi e raccolti mol-
ti successi, ricominciò a giocare e ancora più forte.
Come al solito, forse per l'ormai nota compensa-
zione psicologica, perdeva e cifre sempre più con-
sistenti.
Inizialmente riuscì a pagare i debiti di gioco
con la sua parte di utile, ma poi dovette attinge-
re sempre più spesso ai fondi della boutique che
proprio a causa di ciò, nonostante le molte vendite
e i buoni guadagni, incominciò ad essere sempre più
in passivo.
I rapporti con Rino non erano più idilliaci co-
me agli inizi della loro relazione in quanto Luisa,
appena ritenne che la boutique sarebbe potuta an-
dare avanti di forza propria, aveva ancor più dira-
dato gli incontri in privato con lui e, alle sue insi-
stenti proteste, aveva più volte reagito non con
il suo ben noto saper fare, ma in modo abbastanza
brusco. Ciò aveva determinato da parte di Rino
una presa di coscienza sul vero motivo dei rapporti
tra Luisa e lui. Non è che egli si fosse precedente-
mente illuso molto, ma il possesso di quella bella
donna che tanto aveva desiderato per anni aveva
causato in lui una fuga dalla realtà. Quindi, in luo-
go di cercare risposte ai suoi dubbi, aveva solo pen-
sato a godere quanto ella gli concedeva.
123

Erano in casa di Mario un giorno, quando Rino
disse :
« Senti, Luisa, ho controllato attentamente l'at-
tività della boutique. Marta mi ha messo al cor-
rente delle vendite effettuate, delle giacenze, dei
debiti, dei crediti e del fondo cassa. Insomma di
tutto e la situazione è molto strana. Risulta infatti
che vi dovrebbe essere un attivo di circa otto mi-
lioni e invece vi è un passivo di oltre sei milioni.
Ho qui le carte e alcune fotocopie e vorrei che Ma-
rio, che è più esperto di me, controllasse il tutto.
Ecco a tè, Mario » e gli porse una cartella.
« Ma Rino, caro, cosa dici, vuoi forse scherza-
re? », disse Luisa mentre impallidiva. Si lanciò
quindi a prendere la cartella che strappò dalle ma-
ni di Mario. « Sei un mattacchione e vuoi farci
preoccupare, vero? ». Così dicendo si avvicinò a
Rino e gli cinse il collo con le sue famose braccia.
« No, Luisa, purtroppo non scherzo. Quello che
ho detto è vero e perciò vorrei che Mario control-
lasse ».
« Ma non è possibile. Tu così accusi tua moglie
o me », affermò Luisa. « Ripensaci, avrai letto ma-
le ». Le braccia strinsero ancora di più, le labbra
si avvicinarono a quelle di lui e Rino incominciò
a cedere. Il viso si fece meno deciso e incominciò
a distendersi e ad assumere il solito aspetto ado-
rante che aveva nei confronti di Luisa.
Ancora una volta aveva vinto! I due uomini  non potevano resisterle
Mai, avrebbero potuto resisterle e sempre avrebbe fatto con loro e con chiunque
avesse voluto tutto ciò che le sarebbe parso. Con uno sguardo
minaccioso zittì Marta, che tentava di spezzare il magico e sensuale
circuito inserito da Luisa. La socia, o per meglio dire la sua sottomessa amica, abbassò il capo e rinunciò ad ogni tentativo di ribellione:
avrebbe definitivamente perso Rino! Ormai ne era più che certa!!!
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