BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 Pittura Bizantina, Romanica e Gotica.

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Bruno
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MessaggioTitolo: Pittura Bizantina, Romanica e Gotica.   Pittura Bizantina, Romanica e Gotica. EmptyLun Giu 15, 2009 12:07 pm

<table cellSpacing=0 cellPadding=0 width="100%" border=0><tr><td colSpan=2>Schema della seconda parte
PITTURA ROMANA
PALEOCRISTIANA
dal 280 al 400 circa
BINZANTINA
dal 5OO al 1400
ROMANICA
dall' 800 al 1190 circa
GOTICA
dal 1190 agli inizi del 1500

poi arriva GIOTTO

PITTURA PALEOCRISTIANA
E PITTURA BIZANTINA
Per medioevo s'intende quel periodo storico compreso fra la fine dell'età
antica (476 d.C., caduta dell'impero romano d'occidente) e l'inizio dell'età
moderna (1492, scoperta dell'America). Esso si distingue in due sottope-
riodi: l'alto medioevo (dal V al X secolo) e il basso medioevo (XI-XV se-
colo).
Naturalmente per l'arte ed in particolare la pittura le date ed i termini non
sono così coincidenti. Più propriamente il medioevo pittorico va dalla
nascita delle prime forme artistiche del mondo cristiano (fine del III secolo
d.C.) al Rinascimento (all'incirca 1450 d.C.).
La Pittura paleocristiana si colloca nell'orbita della Roma imperiale e le
forme usate sono quelle della pittura della tarda antichità. Essa si estende nei
territori dell'Impero, ma il suo centro più vivo rimane Roma.
La Pittura paleocristiana nasce nella clandestinità delle catacombe dove
le pareti sono dipinte con colori chiari e luminosi con una tecnica che si
avvicina a quella di alcuni affreschi pompeiani. È ancora una pittura pagana,
ma con significati diversi. Le iscrizioni tombali sono accompagnate da
simboli visivi come figure convenzionali in atteggiamento di preghiera. Vi
sono il Buon Pastore, la Madonna ed il Bambino e solo più tardi determinati
santi, le Sacre Scritture e le gesta eroiche dei fedeli.
Quando l'imperatore Costantino proclama il cristianesimo nuova reli-
gione di Stato (313 d.C.), la Pittura paleocristiana esprime la volontà
imperiale che desiderava la conversione universale alterando quanto meno
possibile le istituzioni vigenti. Si comprende allora perché, usciti dalle
catacombe, i pittori paleocristiani, a Roma come a Salonicco, raffigurino i
Romani nel solito aspetto esteriore.
In sostanza la Pittura paleocristiana non cerca tecniche illusionistiche, ne
produce grandi innovazioni, ma diventa un codice convenzionale dai pochi
temi essenziali e formule figurative.
Ricordiamo: La Vergine e il Bambino, affresco nelle Catacombe di
Priscilla in Roma (III secolo) dove si da forma materiale al divino:
rappresenta la Vergine con il Bambino, ma sembra che il significato
simbolico sia la Chiesa madre del fedele; Cristo in gloria (foto 5), mosaico in
Santa Pudenziana a Roma (V secolo) dove è raffigurato Cristo in trono,
circondato dagli Apostoli e dalle figure allegoriche della Legge Nuova e della
Vecchia (la Chiesa e la Sinagoga).
La Pittura bizantina sorge a Costantinopoli al tempo di Giustiniano (VI
secolo) e si sviluppa fino alla conquista della città per mano dei Turchi
(1453). Ha le sue radici nella pittura tardoromana (IV secolo) ed ha il suo
massimo splendore proprio all'inizio del suo ciclo con una prima ripresa nel
IX/X secolo ed una seconda ed ultima intorno al XIII secolo.
La Pittura bizantina si esprime in modo stupendo principalmente attra-
verso la tecnica del mosaico. Essa, infatti, è estranea agli intenti divulgativi
del cristianesimo di Roma, ma mira a produrre effetti di elevazione e di estasi
sul fedele. Il mosaico con la sua superficie riflettente alla quale è assoggettata
l'illuminazione dell'ambiente, da l'impressione che le figure in esso rappre-
sentate siano contornate da un alone mistico di gloria.
Nella Pittura bizantina ci sono delle collocazioni precise: il Cristo
Pantocratore viene raffigurato nelle cupole, la Vergine nelle absidi, e gli
episodi della vita della Madonna, delle immagini dei santi hanno anch'esse
sistemazioni stabilite.
Secondo molti critici e storici dell'arte la qualità dei mosaici della Pittura
bizantina ed anche quelli della Pittura paleocristiana, è elevatissima tale da
superare qualsiasi altra a noi nota dell'antichità.
Gli artisti adoperano il colore con grande maestria e creano complessi la
cui bellezza va molto al di là del messaggio intellettuale.
La Pittura greca ha una serena perfezione, i mosaici della Pittura
bizantina danno l'immagine più suggestiva possibile di un universo immagi-
nario. Essi testimoniano l'alta spiritualità dell'epoca nella quale la teologia è
ciò che maggiormente appassiona l'uomo.
Ricordiamo: L'imperatrice Teodora (foto 6), mosaico nella basilica di
San Vitale in Ravenna (VI secolo), ricchissimo di colore dove l'imperatrice è
Collocata sullo stesso piano elevato dei grandi eroi biblici; Sant'Apollinare e
la trasfigurazione, mosaico absidale nella basilica di S. Apollinare in Ra-
venna, dove l'opera, sia pur valida, incomincia a mostrare i primi sintomi di
accademismo.


II
PITTURA ROMANICA
Per arte romanica s'intende quella dell'Europa occidentale dall'XI ai
primi decenni del XIII secolo.
Ma per la Pittura romanica i limiti cronologici sono meno rigorosi e si
allargano, non di poco, specialmente come presunta data d'inizio.
Gli anni dell'alto medioevo, che vanno dal 700 al 1000, sono caratteriz-
zati da profonde dicotomie verbali, sociali e di linguaggio figurativo. C'è
infatti il bilinguismo verbale costituito dal latino e dai dialetti preromanzi; e
due linguaggi figurativi. Il primo è di timbro aristocratico con retroterra
sociale aulico, come il bizantino e il carolingio (che si riferisce a Carlo Magno
e ai suoi successori — VIII/X secolo — e all'arte carolingia, promossa da
quella corte) e può considerarsi continuazione dell'arte classica. Il secondo è
invece un linguaggio di impronta popolare (arte preromanica) che prosegue
sulla via della tradizione dell'arte provinciale romana.
Dopo i secoli di devastazioni barbariche, il bisogno di ripristinare la
cultura fu sentito particolarmente ai tempi di Carlo Magno e gli studiosi,
rifacendosi a Costantino (apertura al cristianesimo) e non ad Augusto,
s'adoprarono per la conservazione e trasmissione ai posteri di tutto lo scibile
attraverso testi ed immagini. Così in molti monasteri nacquero gli scriptoria,
i laboratori degli amanuensi, e i libri furono arricchiti dalle miniature, spesso
splendide manifestazioni dell'arte pittorica nonostante le piccolissime di-
mensioni.
Quando molti monaci occidentali si uniscono agli sforzi di laici politica-
mente attivi, avviene la rinascita della città e nelle chiese-cattedrali (dal X
secolo in poi) una pittura popolare fiorisce sulle pareti per proclamare agli
occhi di tutti la dottrina della fede. Accanto ai temi sacri vi sono però motivi
allegorici, simbolici, memorie classiche trasformate dalla tradizione leggen-
daria, favole e proverbi. Gli affreschi, quindi, con figure piatte, tinte
opache, compatte, utilizzano l'immagine per impersonarvi le credenze
fondamentali del popolo.
La Pittura romanica si diffonde in un arco molto ampio che va dalla
Spagna alla Polonia e dall'Italia alla Gran Bretagna.
Ricordiamo: Presentazione del Libro all'imperatore Carlo il Calvo,
miniatura dalla Bibbia di Viviano realizzata nell'abbazia di Saint-Martin di
Tours (c.ca anno 850), dove l'imperatore è raffigurato come qualcosa di più
del semplice potere secolare: vi sono i tré ordini dello stato, nobili, guerrieri e
clero, tutti intorno al trono con la mano di Dio che legittima il sistema sociale
carolingio non più basato soltanto sull'autorità sacra; il Profeta Geremia,
affresco della chiesa di San Vincenzo in Galliano-Como (1007), dove vi è un
buon esempio dei nuovi valori che si vanno affermando; Adamo fra gli
ammali del Paradiso terrestre (foto 7), particolare di un affresco in Feren-
tillo. San Pietro in Valle (c.ca 1190): è una pittura ancora colta, ma rivolta a
popolarizzare i suoi contenuti stimolando la fantasia dei fedeli.

III
PITTURA GOTICA
Per Pittura gotica s'intende quella che va dalla fine della Pittura romanica
all'inizio del Rinascimento. Nell'Europa del Nord copre un arco di tempo che
va dalla seconda metà del XII secolo all'inizio del XVI secolo, mentre in Italia
è compresa tra gli albori del XIII e i primi decenni del XV secolo.
Quando il declino dell'Impero d'Oriente si fa più evidente ed incomin-
ciano a formarsi culture nazionali nel mondo neolatino, nasce la cultura
artistica gotica. Il suo centro è la Francia, ma presto l'arte gotica si sviluppa
anche in Italia e in Germania.
Con l'arte romanica abbiamo visto presentarsi dei fermenti nuovi che con
l'antico hanno rappresentato una specie di dicotomia di linguaggio. Ebbene
l'arte gotica riunisce tali fermenti e li organizza a sistema.
La filosofia di San Tommaso che rinuncia al principio platonico dell'i-
dea, propone un ritorno alle fonti classiche, al sapere antico rappresentato
da Aristotele e da come fondamento, sistema della cultura occidentale, la
razionalità d'origine divina che appare nella natura creata e nella storia
voluta da Dio e che deve essere principio e modo di vita.
Gli ordini religiosi militanti instaurano la loro dottrina dell'esistenza
attiva, della salvezza eterna da ottenersi con l'azione e non con la contempla-
zione.
Accanto ai poteri tradizionali (imperatori, rè e clero) si afferma un altro
potere secolare, quello delle classi medie, la borghesia, concentrate nelle
città. Nuova è anche la figura dell'artista che non solo deve fare ed ideare,
ma deve essere responsabile del significato ideologico dell'opera e mentre, ad
esempio, il mosaicista bizantino eseguiva secondo l'ideologia di corte e dei
vari poteri costituiti, Giotto esprime la propria ideologia religiosa che entra a
far parte e contribuisce in quella dell'epoca.
La Pittura gotica è linearistica, predominando in essa gli effetti della
linea sia che questa si svolga «in tensione», come suggeritrice di slancio
verso l'alto, sia che si sviluppi «ondulata» a definire sentimenti di commo-
zione sottile espressi in un'atmosfera di grazia. '
In qualche caso, come in Giotto, il linearismo scompare sotto il serrato
gioco pittorico delle masse e si trasforma in palpitante tensione che domina
figure e composizioni.
Mentre la Pittura romanica aveva avuto le sue origini in una pluralità di
centri, la Pittura gotica ha un unico nucleo di nascita che è la Francia del
Nord dove c'è la solida struttura monarchica capetingia. Si diffonde
velocemente in Inghilterra e lentamente nel meridione francese, in Germania
ed in Italia.
Il vero e proprio inizio della Pittura gotica avviene con le vetrate di Saint
Remi di Reims (fine del XII secolo), e nella prima metà del XIII secolo il
nervoso linearismo iniziale si sviluppa nelle forme serenamente classiche
delle vetrate di Chartres e di Bourges e giunge, alla metà del secolo, a vette di
lirica intensità ed eleganza nelle vetrate di S.te Chapelle in Parigi.
Strettamente connessa alla pittura delle vetrate è quella della miniatura
francese ed inglese. I primi esemplari gotici si hanno verso il 1208, mentre
alla fine del secolo il pittore miniaturista Honoré da consistenza plastica alle
figure imitato da Jean de Pucelle che è anche sensibile alle soluzioni spaziali
di origine italiana, come Jean de Bruges che verso il 1350 rinnova la pittura in
senso naturalistico prevenendo quindi il gotico fiorito.
Artisti senesi e francesi affrescano la residenza dei Papi ad Avignone ed
altri edifici in Francia. Il più antico dipinto francese su tavola, il ritratto del
rè eseguito nel 1360, risente anch'esso di influssi senesi.
In Germania invece vetrate e miniature conservano a lungo uno stile
tardoromanico, ma un dittico di Giovanni di Valkeburg inserisce verso il
1330 il linearismo gotico su esiti del classicismo bizantino, ottenendo un
clima mistico particolare.
La pittura murale in Italia assume una grandissima importanza e
partecipa in modo personalissimo alla Pittura gotica principalmente con
Ciotto (foto , Simone Martini e Pietro e Ambrogio Lorenzetti.
Di questi, insieme ad altri pittori, tratteremo più diffusamente in
successivi capitoli destinati soltanto alle figure degli artisti più importanti,
ma è bene dire subito che GIOTTO è: «un personaggio storico che muta la
concezione, i modi, la finalità dell'arte esercitando una profonda influenza
sulla cultura del tempo. Non si loda solo la sua perizia nell'arte, ma il suo
ingegno inventivo, la sua interpretazione della natura, della storia, della vita.
Dante stesso, cosi fiero della propria dignità di letterato, riconosce in Giotto
un uguale, la cui posizione, rispetto ai maestri che l'hanno preceduto, è
simile alla propria rispetto ai poeti del dolce stil novo» (G.C. Argan).
Verso la fine del Trecento e i primi del Quattrocento si diffonde in tutta
Europa la corrente pittorica chiamata Gotico internazionale.
Anche in Italia essa prevale specialmente nel settentrione dove contrasta '
il passo alle novità rinascimentali provenienti dalla Toscana.
Il gotico internazionale è caratterizzato, anche nella miniatura da un
gusto ornamentale che è espressione estrema del linearismo gotico e da un
naturalismo epidermico fastoso e fiabesco anche nei temi più tradizionali di
argomento sacro.
In Lombardia primeggia Michelino da Besozzo, pittore e miniatore di
squisita eleganza, ed è da ricordare Bonifacio Bembo, a cui, fra l'altro, è
attribuita una serie di carte da gioco dette tarocchi, mentre il miniatore
Belbello da Pavia mostra ben altra tempra di pittore dal segno goticamente
arrovellato e dall'acceso cromatismo. Antonio Pisano detto // Pisanello,
lavora presso il Gonzaga, gli Estensi e gli Aragonesi ed è abile disegnatore.
Della sua opera pittorica poco ci è giunto e nell'affresco Leggenda di
S. Giorgio coglie, in luogo del momento drammatico, quello più sottilmente
lirico che precede l'azione del combattimento col drago. Esegue anche alcuni
ritratti. L'influsso del pittore veronese si ritrova in molte zone della penisola
come a Venezia e a Palermo.
In Toscana la pittura tardogotìca risente di meno degli influssi interna-
zionali, sia perché è legata alla grande tradizione trecentesca locale, sia
perché la nuova civiltà pittorica è alle porte con Masaccio.
A Firenze il camaldolese Don Lorenzo Monaco, non dimentico delle sue
origini senesi, sviluppa coerentemente il linearismo gotico sottoponendolo
peraltro ad una fiammante spiritualità, come dimostra nelle miniature e nelle
tavole.
Altro pittore di spicco del tardogotico è Masolino da Panicale (1383-dopo
il 1435). L'artista, seppure affascinato dalla pittura «cortese», si mantiene
più legato alla austera tradizione della religiosità trecentesca. Nella Pietà
(affresco del battistero in Empoli) egli si accosta a Masaccio con il quale ha
collaborato. Ma per quanto le sue figure abbiano più consistenza plastica di
quelle dei tardogotici, e le composizioni, ariose e spaziali, svelino qualche
aspirazione prospettica, la sua opera è ancora pregna dell'immaginoso
mondo medievale gotico e rinnova, sia pur in modo misurato, incanti da
fiaba.
Nel Festino di Erode (Battistero di Castiglione Olona) vi è svagatezza e
mancanza di interesse drammatico, ma le fantastiche fughe di arcate e un
paesaggio dove la luminosità rende tenera ogni tinta, pone Masolino in
contrapposizione col cromatismo un po' cupo dei pittori del gotico interna-
zionale.
</TD></TR></TABLE>
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MessaggioTitolo: Re: Pittura Bizantina, Romanica e Gotica.   Pittura Bizantina, Romanica e Gotica. EmptyMar Giu 16, 2009 9:24 am

il Romanico è il mio preferito come architettura sacra! (è anche il più fresco d'estate!)
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