i teatri, la villeggiatura, i corteggiamenti. Unica no-
vità gli incontri con Ugo che nelle sue mani era di-
ventato una specie di Mario, accondiscendente e do-
cile a tutto.
Dopo i primi mesi Luisa si accorse di non provare
più piacere nello stare con Ugo. I suoi appetiti ses-
suali, che non erano mai stati eccessivi, si stavano
ancor più assopendo. Amava sempre, è vero, farsi
corteggiare, suscitare il desiderio e l'eccitazione negli
uomini che l'avvicinavano, ma tutto si fermava per
lei ai soliti contatti e baci sulle labbra. Provava ec-
citazione solo quando sadicamente martirizzava Mi-
rella e spradroneggiava nella sua casa o ancor più
quando chiudeva un bei punto a poker, ma a quello
con le anziane signore dove si giocava sempre più
forte. In quei casi, oltre ad eccitarsi, era pervasa da
brividi e la pelle le si taceva d'oca.
Gli amici non avevano più motivi di pettegolez-
zi per i rapporti fra i quattro che, apparentemente,
si erano normalizzati. Solo nella casa di Ugo, Luisa
sadicamente martoriava Mirella e i tigli ad ogni oc-
casione, infliggendo loro ogni sorta di mortificazio-
ni e poi, eccitata, andava via con Ugo a fare l'amore.
Altre volte sul letto del loro rifugio Luisa e Ugo
giocavano a poker e solo quando ella chiudeva un
bei punto si faceva amare.
Ma tutto ciò non le bastava più ed incominciò a
concedersi sempre meno a Ugo, il quale invece era
sempre più preso da lei.
Un pomeriggio Luisa si era recata a casa di Mi-
rella per andare poi a giocare insieme e Ugo ne ap-
profittò per chiederle :
« Ma, Luisa, cosa hai ? Perché non vuoi stare più
sola con me? Dimmi, ti ho fatto qualcosa? Debbo fare
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dell'altro ? »
« Sì, voglio fare l'amore con tè nella tua stanza
da letto con tua moglie in casa », disse Luisa guar-
dandolo in segno di sfida.
« Ma, cara, lo sai che tutto quello che vuoi tu
lo voglio anch'io, ma se poi lei si lamenta e lo dice
in giro, come faremo ? »
« Sta a tè impedirglielo, d'altra parte mi sembra
già sufficientemente rassegnata a tutto. Vieni », ag-
giunse imperiosamente Luisa e lo attirò nella stanza
da letto dove era Mirella che si stava vestendo.
« Mirella, aspettaci fuori e telefona alle amiche.
Dì loro che faremo un pò più tardi ».
Così detto, Luisa al colmo dell'eccitazione ab-
bracciò Ugo, lo baciò e poi incominciò a spogliarlo.
Dopo qualche tempo Luisa più soddisfatta e bella
che mai uscì dalla stanza e, chiamata Mirella, le in-
giunse di affrettarsi che era tardi.
Mirella non diceva nulla, ma si avviò con Luisa.
« Sai, ho deciso che l'amore con Ugo lo farò sem-
pre da tè, mi piace di più. Hai un marito ancora mol-
to virile. Se farai sempre come ti dico, gli dirò di
fare ancora l'amore con tè, ma bada bene di non
tarmi difficoltà, altrimenti per tè sarà una vita d'in-
ferno e di privazioni e principalmente niente più
poker ».
Mirella non rispose nulla e allora Luisa infierì :
« Hai capito bene ? »
« Sì, va bene, come vuoi, ormai...». Quel giorno
Mirella pianse ancora più del solito.
« * *
Per molti mesi ancora le cose andarono avanti
114
così. Luisa si recava sempre più spesso a casa di
Ugo col pretesto, creduto o meno, di vedere Mirella
e quasi tutte le volte faceva l'amore con lui. Spesso,
mentre erano ancora a letto, chiamava Mirella con
la quale si metteva a discutere di poker o di altri
argomenti e le dava qualche bizzarra disposizione.
A volte, in presenza della moglie, attirava a sé Ugo
con voluttà e si faceva possedere.
Mirella era del tutto soggiogata ed ancora una
volta Luisa era la dominatrice assoluta. Sembrava
che nessuno le si potesse opporre !
Forse per compensazione psicologica a quel poker
pomeridiano perdeva masochisticamente quasi sem-
pre e le sue altre vincite non compensavano affatto
le grosse perdite, per cui incominciò a chiedere sem-
pre più spesso soldi a Mario, il quale però, pur tro-
vandosi in una buona posizione economica, non era
sempre in grado di soddisfare quelle sue richieste.
Incominciò così a vendere o a impegnare qualche
gioiello. Soldi a Ugo non ne voleva chiedere anche
perché egli già doveva pagare tanto per le perdite
di Mirella.
Passavano i mesi e Luisa diradava sempre di
più i suoi incontri intimi con Ugo che ora non le
davano più soddisfazione, nemmeno quando erano
preceduti dai soliti tormenti a Mirella o si svolgeva-
no in sua presenza.
Lo stesso Ugo incominciò ad essere meno sod-
disfatto di questa strana situazione che non era ora
nemmeno più compensata, così spesso come prima,
dalle lunghe ed appaganti ore d'amore.
Fu quindi quasi per un tacito accordo che i due
e i relativi consorti cominciarono a vedersi e a trat-
tarsi sempre meno, a frequentare case e luoghi diversi
113
e infine a non incontrarsi più.
* * *
Erano trascorsi ormai più di dieci anni dal ma-
trimonio e Luisa poteva cominciare a fare un primo
bilancio della sua vita.
Aveva ottenuto di frequentare l'ambiente a cui
aveva aspirato e del quale era divenuta un elemen-
to di primo piano. Abitava in una bella casa, ben
arredata, faceva delle villeggiature, anche se non
estremamente lussuose, ma su un tono elevato. Ave-
va un marito fedelissimo e completamente a sua
disposizione. Aveva avuto anni di massimo fulgore
durante i quali si era sentita una delle donne più de-
siderate della sua città e infine due amanti. Bombo-
ni e Ugo.
Il suo senso di dominio che era sconfinato in sa-
dismo aveva raggiunto la sua massima espressione du-
rante il periodo della relazione con Ugo nel corso
del quale aveva schiavizzato Mirella. Aveva però
anche provato un senso di incompletezza quando si
era accorta che non era capace di amare senza parti-
colari sollecitazioni.
Era sempre molto bella, ma gli anni trascorsi
a vivere intensamente fra feste e giochi d'azzardo,
il fumo, la tensione, il dormire più di giorno che
di notte avevano incominciato a segnare il suo stu-
pendo viso e anche il corpo si era un pò appesantito.
Incominciava a provare un vago senso di stanchez-
za ed anche quella volontà di dominare con la sua
avvenenza e il suo fascino si andava attenuando.
Pur suscitando ancora tanto desiderio, non vo-
leva o non poteva tenere più tutti gli uomini della
116
comitiva, che si era di molto rinnovata, in pugno
come una volta e le donne erano meno disposte a
sopportare i suoi capricci.
La passione che era andata sempre più aumen-
tando era quella per il gioco ed ora quel tavolo
pomeridiano composto da terribili giocatrici e qual-
che anziano giocatore si combinava negli ultimi an-
ni anche di sera.
Luisa aveva cercato di modificare il suo gioco
violento in uno più calmo e riflessivo anche perché
non poteva più sostenere quelle grosse perdite. I
gioielli di Bomboni erano stati ormai tutti venduti
e Mario nan attraversava più un felice periodo econo-
mico in espansione: guadagnava sempre bene, ma
l'inflazione non consentiva più molte spese volut-
tuarie.
Un giorno Luisa partecipò al solito poker: do-
te iniziale di lire 500.000. Ebbe una serie di colpi
sfortunati e verso la fine del gioco perdeva circa due
milioni. Era agitata e nervosa e disse improvvisa-
mente :
« Sono all'altezza », contravvenendo ad una del-
le regole che negli ultimi tempi si era imposta. Era
questa infatti una cosa molto pericolosa, perché chi
lo faceva avrebbe potuto giocare l'intero capitale
in possesso sul tavolo di un qualsiasi altro giocatore.
Una componente distribuì le carte. Luisa inco-
minciò a guardarle lentamente una per una: Asso
di Quadri, Rè di Quadri, Dieci di Quadri, Fante di
Quadri. Scoprì con grande ansia l'ultima carta: Set-
te di picche, che rabbia !
Alla sua destra aprirono il gioco :
« Centomila ».
E Luisa :
117
« Per tré ».
Alcuni abbandonarono, solo due accettarono. Il
piatto era già di un milione. Una componente chie-
se una carta, l'altra ne prese due, Luisa una. Con
mano tremante la raccolse, la guardò molto lentamen-
te : Otto di Cuori, che disdetta !
Quella che aveva aperto il gioco puntò 300.000
e Luisa impulsivamente :
« Resta ».
Le terza componente passò subito, l'altra in-
vece incominciò a pensare.
Luisa cercava di nascondere la sua agitazione.
Se quella giocatrice avesse visto avrebbe dovuto
giocarsi ancora un milione (tale era il capitale di
quella).
Quei minuti le sembrarono ore, la sua avversa-
ria allargò e richiuse più volte le carte, la osser-
vò, abbassò Io sguardo, lo alzò di nuovo e poi dis-
se :
« Visto. Io ho tuli e tu ?»
« II mio è un bluff », fece nervosamente Lui-
sa e gettò le carte sul tavolo.
Perdeva così oltre tré milioni e gli ultimi col-
pi non modificarono la situazione.
Non era mai giunta a tanto !
« Raggnippate i miei debiti, possibilmente pres-
so una sola vincitrice », disse, mentre cercava di na-
scondere il disappunto.
« Va bene, prendo tutto io », fece Anna, una
signora sulla cinquantina che vinceva molto spesso.
Luisa si alzò e pregò Anna di seguirla in un an-
golo del salotto.
« Senti, ora non ho con me i soldi. Tè li do
domani ».
118
« Fai pure, cara, ma non più tardi di domani
sera. Sai, ho dei conti da pagare ».
« D'accordo, a domani », disse Luisa e, saluta-
te le altre componenti il tavolo, uscì affrettatamen-
te.
Dirigendosi verso casa si domandava come e
dove avrebbe potuto trovare quei soldi per pagare
il debito. In banca aveva poche centinaia di migliala
di lire, lo scrigno era ormai colmo solo di oggetti di
scarso valore ad eccezione di un piccolo solitario.
Chiederli ancora una volta a Mario le sembrava
inutile e anche pericoloso. Conosceva la situazione
finanziaria del marito, in quel periodo niente af-
fatto brillante. Avvertiva inoltre che la pazienza di
Mario era ormai al limite. Il suo ascendente su di
lui era sempre forte, ma poteva essere proprio un'
ulteriore richiesta del genere a metterlo in crisi
forse definitivamente.
Una soluzione poteva forse essere quella di ri-
volgersi a qualcuno che le prestasse il denaro, pre-
vio un forte interesse e una restituzione a breve
scadenza. Ma a chi rivolgersi?
Si ricordò allora che da tempo fra le sue ami-
che si diceva che il marito di una di loro svolgeva
quell'attività mascherata dall'altra apparente di pic-
colo industriale.
Era l'unica possibilità che aveva. Bisognava ten-
tare.
La mattina dopo Luisa telefonò a Gigi Binda
e gli chiese di poterlo vedere subito. Si recò al suo
ufficio e gli disse di quanto aveva bisogno.
Gigi aveva sempre guardato Luisa con interesse
ed era stato anche lui spesso attratto da quella
bella donna, ma per lui il denaro aveva una gran-
119
de importanza. Alla richiesta di Luisa, alla quale
mancavano garanzie, stava per rispondere no, ma
poi, riflettendoci meglio, ritenne di poter concedere
il prestito. Ne avrebbe, nel caso di regolare paga-
mento, ricavato un grosso utile, in caso contrario
forse qualcosa d'altro.
Luisa ebbe il denaro e pagò i debiti di gioco.
Nei mesi successivi fu in grado, con qualche vin-
cita a poker e dei risparmi, di saldare completa-
mente Gigi.
* * D!
Nell'anno seguente Luisa continuò a giocare ai
vari tavoli e le perdite in quello forte erano sem-
pre costanti, mentre le vincite negli altri erano in
diminuzione. Le capitò ancora un paio di volte di
dover ricorrere a Gigi e la restituzione divenne
sempre più difficile.
Ella comprendeva benissimo ;che, essendo il
suo fascino ancora forte, anche se non più irresi-
stibile come una volta, avrebbe potuto saldare il
suo creditore andando a letto con lui, ma la cosa
non le andava. Non solo Gigi non era il suo tipo, quan-
to poi non provava per lui, come d'altra parte per
nessun'altro, alcun desiderio. In fondo ella rima-
neva, nonostante le esperienze precedenti, una don-
na .onesta o comunque si riteneva tale.
Incominciò a pensare allora che quel poker
andava eliminato o comunque giocato il più rara-
mente possibile.
La carica vitale di Luisa, anche se non più co-
sì prorompente come anni prima, rimaneva notevo-
le ed ella era sempre alla ricerca di una sua rea-
120
lizzazione. Gli obiettivi che si era prefissa nei pri-
mi tempi del matrimonio si erano tutti concretiz-
zati in maniera esaltante.
Ora, a parte il gioco che in definitiva era la
sua vera e unica passione, non provava più quella
soddisfazione nel sentirsi ammirata, nel far girare
la testa agli uomini, nel rappresentare la stella
del suo giro. Intelligentemente avvertiva anche che ciò
non le sarebbe stato più possibile. Voleva quindi
realizzarsi, essere sempre la prima, ma in un set-
tore che le desse una resa economica e la soddi-
sfazione di attuare qualcosa di creativo.
Da ragazza aveva sempre avuto una certa faci-
lità nel disegno ed ora aveva una buona competen-
za in fatto di moda. Pensò quindi di mettere su
una boutique e di far realizzare modelli di sua crea-
zione. Per le vendite si sarebbe avvalsa del suo an-
cora grande giro di amicizie. Ma l'attuazione di questo
progetto richiedeva capitali e collaborazione.
Fu allora che pensò a Rino e Marta. Il suo
fascino le sarebbe servito ancora.
* * *
Iniziò così un nuovo periodo per Luisa. Insie-
me con Mario, cominciò ad uscire sempre più spes-
so con Rino e Marta, tralasciando le altre amicizie.
Rino era quel suo grande e fedele corteggiatore
che per tanti anni era rimasto desideroso di lei. Ne-
gli ultimi tempi, anche perché le due coppie si
frequentavano di meno, egli sembrava essersi ras-
segnato, ma fu facile per Luisa riaccendergli il
desiderio.
Marta non rappresentava un grande ostacolo.
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Per anni aveva considerato Luisa più bella e più
brillante di lei e ne aveva accettato la prevalenza.
In quel periodo quindi Luisa tomo ad essere
quella di una volta e a cinema, a ballare, a cena
e dovunque i quattro si recassero, fece letteralmen-
te impazzire il povero Rino e riuscì a convincere sia
lui che Marta che le donne non potevano rimane-
re senza fare nulla di produttivo e che quindi sa-
rebbe stato opportuno che le due amiche aprisse-
ro una boutique, nella quale avrebbero esposto e
venduto modelli disegnati da Luisa.
Per il finaziamento chiese a Mario una pic-
cola cifra e a Rino una molto maggiore. Le residue
resistenze di Rino furono sconfitte a letto.
Luisa si concesse a Rino dandogli la sensazione
della conquista, ma fu lei che programmò tutto.
Lo indusse a muoverle delle proposte più coraggio-
se, trovò il luogo, fissò il giorno e si mostrò tanto
eccitata e poi appagata.
La boutique fu realizzata, inaugurata ed ebbe
subito un notevole successo. Luisa si sentiva sod-
disfatta, era piena di attività e di iniziative. Anco-
ra una volta poteva primeggiare : era la padrona
.in assoluto. Marta solo un'esecutrice.
C'era, è vero, il fastidio procuratele da Rino
che, completamente invaghito e desideroso di lei,
non sembrava mai pago di fare all'amore. Ella
sentiva per lui solo della tenerezza, ripensando ai lun-
ghi anni nei quali aveva visto quest'uomo, che nella
vita occupava una considerevole posizione sociale e fi-
nanziaria, rimanerle accanto in una costante e sotto-
messa attesa, ma ella non provava nessun trasporto
amoroso ne eccitazione di alcun genere. Riusciva
quindi a tenerlo abbastanza a freno e a limitare
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i loro incontri in privato, usando una gentilezza
e ricorrendo a mille scuse che le costavano l'impie-
go di una pazienza che non sentiva più di possede-
re. Ma egli insisteva, quasi volesse rifarsi in breve
tempo di tutti quegli anni nei quali non aveva po-
tuto coronare le sue speranze.
Col passare dei mesi il denaro affluiva sempre
in maggiore quantità nelle casse della boutique.
Luisa, superati i primi entusiasmi e raccolti mol-
ti successi, ricominciò a giocare e ancora più forte.
Come al solito, forse per l'ormai nota compensa-
zione psicologica, perdeva e cifre sempre più con-
sistenti.
Inizialmente riuscì a pagare i debiti di gioco
con la sua parte di utile, ma poi dovette attinge-
re sempre più spesso ai fondi della boutique che
proprio a causa di ciò, nonostante le molte vendite
e i buoni guadagni, incominciò ad essere sempre più
in passivo.
I rapporti con Rino non erano più idilliaci co-
me agli inizi della loro relazione in quanto Luisa,
appena ritenne che la boutique sarebbe potuta an-
dare avanti di forza propria, aveva ancor più dira-
dato gli incontri in privato con lui e, alle sue insi-
stenti proteste, aveva più volte reagito non con
il suo ben noto saper fare, ma in modo abbastanza
brusco. Ciò aveva determinato da parte di Rino
una presa di coscienza sul vero motivo dei rapporti
tra Luisa e lui. Non è che egli si fosse precedente-
mente illuso molto, ma il possesso di quella bella
donna che tanto aveva desiderato per anni aveva
causato in lui una fuga dalla realtà. Quindi, in luo-
go di cercare risposte ai suoi dubbi, aveva solo pen-
sato a godere quanto ella gli concedeva.
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Erano in casa di Mario un giorno, quando Rino
disse :
« Senti, Luisa, ho controllato attentamente l'at-
tività della boutique. Marta mi ha messo al cor-
rente delle vendite effettuate, delle giacenze, dei
debiti, dei crediti e del fondo cassa. Insomma di
tutto e la situazione è molto strana. Risulta infatti
che vi dovrebbe essere un attivo di circa otto mi-
lioni e invece vi è un passivo di oltre sei milioni.
Ho qui le carte e alcune fotocopie e vorrei che Ma-
rio, che è più esperto di me, controllasse il tutto.
Ecco a tè, Mario » e gli porse una cartella.
« Ma Rino, caro, cosa dici, vuoi forse scherza-
re? », disse Luisa mentre impallidiva. Si lanciò
quindi a prendere la cartella che strappò dalle ma-
ni di Mario. « Sei un mattacchione e vuoi farci
preoccupare, vero? ». Così dicendo si avvicinò a
Rino e gli cinse il collo con le sue famose braccia.
« No, Luisa, purtroppo non scherzo. Quello che
ho detto è vero e perciò vorrei che Mario control-
lasse ».
« Ma non è possibile. Tu così accusi tua moglie
o me », affermò Luisa. « Ripensaci, avrai letto ma-
le ». Le braccia strinsero ancora di più, le labbra
si avvicinarono a quelle di lui e Rino incominciò
a cedere. Il viso si fece meno deciso e incominciò
a distendersi e ad assumere il solito aspetto ado-
rante che aveva nei confronti di Luisa.
Ancora una volta aveva vinto! I due uomini non potevano resisterle
Mai, avrebbero potuto resisterle e sempre avrebbe fatto con loro e con chiunque
avesse voluto tutto ciò che le sarebbe parso. Con uno sguardo
minaccioso zittì Marta, che tentava di spezzare il magico e sensuale
circuito inserito da Luisa. La socia, o per meglio dire la sua sottomessa amica, abbassò il capo e rinunciò ad ogni tentativo di ribellione:
avrebbe definitivamente perso Rino! Ormai ne era più che certa!!!
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