Bruno Admin
Numero di messaggi : 3063 Data d'iscrizione : 27.10.08 Località : Napoli Personalized field :
| Titolo: Pittura Bizantina, Romanica e Gotica. Lun Giu 15, 2009 12:07 pm | |
| <table cellSpacing=0 cellPadding=0 width="100%" border=0><tr><td colSpan=2>Schema della seconda parte PITTURA ROMANA PALEOCRISTIANA dal 280 al 400 circa BINZANTINA dal 5OO al 1400 ROMANICA dall' 800 al 1190 circa GOTICA dal 1190 agli inizi del 1500
poi arriva GIOTTO
PITTURA PALEOCRISTIANA E PITTURA BIZANTINA Per medioevo s'intende quel periodo storico compreso fra la fine dell'età antica (476 d.C., caduta dell'impero romano d'occidente) e l'inizio dell'età moderna (1492, scoperta dell'America). Esso si distingue in due sottope- riodi: l'alto medioevo (dal V al X secolo) e il basso medioevo (XI-XV se- colo). Naturalmente per l'arte ed in particolare la pittura le date ed i termini non sono così coincidenti. Più propriamente il medioevo pittorico va dalla nascita delle prime forme artistiche del mondo cristiano (fine del III secolo d.C.) al Rinascimento (all'incirca 1450 d.C.). La Pittura paleocristiana si colloca nell'orbita della Roma imperiale e le forme usate sono quelle della pittura della tarda antichità. Essa si estende nei territori dell'Impero, ma il suo centro più vivo rimane Roma. La Pittura paleocristiana nasce nella clandestinità delle catacombe dove le pareti sono dipinte con colori chiari e luminosi con una tecnica che si avvicina a quella di alcuni affreschi pompeiani. È ancora una pittura pagana, ma con significati diversi. Le iscrizioni tombali sono accompagnate da simboli visivi come figure convenzionali in atteggiamento di preghiera. Vi sono il Buon Pastore, la Madonna ed il Bambino e solo più tardi determinati santi, le Sacre Scritture e le gesta eroiche dei fedeli. Quando l'imperatore Costantino proclama il cristianesimo nuova reli- gione di Stato (313 d.C.), la Pittura paleocristiana esprime la volontà imperiale che desiderava la conversione universale alterando quanto meno possibile le istituzioni vigenti. Si comprende allora perché, usciti dalle catacombe, i pittori paleocristiani, a Roma come a Salonicco, raffigurino i Romani nel solito aspetto esteriore. In sostanza la Pittura paleocristiana non cerca tecniche illusionistiche, ne produce grandi innovazioni, ma diventa un codice convenzionale dai pochi temi essenziali e formule figurative. Ricordiamo: La Vergine e il Bambino, affresco nelle Catacombe di Priscilla in Roma (III secolo) dove si da forma materiale al divino: rappresenta la Vergine con il Bambino, ma sembra che il significato simbolico sia la Chiesa madre del fedele; Cristo in gloria (foto 5), mosaico in Santa Pudenziana a Roma (V secolo) dove è raffigurato Cristo in trono, circondato dagli Apostoli e dalle figure allegoriche della Legge Nuova e della Vecchia (la Chiesa e la Sinagoga). La Pittura bizantina sorge a Costantinopoli al tempo di Giustiniano (VI secolo) e si sviluppa fino alla conquista della città per mano dei Turchi (1453). Ha le sue radici nella pittura tardoromana (IV secolo) ed ha il suo massimo splendore proprio all'inizio del suo ciclo con una prima ripresa nel IX/X secolo ed una seconda ed ultima intorno al XIII secolo. La Pittura bizantina si esprime in modo stupendo principalmente attra- verso la tecnica del mosaico. Essa, infatti, è estranea agli intenti divulgativi del cristianesimo di Roma, ma mira a produrre effetti di elevazione e di estasi sul fedele. Il mosaico con la sua superficie riflettente alla quale è assoggettata l'illuminazione dell'ambiente, da l'impressione che le figure in esso rappre- sentate siano contornate da un alone mistico di gloria. Nella Pittura bizantina ci sono delle collocazioni precise: il Cristo Pantocratore viene raffigurato nelle cupole, la Vergine nelle absidi, e gli episodi della vita della Madonna, delle immagini dei santi hanno anch'esse sistemazioni stabilite. Secondo molti critici e storici dell'arte la qualità dei mosaici della Pittura bizantina ed anche quelli della Pittura paleocristiana, è elevatissima tale da superare qualsiasi altra a noi nota dell'antichità. Gli artisti adoperano il colore con grande maestria e creano complessi la cui bellezza va molto al di là del messaggio intellettuale. La Pittura greca ha una serena perfezione, i mosaici della Pittura bizantina danno l'immagine più suggestiva possibile di un universo immagi- nario. Essi testimoniano l'alta spiritualità dell'epoca nella quale la teologia è ciò che maggiormente appassiona l'uomo. Ricordiamo: L'imperatrice Teodora (foto 6), mosaico nella basilica di San Vitale in Ravenna (VI secolo), ricchissimo di colore dove l'imperatrice è Collocata sullo stesso piano elevato dei grandi eroi biblici; Sant'Apollinare e la trasfigurazione, mosaico absidale nella basilica di S. Apollinare in Ra- venna, dove l'opera, sia pur valida, incomincia a mostrare i primi sintomi di accademismo.
II PITTURA ROMANICA Per arte romanica s'intende quella dell'Europa occidentale dall'XI ai primi decenni del XIII secolo. Ma per la Pittura romanica i limiti cronologici sono meno rigorosi e si allargano, non di poco, specialmente come presunta data d'inizio. Gli anni dell'alto medioevo, che vanno dal 700 al 1000, sono caratteriz- zati da profonde dicotomie verbali, sociali e di linguaggio figurativo. C'è infatti il bilinguismo verbale costituito dal latino e dai dialetti preromanzi; e due linguaggi figurativi. Il primo è di timbro aristocratico con retroterra sociale aulico, come il bizantino e il carolingio (che si riferisce a Carlo Magno e ai suoi successori — VIII/X secolo — e all'arte carolingia, promossa da quella corte) e può considerarsi continuazione dell'arte classica. Il secondo è invece un linguaggio di impronta popolare (arte preromanica) che prosegue sulla via della tradizione dell'arte provinciale romana. Dopo i secoli di devastazioni barbariche, il bisogno di ripristinare la cultura fu sentito particolarmente ai tempi di Carlo Magno e gli studiosi, rifacendosi a Costantino (apertura al cristianesimo) e non ad Augusto, s'adoprarono per la conservazione e trasmissione ai posteri di tutto lo scibile attraverso testi ed immagini. Così in molti monasteri nacquero gli scriptoria, i laboratori degli amanuensi, e i libri furono arricchiti dalle miniature, spesso splendide manifestazioni dell'arte pittorica nonostante le piccolissime di- mensioni. Quando molti monaci occidentali si uniscono agli sforzi di laici politica- mente attivi, avviene la rinascita della città e nelle chiese-cattedrali (dal X secolo in poi) una pittura popolare fiorisce sulle pareti per proclamare agli occhi di tutti la dottrina della fede. Accanto ai temi sacri vi sono però motivi allegorici, simbolici, memorie classiche trasformate dalla tradizione leggen- daria, favole e proverbi. Gli affreschi, quindi, con figure piatte, tinte opache, compatte, utilizzano l'immagine per impersonarvi le credenze fondamentali del popolo. La Pittura romanica si diffonde in un arco molto ampio che va dalla Spagna alla Polonia e dall'Italia alla Gran Bretagna. Ricordiamo: Presentazione del Libro all'imperatore Carlo il Calvo, miniatura dalla Bibbia di Viviano realizzata nell'abbazia di Saint-Martin di Tours (c.ca anno 850), dove l'imperatore è raffigurato come qualcosa di più del semplice potere secolare: vi sono i tré ordini dello stato, nobili, guerrieri e clero, tutti intorno al trono con la mano di Dio che legittima il sistema sociale carolingio non più basato soltanto sull'autorità sacra; il Profeta Geremia, affresco della chiesa di San Vincenzo in Galliano-Como (1007), dove vi è un buon esempio dei nuovi valori che si vanno affermando; Adamo fra gli ammali del Paradiso terrestre (foto 7), particolare di un affresco in Feren- tillo. San Pietro in Valle (c.ca 1190): è una pittura ancora colta, ma rivolta a popolarizzare i suoi contenuti stimolando la fantasia dei fedeli.
III PITTURA GOTICA Per Pittura gotica s'intende quella che va dalla fine della Pittura romanica all'inizio del Rinascimento. Nell'Europa del Nord copre un arco di tempo che va dalla seconda metà del XII secolo all'inizio del XVI secolo, mentre in Italia è compresa tra gli albori del XIII e i primi decenni del XV secolo. Quando il declino dell'Impero d'Oriente si fa più evidente ed incomin- ciano a formarsi culture nazionali nel mondo neolatino, nasce la cultura artistica gotica. Il suo centro è la Francia, ma presto l'arte gotica si sviluppa anche in Italia e in Germania. Con l'arte romanica abbiamo visto presentarsi dei fermenti nuovi che con l'antico hanno rappresentato una specie di dicotomia di linguaggio. Ebbene l'arte gotica riunisce tali fermenti e li organizza a sistema. La filosofia di San Tommaso che rinuncia al principio platonico dell'i- dea, propone un ritorno alle fonti classiche, al sapere antico rappresentato da Aristotele e da come fondamento, sistema della cultura occidentale, la razionalità d'origine divina che appare nella natura creata e nella storia voluta da Dio e che deve essere principio e modo di vita. Gli ordini religiosi militanti instaurano la loro dottrina dell'esistenza attiva, della salvezza eterna da ottenersi con l'azione e non con la contempla- zione. Accanto ai poteri tradizionali (imperatori, rè e clero) si afferma un altro potere secolare, quello delle classi medie, la borghesia, concentrate nelle città. Nuova è anche la figura dell'artista che non solo deve fare ed ideare, ma deve essere responsabile del significato ideologico dell'opera e mentre, ad esempio, il mosaicista bizantino eseguiva secondo l'ideologia di corte e dei vari poteri costituiti, Giotto esprime la propria ideologia religiosa che entra a far parte e contribuisce in quella dell'epoca. La Pittura gotica è linearistica, predominando in essa gli effetti della linea sia che questa si svolga «in tensione», come suggeritrice di slancio verso l'alto, sia che si sviluppi «ondulata» a definire sentimenti di commo- zione sottile espressi in un'atmosfera di grazia. ' In qualche caso, come in Giotto, il linearismo scompare sotto il serrato gioco pittorico delle masse e si trasforma in palpitante tensione che domina figure e composizioni. Mentre la Pittura romanica aveva avuto le sue origini in una pluralità di centri, la Pittura gotica ha un unico nucleo di nascita che è la Francia del Nord dove c'è la solida struttura monarchica capetingia. Si diffonde velocemente in Inghilterra e lentamente nel meridione francese, in Germania ed in Italia. Il vero e proprio inizio della Pittura gotica avviene con le vetrate di Saint Remi di Reims (fine del XII secolo), e nella prima metà del XIII secolo il nervoso linearismo iniziale si sviluppa nelle forme serenamente classiche delle vetrate di Chartres e di Bourges e giunge, alla metà del secolo, a vette di lirica intensità ed eleganza nelle vetrate di S.te Chapelle in Parigi. Strettamente connessa alla pittura delle vetrate è quella della miniatura francese ed inglese. I primi esemplari gotici si hanno verso il 1208, mentre alla fine del secolo il pittore miniaturista Honoré da consistenza plastica alle figure imitato da Jean de Pucelle che è anche sensibile alle soluzioni spaziali di origine italiana, come Jean de Bruges che verso il 1350 rinnova la pittura in senso naturalistico prevenendo quindi il gotico fiorito. Artisti senesi e francesi affrescano la residenza dei Papi ad Avignone ed altri edifici in Francia. Il più antico dipinto francese su tavola, il ritratto del rè eseguito nel 1360, risente anch'esso di influssi senesi. In Germania invece vetrate e miniature conservano a lungo uno stile tardoromanico, ma un dittico di Giovanni di Valkeburg inserisce verso il 1330 il linearismo gotico su esiti del classicismo bizantino, ottenendo un clima mistico particolare. La pittura murale in Italia assume una grandissima importanza e partecipa in modo personalissimo alla Pittura gotica principalmente con Ciotto (foto , Simone Martini e Pietro e Ambrogio Lorenzetti. Di questi, insieme ad altri pittori, tratteremo più diffusamente in successivi capitoli destinati soltanto alle figure degli artisti più importanti, ma è bene dire subito che GIOTTO è: «un personaggio storico che muta la concezione, i modi, la finalità dell'arte esercitando una profonda influenza sulla cultura del tempo. Non si loda solo la sua perizia nell'arte, ma il suo ingegno inventivo, la sua interpretazione della natura, della storia, della vita. Dante stesso, cosi fiero della propria dignità di letterato, riconosce in Giotto un uguale, la cui posizione, rispetto ai maestri che l'hanno preceduto, è simile alla propria rispetto ai poeti del dolce stil novo» (G.C. Argan). Verso la fine del Trecento e i primi del Quattrocento si diffonde in tutta Europa la corrente pittorica chiamata Gotico internazionale. Anche in Italia essa prevale specialmente nel settentrione dove contrasta ' il passo alle novità rinascimentali provenienti dalla Toscana. Il gotico internazionale è caratterizzato, anche nella miniatura da un gusto ornamentale che è espressione estrema del linearismo gotico e da un naturalismo epidermico fastoso e fiabesco anche nei temi più tradizionali di argomento sacro. In Lombardia primeggia Michelino da Besozzo, pittore e miniatore di squisita eleganza, ed è da ricordare Bonifacio Bembo, a cui, fra l'altro, è attribuita una serie di carte da gioco dette tarocchi, mentre il miniatore Belbello da Pavia mostra ben altra tempra di pittore dal segno goticamente arrovellato e dall'acceso cromatismo. Antonio Pisano detto // Pisanello, lavora presso il Gonzaga, gli Estensi e gli Aragonesi ed è abile disegnatore. Della sua opera pittorica poco ci è giunto e nell'affresco Leggenda di S. Giorgio coglie, in luogo del momento drammatico, quello più sottilmente lirico che precede l'azione del combattimento col drago. Esegue anche alcuni ritratti. L'influsso del pittore veronese si ritrova in molte zone della penisola come a Venezia e a Palermo. In Toscana la pittura tardogotìca risente di meno degli influssi interna- zionali, sia perché è legata alla grande tradizione trecentesca locale, sia perché la nuova civiltà pittorica è alle porte con Masaccio. A Firenze il camaldolese Don Lorenzo Monaco, non dimentico delle sue origini senesi, sviluppa coerentemente il linearismo gotico sottoponendolo peraltro ad una fiammante spiritualità, come dimostra nelle miniature e nelle tavole. Altro pittore di spicco del tardogotico è Masolino da Panicale (1383-dopo il 1435). L'artista, seppure affascinato dalla pittura «cortese», si mantiene più legato alla austera tradizione della religiosità trecentesca. Nella Pietà (affresco del battistero in Empoli) egli si accosta a Masaccio con il quale ha collaborato. Ma per quanto le sue figure abbiano più consistenza plastica di quelle dei tardogotici, e le composizioni, ariose e spaziali, svelino qualche aspirazione prospettica, la sua opera è ancora pregna dell'immaginoso mondo medievale gotico e rinnova, sia pur in modo misurato, incanti da fiaba. Nel Festino di Erode (Battistero di Castiglione Olona) vi è svagatezza e mancanza di interesse drammatico, ma le fantastiche fughe di arcate e un paesaggio dove la luminosità rende tenera ogni tinta, pone Masolino in contrapposizione col cromatismo un po' cupo dei pittori del gotico interna- zionale.</TD></TR></TABLE> | |
| |
|