tanti anni prima, quelle ville erano vendute a prezzi abba-
stanza accessibili e ben più modici di appartamenti sulla
collina di Posillipo. Non ha abituato allo sfoggio moglie e
figlie, ma ad una quieta agiatezza e le villeggiature ad Ischia
o a Roccaraso hanno visto la sua famiglia sempre in appar-
tamenti modesti, ma comodi. Solo una volta all'anno si
permette un'impennata conducendo i famigliari all'estero
in alberghi dove non bada a spese. Anche oggi ha avuto una
cabrata quando ha detto alle sue care di alloggiare all'Hil-
ton, ma crepi l'avarizia, poverette, chissà per quanti giorni
dovranno fare a meno di lui, assuefatte come sono a vederlo
ogni sera durante le villeggiature. Non ama la solitudine, gli
piace avvertire intorno a sé il calore delle sue donne e, quan-
do può', anche degli amici ed ora invece è qui nel vasto
soggiorno con il televisore sul quale passano immagini che
non riesce a localizzare. Solo la testa di Norton poggiata sui
suoi piedi e il dorso di Giuditta pigiato sul lato della poltro-
na gli danno un pò del calore cui è avvezzo. I suoi stupendi
dobermann non l'hanno lasciato un minuto dalla partenza
della moglie e delle figlie. La mano scivola sul pelo corto
liscio e duro di Giuditta e ne sente la solidità dei muscoli
sviluppati e guizzanti. Altro che guardia del corpo quei due!
Guai se un estraneo entrasse, lo farebbero a pezzi! Ma per
la strada è un'altra cosa, non potrebbe essere awicinato, è
vero, ma una pistola o meglio un fucile sparano da lontano
e un'automobile è una buona difesa anche contro cani così
forti, fedeli e scattanti. Deve prendere una decisione, non
può oltre procrastinarla. Partire anche lui e incaricare qual-
cuno della vendita della cllnica o tentare presto un approc-
cio con gli estorsori. Una cosa è certa: non pagherà i quat-
trocento milioni e non dovrà sopportare il pericolo di nuo-
ve e sempre più massicce richieste. Proverà, ha deciso, nuo-
vamente con il proprietario del bar: è convinto che può
essere la chiave di tutto.
Che fastidio il rumore caratteristico di un bar affollato:
le tazze del caffè sbatacchiate sui piatti, lo sbuffare della
macchina per espressi, gli ordini al banco, l'intrecciarsi dei
saluti lanciati a voce squillante, il continuo sbattere delle
porte cigolanti sui cardini che fa tremolare il pannello di
mezzocristallo in un moto continuo fra un'apertura e l'altra
e il vociare senza soste. Lucio sente le tempie scoppiargli,
vorrebbe andarsene, lasciar perdere ogni cosa. Non è abi-
tuato a pensare a lungo. Nella sua vita ha sempre preso,
come ogni vero uomo d'azione, decisioni rapide e la notte
trascorsa quasi completamente insonne a formulare mille
ipotesi alternate a brevi periodi di sopore turbati da sogni
angosciami ha lasciato il segno. Non può abbandonare l'an-
golo remoto dove il proprietario del locale gli ha detto di
attendere urtandolo con il traboccante stomaco duro come
una pietra ed emettendo dalla bocca ributtante accostata
confidenzialmente al suo viso zaffate di alcool. Deve rima-
nere e aspettare l'arrivo di persone che possono aiutarlo.
Ora gli è assolutamente indispensabile: il suono dolce del
telefono sul comodino l'ha tratto dal torpore nel quale si è
adagiato. La voce concitata di Clara l'ha reso più attento e
ciò che gli ha raccontato vigile e pronto. A Clara è stato
recapitato un biglietto con su incollate lettere ritagliate da
giornali dove testualmente è riportato: Che siete a fare qui?
Torre, Roma o Milano vi abbiamo sempre sotto mira. Dia tuo
marito di pagare. Immediata la decisione di farle ritornare
ad Ercolano.
La mano passa daUe tempie che massaggia delicata-
mente a tastare la borsa riempita dei solleciti di paga-
mento ricevuti dalla cllnica e da alcune citazioni in giudi-
zio per tratte non onorate. Benedice il suo modo di fare,
oggi così diffuso, di ritardare al massimo il saldo delle
fatture per guadagnare valuta e a volte per concordare
pagamenti quasi dimezzati. Con il denaro che costa più
del venti per cento e che lui riesce ad investire anche al
sessanta, all'ottanta ha costituito uno dei molteplici af-
fluenti del gran fiume delle sue entrate, e ora può essergli
ancor più prezioso per dimostrare agli estorsori, o a chi
per essi, che la sua situazione finanziaria non è cosi flori-
da come può apparire. Un senso di disgusto, una voglia
di vomitare lo pervade e ordina un fernet. È mentre rigi-
ra fra le mani il rorido bicchiere che due personaggi si
avvicinano alla cassa e con l'omone dallo stomaco spro-
positato si dirigono verso di lui. Sono una strana coppia: ,
una figura distinta, ben vestita, dal viso civile e una spe-
cie di beai con stretti e consumati jeans che evidenziano
il sesso abbondante e un giubbotto di pelle consunta sul
collo e sui gomiti dal quale emerge un viso butterato e
sfregiato da una lunga cicatrice, la fronte bassa e soprac-
ciglia folte a marcare occhi maligni simili a capocchie di
spillo. Le presentazioni e il colloquio che ne seguono son
un perfetto archetipo del formalismo ossequioso e falso
in uso fra gente che mostra di rispettarsi, mentre un pro-
fondo rancore anima i più riposti pensieri. Ogni atteggia-
mento spocchioso è accuratamente evitato e assicurazioni
di «si è trattato di un equivoco, ma si immagini che pro-
prio a lei che è persona di Don... purtroppo sono giovani
impulsivi che è difficile tenere a freno e ora un contenti-
no va anche dato...» si sprecano e si perdono fra olezzo
di caffè, liquori, segatura e il vapore che si ferma sugli
specchi, sui vetri e crea un alone lattiginoso intorno ai
tubi a neon e ai reostati difettosi che diffondono un ron-
zio fastidioso come quello di diecine di zanzare in azione.
Lucio siede affianco all'uomo distinto, perfetta immagi-
ne di un raffinato commerciante di articoli per signora o di
un professionista di successo, mentre sul sedile posteriore
dell'automobile straniera tutta cofano e portabagagli si di-
stende in una posa scomposta, ma accorta il giovane dalla
lunga cicatrice. Ha smarrito ogni senso del reale il medico,
e le strade che attraversano anche se gli sono note sembrano
appartenere a un mondo sconosciuto e il profumo di colo-
nia dell'uomo alla sua sinistra e l'ondeggiamento di sospen-
sioni troppo morbide accentua il malessere iniziato nel bar.
Una brusca frenata, lo spalancarsi di un cancello e il par-
cheggiare in un vasto cortile ingombro di grandi betoniere
montate su autocarri, lo scendere ed entrare in ambienti
freddi con scrittoi e mobili di metallo che gli appaiono ab-
bandonati per la totale assenza di impiegati, lo fanno nuova-
mente cosciente della vicenda, causa della sua presenza nel-
l'interminabile corridoio interrotto da una porta di lucido
mogano con il telaio in sottile acciaio zincato. Bussano e una
figura conosciuta compare fra gli stipiti: è il geometra Sarli
che lo accoglie festosamente ricordandogli quando la mo- ,
glie ha partorito a Villa del Giacinto un bei maschietto.
Lucio riacquista la sua solita lucidità, il dolore alle tempie, il
senso di disgusto sono scomparsi per incanto, quando siede
davanti allo scrittoio di palissandro occupato da un distinto
signore anziano, titolare dell'impresa. Non può proibirsi di
ammirare il gusto con il quale è arredato lo studio ed i qua-
dri alle pareti che non sono di autori locali, ne raffigurano i
soliti paesaggi solari o marine incantate, bensì figure defor-
mate su fondi cupi di pittori espressionisti o elementi geo-
metrici di artisti astrattisti. L'uomo raffinato racconta in
breve cosa è capitato al ginecologo e il signore anziano an-
nuisce gravemente, mentre Sarli è appoggiato allo scrittoio
e il beai siede a cavalcioni su una sedia vicino alla porta.
Lucio interviene per lamentarsi della richiesta eccessiva che
non trova riscontro nella sua reale posizione economica e
nel rispetto sempre manifestato verso il "pezzo da novanta"
per il quale si è prodigato ad ogni richiesta con visite gratui-
te e degenze a prezzo di costo e, aperta la borsa, riversa sul
tavolo quanto ha portato. Sarli lo raccoglie, esamina e mo-
stra al suo capo perorando le ragioni addotte da Lucio che
con stupefatta meraviglia non sente muovere alcuna obie-
zione, ma solo delle scuse per le minacce subite che «dipen-
dono dal caos della lotta che si è scatenata fra le varie orga-
nizzazioni e dai più giovani che qualche volta tentano di non
portare il dovuto rispetto a chi ha più anni, esperienza ed è
più su nella gerarchla di loro.» Sarli si affretta ad aggiunge-
re: «II dottore si rende conto che di questi tempi può succe-
dere di tutto, ma è stato fortunato a poter contare su amici
sinceri ai quali saprà ricambiare le cortesie con la sua opera
e la sua cllnica ed è disposto a versare un fiore per il fastidio
di chi lo farà vivere tranquillo...» e strizza l'occhio verso il
medico che involontariamente annuisce.
«Ma no, l'organizzazione non vuole fiori da chi è un
amico», afferma decisamente il signore anziano, infilando
in un prezioso bocchino d'avorio e oro la sigaretta men-
tre l'uomo raffinato si affretta ad accenderla «sebbene
purtroppo bisognerà affrontare qualche spesa...»
«Proprio così», interloquisce Sarli guardando il beat
interrogativamente e ricevendo dal silenzioso individuo ,