BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio

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Bruno
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MessaggioTitolo: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 1:40 pm

I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio 3coprsegrartre3.th
Cap.I IL MONDO DELL’ARTE

Amico lettore, hai mai ricevuto l’invito per presenziare all’inaugurazione di una mostra d’arte? Oh, scusami, dimenti­cavo, al vernissage, è più di moda. E, insieme all’invito, non c’era qualche volta un catologo con qualche riproduzione e principalmente la « presentazione colma di frasi del tipo ricca sensibilità coloristica”, “circoscritta misura tematica » e parole come “poetica”, « cromatica», “lirica” della quale poco hai capito se non che il pittore è bravo, a volte addirit­tura un “maestro»? E nelle note biobibliografiche di coda hai scoperto tante partecipazioni, mostre personali e premi, un’infi­nità di premi, magari non primi, ma che hanno donato all’espo­sitore tante medaglie che nemmeno un eroe si sognerebbe?<o:p></o:p>

Ti sei poi recato alla mostra, e cosa hai trovato? Una sala perlopiù angusta, colma di persone elegantemente, o forse meglio, lussuosamente vestite, che si aggiravano con fare importante e quasi ispirato fra quadri contornati da robuste comici rilucenti di patine d’oro e di vetri sui quali si riflet­teva, spesso fastidiosamente, la luce intensa di diecine di faretti. Ne sei rimasto impressionato, dì la verità, e un pò intimidito e sei stato guidato, in uno stato confusionale, da un amico, un conoscente o dal “gallerista » o suo dipendente al cospetto del “maestro » o della “maestra » (bada bene, non d’orchestra o di scuola) che con occhi lucidi, esaltati ha rice­vuto il tuo omaggio, i tuoi complimenti e non ha fatto nem­meno a tempo a ringraziare, subito preso, trascinato da altri davanti a una delle sue “opere » dove un signore, perlopiù massiccio, dai capelli di colore argenteo un pò lunghi, agitava le braccia e le mani portate all’altezza degli occhi quasi dovesse mirare il contenuto del quadro, mentre ne magnifi­cava, con voce profonda, le « forme » e i contenuti<o:p></o:p>

Frastomato ti sei ritrovato un bicchiere di champagne fra le mani e, relativamente solo, hai quasi involontariamente ascoltato i discorsi che poco lontano si andavano facendo e ne sei rimasto profondamente deluso, mentre un’ombra di dubbio, in quella magnificenza, faceva capolino nella tua mente. Parole sconnesse, fatue, errori di sintassi, di gramma­tica, un vorticare di prezzi — centinaia di migliaia di lire, se non milioni — e, osservando meglio, qualità pittoriche che perlomeno ai tuoi occhi non apparivano, al di là dei bagliori della sala, sostanzialmente differenti da qualche quadretto che uno dei tuoi figli, tua moglie o tu stesso, avevate dipinto quasi per scherzo, una volta acquistato cavalletto, tavolozza, colori e pennelli.<o:p></o:p>

Un’altra volta l’invito era per una mostra che si teneva non più in una galleria d’arte, ma in una delle sale o nella hall di un albergo. Qui confusione maggiore, quadri spesso in ombra o con riflessi moltiplicati per quante erano le “luci dei grandi lampadari di cristallo o di vetro di grosso spessore. Le qualità di coloro che “presenziavano” e pittoriche degli espositori ti son sembrate ancor più modeste e, più che a una mostra d’arte, hai avuto l’impressione di essere a un matrimo­nio o a una prima comunione.<o:p></o:p>

Amico lettore, sei uno che i quadri li fa, li acquista o si limita a guardarli? Nel primo caso, hai mai esposto? E non ti sei mai chiesto, di fronte alle spese che hai dovuto affrontare, come si fa a far soldi con l’arte? Sì, si possono fare e non pochi e, se avrai la pazienza di seguirmi, nei prossimi capitoli ti spiegherò come. Starà poi a te e alla tua coscienza valutare se è onesto e giusto. Ed ora rispondi, perché dipingi? Perché ti senti artista? perché ti è facile tracciare delle linee che meravigliosamente si compongono in una figura, in un paesaggio, in una natura morta? e quando usi i colori ti sembra che prendano vita e sei convinto di armonizzare il rosso, il bianco, il blu, il giallo e gli altri in modo non infe­riore ad un pittore che ritieni già bravo ed affermato? cosa vuoi esprimere con il tuo quadro? la perfezione tecnica, Yesatta nproduzione del tuo modello? o qualcosa che trascende l’immagine visiva?<o:p></o:p>

Se sei un acqurente di quadri, perché li compri? Per arredare le spoglie pareti della tua casa con qualcosa di ~bello? per spocchia? perché ti piacciono, perché pensi di fare un buon investimento? perché ti comunicano qualcosa?

E tu ancora che ti limiti a guardarli, perché lo fai? Perché non puoi comprarli? perché ami l’arte? perché ne capisci? E dove vai ad ammirarli? nei musei, nelle gallerie pri­vate o, quando sei invitato, ad una mostra? Amico lettore, cosa ne pensi del mondo dell’arte? sai da chi è composto? ti sembra vero o falso? ammirevole o con­dannabile? Credo che tu sappia che è arte non solo la pittura (sulla quale in particolare intendo soffermarmi in questo volume), ma anche la scultura, l’architettura, la letteratura (da me ampiamente trattata nel saggio-manuale « I SEGRETI DELL’EDI­TORIA ovverosia COME SI FA A FARSI PUBBLICARE UN LiBRO») e la musica, e che i personaggi che affollano il suo mondo sono:

Gli artisti

I galleristi o gli editori

I cntici

Gli organizzatori delle grandi mostre

I soprintendenti alle Belle Arti e i funzionari addetti

I direttori e i funzionari dei musei dove ci sono opere d’arte

I titolari delle cattedre artistiche o di letteratura e derivate

I direttori e funzionari delle biblioteche pubbliche e private

I presidenti e i direttori delle accademie pubbliche e private

I direttori delle sale dei concerti o delle opere liriche

I compilatori dei cataloghi d’arte

Gli organizzatori dei premi

I banditori e i titolari delle aste

I librai<o:p></o:p>

Gli assidui fruitori<o:p></o:p>

Altri che in questo momento mi sfuggono<o:p></o:p>

Non tutti hanno uguale importanza e peso ed alcuni di essi esercitano spesso una funzione più negativa che positiva, ma la loro presenza in questo composito mondo « artistico” èuna realtà e bisogna prenderne atto.Ma ora la cosa più importante per continuare a parlare del mondo artistico, delle sue strutture buone o cattive e di come si fa a far soldi con l’arte, è porsi la domanda: « che cosa è l’Arte?» Hai mai, amico lettore, affrontato l’argomento?<o:p></o:p>

ARTE: attività umana volta a creare opere di valore estetico, dice il piccolo dizionario Garzanti; attività umana che si svolge per opera d’in gegno, secondo insegnamenti dedotti dall’esperienza o seguendo una geniale ispirazione, enuncia il dizionario Palazzi; l’attività, individuale o collettiva, da cui nascono prodotti culturali o comportamenti e simili che sono oggetto di giudizi di valore, rea­zioni di gusto e simili e il risultato di questa attività, sentenzia il nuovo Zingarelli. Mentre per l’enciclopedia universale Riz­zoli Larousse l’Arte è: ogni attività dell’uomo che produca e agisca sulla base di regole e conoscenze tecniche particolari e con l’aiuto della genialità, del gusto e della fantasia personali; più par­ticolarmente Attività estetica, ciò che l’uomo crea per esprimere i suoi sentimenti, la sua ideologia, la realtà che lo cu-conda, in opere esteticamente valide; o più precisamente il campo dell’attività estetica, ogni singola arte (letteratura, musica, pittura ecc.) e l’enci­clopedia, che subentra al dizionario enciclopedico, precisa e racconta: per secoli il termine AR TE indicò qualsiasi attività, in prevalenza manuale, esercitata con particolare perizia, e sign~ficò anche il complesso di cognizioni teoriche e di pratiche tecniche neces­sario al perfetto esercizio di ogni singola attività. Tanto che capola­voro fu detto l’oggetto che l’apprendista presentava all’esame per essere ammesso tra i membri di una corporazione, e anche i grandi creatori non si staccarono mai dalla corporazione artigiana e manuale dalla quale provenivano. Arte era soprattutto l’abilità in un mestiere; la bottega — e fosse pura quella di un Ghirlandaio o di un Verrocchio — era il luogo dove si imparava il mestiere; le prime accademie, di Lorenzo il Magnifico e di Enrico IV a Parigi, la scuola aperta ai migliori e più capaci artigiani. L ‘espressione ~ncor oggi viva « a regola d’arte», applicata e applicabile alle attività più diverse, è una testimonianza di questa antica consuetudine. Non farà quindi meraviglia ricordare che nella Firenze del Duecento e del Trecento, discese dalle corporazioni latine e altomedievali, si chiamavano arti quasi tutte le attività pratiche e le relative asso­ciazioni: settantadue fra maggiori e minori, con il loro priorato e i loro consoli. Alla base di questa concezione stava la vecchia distin­zione romana di « artes liberales » e di « artes mechanicae », takhé venne fissandosi la contrapposizione tra arti, intese come attività pratiche, e scienze, intese come attività teoretiche, e tra natura, estrinsecazione della sapienza e potenza di Dio, e arte, opera dell’uomo. Così ogni attività umana che, accumulando i dati e le esperienze, le regole e gli studi, passasse da attività empirica ad atti­vità tecnica, sorretta da un sapere anche teorico, aspirava a dive­nire arte. Pertanto con il progredire dell’arte venne a scavarsi un abisso tra il migliore dei muratori e Arnolfo di Cambio o il Bru­nelleschi; se l’artigiano diveniva artefice, ossia persona che eserci­tava un’arte con lavoro non servile, e l’artefice diveniva artista, anche il concetto di arte doveva completarsi e delimitarsi. Nacque così, nell’Umanesimo, il concetto di artista come artefice che crea e nel maturo Rinascimento tale concetto venne codificato dall’espres­sione del Vasari « arti del disegno»: architettura, scultura, pittura, nelle quali maggiormente si spiega la facoltà inventiva. Da questo concetto limitato e da altri simili, se non più empirici, come arti figurative, arti plastiche, partirono il pensiero e l’uso per giungere all’espressione « belle arti», che parve subito la migliore. Da questa, in tempi relativamente recenti, si giunse al concetto di arte senza aggettivi.L’arte è attività dello spirito irreducibile a ogni altra e nasce dall’intuizione. Linea, colore, pietra, metallo, parola, suono, non vanno dunque intesi nella loro materialità fisica; essi sono i neces­sari mezzi espressivi dell’intuizione, e inscindibili dalla intuizione stessa nella creazione artistica. Al di sopra delle distinzioni, dei mezzi espressivi propri delle varie arti, l’arte come attività spiri­tuale abbraccia indistintamente tutte le creazioni nelle quali si attua la SINTESI INSCINDIBILE DI INTUIZIONE ED ESPRESSIONE; non soltanto dunque quelle che si realizzano nelle forme visibili (pittura, scultura, architettura, arti minori), ma anche quelle che si valgono di altri mezzi espressivi quali la parola e il suono. Tutta­via il termine « belle arti» rimase e rimane tuttora per inerzia e per pratiche necessità, sanzionato in Francia e poi in Italia dalla stessa terminologia burocratica: Accademia di belle arti, direzione gene­rale delle belle arti. Nata da quel concetto della bellezza che risaliva alla Grecia classica e alla romanità, l’espressione voleva indicare tutte le attività soprattutto nate dal disegno, specie figurative, che hanno valore di bello. Ma il bello, variamente determinantesi di cultura in cultura, di epoca in epoca, non può valere aifini di una definizione assoluta. La definizione « belle arti» serve come catego­ria di comodo allo stesso modo di quelle delle singole arti: pittura, scultura, architettura, ecc. Classficarle, definire i confini di cia­scuna, schedarvi il materiale immenso è impresa assurda, come assurdo è ricavare, oltre la pura didattica indicativa, un sistema in cui ciascuna delle arti figurative abbia il suo posto e i suoi limiti. Si potrebbe perciò pensare che non abbia szgiz~flcato parlare di pit­tura, scultura, architettura, ciascuna a sé, e ancor meno di bizan­tino, di romanico, di gotico, di barocco, di Trecento, Quattrocento, Cinquecento, dal momento che l’unica costante è l’opera d’arte. Ma per giungere ad essa, l’artista, in quanto uomo, ha bisogno della sua esperienza, del suo mestiere, dei suoi materiali e anche del suo sentire e del suo vivere, in una parola di tutta la sua umanità in cui confluiscono i predècessori, i maestri, la storia, e le personali aspirazioni e conquiste. Così l’arte implica una profonda esperienza del passato e storie delle singole arti figurative esistono, anche eccel­lenti, perché un filo in effetti sussiste a legame le parti. Non si tratta certamente della materia o dei procedimenti operativi, ma del collegamento di pittori che guardano a pittori, di architetti che guardano ad architetti: gli impressionisti guardarono a Tiziano, i neoclassici alla Grecia, i cinquecentisti a Roma antica, i cubisti a Cézanne e ai neoclassici... Né si possono trascurare i diversi rap­porti fra l’artista e l’arte, d~flèrenti per il poeta e il musicista rispetto alla poesia e alla musica; per l’architetto, lo scultore e ilpit­tore rispetto alle arti loro: rapporti di natura pratica che l’artista<o:p></o:p>

seguirà la seconda parte del capitolo. Poi i successivi dal titolo: "Le gallerie e i centri d'arte privati"; " I Riconoscimenti"; "Le "Accademie""; "L'equivoco del Bolaffi"; "Le aste televisive"; "Le presentazioni"; "Le opere moltiplicate"; "L'"artista" vittima o carnefice"; "Capitolo zero: I falsi di Livorno e l'interesse del potere".

Sono tutti più "fluidi" del primo.

<o:p></o:p>


Ultima modifica di Bruno il Ven Mar 27, 2009 8:02 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 1:46 pm

trascende, ma che sussistono, come sussiste il rapporto fra l’artista e l’ambiente, condizione di civiltà o cultura...<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /><o:p></o:p>

Amico lettore, devi scusarmi se ti costringo a leggere e, spero, a meditare su quello che è l’Arte, perlomeno nelle defi­nizioni di dizionari ed enciclopedie, ma non mi è possibile farne a meno se in questo volume si parla di qualcosa che riguarda l’arte sia pure particolarmente intesa. Ti invito però a tranquillizzarti e a pazientare: il volume non farà sfoggio, per quanto possibile, di erudizione e ti interesserà in maniera pressoché parossistica anche se, forse, scoprirai cose che già conosci e sulle quali probabilmente non avevi riflettuto a suf­ficienza. Ed ora un altro sforzo: ecco quanto l’autorevole enciclopedia Utet riporta sull’Arte. Anche qui, come più su, ho sottolineato quello che più ritengo giusto perché molte delle affermazioni dei compilatori non mi trovano d’accordo.

Nel signifiicato oggi dominante (che veniva in passato indicato con l’espressione « arti belle») questo termine designa in generale l’attività umana p-roduttrice di simboli e i simboli stessi da essa prodotti. Per « simboli» bisogna intendere non solo le parole ma anche le forme, i colori, i suoni, i volumi, le masse, i movimenti che possono essere adoperati a indicare una qualsiasi realtà, situazione, stato d’animo, sentimento, aspirazione o ideale dell’uomo. Se si intende per « linguaggio » la formazione e l’uso dei simboli (nel significato generale ora proposto) si vede subito che l’arte è connessa strettamente col linguaggio; e si vede subito che la parola « linguag­gio » ha un significato molto esteso, che comprende non soltanto il parlare ma anche la formazione e l’uso dei simboli vari (forme, colori, masse, volumi, suoni, movimenti, ecc.) che vengono adope­rati nelle arti cosiddette figurative (pittura, scultura, architettura) nonché nella musica e nella danza. Che l’arte sia in qualche modo connessa col linguaggio è tesi assai dffiisa nella cultura contemporanea; ma l’accettazione di questa tesi non produce nessuna unjformità nelle teorie intorno all’arte perché i concetti che si hanno del linguaggio sono diversi. In tale diversità di concetti si possono tuttavia distinguere due conce­zioni fondamentali:<o:p></o:p>

1° IL LINGUAGGIO E’ LA RIVELAZIONE STESSA DELL’ESSERE. Ciò significa che il linguaggio mani/èsta e rivela la natura stessa della realtà, comunque poi questa venga intesa e determinata. Èquesta la concezione romantica del linguaggio, che domina dottrine opposte ed eterogenee, come, ad esempio, quelle di Croce e di Hei­degger. Per Croce il linguaggio è una forma (cioè una man~frsta­zione) dello Spirito assoluto che, attraverso l’uomo e nell’uomo, crea spontaneamente lè immagini simboliche ed è perciò il vero soggetto del linguaggio. In tal caso il linguaggio è l’espressione in immagini ideali di un contenuto offerto dal sentimento o dalla passione, cioè da altre manifestazioni dello Spirito assoluto. Il linguaggio vero s’identfica perciò con la poesia e fuori della poesia non c’è linguag­gio ma solo suoni articolati o simboli concettuali. Anche per Hei­degger linguaggio e poesia s’identficano e il linguaggio è la manjfr­stazione di un Essere (non meglio qualificato) che trascende e domina l’uomo. Il tratto spec fico di queste concezioni (e di tutte le altre ad essa riconducibili) è la « necessità » del rapporto che esse sta­biliscono tra il linguaggio e la realtà a cui esso si r~ferisce. Questo rapporto viene ammesso come necessario nel senso che si ritiene che non può essere diverso da quello che è, nella natura e nelle sue modalità particolari. Per tale necessità, che esso deve al fatto di essere la rivelazione o l’espressione d’una realtà infinita, il linguag­gio viene identficato con la bellezza (Croce) o con la verità (Hei­degger). seconda concezione del linguayjøo si è affermata pressoché generai-mente nel mondo culturale contemporaneo.<o:p></o:p>

Dal punto di vista di questa seconda concezione, la funzione simbolizzatrice dei linguaggio, il suo « significato » comprende tre termini: a) il simbolo, cioè le parole, i segni grafici, i colori, le forme, le masse, i suoni, i movimenti, ecc.; b) la realtà alla quale il simbolo si rferisce, comunque possa essere intesa e determinata sia come cosa~, sia come stato d’animo, sentimento, passione, ecc.; c) l’atteggiamento che media e condiziona il r~frrimento del simbolo alla realtà e che indica qualsiasi situazione o circostanza che con­sente di afferrare il sig7z~ficato dei simbolo. I nessi fra questi due ter­mini non sono necessari, ma soggetti a « scelte», deliberate o zncon­sapevoli, che possono indefinitamente mutare. La non-necessità di tali nessi dipende dalla presenza del terzo termine che, condizio­nando il rapporto fra gli altri due, fa di questo rapporto una fun­zione dei propri mutamenti. In questa non necessità dei nessi sim­bolici si radica l’arte nel suo « senso specfico», cioè come speciale linguaggio, distinto dai linguaggi comuni e da quelli scientifici; la quale perciò consiste nella « libertà» di variare indefinitamente il rapporto tra linguaggio e realtà, libertà inerente al carattere possi­bile (non necessario) di tale rapporto. L’arte si avvale esplicita­mente, deliberatamente di questa libertà, di cui l’uomo, fuori dell’arte, fa uso solo occasionalmente e sempre sotto la spinta di con­dizioni e di circostanze esteriori. Quella libertà, che è alla radice del linguaggio umano come funzione simbolizzatrice, diventa nell’arte conclusiva e «finale». Essa non è solo il punto di partenza dell’arte, ma anche il suo punto d’arrivo. L’arte ha sempre funzione libera­trice; e questa funzione liberatrice è ciò che si chiama comunemente « creazione». I simboli possono essere dall’attività artistica indefini­tamente variati nel loro signjficato. Essi pssono essere scissi e resi indipendenti dai signjficati comuni e abituali che li legano ad atteggiamenti ricorrenti e istituzionalizzati in un gruppo sociale e in un periodo determinato; e possono essere investiti di signjficati nuovi ed imprevistz~, che suggeriscono e comunicano atteggiamenti nuovi ed imprevisti o anche fanno appello, rafforzano e rendono evidenti gli atteggiamenti già stabiliti... Che l’arte sia libertà e libertà fondata sulla possibilità del rapporto linguaggio-realtà, non implica che essa sia e debba essere a ogni costo e a ogni istante<o:p></o:p>

2° IL LINGUAGGIO E’ LA FUNZIONE UMANA DELLA FORMA­ZIONE E DELL ‘USO DEI SIMBOLI. Questa tesi elimina la necessità del rapporto tra il linguaggio e la realtà o l’essere che esso esprime. Essa fa di questo rapporto qualcosa che può essere mutato o atteg­giato diversamente a seconda della scelta compiuta da colui che parla; e pertanto riconosce nell’uomo il solo soggetto produttore del linguaggio stesso. In tal modo essa elimina l’identficazione del lin­guaggio con la bellezza o la verità, e tende a spiegare non solo i caratteri positivi del linguaggio stesso (la sua coerenza, il suo ordine, la sua chiarezza, la sua bellezza), ma anche i suoi caratteri negativi (le sue incoerenze, i suoi disordini, le sue oscurità e le sue bruttezze). Per la sua capacità di spiegare insieme gli aspetti posi­tivi e negativi del linguaggio, cioè le sue riuscite come i suoi insuc­cessi, e di intenderlo quindi come opera umana limitata da condi­zioni deteminabili, nonché per l’avvenuto abbandono della metafi­sica romantica che era la base della prima concezione, questa innovazione, rivolgimento, rivoluzione. L’esercizio della libertà artistica coincide con la capacità di stabilire una nuova « disci­plina » di ricerca artistica. Il rinnovamento dei significati simbolici è sempre frutto di una « tecnica » che disciplina l’uso e la comunica­zione dei nuovi sign~icati. Questa tecnica, attraverso la comunica­zione, tende a fissarsi e a rendere ricorrenti e istituzionali gli atteg­giamenti che la rendono comprensibile. La rzfrtizione dei nessi sim­bolici e la ricorrenza degli atteggiamenti rispettivi costituiscono lo «stile» di un’arte. È chiaro che senza la relativa unjformità delle tecniche e degli stili, per ciò che riguarda uno stesso artista o un gruppo o una scuola di artisti o il gusto di un periodo deteminato, il compito della « critica dell’arte» sarebbe impossibile. Tale compito consiste infatti nell’individuare la tecnica e lo stile di un artista sin­golo o di un periodo determinato e nel chiarire storicamente gli atteggiamenti che ne sono alla base. Solo assolvendo a questo com­pito la critica d’arte può esercitare efficacemente la sua funzione che è, rispetto al presente, quella di orientare e illuminare il gusto del pubblico e rispetto al passato, quella di renderne comprensibile il gusto e di decidere sulle opere di incerta attribuzione.<o:p></o:p>
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Bruno
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 1:47 pm

Poiché ogni simbolo si rifèrisce a una qualche realtà, l’arte, come funzione simbolizzatrice, ha sempre un riferimento oggettivo, cioè si riferisce intenzionalmente a qualche « oggetto » (nel senso più gene­rale del termine) che essa presenta come tema di osservazione e di godimento. Da questo punto di vista, ogni opera d’arte è un pro­getto di osservazioni possibili, un invito a osservare qualcosa che l’artista ha veduto o scoperto in un significato particolare, un’aper­tura sul mondo che ci circonda, cioè sulla natura. L’oggetto dell’opera d’arte può avere scarse o arbitrarie simiglianze con le cose o con gli esseri di cui riteniamo composto il nostro mondo e il cui complesso siamo soliti chiamare « natura». Ma anche in questo caso l’opera d’arte rappresenterà uno spiraglio aperto sulla natura, intendendo per natura il mondo degli oggetti accessibili ai mezzi di osservazione di cui l’uomo dispone. L’oggetto dell’opera d’arte èsempre offerto a quegli stessi mezzi di osservazione che consentono di accertare e di controllare le cose e gli esseri del mondo comune e della scienza; e in questo senso è pur sempre un oggetto naturale. Un quadro, per esempio, può non rappresentare nessuna cosa rico­noscibile, nessun essere, forma o persona a cui si possa dare un nome attinto dal dizionario comune; ma darà pur sempre qualcosa da vedere; e questo qualcosa sarà un oggetto naturale in quanto èofferto ai mezzi di osservazione di cui l’uomo dispone. L ‘osserva­zione artistica tuttavia non ha niente a che fare con il vedere o toc­care o ascoltare sensibile, cioè come si potrebbe dire col « sentire ani­male», ma consiste nel cogliere l’oggetto specifico significato nell’opera, cioè nella possibilità di « scegliere»~ di fronte all’opera stessa, quelLi speciale risposta o reazione che la renda, in qualche modo, « significante». Per questo rapporto dell'arte con la natura, il « ritorno alla natura » è stato in certe epoche (per esempio nel Rina­scimento) l’insegna di un rinnovamento radicale dell’arte. Esso ha significato in tali epoche la liberazione dell’arte che imita l’arte, dal segno che imita il segno: la ribellione contro forme d’arte tradizio­nali, divenute, per l’un jformità delle tecniche e degli stili, monotone come un dizionario scolastico. Il ritorno alla natura ha esercitato nell’arte la stessa funzione che ha esercitato nella scienza, la quale èstata da esso richiamata a mettersi in rapporto diretto con la realtà naturale e a rfiutarsi di rzjetere il sapere, vero o fittizio, già acqui­stato nei libri. Per l’arte il ritorno alla natura implica la libera­zione da forme tradizionali e la ricerca di nuove forme simboliche che esprimano nuovi significati degli oggetti osservabili. Pertanto la pretesa che l’arte non abbia nulla a che fare con la natura perché non ha l’obbligo di imitarla e di rzjìrodurne fotograficamente le forme si fonda sul concetto grossolano che si ha della natura, la quale viene arbitrariamente limitata alle realtà dell’esperienza comune (cose, animali, persone, ecc.) In verità neppure la scienza si occupa ditali realtà giacché i suoi oggetti sono diversi (campi di forze, fotoni, elettroni ecc). Allo stesso modo l’arte fa appello a nuovi si~n~ficati degli oggetti osservabili, perciò non ha l’obbligo di riprodurre o di variare i significati delle cose dell’esperienza comune. La natura tuttavia rimane, così per essa come per la scienza, il campo delle sue ricerche e delle sue creazioni e il ritorno alla natura rimane pertanto il suo più efficiente mezzo di libera­zione e di rinnovamento.<o:p></o:p>

Hai compreso, amico lettore? O ti sembrano affermazioni spesso in contrasto fra loro dalle quali, quando credi di averne afferrato l’essenza, nasce uno sconfortante guazzabu glio? Eppure mi sono limitato a citare enciclopedie molto diffuse che, istituzionalmente, hanno il compito di essere il più chiaro possibile per una rapida e risolutiva (perlomeno in prima istanza) consultazione. Immagina se avessi riportato brani di estetica (la filosofia dell’arte) dei più noti e autore­voli studiosi! Ciò ti basti, se naturalmente non hai già affron­tato ed approfondito l’argomento, per prendere coscienza di quanto sia serio ed impegnativo fare dell’arte che sia vera arte. Essa non è, come spesso e comunemente si crede, un fatto soltanto istintivo, dono innato giunto per misteriosi canali ad arricchire la tua personalità, a guidare la tua mano, ad illuminare la tua mente, ma anche e principalmente seria appliaizione, lavoro faticoso, studio intenso ed instancabile, provare e riprovare per acquisire una tecnica raffinata non trascurando di percorrere ed osservare vie diverse dapprima viste da ogni possibile angolazione. ~ anche vero però che tutta la cultura e lo studio di questo mondo non faranno di un essere umano un vero artista se gli manca quel qualcosa in più, comunemente definito genialità, che ai grandi artisti (non più di qualche diecina ogni secolo) e solo a loro con­sente di saltare, se lo vogliono, le vie intermedie della ricerca. Ma l’arte rimane un’entità difficilmente definibile e, a con­ferma di quanto ti dico, amico lettore, ritengo opportuno farti conoscere le opinioni, spesso contrastanti, di chi l’ha praticata con un successo non effimero:<o:p></o:p>

Cosa è l’arte, signore? è la natura concentrata. (Balzac) <o:p></o:p>

L’arte vuoi sempre irrealtà visibili. (Borges)<o:p></o:p>

L’arte, intendendo il termine per indicare collettivamente pittura, scultura, architettura e musica, è la mediatrice e riconciliatrice di natura e uomo. È dunque il potere di umanizzare la natura, di infondere i pensieri e le passioni dell’uomo in tutto ciò che è l’og­getto della sua contemplazione. (Coleridge)<o:p></o:p>

Scopo di ogni artista è di arrestare il movimento che è vita, con mezzi artjficiali, e tenerlo fermo ma in tal modo che cent’annt dopo, quando un estraneo lo guarderà, torni a muoversi, perché è vita. (Faulkner)<o:p></o:p>

L’arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel rapRre­sentare con novità. (Foscolo)<o:p></o:p>

L ‘arte comincia dalla resistenza: dalla resistenza vinta. Non esiste capolavoro umano che non sia stato ottenuto faticosamente.(Gide)<o:p></o:p>

Non ce via più sicura per evadere dal mondo, che l’arte; ma non c’è legame più sicuro con esso che l’arte. (Goethe)<o:p></o:p>

Cercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tor­nare a spremere dalla terra bruta o da ciò che essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un’immagine di quella bellezza che siamo giunti a comprendere: questo è l’arte. (Joyce)<o:p></o:p>

L’arte, in certe circostanze, scuote gli animi mediocri, e interi mondi possono essere rivelati loro dai suoi interpreti più grossolani.(Flaubert)<o:p></o:p>

Tutto l’interesse dell’arte è nel prmncij.do. Dopo il principio è già la fine. (Picasso)<o:p></o:p>

Adesso posso dire che l’arte è una sciocchezza. (Rimbaud)<o:p></o:p>

Più l’arte è controllata, limitata, lavorata, e più è libera. (Stra­vinsky)<o:p></o:p>

L’arte è la suprema maniJèstazione della potenza dell’uomo; èconcessa a rari eletti, e innalza l’eletto a un’altezza dove l’uomo e preso da vertigine ed è difficile conservare la sanità della mente. Nell’arte, come in ogni lotta, ci sono eroi che si dedicano intera­mente alla loro missione, e che periscono senza raggiungere la meta. (Tolstoj)<o:p></o:p>

Suppongo, amico lettore, che qualche dubbio incomincia a nascere o a svilupparsi nella tua mente, nella tua coscienza, se pratichi l’arte o se l’ammiri senza un’adeguata preparazione. Se ti cimenti con la pittura ricopiando sulla tela una cartolina illustrata sforzandoti di essere quanto più fedele possibile agli oggetti riprodotti senza filtrarli in qualcosa che sia solo tuo, originalmente tuo o se, di fronte ad un paesaggio ti impegni più di definirne l’esatto andamento della curva di una collina o le fattezze di una casa, di un animale, di un albero, invece di cogliere ed elaborare gli effetti infiniti del raggio di sole o di un’ombra misteriosa, in questo caso, forse, insieme al dub­bio avrò causato qualche dispiacere, ti avrò tolto qualche illu­sione, generato qualche frustrazione. Ma dal vero amico cosa si pretende? Che sia sincero, che ci comprenda, che non ci inganni, che ci renda giustizia, ed è quello che sto con te facendo e che mi propongo di continuare a fare. Al contrario, se l’arte la interpreti nel modo giusto e in tutta la sua dignità, è ovvio che quanto ho scritto qui sopra deve soltanto farti piacere, e gli estratti sul significato dell’arte ed il mio perso­nale pensiero saranno per te un’ulteriore conferma dell’esat­tezza del tuo operare, e se qualcosa non ti sembra ragione­vole, potrai sempre scrivenni, criticarmi, invitarmi a delle ret­tifiche, ad ampliare la trattazione di un argomento trascurato o portato in modo affrettato o errato.

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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 1:51 pm

Cap.II
LE GALLERIE E I CENTRI D’ARTE PRIVATI

La chiave di volta del mondo dell’arte visiva nel sistema capitalistico~ il nostro sistema è costituita dalle gallerie d’arte private. Esse rappresentano per i quadri ed i pittori una via di mezzo fra ciò che è l’editore e il libraio per gli scrittori. Uno o più vani di varie dimensioni sul fronte strada o al primo piano ne costituiscono la parte visibile per esposizioni e ven­dita di opere pittoriche, un ufficetto o un deposito perlopiù annesso, il vero cuore.<o:p></o:p>

Una galleria d’arte, amico lettore, è un’azienda commer­ciale che dovrebbe avere una regolare licenza per la vendita al dettaglio come un qualsiasi negozio e pagare le tasse in base all’utile ricavato dalla sua attività. Più spesso però le gal­iene d’arte prendono il nome di centri d’arte o di studi d’arte che altro non sono che un’associazione fra più persone, sorta, almeno così dice l’atto costitutivo, non a scopo di lucro. Tratine le solite eccezioni, è una formula di comodo che esenta da licenza di commercio e dal pagamento delle tasse. In genere il presidente del centro è il vero titolare, gli asso­ciati sono peniopiù parenti o amici che non si occupano per nulla della gestione, ma si limitano a figurare nel libro degli associati dal quale risulta che pagano microscopiche quote annuali, mai versate. E’ l’uovo di Colombo, amico lettore, di questo nostro felice Paese dove, con formule più o meno analoghe, si gestiscono lucrosissime attività (infinitamente più ricche della presentazione e vendita dei quadri), quali cir­coli privati con ristorante, sale da gioco, nights, palestre per ginnastica dimagrante e massaggi e tante altre cose che esula-no dallo scopo di questo libro. Debbo però anche dirti che non sempre il desiderio di evadere a certi obblighi di carat­tere fiscale ne determina la nascita, ma l’esasperante lentezza, per non dire l’impossibilità, che la burocrazia oppone al rego­lare sorgere di un’azienda commerciale, specialmente in questi ultimi tempi nelle grandi città.<o:p></o:p>

Fra gallerie, centri e studi d’arte nel nostro Paese se ne pos­sono contare, con una stima del tutto approssimata, dai tre ai cinquemila che sono riusciti a sopravvivere ad una lunga crisi scoppiata fra il ‘73 e il ‘77 e tuttora presente, seppure in forma più attenuata. Alcune Gallerie (le chiamerà da ora sempre così anche se sono centri o studi d’arte) non sono altro che sale dove, a scadenza di dieci-quindici giorni, si espongono quadri in mostre “personali” (quelle dove vi sono opere di un solo artista) o “collettive” (di più pittori). Per esporre in questo tipo di Galleria (al più basso gradino della scala dei valori) l”’artista” o gli “artisti” pagano un fitto variante delle cinquecentomila lire ad oltre un milione per dieci giorni; fanno approntare, a proprie spese, un catalogo e lasciano al gallerista un quadro in omaggio oltre a una per­centuale del 15/30% sull’importo delle vendite. Puoi facil­mente comprendere, caro lettore, che questi veri e propri “affittasale” — tranne, è doveroso dirlo, rare eccezioni — accet­tano qualsiasi espositore, anche l’autore di incredibili croste e qundi il parlare qui di una qualsiasi linea artistico-culturale è pura follia. I titolari non sono, nella stragrande maggioranza, cattive persone, ma gente dotata spesso di scarsa cultura o, quantomeno, del tutto inadeguata, per loro fortuna, a una reale comprensione dell’arte. Magari, come primitivo intento, già esercitando altra attività prevalentemente impiegatizia o scolastica, volevano con la moglie e i figli accostarsi con amore al mondo dell’arte e della pittura e poi, spaventati dalle difficoltà e dal caotico andamento, hanno ripiegato su un semplice arrotondamento di stipendio che può calcolarsi più o meno sul milione e mezzo mensile netto, oltre i quadri omaggio. E’ in queste sale dal fitto facile che si aggira una strana fauna di personaggi che credono di fare arte: pittori falliti; mogli di ricchi imprenditori lussuosamente agghindate che possiedono i migliori cavalletti, le più grandi tavolozze, i più costosi colori, le tele dalla qualità sublime imbrattate in maniera ignobile nell’assurdo tentativo di dare una forma accettabile alla loro velleità “artistica”, che incredibilmente tanto le qualifica agli occhi e alla mente ciechi delle degne amiche; una pletora di autodefìnitisi “critici d’arte” che recano con ostentata evidenza fasci dei pochi numeri di rivi­stelle sconosciute alle quali hanno prestato la loro opera lau­datoria ricolma di insulsi paroloni su “opere pittoriche” sulle quali molto meglio sarebbe stato tacere; qualche raro profes­sionista dell’arte, trascurato in luoghi meglio qualificati, che si pavoneggia dando ispirati e disonesti consigli a destra e a manca e la folla anonima, sincera, ma suggestionata dall’appa­rato, che si aggira del tutto compresa nel ruolo di “fruitrice d’arte”, gareggiando con tutti gli altri in azzardate definizioni che confondono impressionismo con espressionismo, e acco­munano tutto quello che non comprendono sotto la defini­zione di futurista. Strane componenti erotiche aleggiano sottili, a volte più sfacciatamente evidenti, fra il composito ambiente e non di rado travalicano il ristretto spazio della sala per accompa­gnare i frequentatori al di fuori di essa consentendo loro di tra­“scurare famiglia e figli nel sacro nome dell’ arte. <o:p></o:p>

Una seconda e molto vasta categoria di Gallerie è rappresen­tata da sale dove si espongono quadri con reale dignità artistica, che variano dal figurativo di buona qualità, all’astrattismo, al surrealismo. Qui le mostre, anche quelle a pagamento, sono suf­ficientemente selezionate e si può incominciare a parlare d’arte senza dover virgolettare il termine. Più spesso però l’artista non corrisponde un fitto al gallerista, ma si limita a far stampare il catalogo e a lasciare una percentuale aggirantesi intorno al 30% sulle opere vendute, oltre al solito quadro omaggio.<o:p></o:p>

La fascia superiore di questo tipo di gallerie incomincia a svolgere un ruolo imprenditoriale e acquista in proprio parte o tutta la produzione di alcuni pittori che vengono perciò chiamati “di galleria”. Con loro viene stipulato un contratto di questo tipo:<o:p></o:p>

Fra il Pittore .. . e la Galleria . . . si conviene quanto segue:<o:p></o:p>

1) Il Pittore ... concede alla Galleria ... l’esclusiva assoluta di vendita dei suoi quadri (eseguiti con qualsiasi tecnica) valida per tutto il territorio nazionale e per l’estero. Tale esclusiva comporta ovviamente che il Pittore non può vendere i suoi quadri (eseguiti con qualsiasi tecnica) a galleristi, mercanti d’arte ufficiali ed ufficiosi ed a privati sia presso il proprio studio che presso qualsiasi punto ven­dita sia ufficiale che ufficioso. L’esclusiva di cui sopra s’intende però limitata sino a quadri (eseguiti con qualsiasi tecnica) delle dimensioni massime di cm. lOOx 100. Al di sopra di tali dimensioni il Pittore potrà vendere, limitatamente a privati e presso il suo studio, ad un prezzo non infrriore alle lire cinque milioni per quadro.<o:p></o:p>

2) La Galleria s’impegna ad acquistare un minimo di numero trenta quadri ad olio del Pittore dei seguenti formati: numero otto quadri compresi fra le dimensioni da cm. 40x 50 .a cm. SOx 69; numero quattordici da cm. SOx 70 a cm. 70x 70; numero otto quadri da cm. 80x80 a cm. lOOx 100.<o:p></o:p>

Viene stabilito che la Galleria dovrà corrispondere al Pittore lire cinquecentotrentamila per ogni quadro qualsiasi ne sia il formato,nel numero e nelle dimensioni sopra riportate.<o:p></o:p>

Il Pittore s’impegna a corrispondere alla Galleria suoi quattro quadri ad olio in omaggio, di cui uno appartenente al primo gruppo di dimensioni, due appartenenti al secondo gruppo di dimensioni, uno appartenente al terzo gruppo di dimensioni. Viene anche stabilito, conseguentemente a quanto sopra, che di ogni otto quadri consegnati dal Pittore alla Galleria uno sarà in omaggio. Il pagamento dei quadri avverrà ad ogni consegna. Le consegne saranno, nei limiti del possibile, suddivise equamente nel corso della durata dell’accordo. Il Pittore s’impegna a sostituire, dietro richiesta della Galleria e fino a un massimo di sette, suoi quadri già consegnati.<o:p></o:p>

3) Il Pittore non potrà partecipare direttamente a collettive o a personali senza previo consenso scritto della Galleria. Il Pittore potrà partecipare a concorsi locali, nazionali ed internazionali comunicando alla Galleria anticipatamente il nome del concorso, la località ed i quadri con i quali partecipa.<o:p></o:p>

4) La Galleria è libera di vendere a chiunque e dovunque, ai prezzi da essa ritenuti più opportuni, i quadri fornitigli dal Pittore, di organizzare a sue spese mostre personali e collettive in qualsiasi luogo in Italia ed all’estero nelle date che riterrà più opportuno. A tali mostre il Pittore assicura la sua diretta partecipazione.<o:p></o:p>
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 1:51 pm

5) La Galleria, qualora organizzasse una mostra personale a …. del Pittore, s’impegna ad integrarla con alcuni (quattro o sei) quadri prestat:gli dal Pittore di dimensioni superiori ai cm. lOOx 100 scelti dal Pittore. I prezzi al pubblico ditali quadri saranno stabiliti di comune accordo e, se eventualmente venduti in mostra, il relativo importo sarà diviso in parti uguali fra la Galle­ria e il Pittore.<o:p></o:p>

6) Tale accordo avrà decorrenza 1 gennaio 19.. e termine il 31 dicembre 19..<o:p></o:p>

7) In deroga alla voce numero sei, la Galleria si riserva, dan­done comunicazione al Pittore entro quindici giorni prima della scadenza, di prorogare il presente accordo di un anno e il Pittore accetta fin d’ora senza riserve tale eventuale proroga, che compor­terà, come unica variante, l’aumento del prezzo dei quadri di una percentuale pari a quella dell’aumento medio del costo della vita che si sarà verificato nel corso dell’anno precedente secondo i dati I.S.T.A.T.<o:p></o:p>

Cool - In caso di inadempienza ad una qualsiasi delle clausole del presente accordo, cadrà a carico del contraente inadempiente una penale di lire quindici milioni e sarà facoltà del danneggiato di sciogliere l’accordo con decorrenza immediata.<o:p></o:p>

9) L ‘eventuale registrazione della presente scrittura cadrà a carico della parte che l’avra resa necessaria.<o:p></o:p>

Letto, approvato e sottoscritto.<o:p></o:p>

La Galleria Il Pittore<o:p></o:p>

o di quest’altro tipo:<o:p></o:p>

Fra il Pittore ... e la Galleria ... si conviene quanto segue con deccorrenza 1 novembre 19.. e termine 1 dicembre (di due anni dopo).<o:p></o:p>

1) Il Pittore fornirà ogni 4 del mese alla Galleria suoi quadri nel seguente numero e delle seguenti misure: olio su tela n. 2 cm. 30x40; n. 1 cm. 40x 50; n. 2 cm. 50x60/50 x 70; n. 3 tempere su cartoni di cm. 30x 45/50x 60, per un totale di n. 8 opere mensili. Da parte della Galleria ci sarà sempre la possibilità di non accet­tare alcuni quadri e di chiederne quindi (al momento della con­segna) la sostituzione. <o:p></o:p>

2) Il Pittore, con il presente accordo, concede l’esclusiva assoluta di ogni sua opera (oli, tempera e disegni) alla Galleria. Quindi si impegna a non vendere sue opere di qualsiasi tecnica e dimensioni a Gallerie d’arte, mercanti d’arte sia ufficiali che ufficiosi, corniciai e privati per tutta la durata del presente accordo.<o:p></o:p>

3) La Galleria verserà al Pittore al 4 di ogni mese (alla con­segna degli 8 quadri mensili) la somma forfettaria di lire settecentomila per un totale di diciassette milioni e cinquecentomila lire per tutta la durata dell’accordo (venticinque mesi. Nota di Bruno Cotronei).<o:p></o:p>

4) La Galleria è libera di vendere a chiunque i quadri da essa acquistati dal Pittore, e di organizzare con tali quadri mostre per­sonali e collettive in qualsiasi luogo in Italia o all’estero.<o:p></o:p>

5) La Galleria si impegna ad organizzare come minimo una mostra personale del Pittore nella stagione artistica 19.. (il primo anno) ed una nella stagione artistica 19.. (il secondo anno) in una qualsiasi galleria o centro d’arte Italiano od estero. Si impegna altresì a curare l’eventuale catalogo, gli inviti e quant’altro ritenga opportuno per la migliore riuscita della personale tutto totalmente a sue spese. Qualora per la mostra personale la Galleria desiderasse esporre quadri del Pittore di grandi dimensioni, il Pittore si impegna a for­nirgliele al più presto possibile e, in caso di vendita, l’introito di detti quadri sarà diviso a metà.<o:p></o:p>

6) Il Pittore si impegna, per tutta la durata del contratto, a for­nire alla Galleria, dietro sua richiesta e nel più breve tempo possi­bile, altri quadri oltre quelli stabiliti in contratto (fino a un mas­simo di quattro mensili) ai seguenti prezzi: olio su tela cm. 40x50 lire centomila; cm. 30x40 lire sessantacinquemila; cm. 50x 60 e 50x 70 lire centoventiduemila; cm. 60x 80 lire centocinquantamila; cm. 70x 100/80x 100 e 80x 80 lire centonovantacinquemila. Tem­pere delle dimensioni stabilite al punto 1, lire cinquantaduemila ognuna.<o:p></o:p>

7) Il Pittore darà in omaggio alla Galleria per l’intera durata del contratto, dividendoli nei vari mesi, N. 40 disegni colorati.<o:p></o:p>

Cool La Galleria si riserva di rinnovare il contratto per un altro anno, dandone comunicazione al Pittore perlomeno un mese prima <o:p></o:p>

della scadenza. In tale caso, l’importo che la Galleria verserà al Pit­tore mensilmente aumenterà del 50% e la cfra mensile quindi pas­serà da lire settecentomila a un milione e cinquantamila per il nuovo anno contrattuale.<o:p></o:p>

9) Ogni inadempienza alle norme sopra riportate che non sia stata convenuta per iscritto da ambedue le parti, comporterà una penale di lire tredici milioni a carico dell’inadempiente mentre sarà di facoltà del danneggiato di sciogliere il contratto con decorrenza immediata.<o:p></o:p>

Letto, approvato e sottoscritto <o:p></o:p>

La Galleria Il Pittore<o:p></o:p>

Caro lettore, commenterò l’equità di tali contratti fra qualche pagina. Ora ritengo opportuno continuare per, non farti perdere il filo del discorso. Le mostre, quindi, sia nelle sale della Galleria che fuori, sono a carico del gallerista, come i cataloghi, le cornici, gli inviti, la pubblicità e il pittore, libe­rato dall’ansia della tentata vendita, può dedicarsi a produrre in relativa tranquillità e dovrebbe raggiungere i migliori livelli qualitativi e creativi consentiti dai suoi limiti naturali. Spesso purtroppo non è così per più ordini di fattori:<o:p></o:p>

1) L’ansia della consegna.<o:p></o:p>

2) La sicurezza, anche contrattuale, di poter dare al galle­rista tutto ciò che produce che sovente, dopo anni’ di stimo­lante battaglia per affermarsi, farsi un nome (vedremo poi di quele peso e diffusione), lo precipita in un colpevole ma comprensivo lassismo dal quale scaturisce una ripetitività del “filone buono” che gradualmente scade ai livelli più bassi delle sue qualità pittoriche e creative.<o:p></o:p>

3)L’ingordigia (giusta o no, vedremo poi) del guadagno, la gioia di gabbare e la “furberia” italiota e non (perché sarebbe ingiusto attribuirla solo agli italiani) fanno sì che non pochi collezionisti, direttamente o a mezzo di parenti dell’artista, di mercanti d’arte .di scarso livello e di pochi scrupoli, éerchino di procurarsi una o più opere del pittore “a contratto ‘¾ sal­tando il naturale e regolamentato tramite della Galleria’ e fre

Segue la seconda parte del capitolo
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 1:55 pm

frequentemente — a volte richiamati con mille artifici dal pittore stesso — ci riescono. Il complesso di colpa che ne scaturisce, la preoccupazione di essere scoperti, la consapevolezza del discredito che, prima o poi, ne deriva alla sua figura morale (perché si crea una dannosa fama di produttore di troppi non controllabili quadri), finiscono col turbare ineluttabilmente la capacità creativa, l’intimo dialogo con l’opera. In queste Gallerie l’ambiente è ben diverso dalle sale « tutto affitto». I suoi titolari sono persone di diversissima estra­zione, ma sempre o quasi in grado di comprendere quale èarte e quale no, seppure spesso, troppo spesso caro lettore, in loro finisce col prevalere il fattore vendibilità su quello arti­stico e quindi alla lunga si preferenzia e privilegia l’artista che vende sul collega che, magari perché tenta strade più moderne e impegnative, attira di meno i favori degli acqui­renti. Si rimane, tuttavia, in un ambito artistico più che digni­toso. I frequentaton sono veri critici d’arte (quelli dei quoti­diani o di periodici di buon livello), veri artisti e fruitori di maggior apertura mentale con un minimo di vera cultura arti­stica. Ma il panorama generale non è tanto idilliaco come ti potrebbe sembrare. Infiltrazioni non rare nè di entità trascu­rabile avvengono. “Artisti” espositori del primo tipo di Gal­lerie, “critici» compilatori delle imcomprensibili roboanti panzane, fruitori convinti che la “vera arte » è nello stereoti­pato paesaggio o nella figura, disegnata più che dipinta, in perfetto stile scolastico, non mancano e causat~o qualche disa­gio temperato dal tentativo, quasi sempre vano, di condurli alla ragione che troppo spesso non è alla portata della loro mente o della loro incapacità conscia o inconscia. Come se non bastasse, gli artisti che espongono o i loro amici scate­nano sotterranei conflitti volti a scalzare, quando manca il nemico ma alla presenza dei fruitori, un collega che, guarda caso, opera anch’egli nell’ambito della figuratività: espressio­nisti criticano impressionisti, cubisti ce l’hanno con i surrea­listi, realisti contro tutti. Il fruitore non sempre riesce a distinguere le sottili differenze e piomba nel completo caos mentale proponendosi, come risultato non infrequente, di sospendere ogni acquisto o di affidarsi esclusivamente alla notorietà del « nome” del pittore che, se proprio vogliamo, tranne in poche correnti, non è altro, al di là delle personali qualità a volte anche mirabili, che un tardo epigono. Il galle­rista cerca di intervenire per sedare o dirottare in ore più opportune apprezzamenti negativi, ma solo in rari casi ha l’autorità fisica e culturale per zittirli. Cosa possono guadagnare gallerie di questo tipo? Anche cinque-dieci milioni al mese se, come in tutte le attività imprenditoriali, sanno scegliere, valorizzare, diffondere e ven­dere le opere che comprano. Alcuni di loro riescono a stabi­lire un intenso rapporto con gallerie d’altre città costruendo, in tale modo, un mercato più ampio seppur sempre difficile in questi anni di crisi. Qualcuna, retta da galleristi che meno tengono a una linea deontologicamente corretta, si attorniano di un numero incredibile di strani faccendieri (impropria­mente chiamati mercanti d’arte) che quasi di nascosto pren­dono in prestito, mentre affermano di averli acquistati, quadri per proporli in una specie di “porta a porta” a cono­scenti, amici o gente avvicinata artatamente e ai quali fanno cre­dere di poter realizzare un grande affare. approfittando dei gon­fiati prezzi concordati nelle mostre personali. Attenzione. amico lettore, i faccendien sono dovunque: medici, dirigenti, impiegati, ingioiellate signore, insegnanti, artigiani, studenti che arrotondano nel nostro caotico Paese stipendi o assegni mensili di coniugi e genitori. Eccoti un altro esempio di come si fa a far soldi con l’arte. Se abili, privi di spese e di tasse, i faccendieri pos­sono guadagnare molto, così come ormai un esercito sempre piu vasto fa con vendite, più o meno sottobosco, di vestiti, gioielli, bigiotteria, cosmetici, pullover, corredi, cinture e tanti altri arti­coli che a citarli tutti ci si perderebbe in un mare magno. Il terzo e il più qualificato tipo di Galleria è quello non mol­to diffuso che espone, con la diretta partecipazione dell’autore, opere di pittori ormai consacrati grandi o facenti parte del gruppetto (non più di un centinaio) noto in tutt’Ltalia, se non addirittura a livello internazionale. La sotto o sopra specializ­zazione, decisamente la più gratificante, consiste nell’avere a contratto ed esporre opere degli artisti di avanguardia, miii-tanti (una volta o ora) da protagonisti in correnti come: infor­male, new dada, pop art, arte cinetica, arte spaziale, arte po­vera, arte concettuale, iperrealismo, astrazione analitica, tran savanguardia, o operanti le performance della body art e deri­vate. L’ambiente che frequenta queste ultime gallerie è indub­biamente intellettuale e preparato, a volte fin troppo, talché assume atteggiamenti eccessivamente snobistici, quali sacer­doti esclusivi di tutto il sapere artistico, che si degnano, salvo le solite lodevoli eccezioni, di concedersi solo vendendo a prezzi quasi sempre spropositati qualche opera. Fino a qualche anno fa si aggiravano intimiditi in sale semivuote con qualche realizzazione ai più incomprensibile ricchi indu­striali o commercianti o professionisti dal guadagno facile che, forse per superare il complesso d’inferiorità inculcato nell’ambiente, si affrettavano ad acquistare, a botte di svariati milioni, opere perlomeno strane e dalle quali, oltre al presti­gio, speravano di ricavare ipotetici grossi utili. I veri utili, riportabili a centinaia di milioni all’anno, caro lettore, li hanno realizzati i titolari di queste gallerie, alcune delle quali hanno assunto un importanza e notorietà mondiale, spesso meritata per aver fatto conoscere, quando erano ancora poco noti, artisti di livello non inferiore ai Picasso, Cézanne, Van Gogh, De Chirico e Mondrian. Non sempre però questi gal­leristi, alle prese con un’arte nuova di difficile comprensibi­lità, forse a loro volta ingannati da abbagli o malafede di autore­voli critici o dalla dialettica degli artisti, hanno venduto opere realmente valide e molti sono gli acquirenti che ancora pian­gono i tanti soldi non più recuperabili. D’altra parte oggi, caro lettore, i figli, che hanno studiato e meglio approfondito quanto quasi sempre in modo ermetico critici, galleristi e artisti anda­vano e vanno raccontando sulle nuove tematiche, si sono decisa­mente opposti ad ulteriori sprechi di denaro per opere più risul­tanti di mistificazione che di sincera passione e pretendono una maggiore chiarezza nell’enunciazione di nuove teorie. Personalmente ho sempre sostenuto, anche per iscritto nel mio libro « L’arte moderna in sintesi schematica », la necessità di chiarezza nella cultura, ritenendo ormai ampiamente sor­passato e poco utile alla società il continuare ad utilizzare una terminologia per pochi eletti che sovente maschera una vera specifica incapacità di semplificare. Scritto chiaro è, a mio avviso, rivelatore di idee chiare e ciò vale per la critica come per le opere letterarie di ampio respiro. Il critico, come l’artista impegnato, deve essere disponibile per dibattiti lim­pidi sempreché l’interlocutore possegga un minimo di prepa­razione di base. Non si possono infatti comprendere le estreme avanguardie se non si conoscono con lucidità tema­tiche e motivazioni delle avanguardie storiche (impressio­nismo e principalmente espressionismo, cubismo, futurismo, astrattismo e così via). Se ciò non avviene, frequentare una galleria d’estrema avanguardia può essere mortifìcante quasi come trattenersi per qualche tempo in una del tipo “tutto affit­to ». In questo caso e solo in questo caso entrambe, a mio avviso, più che arte vera mettono in scena una pantomima dell’arte. Ed ora, amico lettore, veniamo a quanto più ti interessa di questo capitolo, ossia al trattamento e alla possibilità di far soldi degli artisti. Hai esaminato due tipi di contratto e credo sarai rimasto colpito (particolarmente nel secondo) dalla scarsa remunerazione assicurata al pittore per tante opere mensili o annuali, oltre ai vari omaggi che quest’ultimo ècostretto a fare. ~ vero, hai ragione: sono i danni di un sistema capitalistico dove la parte più forte sembra essere quella che possiede il capitale. Sempre nel secondo contratto in un caso, opere di dimensione 50 x 70 centimetri pagate solo 120.000 lire per essere magari vendute per 4/5 volte tanto! Un investimento che rende il 400-500%! quasi o deci­samente scandaloso. Devi però pensare, a parziale giustifica­zione della galleria, alle spese di catalogo, cornici, mostra, publi­cità che dovrebbero essere suddivise per il totale dei quadri for­niti dal pittore, ma non può mai avvenire cosi perchè, per quanto si adoperi, il gallerista non riuscirà mai a vendere in una stagione tutte le opere acquistate; tutt’al più un 50%. Potrai ragionevolmente obiettare che le opere invendute rimangono alla galleria, ed è vero. Sussiste però un circolo vizioso:<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /><o:p></o:p>
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 1:55 pm

1) Il pittore rimane a contratto vita natural durante e le opere si accumuleranno sempre in numero crescente ben superiore alle vendite.<o:p></o:p>

2) Il gallerista abbandona il pittore e non avrà alcuna garanzia sul mantenimento delle quotazioni fissate, né potrà svendere per non perdere di credibilità nei confronti dei clienti.<o:p></o:p>

Secondo me, amico lettore, non è tanto il prezzo che deve scandalizzarti, ma il tono imperioso, l’aria da padrone, che i contratti rivelano, del gallerista nei confronti del pittore. Ho già avuto modo nel mio libro « I Segreti dell’Editoria ovvero-sia Come si fa a farsi pubblicare un libro » di denunciare ana­logo se non peggiore atteggiamento dell’editore con lo scrit­tore, e qui il fatto è più grave per il minor numero di editori che pubblicano a loro spese, anche perché difficilmente èconcepibile un’editoria che possa smaltire le copie di un volume limitatamente alla regione dove ha sede la casa edi­trice. Per i pittori è diverso: frequentemente una notorietà e un “mercato” locale bastano e quindi molto di rado un pit­tore che valga resterà, tranne che non lo voglia, senza con­tratto. La concorrenza fra galleristi è ben maggiore di quella fra editori. Spesso il lavoro di valorizzazione dell’artista, che trova la maggiore remunerazione proprio in questo, frutta si denaro al gallerista ma, alla lunga, chi davvero ne usufruisce èil pittore che, affrancatosi, può sfornare anche molte opere in un mese e venderle direttamente. Luci ed ombre quindi, ma il numero dei pittori che, dopo anni di gavetta, guadagnano centinaia di milioni all’anno non è esiguo e molti, noti solo regionalmente, incassano annualmente qualche diecina di milioni. La pazienza e il rispetto del contratto, se l’artista vale, non sono costrizioni vane e quindi è opportuno, oltre che serio, domare il desiderio di non rispettare i patti (dovuto spesso, più che a ingordigia, a desiderio di una qualche rivalsa). Ovviamente, caro amico lettore, nemmeno i galleristi, se puntano sul cavallo vincente (e puoi capire che non è facile), hanno da lamentarsi. Ti farò due esempi.

Faceva il “ragazzo” di un notissimo corniciaio nel cuore della vecchia città e, per il suo volto espressivo, fu scelto da un pittore istintivo e dall’enorme talento non interamente messo a frutto, come modello per un quadro di scolari. Ascoltava, taceva e guardava assorbendo come una spugna di qualità discorsi e commenti sulle opere che capitavano a bot­tega o che vedeva nello studio dell’artista. Il salario della set­timana non lo spendeva, diversamente dai compagni, per l’ac­quisto di sigarette, panini o dolciumi, bensì lo utilizzava comprando quadri di piccolo formato, ma di notevole pregio. Si ritrovò, alle soglie dei vent’anni, con una collezione pre­ziosa e un bagaglio di conoscenze filtrato dalla viva intelli­genza. Modesto, rispettoso, rapido nelle decisioni, iniziò il suo commercio fitto di vendite, scambi e acquisti a credito. In una diecina d’anni di massacrante lavoro per il quale non c’erano limiti di orario o di distanze, si ritrovò proprietario di immobili e di centinaia di quadri e incominciò a legare “a contratto” autori buoni e meno buoni che sapeva, con fine intuito, collocare presso i collezionisti adatti. Sempre modesto, sempre pronto ad apprendere, non mascherava e forse accentuava le sue origini popolane trattenendo il desi­derio di aprire una Galleria, ma fornendo a queste tutti i quadri che volevano in prestito, al solo prezzo di un limita­tissimo impegno d’acquisto. Monografie di pittori più tradi­zionali erano da lui, quasi segretamente, finanziate e mostre organizzate in locali non suoi, ma non trascurava di com­prare opere di pittori più moderni che, senza una vera cul­tura, riusciva incredibilmente a selezionare semplicemente con il confronto fra le opere. Dopo pochi minuti accettava o respingeva il quadro con le lapidarie frasi: « Regge», « Non regge » (il confronto). Sempre più ricco e ormai conosciuto, acquistava in blocco intere mostre offrendo in modo spicciativo, seppur sempre rispettoso , un prezzo globale sul quale non tornava più su. Acquistò cavalli, ebbe donne rifacendosi delle privazioni gio­vanili e finalmente aprì una galleria. Credo, caro lettore, che abbia subìto molto meno degli altri gli effetti deleteri della crisi e forse gli unici sbagli commessi da questo self-made man sono da attribuire all’incontenibile istinto di vendicarsi di ipotetici torti subiti.<o:p></o:p>

Avvocato di un certo livello e benestante di famiglia, fu travolto dall’amore dell’arte che un istintivo senso commer­ciale non gli consentiva di esplicare con l’acquisto di qualche quadro. Divenne una seconda attività sempre più prepotente. Meno sicuro nelle scelte dell’ex ragazzo di corniciaio, seppure con basi scolastiche decisamente superiori, diventò in breve l’ossessione di galleristi e colleghi. Ai primi chiedeva nevroti­camente di acquistare quadri a prezzi particolari (gli occhi lampeggianti, la voce divenuta stridula, le mani agitate) e spesso li otteneva per esaurimento di resistenza. Ai secondi proponeva quadri di diversissima e contraddittoria estrazione artistica. Non una, ma infinite volte attendeva i colleghi all’ingresso o all’uscita del tribunale e spesso, con il pretesto di una ricorrenza personale, invitava avvocati e amici a cena in un ristorante per poi, con abilità diabolica, condurli nella sua casa per mostrare loro una vera e propria mostra. Solo pochi dei presenti e solo per materiale impossibilità ne usci­vano senza aver acquistato qualche opera, magari a rate. Suc­cessivamente, preso da improvviso e furente spirito di emula­zione, incominciò a frequentare una nuova Galleria che, se non vado errato, era a suo modo di vedere retta in modo mirabile. Ne assorbiva ogni particolare e, venduto un immo­bile, fu capace di prendere in fitto e unificare tre locali di proprietari diversi pur di aprire una galleria quanto più possi­bile simile, se non migliore di quella dei suoi sogni. Troppo facilmente impressionabile, fu nei primi anni coinvolto dai consigli, sicuramente in buona fede ma per il momento anti­commerciali, di un critico d’arte e s’imbarcò in imprese peri­colose: contratti troppo lunghi e poco equilibrati, mostre pre­tenziose ed eccessivamente costose. Voleva, doveva superare il suo idolo e, avvertito di semplici sondaggi dell’altro, li tra­sformava, rapido e imprudente, in acquisti pesanti. Depau­però il patrimonio famigliare e, ormai stanco e deluso, sembra che mise in vendita la galleria, ma non trovò acqui­renti. Fu, con ogni probabilità, la sua fortuna. Reso dalle tristi esperienze più accorto e indipendente, modificò il raggio d’azione e finalmente le sue qualità di venditore, il suo vasto giro di conoscenze resero e il deficit fu colmato. Ora credo che la sua vecchia passione (più accanita che mai) viaggi su buoni se non ottimi livelli di redditività, seppure il suo tem­peramento astioso ne freni la piena e completa realizzazione.<o:p></o:p>

Ed ora, caro amico lettore, ritengo opportuno, a conclu­sione di questo capitolo nel quale si è anche parlato di fac­cendieri (impropriamente chiamati mercanti d’arte), esempli­ficartene il modo di agire. Bada bene però che la storia che ti racconto e alquanto particolare: non rappresenta il polo nega­tivo (c’è ben altro), ma indubbiamente si differenzia dall’ope­rare della maggioranza che, tutto sommato, è più lineare.<o:p></o:p>

Dirigente di medio livello in un’azienda parastatale, aveva fatto una rapida carriera, non so se per meriti personali o potenti raccomandazioni. Giovane, alto, distinto, elegante, incominciò a frequentare con un amico libero professionista una delle migliori gallerie d’arte di una grande città. Osser­vava e commentava i quadri con fare esperto, la voce piace­vole, l’eloquio colto. Sperava in buona o malafede che il gai­lerista, con il quale si intratteneva per ore, non si accorgesse della sua effettiva incompetenza artistica. In un momento di confidenza s’era lasciato andare finanche a dirgli che aveva delle ambizioni pittoriche e, per migliorare la tecnica, andava a lezione da un noto quanto valido pittore nella speranza, per molto tempo non abbandonata, di riuscire a vedere uno dei suoi quadri in bella evidenza fra gli altri della galleria. Anche per questo probabilmente non perdeva un vernissage e incominciò a comprare e a far comprare alcune opere i esposte. Fu promosso e trasferito in una città lontana dalla quale prese l’abitudine di intrattenersi in lunghissime telefo­nate con il gallerista. Parlavano di tutto: politica, finanza e arte. Le conversazioni erano piacevoli e interessanti fra due persone di pari livello sociale. Il Nostro sembrava ben lon­tano dal supporre di poter essere mai giudicato per lo spreco di denaro pubblico dovuto alle chilometriche telefonate in teleselezione che ovviamente effettuava dall’ufficio; né atte­nuava il tono rabbioso con il quale si rivolgeva alla segretaria quando io interrompeva per comunicazioni urgenti, che egli puntualmente respingeva con voce imperiosa, sbraitando: « Sono occupato, signorina, sono in interurbana ». Sembrava quasi contrariato alla lunga che il suo ormai abituale interlo­cutore insistesse, quando si parlava di quadri, sui fatto arti­stico trascurando il commerciale, ma presto il nostro eroe riuscì a condurlo dove voleva. Ne parlava ormai come di francobolli: prezzi, quotazioni, guadagni possibili in even­tuali compravendite che era ansioso di incominciare. Accennava anche che aveva, negli ultimi tempi, intrecciato una fitta rete di nuove conoscenze con pittori e galleristi della regione di sua attuale residenza. Sosteneva che le novelle relazioni gli avreb­bero permesso di “collocare” in loco molti quadri della galle­ria e alla fine chiese di riceverne un certo numero in momen taneo prestito, che si sarebbe tradotto con ogni probabilità in acquisto, naturalmente a “prezzi particolari” e si affrettò ad inviare un suo incaricato che ritirò, nel giro di pochi mesi, oltre una quarantina di quadri, consegnandone, per un’even­tuale prospezione, una diecina, nonostante il chiaro accenno del gallerista sull’impossibilità di alienarli. Le telefonate, sempre chilometriche, continuarono, il Nostro ormai aveva un tono trionfale: le opere erano state quasi tutte vendute. « A me», dichiarava entusiasta ed imprudente, « non possono dire di no». Sembrava infatti che la sua posizione nell’Ente, la firma che doveva apporre sotto numerose pratiche gli con-ferissero un ascendente irresistibile con i compratori, e non si fermava lì. Avrebbe, diceva, anche organizzato mostre perso­nali di pittori cari al gallerista, ma si guardava bene dall’in­viare l’assegno per il pagamento del venduto: la vertigine commerciale, del potere, del guadagno sembravano averlo tra­volto. Fu trasferito nuovamente senza la promozione che si attendeva. Dalla nuova sede diradò le telefonate e non effet­tuava il pagamento. A volte assente per lavoro, ma spesso presente, si faceva negare alle telefonate, le prime in tanti anni, che il gallerista ormai impaziente incominciava a fargli. Ricevette una prima lettera cortese, poi una più dura nella quale gli si chiedeva il pagamento di quanto dovuto o la restituzione dei quadri e finalmente ne inviò tre su quaranta-cinque ricevuti e fece ritirare le dieci semicroste a suo tempo consegnate; ma ancora niente soldi. Alla fine un deciso tele­gramma lo scosse e lo fece decidere a pagare: non poteva più -‘procrastinare, ne avrebbe probabilmente sofferto il suo presti­~gio nell’Ente. Inviò l’assegno accompagnato da una lettera, ma i~on di scuse, sdegnata, nella quale definiva il telegramma “sor­prendente” ed affermava: « Desidero solo precisare che la mia attività è quella (dell’Ente) e che alla passione del collezionismo e della pittura posso dedicare solo frazioni del mio tempo».

Ora non so se il nostro dirigente abbia proseguito nell’atti­vità di faccendiere dell’arte. Posso solo dirti quanto presumo abbia guadagnato (in potere d’acquisto di oggi) dalla vendita dei quadri del gallerista. Non meno di diciotto milioni in 14 mesi e non credo si sia limitato a quei quadri e a quel galle­rista.
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:01 pm

Cap. III I "RICONOSCIMENTI"
Milano, 25/9/1979. "OSCAR ITALIA 1979" (terza edizione)
Egregio Artista
II comitato organizzatore dell'"Oscar Italia 1979 "ha il piacere di
comunicarLe che la S.V. VIENE INVITATA alla preselezione della 3"
EDIZIONE DELL'"OSCAR ITALIA 1979 ". Pertanto ritenendo che i
suoi meriti artistici-culturali possono inserirLa tra i candidati a
tale riconoscimento (il quale porterà ancora più il Suo nome d'Ar-
tista all'attenzione di critici, collezionisti, amatori d'arte e della
stampa nazionale). La preghiamo di farci pervenire il suo curricu-
lum artistico presso la segreteria del comitato organizzatore. Centro
d'arte e Cultura ". .."via ... - Milano - tei. 02 ...
Per precisi motivi organizzativi il predetto curriculum dovrà perve-
nire con cortese sollecitudine e comunque ENTRO E NON OLTRE IL
20 NOVEMBRE 1979.
INOLTRE LA INFORMIAMO CHE SE ELLA SARÀ INSIGNITA
DELL'ALTO RICONOSCIMENTO SARÀ INVITATA A PRESENZIARE
ALLA CERIMONIA DI CONSEGNA DELL'OSCAR ITALIA 1979"
ASSEGNATOLE. IL GIORNO 31 DICEMBRE 1979 PRESSO IL SALONE
DEI CONGRESSI DELL'HOTEL "..."DI MILANO, VIA ... DU-
RANTE LA VEGLIA DI CAPODANNO.
In attesa di quanto sopra. Le pervengano nel frattempo le nostre
vivissime felicitazioni.
La Segreteria
41
Un doppio frego di matita rossa su questo foglio che era
spillato ad altri due pervenuti in una busta indirizzata all'ar-
tista da premiare e con timbro postale del 26/10/79. Uno dei
due è il seguente:
Milano, data del timbro postale. "OSCAR ITALIA 1979 " (terza
edizione).
INVITO PERSONALE NON CEDIBILE
Egregio Artista
La segreteria del comitato organizzatore dell'" OSCAR ITALIA
1979" per le Arti Visive HA IL PIACERE DI COMUNICARLE CHE
GLI È STATO CONFERITO L-" OSCAR ITALIA 1979 ".
L'alto riconoscimento, attribuitele in considerazione delle Sue ele-
vate doti Artistiche (il quak porterà ancor più il Suo nome d'Ar-
tista all'attenzione di critici, collezionisti, amatori d'arte e della
stampa italiana) LE VERRÀ CONSEGNATO il giorno 31 Dicembre
1979 nella lussuosissima cornice del salone dei congressi dell'Hotel
"... " di Milano, via ... Pertanto Le saremo grati se vorrà confer-
mare la Sua presenza alla segreteria del Centro d'arte e Cultura
"... ", Milano, via ... - tei. 02 .. „ entro e non oltre il 20
Dicembre 1979.
In attesa di una Sua risposta, le pervengano nel frattempo le nostre
vivissime felicitazioni.
La Dirczione
P.S. - L'ALTO RICONOSCIMENTO GLI E STATO CONFERITO DOPO
UN'ATTENTA CONSULTAZIONE DEL SUO CORRICULUM
ARTISTICO PUBBLICATO NEI VARI CATALOGHI, VOLUMI
D'ARTE O DA MATERIALE IN NOSTRO POSSESSO, PER-
TANTO LA S. V. E ESONERATA DALL'INVIARE IL CURRICU-
LUM ARTISTICO PER LA PRESELEZIONE.
L'altro foglio dice testualmente:
Milano, data del timbro postale
Egregio Artista
Dato il notevole costo di organizzazione la segreteria del comitato
organizzatore è costretto a chiederLe un contributo per far fronte alle
42
spese di- pubblicità su giornali nazionali, riviste d'arte, televisione,
segreteria, postali, stampa, servizio pubblicitario sulla Rivista di
Arti Lettere e Scienze "(stesso nome del centro d'arte. Nota di
' Bruno Cotronei)" (1/2 Pagina) elegantissimo cenane di Capo-
danno, I' "Oscar Italia 1979" (scultura in bronzo) ed inoltre è in pro-
gramma la stampa di un catalogo "ALBO D'ORO DELL'OSCAR ITA-
LIA 1979 ". Il contributo richiesto è diL. 230.000 (duecentotrentami-
lalire) il quale va versato o spedito entro e non oltre il 20 dicembre 1979
presso il Centro d'arte e Cultura "... " Milano -via...- tei. 02 ...
MEMORANDUM
TERMINE DI ADESIONE IL 20 DICEMBRE 1979.
SPEDIRE UNA FOTO DI UNA SUA OPERA IN B/N, PICCOLO
CENNO CRITICO E L'ELENCO DEI RICONOSCIMENTI PIÙ IMPOR-
TANTI CONSEGUII.
COMUNICARE IL NUMERO DELLE PERSONE CHE PRENDE-
RANNO PARTE AL CENONE DI CAPODANNI (LA QUOTA DI PAR-
TECIPAZIONE E DI L. 60.000 A PERSONA).
PROGRAMMA
RIUNIONE IL GIORNO 31 DICEMBRE 1979 ALLE ORE 20 PRESSO
L'HOTEL "..." DI MILANO, VIA . ..
ORE 2030- CONSEGNA DEL PRESTIGIOSO -OSCAR ITALIA 1979"
ORE 22,30: INIZIO CENONE DI CAPODANNO IN COMPAGNIA DI
UN COMPLESSO MUSICALE DI FAMA NAZIONALE.
Nome _______— Cognome ————————- tei. ————
Sarò presente alla cerimonia accompagnato da N. —— persone.
Prego volermi prenotare N. __ camere matrimoniale/singola.
Firmato ____.———
La segreteria del comitato organizzatore dell' "Oscar Italia 1979" la
prega di compilare e spedire la scheda sopra riportata entro e non oltre il
20 Dicembre 1979.
43
Dalla stessa fonte (il nome e l'indirizzo sono gli stessi),
questa volta su carta intestata dove risulta non più Centro
ma Galleria d'arte ed inoltre compare per esteso il nome di
una direttrice, giungeva allo stesso artista (che non aveva
risposto ne accettato il "prestigioso riconoscimento") una
busta con due fogli. Li riproduco, amico lettore, fedel-
mente:
Milano, 5 Febbraio 1980
Egregio Artista
La dirczione della Casa Editrice "(sempre lo stesso nome. Nota
di B.C.)" di Milano in collaborazione con centri d'arte e cultura
nazionali ed europei, ha il piacere di comunicarLe che le è stato
conferito il "GRAN PRIX INTERNATIONAL D'ART CONTEMPO-
RAIN 19 80".
L'alto riconoscimento, attribuitoLe in considerazione delle Sue ele-
vate doti artistiche, porterà ancor più il suo nome all'attenzione di
coloro che vivono nel mondo dell'arte, della stampa nazionale ed
europea e Le verrà consegnato Sabato 19 Aprile 1980 alle ore 20
nella lussuosissima cornice del salone dei congressi dell'Hotel "...", ^
piazza . .. CHIANCIANO TERME.
Pertanto Le saremo grati se vorrà confermare la Sua presenza alla
Dirczione della Casa Editrice "(come sopra)" via ... - Milano
tei. (il numero dell'Oscar Italia. Nota di B.C.)
In attesa di una Sua risposta, inviarne le nostre vivissime felicita-
zioni.
La Dirczione
(timbro e firma)
L'alto riconoscimento Le è stato attribuito da una giuria composta
da critici d'arte Artisti, poeti, scrittori e giornalisti di fama nazio-
nale dopo una attenta consultazione del materiale bio-bibliografico
in nostro possesso o estratto da cataloghi e volumi d'arte d'impor-
tanza nazionale.
44
Ed eccoti, caro e paziente lettore, il secondo immancabile
foglio sulla stessa carta intestata.
Milano 5 Febbraio 1980
Egregio Artista
Dato il notevole costo di organizzazione la Dirczione della Casa
Editrice "(identico nome)" Le chiede un contributo per far fronte
alle spese di: pubblicità su giornali nazionali, riviste d'arte, segrete-
ria, postali, stampa, servizio pubblicitario sulla rivista "(idem)" ed
elegantissima cena presso l'Hotel ". .."di CHIANCIANO TERME. Il
contributo richiesto è di L. 150.000 (centocinquamilalire) il quale
va versato o spedito entro e non oltre il 10 Aprile 1980, presso la
Dirczione della Casa Editrice "(idem)" (e ovviamente il solito
indirizzo. Nota di B.C.)
N.B. Per maggiore chiarezza e allo scopo di evitare incresciose e
mortificanti polemiche desideriamo precisare che il suddetto contri-
buto serve esclusivamente a coprire in parte le spese sopra elengate.
Il GRAN PR1X è stato realizzato dallo scultore Carlo Leoni (bronzo,
cera persa). Inoltre per qualsiasi ragione la S.V. non potesse presen-
ziare alla manifestazione il GRAN PRIX e la relativa pubblicità Le
sarà spedita al Suo domicilio, in questo caso il contributo è di L.
125.000 (centoventicinquemilalire).
La Dirczione
(timbro e firma)
NOME ________ COGNOME ____________
VIA ___________ N. ___ CITTÀ ______
PROV. ________ CA.P. ______ TEL. _____
SARÒ ACCOMPAGNATO DA N" ______ PERSONE
Comunicare il numero delle persone che prenderanno parte alla
cena (la quota di partecipazione è di L. 25.000 (venticinquemila-
lire a persona) e se la Dirczione si deve interessare alla prenota-
zione della camera (matrimoniale) o (singola).
FIRMA ___________
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:02 pm

La Dirczione del comitato organizzatore del "GRAN PRIX INTERNA-
TIONAL D'ART CONTEMPORAIN 1980 "La prega di compilare e spe-
dire la scheda sopra riportata entro e non oltre il 10 Aprile 1980.
45
Sempre della stessa organizzazione è in mio posseso il
secondo foglio di un altro premio o riconoscimento, sempre
inviato all'egregio artista che non ha mai risposto. Lo riporto
per tua conoscenza, amico lettore, riservandomi il commento
fra qualche pagina.
Milano, 18/5/1980
Egregio Artista
Dato il notevole costo di organizzazione la Direziono della Casa
Editrice "(sempre quella)". Le chiede un contributo per far fronte
alle spese di: pubblicità su giornali nazionali, riviste d'arte, segrete-
ria, postali, stampa, servizio pubblicitario sulla rivista "(idem)"
mezza pagina sul catalogo d'arte "(idem)" N". 3 ed elegantissima
cena presso il salone dei congressi del ristorante "..."
Il contributo richiesto è di L. 150.000 il quak va versato o spedito
entro e non oltre il 20 giugno 1980, presso la Dirczione della Casa
Editrice "(idem)" via ... - Milano - tei. 02 ...
N.B. - Per maggiore chiarezza e allo scopo di evitare incresciose e
mortificanti polemiche desideriamo precisare che il suddetto contri-
buto serve esclusivamente a coprire in parte le spese sopra ekncate.
L'" OSCAR 1980" è stato realizzato dallo scultore Carlo Leoni.
Inoltre per qualsiasi ragione laS.V. non potesse presenziare alla mani-
festazione I'" OSCAR 1980 "e la relativa pubblicità Le sarà spedita al
suo domicilio, in questo caso il contributo è di L. 130.000
La presente scheda va compilata e spedita entro il 20 giugno 1980.
NOME _________ COGNOME ____________
VIA ——._________ N" _____ CITTA ______
PROV. ________ C.A.P. _____ TEL. ______
SARÒ ACCOMPAGNATO DA N" _____ PERSONE
versando L. 30.000 per ognuno di esse per la partecipazione alla /
cena, inoltre prego codesta Dirczione di prenotarmi N" ___
camere matrimoniali o singole.
In fede
46
La Dirczione comunica che ci sarà un lussuosissimo pullman a
disposizione degli Artisti per il viaggio Milano-San Marino e
ritomo.
La manifestazione è patrocinata dalla "... " Assicurazioni con
Sede e Dirczione a Milano ed operante su tutto il territorio ita-
liano.
Ma non è ancora finita, amico lettore, 1'" Egregio Artista"
che, ripeto, mai ha risposto o accettato, si vede giungere un
ulteriore riconoscimento sempre dalla stessa fonte, sulla carta
intestata del secondo premio, che dice:
Milano 4 Gennaio 1981
Prot. N. 1/81/G
Oggetto: CONFERIMENTO PREMIO
GRAN PRIX INTERNATIONAL d'ART CONTEMPORAINE 1981
Egregio Artista
La Dirczione della Casa Editrice e della Galleria d'Arte "... " di
Milano, in collaborazione con Associazioni Artistiche e Gallerie
d'Arte su tutto il territorio nazionale, ha il piacere di comunicarLe
che dopo una attenta e severa consultazione del materiale bio-
bibliografico in nostro possesso. Le è stato conferito il "GRAN PRIX
INTERNATIONAL D'ART CONTEMPORAINE 1981 " in virtù delle
Sue elevate capacità artistiche, tecniche e culturali.
Il prestigioso riconoscimento Le verrà consegnato la sera di sabato
28 Febbraio 1981 alle ore 20 presso il salone dei congressi dell'Ho-
tel "... " di Milano sito in via ...
La consegna dei "GRAN PRIX" si svolgerà nel corso di un gran
gala in compagnia di personalità del mondo dell'arte, della cultura,
della critica, del giornalismo e dello spettacolo.
In attesa rivederLa in tale occasione. Le inviarne le nostre vivis-
sime felicitazioni.
La Direziono
(timbro e firma)
47
Nella documentazione in mio possesso manca il secondo
foglio, per cui non sono in grado di dirti "il contributo
richiesto" ma, secondo una certa logica, si dovrebbe aggirare
fra le 150.000 e le 230.000 lire.
Infine, ancora una volta allo stesso artista, il seguente rico-
noscimento:
GREAT TROPHY
GOLD BRUSH
EXPOART
1984
IU.mo Artista
La Dirczione della Casa Editrice e Galleria d'arte Intemazionale
"... " (sempre quella) di Milano, in collaborazione con i centri
culturali e gallerie d'arte nazionali e intemazionali, ha il piacere di
comunicarLe che dopo attenta consultazione del materiale bio-
bibliografico in nostro possesso LE E STATO CONFERITO IL PRESTI-
GIOSO RICONOSCIMENTO INTERNAZIONALE "GREAT TROPHY-
• GOLD BRUSH-EXPOART 19 84".
Tale riconoscimento intende premiare l'attività da Lei svolta negli
ultimi anni nel campo dell'arte e per presentarLa all'attenzione di
un più vasto pubblico internazionak e precisamente all'EXPOARTE-
TEVERE a Roma, esponendo k Sue opere.
Il prestigioso riconoscimento Le verrà consegnato Domenica 24
Giugno 1984 a Roma.
Le saremo grati se vorrà confermare la Sua presenza al più presto
possibik, comunque entro e non oltre il 5 Giugno 1984.
La Dirczione
(timbro poco chiaro e firma piena di svolazzi)
Su carta intestata, questa volta arricchita da un composito
stemma, è riportato alla sommità: GALLERIA D'ARTE INTERNA-
ZIONALE e subito sotto, fra virgolette in un corsivo quasi
pennellato, il nome e poi l'indirizzo completo di due numeri
telefonici e inoltre il nome del direttore (questa volta un
uomo). Il nome dell'"Ill.mo Artista" non compare nella let-
tera, ma è presente sulla busta tracciato a mano in uno stam-
48
patello fermo e chiaro. Allegato un foglio privo di qualsiasi -
intestazione che dice testualmente:
IU.mo Artista
Dato il notevole costo dell'organizzazione la Dirczione, del comi-
/ tato organizzatore si vede costretta a chiedergli un contributo di L.
^230.000 (duecentotrentamilalire) che vanno versate entro e non
oltre il 5 Giugno 1984. .
Il contributo chiesto serve per coprire in parte le spese: allestimento
mostra all'Expo Arte-Tevere (Roma) trasporto e assicurazione delle
' opere. Gran trofeo (scultura in bronzo) pranzo, diploma in pura
pergamena spese postali, pubblicitarie e di segreteria.
NB Nel caso che non Le fosse possibile presenziare alla manifesta-
zione, il premio, diploma, inviti, manifesti e la pubblicità su gior-
nali e riviste, LE SARÀ INVIATA AL SUO DOMICILIO.
PROGRAMMA
Domenica 25 Giugno alle ore 12 riunione presso: GRAN HOTEL
" " via .. Roma - ore 12,15 aperitivo in compagnia di Perso-
nalità del mondo dell'arte, della cultura e del giornalismo.
Ore 12,45 saluto e intervento delle Personalità presenti.
Ore 13 consegna del prestigioso riconoscimento " GREAT TROPHY -
GOLD BRUSH - EXPOART 1984" . .
Un comunicato stampa sarà inviato a tutti i giornali quotidiani,
televisioni e radio. .
Inoltre verrà pubblicato un ampio servizio pubblicitario sul giornale
"... ", deplians e manifesti della mostra a Expo Arte-Tevere 1984.
NOME ________- COGNOME ———————————
VIA ______ N° —— C.A.P. ———— TEL. ————
CITTA —————— PROV. ——— Nazionalità —————
Sarò accompagnato da N" —— persone impegnandomi di versare
L 40.000 per ognuna di essa, per la partecipazione al pranzo e al
grand gala che si terrà durante la consegna del premio, inoltre prego
codesta Dirczione di prenotarmi N°—— camere/a singok/a-matri-
moniak/i _________________________.———
49
N.B. Le due opere (elegantemente incorniciate), la quota di par-
tecipazione e la presente scheda, debitamente compilata va spedita
entro e non oltre il 5 Giugno 1984 alla: Galleria d'arte Internazio- ~-
naie "..." - Milano.
Firma —__________
D SARÒ PRESENTE ALLA MANIFESTAZIONE
D NON SARÒ PRESENTE ALLA MANIFESTAZIONE
(segnare il quadrettino)
Che ne pensi, amico lettore, della mitragliata di "presti-
giosi riconoscimenti" provenienti sempre dalla stessa fonte e
indirizzati sempre allo stesso "egregio o illustrissimo Artista"
con tenacia non comune, per nulla scoraggiata da nessun
cenno di risposta o di adesione? Forse anche tu li hai rice-
vuti? Probabilmente ciò che provi ora nel leggerli, uno dopo
l'altro ma racchiusi in poche pagine di un libro, è ben diverso
e ne trai altre sensazioni. Se ne evidenziano maggiormente i
contenuti speculativi ed indubbiamente alquanto grotteschi.
E dire che tanti altri, equivalenti per tenore e richieste di con-
tributi, sommergono qualsiasi artista in generale e pittore in
particolare che abbia partecipato ad uno degli infiniti premi
o che abbia avuto la ventura di comparire su qualsivoglia
delle diecine di cataloghi, che sembrano essere i punti di
forza di una certa editoria. Non posso davvero citarli e ripro-
durli tutti, sia perché non li ricordo nel dettaglio, sia perché
di molti, giunti nelle mie mani, ho perso la documentazione
e infine perché l'elencazione sarebbe troppo lunga e noiosa.
Accontentati quindi della perseverante galleria d'arte e casa
editrice milanese che terrà religiosamente conservati i nomi-
nativi che, a torto o a ragione, gli sembrano i più adatti ad
accettare i suoi "conferimenti", a simiglianza, è opportuno
ribadirlo, delle tante altre analoghe per ideologia dell'uso
dell'arte virgolettata o meno. Sì, perché questo è lo strano:
l'artista, che fra i tanti ha ricevuto i "conferimenti", non ha
mai partecipato a premi di pittura di bassa lega, ma è com-
parso credo sul Bolaffi (del quale parleremo in un intero capi-
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Bruno
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:05 pm

tolo) con la riproduzione di un quadro appartenente, se
ricordi, al genere del terzo e più prestigioso tipo di galleria.
' Non paesaggi, non figure belle e attraenti, ma un qualcosa di
un carattere più che pittorico, concettuale. E allora come si fa
/i pensare che un artista impegnato (nel bene o nel male)
possa partecipare a cene e a cerimonie dove è facile supporre
•^iano presenti personaggi caratterizzanti il primo tipo di gal-
lerie, quello, per intenderci, "tutto affitto"? Un abbaglio,
faciloneria, una totale assenza di discernimento o eccessivo
credito alle umane debolezze? Come si fa a pensare che un
' uomo colto, un intellettuale possa non rilevare, se non altro,
gli errori grammaticali, sintattici, di punteggiatura che costel-
lano quasi tutti i fogli di un siffatto centro d'arte e cultura?
Ma, potrai obiettare, se non li hanno corretti vuoi dire che
non ne erano coscienti, che il loro livello, scolastico più che
culturale, non riusciva a venir fuori dall'ambito delle loro let-
tere. Probabilmente hai ragione, amico lettore, e seppur mi
dispiace sottolineare la forma carente addirittura ai primi
livelli, sono costretto a farlo perché è il primo macroscopico
difetto che salta agli occhi e alla ragione. Ed ora passiamo
anche ai contenuti, evidenziando la parte strettamente econo-
mica.
Il primo conferimento reca la data del 25 settembre '79. La
manfrina della preselezione (suppongo che sia tale) viene
spillata insieme al vero "conferimento", dove si insiste
sull'" alto riconoscimento" e sul fatto che esso "porterà ancor
più il Suo nome d'Artista all'attenzione di critici, collezio-
nisti, amatori d'arte e della stampa nazionale". Si richiede,
nell'altro foglio allegato, un "contributo" di 230.000 lire, che,
rapportato (per migliore comprensione) ai valori di oggi,
risulta, secondo l'aggiornata e credibile tabella del periodico
Capitai, pari a circa 470.000 lire delle quali 60.000 (oggi
122.000) per il cenone di Capodanno "in compagnia di un
complesso musicale di fama nazionale". Il resto dell'importo
è giustificato dalle spese di "pubblicità su giornali nazionali,
riviste d'arte, televisione, segreteria, postali, stampa, servizio
pubblicitario sulla Rivista (del centro d'arte. Nota di B.C.) di Arti,
Lettere e Scienze (perbacco! Nota di B.C.), scultura in bronzo ed
inoltre è in programma (quindi non certa. Nota di B.C.) la
51
stampa di un catologo Albo d'oro dell'Oscar Italia 1979".
Quali sono i giornali, quali le dimensioni e la frequenza della
pubblicità, quali le riviste d'arte (forse solo la loro?), quale la '--
televisione e quando? Tutto ciò non viene minimamente pre-
cisato, quindi siamo autorizzati a pensare che, seppure
saranno mantenute promesse tanto vaghe, si ridurranno a ben
poco. Tiriamo quindi le somme e attribuiamo alle spese reali
compresa la scultura in bronzo (sulla quale, suppongo, si può
giostrare nel dilatare il costo) un valore di oggi (ad abundan-
tiam) di 200.000 lire. Rimarranno all'organizzazione circa
270.000 lire prò capite. Supponiamo la partecipazione di 100
persone: utile netto 27 milioni! Non male, amico lettore, ma
organizzare e tenere a freno 100 partecipanti non è facile; si
lavora, ci vuole una grande pazienza e un certo ascendente.
Forse, se proprio vogliamo, il guadagno, il far soldi così con
l'arte, è fastidioso e increscioso. Ne mi sembra illegale. Il
centro d'arte offre un servizio, ne chiarisce abbastanza i con-
fini e non costringe certo a partecipare; quindi, chi vuole, ne
è cosciente, chi ama pavoneggiarsi, magari accompagnato da
parenti e amici, sbandierare il "riconoscimento", non ha di
che lamentarsi, a parte, se davvero si vuoi sottilizzare, dell'al-
quanto avventata e seducente affermazione che il nome
dell'artista premiato sarà "ancor più" all'attenzione di critici,
collezionisti, amatori d'arte. Non è tuttavia da escludere,
amico lettore, se ci si riferisce alla fauna, ed è molto proba-
bile, particolare che frequenta le gallerie "tutto affitto".
Unico azzardo quindi rimane l'accenno alla "stampa nazio-
nale", seppure, anche in questo caso, debbo riconoscere agli
organizzatori una non trascurabile abilità nel non sbilan-
ciarsi. Basterebbe infatti una piccola pubblicità su un giornale
quotidiano per giustificarlo.
Meno di quattro mesi dopo si organizza il "riconosci-
mento" Gran Prix International d'Art Contemporain 1980
sempre, beninteso, "alto". La lettera di conferimento è scritta
formalmente meglio e, seppure si insiste sulla formuletta del
nome all'attenzione dei critici, collezionisti, amatori d'arte, vi
sono alcune novità:
1) La ostentata collaborazione con centri d'arte e cultura
nazionali ed europei (senza tuttavia precisare quali).
52
2) II centro d'arte è divenuto Galleria.
3) Si menziona una giuria "composta da critici d'arte,
Artisti, poeti, scrittori e giornalisti di fama nazionale" (ma chi
sono?)
Qualcosa non deve essere andato bene nell'Oscar Italia '79.
Infatti sul secondo foglio (dove è chiesto il "contributo") si
puntualizza: "per maggior chiarezza e allo scopo di evitare
incresciose e mortificanti polemiche desideriamo precisare
che il suddetto contributo serve a coprire in parte le spese
sopra elencate" e che "il Gran Prix è stato realizzato dallo
scultore Carlo Leoni (bronzo, cera persa)". Ed ecco, come
avevo supposto, che, sia pure moltipllcato in chissà quante
copie, il trofeo diventa "opera d'arte": è firmato da uno scul-
tore del quale sinceramente ignoro tutto. È probabile che gli
organizzatori, oltre ad aver subito le "incresciose e mortifi-
canti polemiche", avranno constatato defezioni, dovute forse
al disagio o alla materiale impossibilità di recarsi alla cena
ovviamente "elegantissima" ed hanno promesso uno sconto
di 25.000 lire (oggi 42.500) e l'invio a domicilio del "Gran
Prix e relativa pubblicità". Evidentemente gli "artisti" insi-
gniti dell'"alto riconoscimento" non sono tutti vacanzieri e
festaioli ma, e questo è il grave, tengono davvero a potersi
' fregiare del primo o di un ulteriore riconoscimento di tal
genere.
Il contributo è più modesto, 150.000 lire (oggi 255.000) -
forse nel precedente si era chiesto troppo - il che fa supporre,
sempre per 100 partecipanti, un utile di 14 milioni.
Le cose questa volta debbono essere andate bene, tanto
vero che a soli due mesi di distanza ancora un altro ricono-
scimento a cura della casa editrice-galleria-ex centro d'arte di
Milano. L'ennesima elegantissima cena è a San Marino, dopo
Milano e Chianciano, e quella specie di trofeo è sempre rea-
lizzato dallo scultore Carlo Leoni. Il "contributo" è sempre
di 150.000 lire (oggi 255.000) e l'utile reale probabilmente di
altri 14 milioni. C'è una novità ulteriore: un lussuosissimo (ti
pareva) pullman è a disposizione degli artisti per il viaggio
Milano-San Marino e ritorno. Gratuito? Non si comprende
bene.
53
\_________________________________________
Con il "Gran Prix International d'art Contemporaine
1981" del 28 Febbraio '81 si toma a Milano e nel gran gala
i partecipanti potranno godere della "compagnia di perso-
nalità del mondo dell'arte e della cultura, della critica, del
giornalismo e dello spettacolo". Cosa si può desiderare di
più? I premiati debbono essere stati più che soddisfatti
delle precedenti esperienze perché, in chiusura della lettera-
conferimento oltre alle solite "vivissime felicitazioni", è
scritto: "in attesa di riverderLa" e ciò è sintomatico. Poco
importa evidentemente agli insigniti se, pur essendo un
gran premio internazionale, questa volta la collaborazione
ali'"attenta e severa consultazione" per la scelta dei pre-
miandi, è stata realizzata con "Associazioni Artistiche e Gal-
lerie d'arte su tutto (ma guarda! Nota di B.C.) il territorio
nazionale".
Vogliamo tirare le somme, amico lettore? Dal 31 dicembre
'79 al 28 febbraio '81, quindi in 14 mesi, ben quattro ricono-
scimenti (per quello che mi risulta) ha conferito e organiz-
zato l'attivissima galleria milanese con un utile presuto di
circa 69 milioni, più la gratitudine di albergatori e ristoratori
e forse qualche mostra personale o collettiva a pagamento.
Non male per la verità. Quanti anni dovranno passare, quan-
ti travagli e incomprensioni dovrà superare e di quale capa-
cità creativa dovrà disporre un vero artista per giungere a
simili guadagni annui? Ma, potrai obiettare, amico lettore,
che in questo caso assumi la funzione di avvocato del dia-
volo, anche gli organizzatori degli "alti riconoscimenti"
hanno mostrato una certa creatività. E no, caro amico, non
confondiamo il sacro col profano. Nell'immediato dopo-
guerra tanti nostri compatrioti hanno dimostrato fantasia e
una non trascurabile abilità nel vendere e nel porre in atto
clamorose patacche ai danni di incredibili semplicioni stra-
nieri e non, che giungevano ad acquistare qualsiasi cosa pur
che fosse "un affare". Persino il Colosseo o la Fontana di
Trevi nei casi più eclatanti, ma di scarso peso di fronte alle
centinaia di migliala di orologi d'oro di Bologna (owerosia
falso), di penne di cosiddetta gran marca e di soprammobili
di identico grande valore che «le tristi contingenze di fami-
glia costringevano ad alienare per un prezzo da fame» e,
54
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:05 pm

guarda caso, non a una bottega, ma sempre a chi, credendosi
furbo, discendeva, sicuro del suo fiuto e dei suoi soldi, da
uno dei tanti treni in arrivo in una qualsiasi stazione di una
nostra grande città. Fantasia sì, per i primi e poi repliche infi-
nite e spesso goffe da parte degli innumerevoli imitatori. E
sinceramente non ho mai compreso con quale coraggio i truf-
fati osavano recarsi ai commissariati per sporgere una denun-
cia che non faceva loro davvero onore e che, a mio avviso,
avrebbe perlomeno dovuto, secondo una legge non scritta ma'
giusta, coinvolgerli come correi, perché un acquisto del
genere non lo si fa se non si è convinti a propira volta di
truffare. Di quelle patacche da anni non si sente più parlare,
forse perché si è scoperto una nuova fruttuosa riserva di cuc-
eia: non .ultimo il mondo dell'"arte"; e la ripetitività, il proli-
ferare di organizzazioni che approfittano della spocchia, del
desiderio di stupire un certo ambiente, escludono la fantasia,
per non parlare della creatività.
Ed eccoti senza indugio un altro dei tanti casi:
MI SCUSI SE INSISTO INVIANDO QUESTO SOLLECITO, MA LEI È
UNO DEI 300 ARTISTI CHE HO SCELTO TRA 40.000 NOMINA-
TIVI, dice a caratteri cubitali un lungo e lucido depliant.
ATTENZIONE: questa nuova proposta è per il CATALOGO 1985
(che sarà pronto nel Dicembre 1984). La copertina di un libro
intitolato "Artisti della Comunità Europea" fa mostra di sé
con accanto le Caratteristiche dell'opera: cm. 22x27, carta pati-
nata, rikgatura a filo bianco, OPERA PRONTA: dicembre 1984
Sotto segue SCHEDA DI ADESIONE da spedire entro il 30 giugno
a un dottor professor di Bologna e TUTTO IL TESTO RAC-
CHIUSO NELLA CORNICE SARÀ PUBBLICATO INTEGRALMENTE
NEL CATALOGO: ARTISTI DELLA COMUNITÀ EUROPEA 1985
con la solita richiesta del cognome e nome dell'artista ope-
rante in via, codice di avviamento postale, città, provincia, pre-
fisso telefonico, numero del telefono, quotazioni minime e mas-
sime e Scrivere qui una nota biografica oppure un brano di critica IL
TESTO DEVE ESSERE MOLTO BREVE PERCHÉ DOBBIAMO TRA-
DURLO E PUBBLICARLO ANCHE IN INGLESE. Non andare fuori
della cornice. Scrivere esclusivamente a macchina. Non inviare
cataloghi e altri testi. Sei righi sono a disposizione di colui che
55
è stato scelto sui 40.000 nominativi. Segue, preceduto da qua-
dratini bianchi: PRENOTO IL SEGUENTE SPAZIO (scrivere per
esteso, secondo la scelta: I pagina in bianconero, oppure mezza
pagina in bianconero) ____ per un totale di lire ____
Allego la fotografìa di una mia opera che desidero vedere pubbli-
cata sul catalogo.
Verso la prima rata nel seguente modo (fare una crocetta): __
con assegno bancario; ——— con vaglia telegrafico. Intestare sempre
a Dr. Prof. ... Le altre rate saranno da me versate così: alla fine
di ogni mese: settembre, ottobre, novembre, dicembre, gennaio.
Il mio codice fiscale è il seguente _______
QUALSIASI TIPO DI INSERZIONI DA DIRITTO A RICEVERE UNA
COPIA GRATUITA DEL CATALOGO.
Data —————— Firma dell'Artista ______
CATALOGO EUROPEO IMPORTANTISSIMO IN ITALIANO E
INGLESE
Nell'altra facciata - preceduto da una specie di intestazione
dove compaiono il dottor professor, precisando che è "Perito
Esperto della Camera Europea e Critico d'arte e Docente
Universitario", e una casa editrice di Bologna - è scritto:
TARIFFE DI INSERZIONE
UNA INTERA PAGINA IN BIANCO E NERO con la riproduzione di
un'opera, testo critico, indirizzo completo, telefono, quotazioni E
TRADUZIONE IN INGLESE ........................ L. 300.000
UNA MEZZA PAGINA in bianco e nero con testo, indirizzo com-
pleto, telefono, quotazioni, riproduzione di un'opera E TRADU-
ZIONE IN INGLESE ................................ L. 200.000
6 COMODE RATE MENSILI
Per l'intera pagina: lire 50.000 alla fine di ogni mese (giugno, set-
tembre, ottobre, novembre, dicembre, gennaio)
Per mezza pagina: lire 33.500 alla fine di ogni mese (giugno, set-
tembre, ottobre, novembre, dicembre, gennaio)
56
Se non ha una nota critica, non si preoccupi, la scriverò io, apposi-
tamente per Lei.
OGNI ARTISTA INSERITO AVRÀ DIRITTO A RICEVERE GRATUI-
TAMENTE UNA COPIA DEL CATALOGO
Dottar Professar ...
Abbiamo appena diffuso in tutto il mondo l'ENCICLOPEDIA MON-
DIALE DEGLI ARTISTI COMTEMPORANEI 1984. È stato un suc-
cesso enorme! Hanno aderito 724 artisti di 45 nazioni.
Siamo certi di ripetere lo stesso clamoroso accoglimento anche con
questo nuovo catalogo ARTISTI DELLA COMUNITÀ EUROPEA.
e, in rosso,
Aderisca perché anche Lei ha diritto di dire CI SONO ANCH'IO.
Anche qui, caro amico, nulla da dire dal punto di vista
legale: si offre una prestazione e in cambio si richiede un
compenso. La forma, grammaticale e sintattica, è corretta, ne
ci si lascia andare a formulette entusiastiche del tipo: "alto
riconoscimento" o "giuria composta da critici d'arte ecc. di
fama nazionale", sebbene alcune affermazioni, peraltro con
ogni probabilità vere, dovrebbero far squillare il campanel-
lino d'allarme sul pregio di un catalogo di tal fatta: il "ma lei
è uno dei 300 artisti che ho scelto fra 40.000 nominativi",
l'insistenza con la quale si evidenzia la traduzione in inglese,
il " se non ha una nota critica, non si preoccupi, la scriverò io,
appositamente per lei" e infine "Aderisca perché anche lei ha
diritto di dire ci sono anch'io".
Mi domando, si è chiesto chi ha aderito o aderirà a future
iniziative del genere quali meriti possiede per essere uno degli
splendidi trecento su diecine di migliala di potenziali rivali?
È tanto importante che sia scritto anche in inglese? Pensa
davvero, chi ha aderito, che uno straniero possa acquistare un
suo quadro? Per quanto ne so, l'italiano batte tutti i records
di esterofilia, di eccitazione, di intontimento di fronte anche
57
a pessimi prodotti purché siano firmati da mano straniera o
giungano da oltre frontiera. Pensa che anche in Francia,
Inghilterra e negli USA avvenga lo stesso? Forse sa di qualche
amico pittore che esporta centinaia di quadri riproducenti il
Vesuvio, piazza San Marco o il Colosseo, ma comprende che si
tratta di opere commerciali prodotte in serie (benché dipinte
una per una con grande velocità di mano), pagate una miseria da
esportatori che le collocano per la quasi totalità presso i tantis-
simi nostri emigrati che affollano Brookiyn o Soho? E, tor-
nando all'offerta del dottor professor, non lo lascia un tantino
perplesso il fatto che il perito-critico-docente universitario possa
pensare di lui, dopo averlo scelto fra tanti, che non possegga
nemmeno una nota critica? e non gli causa meraviglia che egli
possa scriverla appositamente per lui sulla scorta, se non vado
errato ma come sembra evidente, di una sola fotografia e perdi-
più in bianco e nero perché oltre tutto si precisa di non inviare
cataloghi? Cosa se ne fa chi ha aderito di una nota critica, proba-
bilmente laudativa, compilata, magari con abilità, ma con così
miseri mezzi per un serio, approfondito giudizio?
Evidentemente, nonostante tutto, la cosa interessa se, come
trionfalmente (ed ha ragione) la casa editrice bolognese
afferma, la pubblicazione precedente ha ottenuto (beata lei!)
un'adesione di ben 724 artisti, il che fa supporre, con una
media di 250.000 lire per ognuno, un fatturato di 181 milioni
con utile netto - sottraendo spese generali, postali e di
stampa per un volume di circa 600 pagine, per una tiratura di
circa 1000 copie - di oltre cento milioni!
Il pascolo deve davvero essere abbondante e non facilmente
esauribile se, come ho riportato più sopra, anche la galleria d'arte
di Milano è tornata in lizza nell'84 con il "prestigioso riconosci-
mento Great Trophy - Gold Brush - Expoart 1984" e una
richiesta di " contributo " di 230.000 lire che, considerata l'infla-
zione, è da ritenere un prezzo di tutto favore. La stessa cosa avrà
pensato un'organizzazione, questa di Napoli, quando ha ideato
e poi inviato un colorato depliant che dice:
Gentilissimo Artista,
quale migliore occasione per un Artista partecipare ad un Extempo-
ranea, farsi accompagnare dalla famiglia o dagli amici, trasfor-
58
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:08 pm

mare il lavoro in un'autentica vacanza in località di vere beikzze
naturali, di arte, cultura, architettura (e qui davvero non ha
torto. Nota di B.C.)
Sono ben 12 le date di soggiorno tra le quali Lei può scegliere da
giugno a settembre. Ad ogni soggiorno parteciperanno un massimo
di 45/50 persone, compresi i familiari.
LEI HA INOLTRE POSSIBILITÀ DI VENDITA E PREMIAZIONE
IMMEDIATA DI DUE SUE OPERE. Infatti, indipendentemente dalla
Extemporanea che prepara durante il Tour, Lei può portare con sé
due sue opere (nel formato massimo 50x70 cm.) che resteranno
esposte in appositi saloni pubblicizzati in Sorrento, durante la Sua
permanenza in Campania. In caso di venduto Lei può sostituire
l'opera con un'altra. Anche per questa mostra-mercato di sette
giorni è previsto un premio, che viene attribuito su votazione degli
estessi artisti espositori. Premi in denaro e numerose coppe verranno
assegnati nella serata di premiazione finale che avverrà in Ottobre,
mentre un attestato di merito verrà rilasciato a tutti i partecipanti
in modo da accrescere e distinguere il curriculum professionale di
ogni singolo Artista.
Mare, sole, bellezze, relax e partecipazione ad una Extemporanea.
Non vogliamo parlarVi in dettaglio di ciò che potrete visitare, ma
speriamo soltanto si poterVi dare il nostro benvenuto in questa bel-
lissima REGIONE CAMPANIA.
Prenotatevi in tempo perché le iscrizioni si chiudono a esaurimento
posti per ogni singolo gruppo-soggiorno ed in ogni caso 30 giorni
prima di ciascuna data di arrivo.
BENVENUTI IN CAMPANIA!
Segue un itinerario-programma del viaggio soggiorno che
prevede un giro davvero allettante e comprendente Sor-
rento e dintorni. Napoli antica, Ischia, Capri e Napoli
panoramica in sette-otto giorni. Il costo è di 455.000 lire m
camera doppia con bagno/doccia ed esclude il pranzo in
albergo a Sorrento per tutto il soggiorno, bevande, vino,
liquori, facchinaggio, lavanderia, altre spese personali e
qualsiasi altro servizio non specificatamente menzionato nel
programma. Il "diritto" per il Centro che ha mandato l'in-
vito è di 35.000 lire. Dettagliati regolamenti di partecipa-
zione alla Extemporanea e al viaggio sono riportati nel
59
depliant. Ne estrapolo solo quello che mi sembra più interes-
sante per gli intenti di questo libro. Una giuria di esperti al
termine dei 12 soggiorni attribuirà i premi sia in " denaro che
in coppe offerte dai vari Enti Turistici locali (non se ne precisa
l'entità. Nota di B.C.)", mentre solo una coppa premierà il
quadro più votato ad ogni viaggio. L'agenzia organizzatnce si
riserva di annullare i viaggi ove i partecipanti dovessero risul-
tare inferiori al numero minimo previsto di trenta persone.
Nella quarta pagina del depliant sono riprodotte opere in
bianco e nero che, a prima vista (e non commetterò certa-
mente l'errore che ho evidenziato nel commento al catalogo
di Bologna), mi sembrano, e quindi con giudizio fallibilis-
simo, di molto diverse per qualità e consistenza. Il pieghevole
precisa che "sono opere di noti artisti che hanno già viag-
giato con noi in analoghe manifestazioni in Italia e al-
l'estero".
Cosa dirti, amico lettore. Con una facile calcolo, se come
minimo l'organizzazione troverà 30 aderenti per ognuno dei
12 viaggi, il totale sarà di 360 fra "artisti" e famigliari per un
importo di 12.600.000 lire solo di diritti al Centro organizza-
tore, e di almeno 163 milioni per l'agenzia di viaggi.
Qui la contropartita è reale e giustificata dal costo viaggio
che suppongo (ti confesso che non ho controllato) rispon-
dente ai prezzi di mercato. Quindi il guadagno del Centro, se
non percepisce una congrua percentuale dall'agenzia, non
appare elevato o speculativo. Una sola considerazione mi
sembra valida: il ritenere, anche in questo caso, opportuno
far leva sugli artisti o illusi o pseudo tali per promuovere un
movimento turistico. E una piccola furberia mi lascia un tan-
tino perplesso: la coppa che sarà assegnata ad ogni fine viag-
gio dagli stessi partecipanti. Dovrebbe esser chiaro: spronare
la partecipazione di più famigliari per farsi votare e quindi
vincere. Ed è purtroppo un'altra nota negavita nelle valuta-
zioni del mondo "artistico".
Infine, amico e paziente lettore, un ultimo, a chiusura di
questo lungo capitolo, esempio.
Su carta intestata "LE SALON DES NATIONS A PARIS" di una
società di Ginevra questo "Invito Personale" datato 8 giugno
1984.
60
Caro Artista,
Una nuova e importante prima si prepara. Una prima che La
riguarda. Parigi, capitale intemazionale delle arti, sarà la città in
cui essa avrà luogo.
Abbiamo infatti il piacere di invitarLa a partecipare alla Mostra
del SALON DES NATIONS 1984 organizzato nei bellissimi saloni
d'esposizione del -VENTRE INTERNATIONAL D'ART CONTEMPO-
RAIN DE PARIS, ... PARIS.
In considerazione del successo delle rassegne degli anni scorsi, a cui
la stampa ha dedicato molti articoli elogiativi, questa manifesta-
zione è molto attesa.
I dipinti, le sculture, i disegni, gli acquarelli, i pastelli, k fotogra-
fìe d'arte e gli arazzi presentati hanno infatti fatto conoscere al
pubblico, alk gallerie e ai giornalisti, degli artisti di talento di
nazionalità diversa, che sono stati la chiave del successo della Ras-
segna.
È questo successo che ci permette quest'anno di mettere in opera dei
mezzi più importanti e perfettamente controllati, presentando un
maggior numero di opere per ciascun espositore, in modo da far
conoscere, diffondere e far vendere i lavori di tutti gli artisti invi-
tati.
Alla fine'della Rassegna sarà inoltre attribuito il PREMIO DEL
SALON DES NATIONS 1984 destinato a dieci vincitori; i premi
sono i seguenti:
- Una medaglia d'oro, che costituirà il primo premio, oltre ad una
ricompensa particolare;
- Una medaglia d'argento;
- Una medaglia di bronzo;
- Sette menzioni speciali.
Faranno parte della giuria:
- ..., critico d'arte. Membro del Sindacato della Stampa Artistica
francese;
- ..., critico d'arte;
- ..., critico d'arte. Membro del Sindacato della Stampa Artistica
Francese, animatore radio.
Presidente della Giuria: Signora ...
61
L'artista che otterrà il primo premio avrà diritto a una Mostra
personale a Parigi, organizzata gratuitamente dal SALON DES
NATIONS in una galleria scelta del SALON stesso.
Per la Sua partecipazione potrà dunque prevedere sette opere che
Lei stesso giudicherà tra le più rappresentative.
Le opere scelte saranno esposte nell'ambito di uno spazio che Le
sarà appositamente riservato e dove il suo nome figurerà in modo
chiarissimo.
I nostri servizi, che curano la disposizione totale del Salone, si inca-
richeranno della sistemazione delle opere.
Sono accettati tutti i formati, con preghiera di non oltrepassare per
ogni opera le dimensioni di cm. 100x81. Qualora volesse presen-
tare sculture, arazzi od altri lavori le cui dimensioni fossero supe-
riori a quelle precisate. La invitiamo a scrivere al nostro ufficio
prima di quahiasi prenotazione.
I riferimenti e il valore dei suoi lavori figureranno nei cataloghi che
pubblicheremo per l'occasione e che saranno distribuiti gratuita-
mente ai visitatori.
A titolo d'informazione potrà ugualmente proporre al pubblico testi
biografici, libri, fotografie, riproduzioni e manifesti. Nel foglio
d'iscrizione qui unito troverà k condizioni per l'inoltro di tali
documenti.
Durante tutta la durata della Mostra, i visitatori saranno accolti
dalle nostre hostess per ogni informazione e per le necessario fattura-
zioni.
Il pubblico troverà ugualmente a disposizione ogni giorno un bar
gratuito.
Per informare il pubblico, k gallerie e i critici d'arte di questa
Mostra, sono previsti: manifesti, inviti personali, servizio stampa e
pubblicità.
Gli organi di stampa a cui saranno affidati i messaggi pubblicitari
sono:
L'AMATEUR D'ART - LA COTE DES ARTS - ART PRESS - EUROPE
N" 1 (stazione radiofonica) - HERALD TRIBUNE INTERNATIONAL
Nello stesso tempo sarà informato e invitato alla Rassegna tutta la
stampa specializzata francese.
62
Le invieremo ugualmente dopo la Rassegna:
- Un dossier stampa comprendente tutti i comunicati pubblicitari e
gli articoli consacrati alla Mostra;
- Un manifesto;
- Un Attestato ufficiale della sua partecipazione;
- Un catalogo;
- Una fotografia a colori del luogo d'esposizione dele sue opere.
L'ingresso alla Mostra per i visitatori sarà gratuito.
Per informare di questa Mostra il maggior numero di persone pos-
sibile e per consentire dei contatti diretti con gli artisti, in collabora-
zione con i nostri servizi, dei cataloghi saranno inviati ai professio-
nisti.
Le faremo pervenire cinquanta biglietti d'invito per l'annuncio
della Mostra, dove_ figurerà_ il_suo_ nome.
IL TRASPORTO DELLE OPERE: Grazie all'esperienza acquisita, la
nostra Organizzazione ha particolare cura di evitarLe ogni pro-
blema di trasproto. Il SALON DES NATIONS si incaricherà di tutto
e si è dunque pregati di conformarsi a tale proposito a quanto indi-
cato nel nostro Regolamento qui allegato. Il SALON DES NATIONS
si incaricherà dunque del trasporto ANDATA E RITORNO delle Sue
opere e di tutte le relative formalità doganali. Il Suo solo compito
sarà di imballare i lavori e di consegnarli all'indirizzo del nostro
trasportatore indicato qui di seguito:
... ART TRANSPORT SRL
Via ...
MILANO
Tei ...
La Mostra alla quak La invitiamo avrà luogo:
dal 2 all'8 novembre 1984
Essa sarà aperta tutti i giorni senza interruzione e accoglierà i
primi visitatori il 2 novembre'1984 dalle ore 13 alle ore 19.
Nel rispetto della sua impostazione, il SALON DES NATIONS 1984
a PARIGI accoglierà tutte le correnti artistiche odierne; accanto ai
63
dipinti avremo sculture, pastelli, acquerelli, disegni, fotografie d'arte,
stampe, arazzi ecc.
AL SALON DES NATIONS si potrà partecipare unicamente dietro
invito. Troverà dunque qui accluso UN MODULO DI ISCRIZIONE
1984 che La preghiamo di spedirci dopo averlo riempito accompagnato
da due sue fotografie d'identità. Spedirci dunque tali documenti:
ENTRO IL 30 GIUGNO 1984
al seguente indirizzo della nostra sede di Ginevra:
LES SALON DEL NATIONS
GENEVE
Le condizioni di iscrizione sono k seguenti:
- il SALON DES NATIONS preleverà sul prezzo di ciascuna opera
venduta una commissione del 15;
- L'Artista pagherà al SALON DES NATIONS k spese di organiz-
zazione e cioè 690.000 lire da versare nel modo seguente: 250.000
Lire alla prenotazione, quando si spedisce il modulo di partecipa-
zione e il saldo (440.000 Lire) entro il 2 Ottobre 1984.
AVVERTENZA: k spese di organizzazione qui sopra sono k sole che
Le saranno richieste per la partecipazione alla Mostra. Esse com-
prendono infatti la totalità, delle spese relative alla Rassegna: svolgi-
mento, pubblicità, trasporto ANDATA E RITORNO delle opere e dis-
brigo delk relative pratiche doganali.
Non appena avremo ricevuto il suo modulo di partecipazione
assieme alle sue due foto di identità e al primo versamento (da effet-
tuare a nome del SALON DES NATIONS) e che potrà effettuare a
mezzo vaglia intemazionale o assegno bancario. Le invieremo la
sua tessera di espositore S.D.N.P. 1984 assieme ad una nota ri
ricevuta di quanto Lei ci avrà inviato.
Ci permettiamo di attirare la Sua attenzione sul fatto che questi
pagamenti devono essere effettuati in fianchi svizzeri. Qualora
volesse scegliere il giroconto bancario. Le comunichiamo qui di
seguito il numero di conto e l'indirizzo della nostra banca;... non
dimentichi di far precisare dalla sua banca il suo nome ed indi-
rizzo. La preghiamo di aver cura che i suoi pagamenti non com-
portino per i nostri servizi ne spese ne commissioni di banca.
64
Restiamo a Sua completa disposizione per ogni informazione com-
plementare che potrebbe desiderare e ci permettiamo di chiederLe di
formulare per iscritto ogni sua richiesta (ciò ci faciliterà la compren-
sione, 'da un punto di vista linguistico, delle domande poste e ci
consentirà di risponderLe nella sua lingua con la massima chia-
rezza e precisione).
Non esiti inoltre a contattare la nostra sede a Ginevra (Le racco-
mandiamo di fissare un appuntamento qualora desiderasse venire a
renderci visita); gli Uffici di Ginevra sono aperti dalle ore 10 alle
ore 12 e dalle ore 14 alle ore 18.
Può anche contattare il Signor:
Direttore del CENTRE INTERNATIONAL D'ART CONTEMPORAIN
di Parigi Tei ...
che è a sua completa disposizione per darLe ogni informazione per
quanto riguarda il trasporto, il salone d'esposizione, il funziona-
mento della Rassegna, ecc.
' I suoi servizi sono aperti dalle ore 14 alle ore 19 dal martedì al
sabato incluso.
Qualora lo desiderasse, potrà ugualmente fissargli un appuntamento
' se Lei personalmente o una persona da Lei inviata desidera visi-
tare il Centro.
La preghiamo gradire i sensi della nostra più viva stima.
L'Amministratore
AH.: Il MODULO DI PARTECIPAZIONE DA RIEMPIRE E RISPEDIRCI
II REGOLAMENTO GENERALE DELL'ESPOSIZIONE che deve
conservare.
NE.: Gli organizzatori non esigono la presenza dell'Artista
durante la Mostra.
Segue una ordinata e precisa scheda di adesione e un detta-
gliatissimo regolamento generale dell'espositore nel quale rie-
cheggia amplificato quanto già scritto nella lettera-invito.
Davvero nulla da eccepire tranne un sospetto e un metico-
loso dubbio: quale sarà la qualità degli invitati? Il pittore che
65
l'ha ricevuto e che me lo ha mostrato è decisamente un
artista, seppure non ancora fulgidamente affermato, ne in
possesso di doti eccezionali, ma di tutto rispetto. Certo, l'in-
fornata comprendente dipinti, sculture, disegni, acquerelli,
pastelli, fotografie d'arte e arazzi è veramente un pò troppo
vasta e un fastidioso tarlo mi costringe a pensare che si sia
voluto ampliare a dismisura il numero dei partecipanti, e l'af-
fermazione " nel rispetto della sua impostazione, il Salon ...
accoglierà tutte le correnti artistiche odierne; accanto ai
dipinti avremo sculture..." dove, sempre a mio sospettoso
avviso, si fa un pò di confusione perché io intendo per cor-
renti artistiche l'astrazione analitica, la transavanguardia e
così via. Inoltre, dato il tono importante che si vuoi dare alla
manifestazione, una quota di partecipazione appare un tan-
tino fuori linea. Quando mai ad una Quadriennale o Bien-
nale si paga? Ma qui si tratta di un'organizzazione privata e
quindi un utile dovrebbe essere più che lecito, e le 690.000
lire non sembrano in verità troppe per quello che si offre.
Comunque sia, amico lettore, quale enorme differenza fra la
Galleria milanese e questo Salon.
Quindi sono davvero lieto di poter chiudere con una nota
perlomeno parzialmente positiva un capitolo tanto depres-
sivo e a volte mortificante per il mondo dell'arte.
. 66
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Bruno
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:10 pm

Cap. IV LE "ACCADEMIE"
Di fronte all'alluvione di nomine ad accademico, dalla
.quale l'artista di oggi, virgolettato o meno, si trova som-
merso, quasi dell'entità numerica dei premi o dei riconosci-
menti, ritengo opportuno ricordarti, amico lettore, cosa si
intende per Accademia.
Dall'enciclopedia Rizzoli Larousse riporto:
ACCADEMIA. Località nei pressi di Atene dove insegnava Plo-
tone e da cui presero nome la scuola e le dottrine platoniche ://Asso-
ciazione permanente di studiosi regolata da particolari norme e sta-
tuti e in genere riconosciuta come ente di diritto pubblico, volta a
promuovere gli studi ktterari, scientifici, artistici // Istituto d'istru-
zione, generalmente a carattere superiore, dove si insegnano arte,
recitazione, musica, scienze militari ecc.
Dopo la famosa accademia platonica che durò oltre nove
secoli, nel medioevo si erano costituiti, sotto nomi diversi,
circoli letterari che raccoglievano, finanziati e protetti da
potenti, scrittori e letterati. Nel Rinascimento comparvero le
accademie quando in Italia riunioni di umanisti si trasforma-
rono in società regolarmente costituite che presero tale nome
e conservarono una propria autonomia anche se protette da
Stati o governi. Dal 1500 esse proliferarono specializzandosi
in singoli settori del sapere con statuti severi e precisi.
Dall'Italia questa usanza di accomunare sotto il nome di acca-
demie i dotti, si dilatò in tutfEuropa e in particolare alla
Francia dove numerosi salotti letterari ne furono lo spunto.
Richelieu creò l'accademia francese o di Francia trasformando
uno dei tanti circoli letterari in istituzione e carattere nazio-
67
naie che avesse autorità, nell'autonomia, nel predominio delle
lettere e della lingua, così come altre accademie a carattere
nazionale diedero un preciso orientamento nella pittura,
nelle scienze, nella musica e nell'architettura. Continuò però
la vita di accademie provinciali. Anche in Inghilterra, Prussia,
Spagna, Svezia e America del Nord e del Sud sorsero accade-
mie di diversa importanza.
Oggi in Italia con D.P.R. 351/48 e D.P.R. 820/54 le accade-
mie e i corpi scientifici che hanno diritto a una rappresen-
tanza nel Consiglio Superiore delle accademie e delle biblio-
teche sono i seguenti: Accademia pugliese di scienze; Accade-
mia delle scienze dell'Istituto di Bologna; Accademia della
Crusca di Firenze; Accademia economico agraria dei Geogifili
di Firenze; Accademia La Colombaria di Firenze; Accademia
ligure di scienze, lettere e arti di Genova; Accademia di
scienze, lettere e arti di Lucca; Accademia peloritana di
scienze e lettere di Messina; Istituto lombardo di scienze e
lettere di Milano; Accademia di lettere, scienze e arti di
Modena; Accademia pontaniana di Napoli; Società di lettere,
scienze e arti di Napoli; Accademia patavina di lettere,
scienze e arti di Padova; Accademia di lettere, scienze e arti di
Palermo; Accademia nazionale dei Lincei di Roma; Insigne
accademia di San Luca di Roma; Società dei Quaranta di
Roma; Accademia nazionale di Santa Cecilia di Roma; Acca-
demia delle scienze di Torino; Accademia di agricoltura di
Torino; Istituto veneto di lettere, scienze e arti di Venezia;
Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona. Altre
accademie non comprese ma, secondo la Rizzoli Larousse
degne di menzione, sono: Petrarca di Arezzo; Clementina di
Bologna; di scienze di Ferrara; medica di Genova; agraria di
Pesare; dell'Arcadia di Roma; degli Agiati di Rovereto; degli
Euteleti di San Miniato; degli Intronati di Siena; dei fisiocri-
tici di Siena; Accademia spoletina; Raffaello di Urbino; dei
sepolti di Volterra. Debbo ricordare l'Accademia d'Italia, fon-
data nel 1926 composta di quattro classi: scienze morali e
storiche; scienze fisiche, matematiche e naturali; lettere; arti.
Fu presieduta da Tommaso Tittoni, Guglielmo Marconi,
Gabriele D'Annunzio, Luigi Federzoni, Giovanni Gentile e
Ciotto Dainelli. Fu soppressa con la definitiva caduta del
68
fascismo e le sue funzioni passarono all'Accademia dei Lincei
.(a sua volta soppressa nel '39 e rinata nel '44)^
Suppongo che la legislazione italiana non proibisca a nes-
suno di costituire un'associazione e di chiamarla accademia e,
Quindi, per passione o nascosto desiderio di lucro, ne sono
.sorte innumerevoli e molti pittori hanno ricevuto lettere del
.tipo:
^Oggetto: Nomina "Accademico ... con medaglia d'oro "
.L'accademia ... esaminata la Sua attività artistica, l'ha nominata
| "Accademico ... con medaglia d'oro ".
La nomina di cui sopra non prevede alcuna spesa da parte Sua,
^mentre (ahi! Nota di B.C.) l'invio del Diploma di Nomina con
Medaglia e la registrazione nell'Albo d'Oro, nonché per godere di
tutti i servizi che l'Accademia offre ai propri associati voglia tras-
mettere la quota associativa per l'anno 1979 fissata in L. 30.000
(oggi 61.000 lire. Nota di B.C.), come da allegato, a mezzo
assegno o vaglia postale intestato all'Accademia ...
Tutte le informazioni relative ai nostri programmi ed alle attività
svolte a tutela dei diritti e interessi degli artisti vengono pubblicate
nel periodo "Accademia ..."che viene distribuito gratuitamente
agli associati.
Gradisca i nostri più cordiali saluti.
Il Direttore
Allegato il seguente estratto di statuto:
ART. 2 - L'Associazione "Accademia... delle Arti e del Lavoro ",
negli articoli seguenti indicata più brevemente "Accademia "mantiene
la propria sede al Palazzo ... di... via ...
ART. 3 - L'Accademia ha per fine di creare le strutture sociali
adeguate all'esercizio dell'Arte e del Lavoro promuovendone il pro-
gresso attraverso gli studi, convegni, conferenze, manifestazioni,
aggiornamenti e scambi culturali con tutti i Paesi del Mondo, alle-
stimento di esposizioni temporanee o permanenti, pubblicazioni
degli atti dei convegni, di periodici, annuari, dizionari ed editoriali
informativi specializzati illustranti le attività dei settori delle Arti e
delLavoro, nonchéilcoordinamento attivo di azioni volte alla
69
soluzione concreta di problemi generali di categoria inte-
ressanti i suddetti settori.
ART. 4 - L'Accademia ha carattere associativo e non ha scopo
di lucro. Per il raggiungimento dei suoi fini nel normale svolgi-
mento della Sua attività si avvale della collaborazione di univer-
sità, colkges e scuole estere, nonché di liberi docenti italiani e stra-
nieri.
ART. 5 - L'ingresso in seno all'Accademia avviene per merito con- -
statato nell'attività svolta dal Candidato o per particolari distin-
zioni nei diversi settori delle Arti e del Lavoro compresi dall'Acca-
demia attraverso il conferimento del Diploma di "Accademico... "
o "Accademico ..."
ART. 7 - Al mantenimento delk attività dell'Accademia contri-
buiscono gli associati e gli Associati Onorari attraverso le quote di
associazione, enti privati, altri eventuali sovventori privati e pub-
i T • • £
mici.
(La quota di associazione annua, fissata per il 1979 in
L. 30.000, da il diritto di valersi del servizio di previdenza
sociale fornito dall'Accademia attraverso l'indennità di
L. 10.000 al giorno in caso di ricovero in ospedale o casa
di cura per qualsiasi eventuale infortunio o malattia; oltre
che di tutta l'opera dell'Accademia a livello organizzativo,
informativo, promozionale, e di patrocinio).
ART. 17 - L'Assemblea degli Associati e degli Associati Onorari
riuniti in seduta congiunta in Convegno o Congresso Nazionale o
Internazionale discute sugli argomenti all'ordine del giorno del
Convegno o Congresso e approva il documento Finale contenente le
direttive di massima per il lavoro che l'Accademia svolgerà sino al
Convegno o Congresso successivo.
ART. 18-11 documento finale dei Convegni o Congressi è appro-
vato con la maggioranza del 50 + 1 dei presenti ed ha validità a
tutti gli effètti per la realizzazione concreta da parte dell'Acca-
demia.
ART. 20 - Presso l'Accademia viene costituita la Biblioteca del-
l'Accademia nonché la Pinacoteca Internazionale d'Arte Antica
70
e Moderna. Sia la Biblioteca che la Pinacoteca fanno parte dell'Ac-
l cademia e perciò del suo intero patrimonio, e sono aperte al pub-
i blico.
s.
Sull'altra facciata è riprodotta una chiara fotografìa con la
> sede dell'accademia, un intero bei palazzo a tré piani, ed è
riportato un elenco di università estere collegate che va dalla
Francia all'Australia, per un totale di venti apparentemente e
probabilmente serissimi atenei.
Il nostro artista accetta la nomina e invia le trentamila lire^
i Puntualmente gli giunge il Diploma che per la verità è di
- notevole effetto e sobrietà.
Dopo poco, oltre al periodico, riceve con data 5 gennaio
1979:
Oggetto: Pubblicazione omaggio nel Grande Dizionario degli
• ARTISTI ITALIANI CONTEMPORANEI.
La informiamo che Le è stata dedicata in omaggio una pagina
intera con riproduzione di una Sua opera in bianco e nero nel
"Grande dizionario degli ARTISTI ITALIANI CONTEMPORANEI"
edito per il 1979.
Voglia inviare pertanto alcune fotografìe di Sue opere e l'allegata
scheda compilata.
In tale attesa porgiamo molti cordiali saluti.
Il Direttore
La scheda, ordinata e precisa, chiede, oltre al solito nome,
cognome e indirizzo, il luogo e data di nascita, l'attività prati-
cata (pittore, scultore o incisore), le ultime personali, le
ultime collettive, la galleria di referenza, le quotazioni, la
bibliografia, un giudizio critico o in variante cataloghi, ritagli
o dattiloscritti, gli allegati (numero di cataloghi, numero di
fotografie e materiale vario) e in calce:
Vogliate inviarmi n. 1 copia del Grande Dizionario degli
ARTISTI ITALIANI CONTEMPORANEI, nel quale mi è stata
71
ta dedicata una pagina con riproduzione di una mia opera al
prezzo di:
D L. 55.000 (oggi L. 112.000. Nota di B.C.) Iva e spese di spe-
dizione comprese, contro assegno al ricevimento del volume.
D L. 49.500 (oggi L. 100.000. Nota di B.C.) Iva e spese di spe-
dizione comprese, anticipate a mezzo assegno allegato o vaglia
postale intestato all'Accademia ...
data .________ firma ___________
e un'altra lettera:
1" Mostra Permanente Pinacoteca Intemazionale d'Arte Antica e
Moderna
Ci pregiamo invitarla alla I" Mostra Permanente che si terrà per
anni uno, dal 1° Gennaio al 31 Dicembre 1979 alla Pinacoteca
Intemazionale d'Arte Antica e Moderna di Salsomaggiore, gestita
dall'Accademia ... presso il Palazzo ...
Voglia trasmetterci le opere che desidera esporre, nel numero che
riterrà sufficiente, tutte incorniciate.
Tutte le opere che invierà verranno esposte nelle Sale della Pinaco-
teca, di qualsiasi dimensione esse siano, per tutta la durata della
Mostra.
Ogni opera dovrà riportare il Suo nome e cognome ed eventuale
prezzo di vendita sul quale l'Accademia si riserva il 15 di prov-
vigione.
Per quanto sopra voglia inoltre trasmettere per ogni opera inviata
l'importo di L. 15.000 (oggi L. 31.000. Nota di B.C.) per contri-
buto alle spese di gestione, a mezzo vaglia postale o assegno inte-
stati all'Accademia.
Tutte le spese di assistenza tecnica e di personale specializzato,
custodia e quanto altro occorrente vengono sostenute dall'Acca-
demia.
Al ricevimento delle opere Le verrà rilasciato ed inviato a mezzo
plico raccomandato il Diploma di Partecipazione ed Esposizione
Permanente alla Mostra della Pinacoteca Internazionale d'Arte
Antica e Moderna di Salsomaggiore.
• 72
Al termine della Mostra k opere non vendute Le verranno tras-
^messe a cura dell'Accademia con spedizione in porto assegnato.
In attesa. Le porgiamo i ns. più cordiali saluti.
Il Direttore
Cosa sono, amico lettore, oggi 61.000 lire? Potrebbe essere
un vero e genuino riconoscimento senza scopi speculativi
come (ma è d'uso) recita l'atto costitutivo. E poi le università
collegate, il palazzo della sede, il periodico gratuito, oltre le
•spese per tutta l'organizzazione. Quanti soci o accademici
.potrà raccogliere? mille? Anche con 61 milioni all'anno, sia
pure a fitto bloccato o ad equo canone, il palazzo costa.
Forse davvero è nata una nuova accademia che tenta di rical-
care le orme delle gloriose che prima ho elencato.
Purtroppo presto nasce un dubbio a causa del solito,
> immancabile dizionario (o catalogo) degli Artisti italiani con-
t, temporanei. Cambiano i nomi, sono portato a pensare, ma il
succo rimane più o meno inalterato. Tuttavia 112.000 lire
' una pagina completa, l'assenza degli errori o da me ritenuti
tali dell'editore di Bologna, la fiducia concessa del pagamento
controassegno. Potrebbe, voglio pensare, essere uno sviluppo
naturale delle attività previste dallo statuto. Malaugurata-
mente un altro scossone ad un ottimismo un po' forzato
viene dalla mostra permanente. Il palazzo è grande e costa,
incontrovertibile, ma così con le 31.000 lire ad opera esposta
incomincia a ripagarsi, e parte delle quote di associazione e
dell'utile ricavato dal dizionario potrebbero rimanere agli
organizzatori. Mah, è discutibile.
La stessa accademia invia allo stesso artista in data 7 gen-
naio '81 la lettera che trascrivo:
Oggetto: Comunicazione
È in preparazione in elegante veste tipografica la stampa dell'Enci-
clopedia "Personaggi Contemporanei".
Il volume, che conterrà la pubblicazione di personalità che si sono
particolarmente distinte nel mondo contemporaneo, verrà distribuito
alla fine del 1981.
73
Tutte le biografìe dei personaggi sono redatte e pubblicate in quattro
lingue: italiano, inglese, tedesco e francese.
Siamo lieti di informarLa che il Comitato preposto alla scelta dei
personaggi da pubblicare nell'edizione ha deciso l'inclusione del Suo
nominativo.
La preghiamo, pertanto, di volerci trasmettere l'unita scheda compi-
lata, nonché una sua fotografìa personale.
In attesa, porgiamo molti cordiali saluti.
Il Direttore
Allegata una scheda ricca di richieste d'informazioni come
la professione o attività pratica, attività collaterali, studi
seguiti, titoli di studio raggiunti, formazione personale (studi
privati, viaggi, esperienze di lavoro, ecc.), titoli accademici
conseguiti, riconoscimenti ufficiali e premi ricevuti, attività
praticata in passato, opere eseguite (realizzazione studi,
ricerche, pubblicazioni, opere pubbliche o private, composi-
zioni musicali, coreografie, scenografie, fìlms, costruzioni,
progetti industriali, economici, scientifici, umanitari, ecc.),
bibliografia (giornali, riviste o libri che hanno pubblicato
notizie sull'attività del personaggio) ed infine compare il
costo di una copia dell'Enciclopedia "Personaggi Contempo-
ranei" di 50.000 lire, questa volta suddivise in 25.000 subito e
il saldo a ricevimento volume.
L'artista, è importante precisarlo, non aveva aderito ne al
Dizionario, ne alla mostra permanente e non è persona di
scadente livello nobilitato da qualche quadro di una figurati-
vità stantia, ma da questo a poter figurare all'epoca "fra per-
sonalità che si sono particolarmente distinte nel mondo con-
temporaneo" ce ne corre a mio sommesso avviso. Natural-
mente è una questione di relatività e sarebbe interessante
vedere chi sono gli inclusi in questo volume. Ripeto, non è
facile inquadrare la serietà, lo scopo reale dell'accademia di
Salsomaggiore. C'è misura e, sembra, un certo contegno, non
si enfatizza il comitato che ha scelto i "personaggi".
Ogni giudizio di merito non può essere con onestà formu-
lato senza approfondimenti molto seri in casi non palese-
74
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Bruno
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:13 pm

mente rivalantesi come un desiderio di "far soldi". Eppure
una considerazionepuò farsi, amico lettore; l'artista in gene-
rale e il pittore in particolare sono ritenuti oggetti sempre
pronti, in cambio di riconoscimenti, premi o inserimenti, a
tirar fuori denaro, sia pure in misura limitata.
È in mio possesso, come dimostrazione di quanto ho
appena affermato, la proposta di nomina del 7 febbraio '79
di un Centro di divulgazione Arte e Poesia con sede in una
cittadina siciliana che cita (nella lettera di nomina) la data di
costituzione (1974) e l'articolo 33 della "Costituzione Repub-
blica Italiana" e scrive:
Gentile Artista
con sommo piacere Le comunichiamo che, la Presidenza..., esami-
nata l'attività da Lei svolta, ha stabilito, sotto la Sua autorevole
adesione, di accoglierla in seno al ... in qualità di:
MEMBRO HONORIS CAUSA a vita
Pregandola, in caso di acccttazione, di voler compilare e farci per-
venire l'acclusa scheda di adesione. Le porgiamo il nostro augurale
benvenuto e cordialmente La salutiamo.
Il Segretario Generale
P. S. Nella corrispondenza si prega di allegare francobollo per la
risposta. GRAZIE
La scheda contiene delle novità. A parte la richiesta delle
solite notizie come nome, cognome e indirizzo, vuole questo:
"Dichiara di osservare lo statuto e di meritare sempre la
stima del ... divulgandone i principi". Il contributo è di
18.000 lire (oggi 37.000) e, in cambio, il nuovo membro rice-
verà: "Diploma-Xilografico di nomina, un'opera grafica fir-
mata dall'autore e tessera d'iscrizione a vita nell'albo del
Centro". Segue un "attenzione: l'iscrizione a vita non com-
porta contributi annuali. La quota richiesta (purtroppo) è un
contributo che ci permette di sostenere le spese, ancora più
75
gravose dati i costi di cancelleria e postali, ma essa NON CON-
TRIBUISCE ALLA NOMINA".
L'estratto di statuto, contenuto in un altro foglio, dice:
// ... agisce nel plurismo delle libertà di pensiero ed espressione e
s'ispira ai principi contenuti nella: Dichiarazione Universale dei
Diritti dell'Uomo e della Carta Costituzionale Italiana.
Esso promuove e divulga, con ogni iniziativa idonea, la cultura ed
avvicina i popoli ad un nuovo umanesimo. Inoltre organizza con
istituzioni affini, nazionali ed estere, conferenze, congressi, pubblica-
zioni, concorsi ktterari e artistici, mostre personali e collettive, borse
di studio ed altre attività atte ad incrementare la cultura e l'istru-
zione artistica-ktteraria.
Organo ufficiale del... è la rivista: "..."- Notiziario Presidenza
La presidenza è composta dal Presidente e dal Segretario Generak.
Il Consiglio di Presidenza è composto dai Segretari Regionali e
Provinciali.
Per la divulgazione delle sue idee il... si avvale dell'operato delle
Segreterie Regionali e Provinciali.
Le Segreterie hanno un loro Consiglio ed un ordinamento intemo
d'organizzazione autonomo.
Esse possono trasmettere alla Presidenza nominativi di operatori
culturali per essere nominati Mèmbri o per conferimenti di ricono-
scimenti, i nominativi trasmessi dalk Segreterie vengono proposti di
fatto.
I Mèmbri ed i Sostenitori possono partecipare a tutte le manifesta-
zioni del ...
Punto centrale, per k Segreterie, i Mèmbri ed i Sostenitori, dovrà
essere la promozione di attività collettive che possano favorire la
nostra azione di conoscenza e di sviluppo culturale, bandendo ogni
forma di qualunquismo e di isolamento.
Le Segreterie, i Mèmbri ed i Sostenitori, operano secondo i principi
del: MANIFESTO dell'Agosto 1973, così espressi:
"L'ARTE, COME MESSAGGIO D'AMORE, ATTUATA CON I TEMPI
IN CUI ESSA SI ESPRIME.
POESIA E METAFISICA COMPONENTI DI UN'ARTE CHE TENGA
CONTO DEI VALORI SPIRITUALI DELL'UOMO, OGGI PIETRIFICATO
76
E CONDIZIONATO DALLA SOCIETÀ DEI CONSUMI, CHE STA
DISTRUGGENDO, IN ESSO, QUEI RAGGI SOTTILI DA CUI LA VITA
TRAE ALIMENTO SPIRITUALE.
CONDURRE L'UOMO, TRAMITE L'ARTE, AL SUO VERO REGNO:
^LA NATURA".
Il ... con l'opera dei suoi operatori culturali è presente in:
ARGENTINA - FRANCIA - GERMANIA - GRECIA - ITALIA -JUGOS-
LAVIA - MALTA - NORVEGIA - PORTOGALLO - ROMANIA -
SPAGNA - SVIZZERA - U.S.A.
N.B. Indirizzare la corrispondenza a: Presidenza ... via .......
(CL) Italia.
Il tono è dimesso e diventa enfatico soltanto quando cita il
"Manifesto". Più che di chi vuoi speculare sulla credulità o il
desiderio di riconoscimenti o inserimenti in accademie o
simili da parte degli "artisti", sembra quello di sacerdoti
dell'"arte" che in perfetta buonafede si battono per valori in
cui credono, ma che non riescono a mio avviso ad inqua-
drare nei reali significati di qualità, ricerca, preparazione,
dando così appoggio a quella specie di sottocultura tanto pre-
sente nelle gallerie "tutto affitto" e che, purtroppo (ora è il
caso di dirlo), tanto male fa all'arte non virgolettata e permet-
tono di criticarla o di prenderla in giro.
E poi, secondo me, bisogna stare in guardia, amico lettore,
da atteggiamenti umili e bonari (sono spesso comuni a chi
commette o fa commettere efferati delitti o sopraffazioni in
nome di arrivismo personale o del rispetto di una legge non
scritta). Naturalmente non è il caso di questo Centro, quanto
è contenuto nella parentesi. Però 37.000 lire per mille fa 37
milioni che, detratte le spese, danno pur sempre una ventina
di milioni che, in fin dei conti, non sono da buttar via. Non
tutti mirano a traguardi economici da vertigine.
77
Identico assunto può forse configurarsi con altre lettere-
invito in mio possesso. La prima è questa:
Calvatone, 3-7-1984
L'accademia d'..., per sensibilizzare maggiormente l'intesa di unità
europea tra gli uomini di cultura, ha istituito il Premio "VESSILLO
EUROPEO DELLE ARTI" con medaglia d'Oro da assegnare a perso-
naggi dell'Arte, delle Scienze, e delh Spettacolo.
In considerazione della Sua attività, ci pregiamo informarLa che la
Commissione addetta agli scambi culturali internazionali, k ha
assegnato il suddetto premio secondo le norme di cui al bando alle-
gato.
Il prestigioso Premio (ci risiamo! Nota di B.C.) è costituito da
una Targa in ottone laminato con Oro 24 Karati, di cm. 13 x 15 e
con medaglia anch'essa laminata con Oro 24 Karati il tutto conte-
nuto in cofanetto di velluto rosso cm. 21 x 25 che Le sarà trasmesso
al ricevimento dell'allegata scheda di acccttazione che vorrà farci
pervenire compilata e firmata.
Nessuna spesa è contemplata nel regolamento di assegnazione del
Premio che è riservato inoltre ai mèmbri dell'Accademia o a coloro
che in quanto premiati ne entrano a far parte.
Nel farLe i nostri migliori auguri. Le porgiamo molti cordiali
saluti.
Il Presidente
(sorpresa! la stessa persona che com-
pare come direttore dell'accademia di
Salsomaggiore. Nota di B.C.)
La scheda (è quasi più usata di quella elettorale) recita -
testualmente:
Con la presente a seguito del vostro conferimento del premio
"VESSILLO EUROPEO DELLE ARTI" con Medaglia d'Oro, comu-
nico la mia acccttazione del Premio che attendo pertanto di rice-
vere.
78
3 Sono membro dell'Accademia
H Non essendo membro dell'Accademia chiedo di diventarlo in
quanto premiato con il "VESSILLO EUROPEO DELLE ARTI"
3 Verso la quota associativa 1984 di L. 100.000 a mezzo
assegno o vaglia.
3 Verserò la quota associativa 1984 di L. 100.000 contro assegno
al ricevimento del premio "VESSILLO EUROPEO DELLE ARTI"
conferitemi
Cordiali saluti
Data ———————— Firma ——————————-
e poi la richiesta dei soliti dati.
Inoltre, compiegato all'assegnazione e alla scheda, il regola-
mento del premio che, con un uso più appropriato dei ter-
mini ed esente da errori grammaticali e "elegantissime cene"
sembra riportarci (nell'essenza, non nel costo) alla Galleria
milanese del capitolo precedente. Forse un solo errore (freu-
diano?): scrivere più volte oro e karati con le iniziali maiu-
scole.
Sempre nell'84 due altre accademie; la prima ha lo stesso
indirizzo dell'Accademia organizzatrice del "Vessillo Euro-
peo delle Arti" e la lettera parte da Salsomaggiore il 24-5-84.
Dice:
Abbiamo il piacere di informarLa che l'Accademia ... Presidenti
S.E. Mons. ...e il Dr. Prof. ... (che è il presidente dell'accade-
mia del premio "Vessillo" e il direttore di quella di Salso-
maggiore. Nota di B.C.), l'ha nominata Maestro Accademico.
Voglia trasmetterci l'allegata scheda compilata e firmata.
Al ricevimento della suddetta scheda sarà nostra cura trasmetterle
immediatamente il Diploma.
Con i migliori ossequi, gradisca cordiali saluti.
La Segreteria Generale
79
~^ Sono membro dell'Accademia
"^ Non essendo membro dell'Accademia chiedo di diventarlo in
quanto premiato con il "VESSILLO EUROPEO DELLE ARTI"
3 Verso la quota associativa 1984 di L. 100.000 a mezzo
assegno o vaglia.
H Verserò la quota associativa 1984 di L. 100.000 contro assegno
al ricevimento del premio "VESSILLO EUROPEO DELLE ARTI"
conferitemi
Cordiali saluti
Data ———————— Firma —————————-——
e poi la richiesta dei soliti dati.
Inoltre, compiegato all'assegnazione e alla scheda, il regola-
mento del premio che, con un uso più appropriato dei ter-
mini ed esente da errori grammaticali e "elegantissime cene"
sembra riportarci (nell'essenza, non nel costo) alla Galleria
milanese del capitolo precedente. Forse un solo errore (freu-
diano?): scrivere più volte oro e karati con le iniziali maiu-
scole.
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:14 pm

Sempre nell'84 due altre accademie; la prima ha lo stesso
indirizzo dell'Accademia organizzatrice del "Vessillo Euro-
peo delle Arti" e la lettera parte da Salsomaggiore il 24-5-84.
Dice:
Abbiamo il piacere di informarLa che l'Accademia ... Presidenti
S.E. Mons. ...e il Dr. Prof. ... (che è il presidente dell'accade-
mia del premio "Vessillo" e il direttore di quella di Salso-
maggiore. Nota di B.C.), l'ha nominata Maestro Accademico.
Voglia trasmetterci l'allegata scheda compilata e firmata.
Al ricevimento della suddetta scheda sarà nostra cura trasmetterLe
immediatamente il Diploma.
Con i migliori ossequi, gradisca cordiali saluti.
La Segreteria Generale
79
Nella scheda la quota associativa da "trasmettere" è di
50.000 lire ed è accluso l'estratto di regolamento.
La seconda (accademia) è internazionale ed ha sede a
Rimini. Invita ad un premio con una carta intestata dove
compare la raffigurazione di una testa vista di profilo, forse
di un filosofo greco, contornata da un "Premio Rimini". A
destra "PER LE ARTI - LETTERE - SCIENZE - CULTURA" e sotto
in piccolo (relativamente) col patrocinio delle accademie
seguono i nomi di dodici fra accademie varie, qualcuna forse
di grande nome, un'università nordamericana e una casa edi-
trice, a me sconosciuta, di Varese.
Il presidente onorario del premio è il mons. prof. che com-
pare nell'accademia che ha conferito la nomina di maestro
accademico. Presidente effettivo del premio è anche presi-
dente di questa accademia di Rimini. L'uno (il Mons. Prof.)
risulta inoltre, come se non bastasse, presidente di un parla-
mento mondiale "per la sicurezza e la pace" e l'altro depu-
tato dello stesso parlamento.
Campeggia, un pò più giù, una "10' EDIZIONE". La lettera
dice:
Egr. Maestro,
nel quadro delle grandi manifestazioni ARTISTICO-CULTURALI il
PREMIO ... CITTÀ DI RIMINI viene conferito - ogni anno - a
coloro che si sono distinti nel campo delle ARTI, LETTERE,
SCIENZE, nonché a quelli che si sono fatti notare per la continuità
del loro impegno al di sopra di ogni credo politico e di qualsiasi
nazionalità e religione.
Ciò premesso abbiamo il piacere d'informarLa che in questa W
EDIZIONE L'ACCADEMIA INTERNAZIONALE ..., promotrice,
selezionatrice e assegnatrice del premio-riconoscimento, ha incluso il
Suo nominativo nella lista dei premiandi, di conseguenza Le chiede
se lo gradisce e se potrà essere presente alla CERIMONIA UFFICIALE
DI PREMIAZIONE che avrà luogo nella SALA CONVEGNI dell'...
via ... RIMINI LIDO il 14 ott. 1984 - ore 15. -"
Nelle precedenti edizioni il COMITATO ASSEGNAZIONE PREMI
chiedeva una partecipazione alk spese garantendo la totale restitu-
zione se la candidatura non si trasformava in assegnazione. Per
80
evitare la caterva di proteste di chi si vede restituire la somma anti-
cipata, in occasione del DECENNALE della FONDAZIONE DEL
PREMIO, il CONSIGLIO ACCADEMICI ha deciso di scegliere prima
chi premiare e poi comunicarlo agli interessati che per regolamento
^del PREMIO... CITTA DI RIMINI vengono nominati ACCADEMICI
DI MERITO, titolo che dispensa dal versare la quota di partecipa-
zione al premio ... in quanto per essi fa fronte l'Accademia.
In allegato una scheda DOCUMENTAZIONE ARCHIVIO GENE-
RALE che dovrà compilare e ritornarci insieme alla kttera aUegata
e quant'altro crederà opportuno per mettere in risalto il Suo ope-
rato, questo al più presto possibik in quanto dobbiamo dare alla
Stampa l'elenco dei premiandi.
Il PREMIO-RICONOSCIMENTO è costituito da un artistico meda-
glione, del diametro di mm. 80, in bronzo fuso, pezzo per pezzo,
patinato in oro 24 K., raffigurante sul diritto il profilo di ...,
tratto da un originale greco del V secolo a. C., e nel rovescio il Costei...
dalla incisione di Matteo De' Pasti (XV sec.) contenuto in elegante
astuccio foderato in seta e velluto con targhetta in pergamena.
Il premiato oltre all'attestato (serigrafia su cartoncino pregiato di
cm. 37x60) quattro colori, bianco, azzurro, nero e oro, riceverà
una tessera del premio, (inviare una fotografìa personale formato
tessera) e 200 bollini adesivi oro raffiguranti il trofeo.
Ricordare che i premiati vengono scelti tra i candidati segnalati
dalle Accademie e da Editori, da Giornalisti, da Critici d'Arte e
da Direttori di Gallerie d'Arte.
I premiati potranno essere nuovamente premiati - se segnalati - in
quanto il premio consiste nel riconoscimento della propria validità
nel tempo e serve per arricchire il curriculum personale con docu-
menti e fotografìe di indubbio prestigio.
Il premiando non può usare tak riconoscimento per scopi pubblici-
tari se non quando sarà in possesso dell'attestato, ciò per essere coe-
rente con la serietà e l'importanza dell'istituzione.
I premiandi che non potranno essere presenti alla manifestazione di
premiazione, verrà spedito il tutto a mezzo pacchetto raccomandato
assicurato, nei giorni successivi alla premiazione.
In attesa d'inviare quanto richiesto, l'interessato può dare conferma
di gradimento, telefonando alla Segreteria che è a disposizione per
ulteriori informazioni. Tei ...
Il Presidente del Premio
81
La scheda questa volta è più articolata e a forma di lettera.
La carta intestata è dell'accademia di Rimini. L'" egregio acca-
demico e amico" è pregato di prendere nota che la quota
d'iscrizione è di 50.000 lire e quella associativa di " contributo
volontario minimo" di altre 50.000. In cambio, a chi sarà in
regola coi due versamenti (meglio non sbagliare!) "darà le
seguenti prestazioni". Le riassumo rapidamente: attestato di
appartenenza con qualifica di "Accademico di Merito", tes-
sera dell'accademia che assicura uno sconto su pubblicazioni
più o meno dell'accademia stessa. Identico sconto per comprare
"a prezzo di fabbrica" tele, cartoni e cornici (si badi bene, lavo-
rate a mano, perbacco!), un'agenda da tavolo scrupolosamente
descritta, cento bollini oro adesivi, un gettone di presenza di
ventimila lire "ogni qual volta interverrà, su invito, ad un'As-
semblea dell'Accademia", un bollettino bimestrale, la critica
scritta su una propria opera pittorica o raccolta di poesie, di rac-
conti, su romanzo o commedia, la dispensa a versare quote di
partecipazione per manifestazioni promosse dall'accademia
"quest'anno al premio ... città di Rimini". Compiegato, come
se non bastasse, un "documentario archivio generale" con
molte richieste d'informazioni sull'attività artistica.
E cosa si vuole di più, amico lettore, per contornila lire?
Come si fa a criticare un'offerta così generosa? I fuochi d'arti-
ficio della nomina, dell'agenda, del premio (naturalmente
patinato in oro, questa volta minuscolo), dei bollini (si badi,
adesivi), il bollettino, la recensione lasciano senza il fiato per
poter muovere la benché minima critica. Ma gli organizzatori
hanno commesso, a mio avviso, vari errori dei quali il più
evidente mi sembra essere il fatto che il premiato (che non ha
accettato) da anni non svolge attività artistica, non partecipa a
mostre, non tiene personali, contrariamente all'assunto "della
continuità del loro impegno" che, ricorderai, è riportato nella
lettera-invito. E poi, onestamente e non per la libidine della
critica per la critica, ti sembra gratificante per un'accademia
che si avvale di tante forse importanti collaborazioni, offrire,
come per un prodotto alimentare, bollini, agende "persona- •-
lizzate" o meno?
Credo di essermi mostrato equilibrato quando ho dovuto
giudicare l'operato e gli intenti dell'accademia di Salsomag-
82
^iore, ma il "coinvolgimento" del suo direttore in varie altre,
in premi, con la ricorrente presenza di personaggi in un, per
ne, vertiginoso guazzabuglio, mi fa ricredere e pensare (è
un'opinione) che, superati intenti costruttivi per il settore
mistico virgolettato o meno, si vada alla ricerca del guadagno
3 di una popolarità, a mio avviso, negativa per chi sa e vuoi
/edere le cose nella loro realtà. Il guadagno non sarà molto,
xtrse gli "artisti" sono stufi di collezionare pergamene e tro-
fei o gli amici - scorgendone troppe - non mostrano più
immirazione, ma scherno. È probabile che in questa nuova
evviva!) atmosfera la strategia del guadagno risulti ora quella
ii offrire molto tutfinsieme e raccogliere piccole percentuali
Tioltiplicate per tantissimi aderenti seguendo, a decenni di
iistanza, il credo di Henry Ford. Se è vero quanto affermava
1 dottor professor di Bologna nell'offerta d'inserimento nel
:atalogo da lui approntato, di poter scegliere, e non stento a
:rederlo, fra quarantamila nominativi, la riserva di caccia (e
iinceramente mi dispiace definirla in questo modo) è vasta.
via, se valutiamo i riconoscimenti, i premi, le accademie delle
:[uali, amico paziente lettore, ti ho dato solo pochi esempi
•ispetto alla gran massa, ogni "artista" ne sarà ormai saturo e,
;e non li ha accantonati, il suo studio o il suo salotto saranno
itracolmi di tutto quanto così vinto o ricevuto in "riconosci-
nento della sua attività". Il numero fa inflazione e questo
iicuramente lo sanno i presidenti o direttori delle accademie,
'orse un po' meno quelli delle "elegantissime cene". Tuttavia
lon sembrano preoccuparsene o è probabile che l'intensifi-
:ato invio, da fonti diverse per il nome e spesso identiche per
"personaggi", vuoi proprio significare lo sparo a frequenza
•apidissima, che segnala la fine dei fuochi d'artifìcio. Ma
potrebbe anche darsi che il sorgere di nuove leve di aspiranti
'artisti" assicuri continuità a tutti coloro che operano nel ser-
iore premi, riconoscimenti, accademie, mostre a pagamento
ielle gallerie "tutto affitto" e fin d'ora chiedo scusa a coloro,
e solite lodevoli eccezioni, che agiscono in perfetta buona-
fede amando l'arte, seppure, a volte, non riescono a distin-
guere quella vera.
83
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:17 pm

Cap. V L’EQUIVOCO DEL BOLAFFI
Fra i tanti cataloghi in circolazione indubbiamente il Bolaffi è il più consultato e citato, a volte anche a sproposito. Desidero subito precisare che quanto dirò nella prima parte del capitolo si riferisce al decennio ‘70-’79.

Il Catalogo Nazionale Bolaffi d’arte moderna” inizia con l’edizione 1962. Negli anni Settanta, da parte dei collezionisti e amatori d’arte, dei galleristi e di molti degli artisti, si sca­tenò una gara per compulsarlo e per esservi inseriti nel modo migliore e molti equivoci sorsero per coloro che, per igno­ranza, faciloneria, scarso approfondimento~ lo leggevano come di sovente si fa con l’elenco telefonico, ovverosia sal­tando con sufficienza le pagine iniziali. Se, ad esempio, pren­diamo l’edizione n. 14, 1979, possiamo rilevare che si riferisce alla stagione artistica ‘77278, ossia al periodo che va dalla seconda metà del ‘77 dopo la chiusura estiva, alla prima metà del ‘78, prima della chiusura estiva di quell’anno. I volumi sono quattro: critico e finanziario, segnalati Bolaffi, Floriano Bodini premio Bolaffi ‘79, rassegna 1979 (mserzioni di artisti e gallerie). Il comitato di consulenza critica per la citata edi­zione è composto da: Renato Barilli, Carlo Bertelli, Maurizio Calvesi, Mario De Micheli, Giuseppe Marchiori e Nello Ponente. A parte un pistolotto redazionale, mi sembra invece opportuno integralmente riportare questo passo: “A tal fine e per chiarezza del lettore il catalogo è stato suddiviso in due parti (nel volume critico e finanziario. Nota di B. C.): la prima (Critica) nella quale sono raccolti i giudizi espressi dal Comitato di consulenza critica; la seconda (Mercato) nella quale vengono pubblicati i dati informativi dell’ultima stagione che la reda zione ha raccolto, cioè: le mostre nelle gallerie, i prezzi e le vendite all’asta (pubbliche, notissime e sicuramente serie. Nota di B. C.). Nella seconda parte, Mercato, la redazione non solo richiama mediante opportune simbologie i giudizi critici, ma cerca di rifletterli anche nella delicata modulazione degli spazi (fai attenzione proprio qui, amico lettore. Nota di B. C. )... Il comitato ha differenziato la misura del proprio attuale inte­resse verso gli arstisti che sono stati inclusi nel catalogo in base alle documentazioni disponibili, riferendosi ai seguenti criteri: i artisti dei quali il Comitato ha inteso evidenziare la consolidata e particolare reputazione di cui godono da tempo (nella parte Mercato, sempre del I volume tradotto in sei pallini neri. Nota di B. C.); 2 artisti che la maggioranza dei membri del Comitato ha convenuto di annoverare tra le personalità rilevanti dell’arte contemporanea italiana (tradotto in cinque paiini neri. Nota di B. C.); 3 artisti nelle cui opere alcuni membri del Comitato hanno individuato una personalità ori­ginale emergente al di sopra di una buona professionalità (tradotto in quattro pallini neri. Nota di B. C.); 4 artisti della cui opera alcuni membri del Comitato hanno voluto eviden­ziare motivi di interesse critico (tradotto in tre pallini neri. Nota di B. C.). Inoltre di taluni artisti ha voluto evidenziare anche la loro partecipazione ai principali movimenti della storia dell’arte italiana di questo secolo (espresso con AS. La sigla OE indica invece l’operare sperimentale solo in parte assimila­bile con i tradizionali strumenti pittorici; infatti si~n~fica operatore estetico. Nota di B. C.)”. Per farti qualche esempio, amico let­tore, appartengono alla categoria i , fra i pochi altri. Boccioni, Burri, Campigli, Carrà, De Chirico, Fontana, Guttuso, Modi­gliani e Vedova, e fra i numerosi della categoria 4 il conosciu­tissimo Enotrio (per me forse non adatto nemmeno a questo ultimo gruppo di cosiddetti notabili). Debbo dirti, caro let­tore, seppure esula dalla stretta materia che sto trattando, che attribuzioni di AS (artista di rilievo storico) o meglio le man­cate attribuzioni mi lasciano quantomeno perplesso e indi­cano una tendenza del Comitato alle estreme avanguardie che pure (in parte) godono delle mie simpatie. La determina­zione degli spazi — un trentaseiesimo di pagina, un diciotte­simo, un nono, due noni, due terzi, la pagina intera e la dop pia pagina — corrisponde grossomodo al giudizio critico. ~ opportuno che tu sappia, amico lettore, che gli artisti, ai quali è stato attribuito il minimo spazio redazionale di un trenta­seiesimo di pagina e rappresentano la stragrande maggio­ranza, non sono nemmeno sottoposti al giudizio del Comi­tato. Rimangono di stretta competenza redazionale e le quo­tazioni riportate recano accanto una delle seguenti lettere maiu­scole: A = prezzo comunicato dall’artista; C = prezzo comuni­cato dal collezionista; G = prezzo comunicato dalla galleria.

Come fa uiì pittore ad entrare nella parte redazionale del Bolaffi (volume I)?Perlopiù attraverso la segnalazione di una galleria di un certo prestigio e che operi da qualche tempo anche espo­nendo quadri di autori ben conosciuti. A volte stranamente, pur essendo le quotazioni e le notizie su alcuni artisti inviati da una galleria, forse per errore compare sul Bolaffi, accanto al prezzo, una A invece di una G, che certamente è più pre­stigiosa. In altri casi, più rari, è un noto collezionista che riesce a far inserire un pittore nel redazionale. Infine (ma sup­pongo più difficilmente e a determinate condizioni di dignità artistica, seppure alcuni casi dimostrano il contrario) è il pittore stesso che, attraverso un inserzione a pagamento nel volume IV, riesce ad ottenere l’inserimento anche nella parte redazionale.

Il passaggio dallo spazio minimo a quello immediatamente superiore rappresenta lo scoglio maggiore per un artista ambi­zioso e dotato di reali qualità (o per la galleria che lo sostiene). L’appoggio di un membro del Comitato è in genere determinante ed è, o era nei periodi di fulgore del Bolaffi, molto utile all’aumento delle quotazioni. Dallo spazio di un diciottesimo di pagina si viene presi in considerazione dal Comitato e chi sa leggere il catalogo (i veri collezionisti) gra­tifica questo salto di credito in campo nazionale. Si mormora che qualora una galleria prenoti più spazi pubblicitari venga premiata con la promozione a spazio maggiore nel redazio­nale del suo artista di punta, ma non è provato.

Quello che io definisco l’equivoco del Bolaffi consiste in vari fattori:

1) Le quotazioni dilatate che gallerie e artisti inviano e che vengono, senza possibilità di controllo (sarebbe davvero un’opera irnmane), pubiicate, sempre beninteso seguite dalle lettere A, G o C, mentre quelle più documentate sono con­traddistinte da VP (prezzo battuto in asta publica, comuni­cato dalla cassa d’asta).

2) Il volume IV, già ho riferito, è riservato alle inserzioni publicitarie di mezza o di un’intera pagina a colori e non. Ciò è chiarito, molto in piccolo, nella seconda pagina dei primo volume, ma chi la legge?

3)11 volume IV (riservato appunto alle inserzioni pubblici-tane aperte a chiunque) porta come titolo: «RASSEGNA 1979. Notizie integrative su artisti e gallerie”. E non si può negare che si presta all’equivoco del lettore poco attento, seppure nella terza pagina vi è, in un corpo abbastanza visibile - tutto è relativo -, un « a cura della Direzione Pubblicità G.B.E.” che dovrebbe essere indicativo. Ma l’introduzione, stampata con corpo piccolissimo, ha come sottotitolo: « Alla scoperta di nuovi talenti”. Soltanto nel cuore dell’introduzione la reda­zione scrive: « Questa rassegna vuole ovviare a tale limita­zione informativa. A differenza del volume I, critico e finan­ziario, che è esclusivamente redazionale, essa è resa possibile grazie al contributo finanziario degli artisti; o per essi delle gallerie, interessati ad una più esauriente descrizione della propria opera e attività. Si tratta cioè di inserzioni o, come suoi dirsi, di informazioni commerciali: la redazione si è limitata a fissare uno schema ngido di impaginazione entro il quale i contenuti sono stati di volta in volta liberamente for­niti dall’utente, artista o galleria “.

4) Pari comportamento sulla rivista mensile del Bolaffì dove chiunque può comparire con inserzioni pubblicitarie anche di un’intera pagina riportanti notizie e quotazioni che possono essere le più false o sballate. Ma spesso, troppo spesso, il fruitore non comprende che il Bolaffi non le ha garantite ed è del tutto occasionale che escano lì invece che su un qualsiasi altro foglio.
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:17 pm

Ora, caro amico lettore, non si può disconoscere che l’equi­voco sul quale, secondo il mio modo di vedere, tanto giocano alcuni venditori o « artisti”, e in questo caso è necessario vir­golettare, viene inconsciamente facilitato dal desiderio di non perdere inserzionisti che, una volta maggiormente ghettizzati, non ripeterebbero la spesa non certo limitata a pochi soldi.

Comprendo, e mi riferisco sempre e limitatamente all’edi­zione ‘79, che una massiccia organizzazione con volumi costosi come quelli del catalogo nazionale Bolaffi non può reggersi solo sulla vendita dei volumi stessi e da qui l’equi­voco che spero, sia pure in minima parte, di esser riuscito a chiarire.

Direi quindi che il Bolaffi deve essere preso in seria, seris­sima considerazione solo per quegli artisti riportati nel primo volume e con spazi superiori al minimo. Qui anche le quota­zioni sono più veridiche perché, trattandosi di pittori esposti e venduti in più gallerie di più città, chi avallasse notizie troppo sballate si rovinerebbe la reputazione. Per gli altri, ~ anche coloro che sono riportati nel redazionale ma con il minimo spazio, le quotazioni vanno prese con le molle e ciò non sempre per minore onestà, bensì per una stupida ma spesso necessana emulazione a compensare, con la giusta dif­ferenza, i prezzi di un buon artista che ha un certo mercato rispetto a quelli spesso troppo elevati di un quasi princi­piante scarsamente dotato e con mercato praticamente nullo. Purtroppo la demarcazione fra il pittore-artista e il pittore-non artista non la si trova nemmeno sul Bolaffi nel redazio­nale minimo o relativamente alla publicità. Ripeto che grandi ostacoli a comparire nel redazionale non ci sono, per quanto ne so. Basta una galleria compiacente. E non posso fare a meno di ricordare le affermazioni di un amico magistrato-cri­tico d’arte che, quando sempre più insistentemente sentiva in una qualsiasi galleria frasi del tipo: « Ma è sul Bolaffi! », rea­giva con una specie di ruggito: « Non significa niente, se voglio sul Bolaffi posso uscire anch’io che artista non sono E ritengo che non avesse torto.

Ma non sarei un saggista attento ed ossequioso del tuo diritto, amico lettore, alla verità e all’aggiornamento se non ti riferissi, sia pure sommariamente, che dall’inizio degli anni ~ Ottanta il Bolaffi ha cambiato editore. Dalla “Giulio Bolaffi Editore S.p.A.” di Torino è passato alla « Giorgio Mondadori & Associati di Milano che non è, per l’esattezza, la più nota “Arnoldo Mondadori Editore” anche a Milano. Ed ora il catalogo (mi riferisco all’edizione contrassegnata dal numero 19 uscito nell’83 ed ultimo, al momento, disponibile) non si chiama più “Nazionale Bolaffi d’arte moderna”, ma “dell’Arte Moderna Italiana” e il nome Bolaffi,una volta in grande evidenza, è sempre presente, ma in un corpo tipogra­fico molto più piccolo.

Perchè allora, mi domanderai, mi sono tanto dilungato sulla serie precedente ed in particolare sul numero 14? Ti rispondo subito, caro lettore. Perchè per gli scopi di questo mio saggio andava più che bene in quanto buona parte delle citazioni, dei richiami al Bolaffi da parte di galleristi, di banditori di aste televisive e non, si riferisce ancora ai numeri della vecchia serie. D’altronde, pur essendoci delle variazioni per la parte essenziale (quella redazionale), il nuovo non sposta di molto i termini. E, spulciando gli organigrammi del volume 14 e del 19, ritroviamo al vertice Paolo Levi prima come redattore capo ed ora direttore responsabile. Anche il Comitato di consu­lenza critica mantiene gli stessi nomi con le uniche eccezioni della mancanza di Giuseppe Marchiori (nel frattempo dece­duto) e di Nello Ponente, ma con nessuna nuova immissione.

Quali sono le innovazioni più evidenti ad una veloce let­tura, alla quale sono costretto per non ritardare l’uscita del mio saggio?

Innanzitutto il numero dei volumi, che da quattro si riduce a uno suddiviso in due parti delle quali la prima è composta da 5 sezioni (i Critici; Gli Editori; I Musei e gli Enti pubblici; Gli Artisti; Le Fiere, le Gallerie, le Case d’asta) per un totale di 560 pagine. Lo spazio concesso agli artisti nel “redazionale” non è più suddiviso in un trentaseiesimo, un diciottesimo e cosi via, come nel catalogo 14. Le dimensioni minime sembrano essere riservate a tre categorie: i 67 segnalati 1984 da altrettanti critici (questa volta celebrati con fotografia, data e luogo di nascita, indirizzo e numero di telefono e attività attinenti all’arte quali pubblicazioni, conferenze, partecipazioni a giurie, ecc.), gli inserzionisti della parte seconda e, infine, gli artisti dei quali il Bolaffi non possiede dati e aggiornamenti sufficienti.

Per gli altri lo spazio concesso va da un minimo grossomodo di un sesto di pagina in su. E’ anche opportuno rilevare che ai segnalati 1984 è riservata, nel capitolo secondo della sezione prima (i critici) ,un’intera pagina con la riprodu­zione di un’opera a colori.

Con questa nuova sistemazione si sono, a mio avviso, veri­ficate le seguenti novità:

1) Maggiore importanza data ad un gran numero di critici sotto le cui ali e non, in volume a parte e nella stessa sezione, sono inseriti i « segnalati dalla critica” e non più i “segnalati Bolaffi “, anche se in effetti la sostanza rimane la stessa a parte gli indirizzi e i numeri telefonici.

2) Gli inserzionisti, relegati nella parte seconda contrasse­gnata questa volta da un evidente “a cura di artisti e gallerie “, entrano a vele spiegate, sia pure tutti con spazio minimo, nel redazionale. Ma, se proprio vuoi distinguerli, amico lettore, fai attenzione alla parentesi posta al termine dello spazio stesso che dice: “Per ulteriori notizie v. Parte Seconda del Catalogo “.

3)Il lodevole e utilissimo richiamo, posto immediatamente sotto il nome e la data di nascita, dì simboli che si riferiscono alla critica, all’estensione del mercato, alla fascia economica, alla frequenza del mercato, alla tendenza del mercato stesso e alle eventuali segnalazioni da parte dei critici. Oltre ad un rapporto statistico-finanziario scrupoloso (ma non presente per tutti) e alla fonte dei prezzi (le lettere A, G, C e VP). Per comprendere chiaramente il significato dei simboli, amico lettore, ti basterà far capo alla prima pagina del capitolo pnmo della sezione quarta o a un comodo segnalibro in dotazione.

Altra considerazione che mi viene di fare in questa rapida carrellata sul Catalogo numero 19 è che il numero degli artisti inclusi nel redazionale risulta di molto diminuito rispetto all’edizione numero 14 (circa 1500 contro i quasi 3000), mentre gli inserzionisti passano a circa 300 dai prece­denti 400. Mi sembra quindi evidente la maggiore influenza del Comitato e della Redazione rispetto al passato, mentre il peso delle Gallerie è stato probabilmente ridotto. Ora tutti o quasi i pittori presenti nel redazionale sono presi in conside­razione dal Comitato con esclusione degli inserzionisti, che sono lasciati liberi di apparire (nella parte seconda) con lo spazio (anche di molte pagine) che desiderano, nel quale pos­sono inserire ciò che vogliono come citazioni critiche, ripro­duzioni e quotazioni e queste ultime compaiono anche nella parte redazionale (parte prima, sezione quarta).

E’ vero quindi, come la Redazione afferma nella più o meno e sempre a mio parere trionfalistica introduzione, che i cataloghi Bolaffi si prestano a tracciare una storia del mercato artistico italiano dal ‘62 ad oggi e che lo storico non potrà lamentarsi di essere privo di un’organica documentazione (ed io mi accingo ad usufruirne in un mio prossimo saggio). Ma risulta anche evidente a mio avviso che, chi consultasse il Catalogo senza la dovuta attenzione, potrebbe ancora incor­rere nell’equivoco del Bolaffi (aiutato anche dalla rivista che oggi si chiama semplicemente Arte). E a maggior ragione il magistrato-critico d’arte potrebbe ribadire: « Se voglio sul Bolaffi posso uscire anch’io che artista non sono ». E bada bene, caro lettore, anche nella parte redazionale. Basterebbe un’inserzione publicitaria con una spesa (nell’83) di 650.000 lire per un quarto di pagina che gli dà anche diritto, se lo vuole, a una riproduzione a colori.
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:20 pm

Cap. VI LE ASTE TELEVISIVE

Quando da ragazzo venivo condotto dai miei genitori in località termali come Fiuggi e Chianciano, ricordo fra i maggiori divertimenti il recarsi ad una delle tante vendite all'asta. Sia pure diverse per dimensione ed eleganza dell'ambiente, per la qualità degli oggetti posti in vendita, tutte suscitavano emozione e competitvità, non solo in me o nei miei coetanei, ma e principalmente negli adulti, che si battevano fieramente, sollevando una mano o pronunciando un prezzo. Tappeti persiani, quadri d'autore, grandi vasi cinèsi, soprammobili di pura porcellana, interi servizi di bicchieri di cristallo di Boemia e di posate in argento 800 venivano "aggiudicati" fra l'andirivieni instancabile dei commessi e lo sfavillare felice, accattivante degli occhi del banditore che, pur non smettendo un attimo di vantare le qualità degli oggetti in vendita, sembrava penetrare nei più reconditi desideri dei possibili acquirenti fissandoli, folgorandoli e dirottando verso di loro il commesso più vicino. Né diverso era il fascino di quadri di pittori sconosciuti, con cornici di gesso ricoperto di scadente vernice color oro, piatti di terracotta, soprammobili di pessima fattura o tappeti di produzione nazionale illustrati con enfasi da voci dall'accento spiccatamente dialettale che tinibombavano prepotenti in ambienti angusti, ma pur sempre dominati da quella specie di podio dietro il quale si agitava padrone il banditore. Ogni volta che riuscivo a distogliere lo sguardo dagli oggetti e dalla calamita del podio potevo cogliere ben altre e più interessanti immagini. L'atteggiamento tronfio e sicuro di panciuti commendatori che, ad ogni vittoria, si giravano compiaciuti verso i loro accompa gnatori quasi a voler dire " guarda come sono forte .*. Oppure nelle aste più modeste, i volti ansiosi di uomini dai corpi sottili rinchiusi in striminziti abitucci, che scrutavano gli altri nella speranza a volte spasmodica che, dopo il loro, un altro rilancio venisse fatto, ma i concorrenti più accorti se ne guardavano bene e il banditore, rapido e inesorabile, picchiava il martelletto complimentandosi con qualla specie di giocatore di poker poco prudente nel fare un bluff al momento sbagliato.
Da adulto mi è capitato qualche volta di trascorrere giorni tranquilli, ma noiosi nelle stesse località e di frequentare, come una delle poche distrazioni, le aste. Non ero certo uno sprovveduto: riuscivo finanche, in alcune di esse, ad enuclerare il "compare" che nei momenti di stanca o al ristagnare dei rilanci interveniva per movimentare la gara e solo poche volte falliva l'intervento ritrovandosi quindi, fra l'ira a malapena mascherata del banditore, aggiudicatario del lotto. Eppure quanto ho comprato e quasi sempre in modo svantaggioso! Qyadri che non valevano la tela e i colori, soprammobili accantonati o regalati a persone che certamente alla lunga non mi saranno state grate. Ma tant'è, amico lettore, il fascino, l'attrazione dell'asta esistono e forse per scoprirne i motivi bisognerebbe, se non è stato già fatto, promuovere un'attenta indagine persona per persona. Debbo aggiungere, e chiudo l'accenno biografico, che quei quadri da me acquistati e mai giunti all'onore delle pareti, li ho conservati per anni ad ammonirmi, quando ormai mi ritenevo un discreto esperto, che tutti possono sbagliare perlomeno una volta nella vita.
Se il fascino delle aste è sempre stato una realtà quando dovevamo recarci nei locali appositi, immaginiamoci ora che le centinaia di televisioni private ce le propongono a tutte le ore da quella specie di mostro sacro costituito dalla scatola dominante le nostre serate e, perché no, anche le nostre giornate! Ormai dal cubo magico ci offrono di tutto, aste o no, acquistabile con un semplice colpo di telefono a uno dei numeri che invitanti compaiono sul teleschermo. Pentole -Dio, quante pentole -, orologi, pellicce, pendole, complessi stereofonici, tavoli, tavolini pieghevoli, sdraio, tappeti, servizi
i piatti, bicchieri, posate e quadri. E su di esse vorrei, in linea con il contenuto di questo libro, soffermarmi.
E' vero, ci sono aste valide e selezionate, amico lettore, ma converrai con me, spero, che rappresentano una minoranza. Nelle altre, nelle tantissime altre, se esiste qualche autore artisticamente valido è solo per il "fumo", per assolvere la funzione di specchietto per le allodole, ma gli altri? Croste, amico lettore, un revival di autori commérciali ùna volta dirottati oltremare. Pochi i dilettanti, perché il quadro è tecnicamente buono, ma l'arte dov'è? Paesaggi suadenti, nevicate abbondanti e ben distribuite sugli alberi, sui tetti, sulle strade, figure di donna in ogni possibile posizione, nude o con abbondanti vestiti, e vecchi, un'infinità di vecchi dal volto grinzoso, le labbra sottili esangui fra le quali una pipa o un bicchiere di rosso vino. Tutti sono presentati come prodotto di grandi, conosciutissimi autori affermati, affermatissimi o dal futuro colmo di immancabili successi, dalle quotazioni in sicura inerrestabile ascesa e spesso si cita il Bolaffi che " riporta il valore di ... " e giù dimensioni e cifre di centinaia e centinaia di migliaia di lire, se non milioni. E via, amico lettore, l'arte moderna non è più questa, anzi questa non è mai stata arte. Seppure le definite figure e i dettagliati paesaggi ottocenteschi, ai quali gli artigiani o i produttori in serie del pennello tanto presenti nelle aste televesive indubbiamente si ispirano, si presterebbero all'equivoco. Ma confronta, caro lettore, quelle opere di largo respiro e di notevole se non eccelsa maestria oltre che in linea, fino all'avvento dell'impressionismo, con l'arte del tempo, con ciò che ti presentano dai 26 pollici di casa tua. Cerca di comprendere o di far comprendere che il vero artista non può prescindere dalla contemporaneità, dalle istanze quantomeno delle correnti appartenenti alle avanguardie storiche di inizio secolo, per non parlare del vertiginoso sviluppo dell'ultimo dopoguerra. E se anche può essere ostico ai più il recepire le istanze della pop art, dell'arte cinetica e visuale, dell'arte povera o di quella concettuale o di comportamento, osserva, ti prego, alcuni artisti della transavanguardia: uno per tutti Nino Longobardi che, appena trentunenne, ha esposto al Guggenheim Museum, al Metropolitan Museum e al Museum of Modem Art di New York, vale a dire nei maggio templi dell'arte contemporanea. E poi ti rendi conto, riesci ad inquadrare le figure di chi presenta i quadri televisivi? Salvo le eccezioni, mercanti che hanno imparato la pappardella -riguardante i tappeti, il numero dei nodi per centimetro quadrato, la differenza fra Persia, Pakistan ed India (quando non le confondono), il piombo contenuto nel cristallo dei bicchieri, alcune marche di porcellana e a ripetere fino alla noia il "decoro" di piatti o tazze sempre "squisito", anche quando con tutta evidenza non lo è. Giunti al quadro, ossia a quello che dovrebbe essere un fatto artistico, si smarriscono, fanno un'enorme confusione, per poi rifugiarsi in banalità del tipo: "Vedete che cornice stupenda? Questo cielo azzurro, gli alberi fronzuti e il mare, questo mare agitato, le onde e i pescatori? ", finendo col contare il numero delle figurette accennate, magari sul fondo. Volti di donna dallo sguardo ebete o in pose dà attrici tipo films della serie l'insegnante, la professoressa o l'infermiera vengono esaltati quasi fossero la Gioconda, e con quale linguaggio? A volte desinenze sbagliate, accento spiccatamente dialettale, un frasario da fiera paesana. E nulla sembra scoraggiare le centinaia, le migliaia di acquirenti che si affrettano a telefonare, nemmeno la pantomima che si inizia fra l'addetto ai telefoni e la presentatrice o viceversa. La voce del primo, che si sente ma non si vede, sembra rimproverare alla "conduttrice", che come una star cambia vestito e acconciatura ad ogni trasmissione, di "aggiudicare" troppo presto, che ci sono altre telefonate, offerte in linea. Lei replica decisa: "Ma dobbiamo far presto, ho tante altre cose belle da mostrare", facendo così pensare al (nella realtà malcapitato) acquirente di aver fatto un affare, di aver bruciato un concorrente, un rivale in acquisto e, se non si fosse precipitato ad offrire quelle venti/cinquanta/centomila lire in più, avrebbe perso l'opera desiderata. Niente sgomenta i tele-spettatori presi da libidine di compra. Non il fatto che per un quadro, contornato sempre - quanto più è scadente - da vistosissime, istoriate, enormi cornici, e quotato, secondo il Bolaffi e non, ad esempio due milioni o per il quale la base d'asta è più o meno di pari cifra, giunge un'offerta di, mettiamo, trecentomila lire che la "voce" annuncia quasi timorosa, in una recita non da buttare via dicendo: " Signorina, il nostro cliente di Curlandia, il signor Alcibiade, vorrebbe offrire trecentomila, possiamo accettare? " e si affretta ad aggiungere " sa, è il nostro affezionato signor Alcibiade ". La banditrice, inquadrata con prontezza, rotea gli occhi, atteggia il viso, sudaticcio per la fatica e i riflettori, a sdegno, meraviglia, quasi sofferenza. Attimi interminabili e poi: "Ma non è nulla per un dipinto di tale valore... Va bene, accettiamo, ma non mi deludete, attendo altre offerte, perlomeno due per metterlo realmente in gara". E le offerte arrivano: quando va bene una di quattrocento e l'altra di cinquecentomila lire. Il viso, nuovamente inquadrato in una rapida carrellata fra il quadro e lei - la protagonista - è ora decisamente sofferente. "Adesso purtroppo l'opera è in gara, ma non abbiamo raggiunto nulla! Ma come, signori, mi deludete, ma vi rendete conto, è un'opera del (e giù il nome che con l'arte ha poco o nulla da spartire). Dò ancora un minuto di tempo, ho altre cose stupende da far vedere e il tempo passa". E infine:
"Aggiudicato, complimenti signor Nestore, è stato fortunato. Gli altri dormono". Non una, ma dieci, venti, cinquanta volte la stessa scena e il telespettatore colto da "sindrome passional~acquirentizia-televiSiVa" di nulla si accorge e continua nella stessa serata o in successive a comprare.
Gli affari (per i venditori) non debbono essere pochi dato il proliferare e il permanere di queste trasmissioni che, fra fitto delle ore dell'emittente, telefonate (anche in teleselezione) di controllo, numero degli addetti (fra commessi, telefonisti, direttore e banditore), trasporto carico e scarico quadri, il recarsi al domicilio di chi ha acquistato, pagamento dell'artista (per lo più poche diecine di migliaia di lire), cornici e così via, debbono pure costare non poco. Milioni a trasmissione che, moltiplicati per le aste ad emittente e il numero di televisioni private o libere (come chiamarle si voglia), ammonteranno a svariate diecine di miliardi all'anno con un buon utile per ogni "casa d'asta" che ci vive e spesso realizza guadagni di tutto rispetto. Gli "artisti "~ forse non potranno mettere soldi da parte ma, per la quantità, riusciranno a sbarcare il lunario, se non qualcosa di più.
Le aste televisive (perlomeno quelle che mi capita di seguire) che presentano quadri di veri artisti, diradano se non cessano del tutto. Qui il numero di telefonate è sensibilmente minore, angosciosi mortificanti silenzi seguono spesso la presentazione di un'opera davvero valida e posta in vendita a un prezzo giusto; e non di rado il quadro è "ritirato perché non trova acquirenti. Altra immagine della sottocultura sulla quale ti intratterrò, amico lettore, più avanti.
In conclusione di questo capitolo desidero raccontarti una storia non priva di significati.
Un giovane alto e robusto, chiaro di pelle e di capelli, con occhi azzurri furbi se non intelligenti e qualche parentela con pittori tradizionali ma sufficientemente validi, s'era accostato al mondo dell'arte con funzioni modeste al seguito di un individuo non facilmente definibile che alternava attività vicine alla pittura con altre discutibili nelle risultanze. Al nascere e al sempre più prepotente diffondersi delle televisioni private, seppe coglierne l'importanza pubblicitaria e divulgativa e ne occupò, suppongo gratuitamente o quasi, uno spazio per la presentazione (offerte a prezzi fissi, non aste) di quadri. La trasmissione ebbe successo: alcuni telespettatori la seguivano perché già presi dal fascino della mostra in casa, altri perché la trovavano involontariamente divertente. L'uomo infatti parlava male, sbagliava le desinenze, offendeva grammatica e sintassi, si contorceva in periodi dai quali non sembrava più capace di uscire e manifestava chiaramente una carenza di erudizione scolastica, addirittura elementare. Eppure si azzardava in discorsi sull'arte che cadevano spesso nel ridicolo. Ma la sicurezza, la "faccia tosta" e un sorriso innatamente simpatico, riuscivano a mitigare le castronerie pronunciate. Quello che gli ascoltatori più evoluti e disincatati, che seguivano la trasmissione (una delle pochissime di allora) per curiosità, per divertimento ma anche per un aggiornamento prezzi, non gli perdonavano era la presentazione di quadri di scadente qualità (seppure mai del livello infimo delle "aste" di oggi) accanto ad altri decenti o addirittura buoni, trattandoli tutti nello stesso modo. Le opere, per lui, erano tutte "eccezionali", né riusciva a staccarsi da questo aggettivo che sembrava l'unico da lui conosciuto. Passarono anni, l'uomo incominciò a ripulirsi, a trovare altri e più appropriati aggettivi, a differenziare i quadri, non solo per il rezzo, la pronuncia migliorò, si diceva che qualcuno scrivesse i testi dei suoi interventi dai quali però, forse trascinato dal temperamento, spesso veniva fuori con affermazioni personali a ruota libera, ripiombando immediatamente nei passati errori, temperati alquanto da un qualcosa di cui incominciava ad impossessarsi. Si spettegolava che i suoi affari, fra vendite televisive, l'apertura di un centro d'arte e le aste non a 26 pollici che sempre più di frequente organizzava, andassero a gonfie vele e il conto in banca s'impinguasse ogni giorno di più. Alcuni pittori di qualità e un critico d'arte vero alla ricerca di spazi comparvero nella sua trasmissione trattati dal Nostro con grande rispetto e intelligentemente separati dalla presentazione commerciale dei quadri che lo stavano facendo ricco. Il biasimo verso gli ospiti fu unanime nell'ambiente, ma, bisogna riconoscerlo, un'influenza positiva fu esercitata sul conduttore della trasmissione che, impalpabilmente dapprima e con evidenza successivamente, s'innamorò dell'arte e della cultura delle quali ancora non riusciva in pieno a comprenderne i reali significati. Si seppe che era entrato nel mondo dello spettacolo e aveva messo su, probabilmente dissanguandosi, rappresentazioni delle quali curava il testo, la regia e, come se non bastasse, assumendone il ruolo di primo attore. ~ abbastanza ovvio che ne risultassero guazzabugli, sia pure illuminati da qualche tocco di genialità che, a quanto si diceva, lo stavano precipitando nell'abisso dei debiti e degli interessi passivi. Ritornò ai suoi quadri, alla trasmissione televisiva, benché, ad un osservatore attento, non poteva sfuggire quanto gli fosse difficile elogiarli con la stessa sincerità di prima, e la presentazione, in parallelo, di opere molto più degne creava un dicotomia difficilmente conciliabile.
La cultura avrebbe ancora una volta colpito e vinto perché, come ha scritto Vittorini, essa è la forza umana che scopre nel mondo le esigenze di un mutamento e ne dà coscienza al mondo.
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:22 pm

Cap. VII LE PRESENTAZIONI

Sono rarissime, amico lettore, le mostre d’arte personali che non abbiano stampato sui catalogo la cosiddetta presen­tazione. Dal pittore più sconosciuto che esordisce in una qualsiasi galleria prevalentemente di primo tipo (“ tutto affitto”) all’artista ormai affermato che espone magari in un Museo, tutte debbono avere una presentazione. E’ una regola non scritta, non obbligatoria, ma mai tanto rispettata.

Passi pure per l’esordiente o per il pittore di estrema avan­guardia o, come si usa dire, l’operatore estetico. Il primo ha bisogno di un’introduzione che inquadri la sua opera fino ad allora ignorata, ne sottolinei i pregi, ne tracci i limiti attuali, ne preveda i possibili sviluppi. Il secondo, operando in un’area più o meno nuova e quindi poco comprensibile, necessita di chiarimenti per il fruitore meno preparato e con conoscenze artistiche non eccessivamente approfondite sullo specifico settore. Ma quale necessità sussiste per un pittore che magari una o più volte all’anno si presenta al pubblico con una produzione che segue più o meno la stessa linea o filone? Il motivo ovviamente c’è: ottenere, naturalmente a pagamento, nuovi giudizi positivi a volte esaltanti in una collezione di scritti che si arrichisce continuamente di nomi prestigiosi o utili per comparire nella pagina culturale o arti­stica del quotidiano o del periodico. Uno dei tanti trucchi, amico lettore, per accrescere le quotazioni, le vendite, la cre­dibilità.

Un paio di mesi prima della mostra si scatena la caccia, da parte del pittore o del gallerista che lo ha “a contratto”, avente come primo obiettivo il critico d’arte la cui presenta che riesce ad ottenere sul foglio al quale collabora.

Nel campo letterario non avviene mai o quasi che il libro di un autore che ha già pubblicato venga preceduta da una presentazione. Questa vi sarà nelle edizioni tascabili che rap­presentano o vogliono rappresentare una specie di consacrazione dello scrittore noto, inquadrandone dapprima tutta l’opera per giungere allo specifico romanzo, alla raccolta di racconti o di versi che segue in quel volume. Oppure quando un’opera segna una svolta nella produzione dell’artista scnt­tore.

Per i pittori, come ho già detto, è diverso, un presentatore ci vuole, è necessario, è di prassi: la concorrenza e grande, quasi infinite sono le personali che( in gallerie di tutti i tipi, in sale d’albergo, in vecchi palazzi storici, negli appositi spazi delle gallerie pubbliche d’arte moderna e nei musei) si tengono nel nostro Paese ogni anno. Saranno, secondo una stima falli­bilissima, 50-60 mila contro qualche centinaio di nuovi romanzi o qualche migliaio di nuove raccolte di versi. Ciò non toglie, come ho avuto modo di affermare nel mio libro «I Segreti dell’Editoria ovverosia Come si fa a farsi pubbli­care un libro » che la vita per il pittore è più facile rispetto a quella dello scrittore, del poeta per la maggiore disponibilità del pubblico all’acquisto di quadri, piuttosto che ad affron­tare la spesa di tanto più ridotta per portarsi a casa un libro, fatte ovviamente le debite proporzioni.

Come dicevo, il primo obiettivo è il critico titolare o conti­tolare di una rubrica d’arte su di un foglio di notevole tira­tura o diffusione. Quando fallisce questo traguardo si cerca di raggiungere lo scrittore di fama nazionale, il letterato osan­nato che conferisca prestigio, credibilità al pittore.

Se anche questa meta non viene raggiunta, si prova con scrittori con una certa risonanza o notorietà regionale e, in mancanza anche di questo, si ripiega sul professore di liceo che magari collabori ad una rivistella di scarso seguito e di piccola credibilità.

Come si comportano i possibili presentatori?

I critici d’arte oggi sono perlopiù di tendenza (di corrente artistica e a volte politica) e accetteranno di fare la presenta­zione solo se il pittore è valido, appartenga alla loro parroc­chia, e abbia ormai raggiunto una chiara fama, sia pure limi­tata ad un certo lembo del territorio nazionale. La linea è ragionata e risponde a vari ordini di criteri:

1) Serietà personale, onestà. Il dover parlare bene di chi non stimano li ripugna e il parlarne male non sarebbe accet­tato nella presentazione.

2) Le presentazioni sono quasi un’esigenza economica, una seconda o terza entrata che arrotonda lo stipendio. Ma il numero di richieste e il mantenimento della collaborazione al giornale sono legati al prestigio personale che non può e non deve essere assolutamente intaccato tranne che per pressioni superiori o forse di partito.

Vita più facile seppure non di molto concedono gli scrit­tori di fama nazionale. Qui non c’è il diaframma della cor­rente artistica, benché a volte rimane quello politico e della qualità o più spesso della notorietà del pittore. Lo scrittore non deve il suo prestigio, la sua celebrità, i suoi introiti alla critica d’arte. E’ un uomo di cultura e quindi, in quanto tale, abilitato e in grado di illustrare l’opera di un pittore. Fornito com’è di fantasia e mestiere, non troverà grandi difficoltà ad approntare il “pezzo” che, più che tecnico, si baserà sul lato umano, culturale e poetico dell’artista o delle sue opere. Tutt’altro discorso e ostacoli insormontabili nascerebbero se un altro scrittore, magari meno noto e di minor nome, gli richiedesse la presentazione ad un suo libro. Lo scrittore, ricor­dalo amico lettore, se scrive in modo apertamente elogiativo di un suo collega, vuoi dire che davvero lo stima. Così come si comporterebbe un pittore di grido con un altro pittore.

Estremamente più semplice per artisti di decenti qualità è ottenere la presentazione dallo scrittore di fama e notorietà regionale ed il “pezzo” sarà buono, convincente, attraverso equilibrismi e citazioni anche classiche che spesso lasciano stupito chi è del mestiere.

E’ (credo che ormai sia anche per te, caro lettore, più che ovvio) impossibile al pittore chiaramente non artista ottenere la presentazione da una delle tre categorie sopra menzìonate. O, se riesce a strapparla in virtù di importanti comuni cono­scenti o di un forte prezzo pagato, fra le righe della presenta­zione si potrà leggere più che un elogio una vera e propria demolizione.

Questo tipo di pittore si rivolge dunque a quei professori di liceo che ritengono di capirne d’arte solo perche magari hanno studiato Giotto, Michelangelo, Raffaello e hanno visto qualche quadro di Fattori o di Giacinto Gigante e che. questo è importante, tanto vorrebbero essere conosciuti e considerati come dei critici d’arte. Nel caso di una tale presentazione si ricade nel tipo che ti ho accennato, amico lettore, in apertura di questo libro.

Cosa percepiscono i presentatori?

Il discorso si fa arduo, caro lettore. Dipende e investe, per i critici d’arte veri, anche l’articolo sul giornale e il potere dei mass media e di coloro che lo detengono giustamente o ingiustamente.

Se il pittore che chiede la presentazione è ben conosciuto, i suoi quadri hanno un’alta e reale quotazione, se hanno mer­cato (cioè se si vendono facilmente), il critico non chiederà soldi, ci mancherebbe, ma “firma contro firma”, ossia uno o due quadri da lui scelti del pittore che si avvantaggerà del pezzo, che avrà il piacere e l’onore di vedere la firma del cri­tico in calce alla presentazione sul catalogo della mostra e alla recensione sul giornale. Se invece il mercato è difficile e le reali quotazioni non sono alte, nè si prevede a breve sca­denza una maggiore valutazione nonostante le qualità dell’ar­tista (o proprio per quello), allora accetterà il pagamento di una specie di parcella. Non tutti ovviamente fanno così, e poi non c’è davvero da scandalizzarsi: scrivere una presentazione costa tempo e fatica non meno che al pittore la realizzazione di un quadro.

Se la presentazione la fa uno scrittore famoso o uno meno celebrato, il discorso è più o meno analogo, anche se meno diretto. Il pittore invia un regalo come giusta ed adeguata ricompensa al tempo, decisamente più prezioso di quello del critico, che il presentatore sottrae al suo lavoro spesso, se non sempre, pesante ed incalzante. Ma attenzione, amico lettore, il pittore deve salvare le forme perché gli avranno suggerito di non dimenticare che lo scrittore è un artista, un vero artista, e la sua sensibilità lo porterebbe, a volta, a respingere l’omaggio ricevuto.

Se infine la presentazione sarà fatta dal professore, pseudo critico d’arte, questi accetterà di tutto o nulla, a seconda se è lui che aiuta il pittore o viceversa.
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:25 pm

Cap. VIII LE OPERE MOLTIPLICATE

Un coloratissimo elegante pieghevole reca come titolo “LE GRANDI FIRME”. Sotto, quattro quadri sobriamente, ma robu­stamente incorniciati su una parete dalla tinta tenue fanno bella mostra di sé, in un ambiente arredato da divano e pd­tròne ricchi di cuscini adagiati in un pittoresco voluto disor­dine contornati da lampade, tavolini e piante. Scritte di varie dimensioni in un riposante verde spiegano «QUADRI D’AU­TORE PER LA TUA CASA” e «Tutte le opere iappresentate sono state realizzate direttamente con gli Artisti. Tale opportunità ci consente di proporLe condizioni uniche e vantaggiosis­sime. Potrà così impreziosire la Sua casa con firme dei più prestigiosi Maestri Contemporanei. Per ricevere gratuitamente i riferimenti delle opere basterà compilare e spedire la carto­lina allegata” e ancora, fra parentesi, « quote minime mensili a partire da L. 39.000”. Fuori parentesi il nome e l’indirizzo di una casa editrice.

Girando il pieghevole disteso, compaiono altri quattro quadri che si fondono quasi con le immagini, severe e intente, dei quattro noti autori. Fra i quadri e gli autori si pre­cisa il nome dell’opera e la « tecnica” rispettivamente: « acqua­forte a tre colori; incisione dell’acquaforte; litografia; acqua­forte e acquatinta”. Per tutti la tiratura “mondiale” è di 150 esemplari «a firma autografa dell’Artista”. In un rosso evi­dente si assicura che « tutte le opere sono corredate di certifi­cato notarile”.

Nella busta contenente il depliant, vi è la cartolina alla quale si fa cenno e una busta più piccola che si può spedire senza affrancare.

Amico lettore, quante di queste offerte giungono al tuo domicilio, al tuo studio, al tuo ufficio durante l’anno? Mol­tissime? Tutte invitanti e non sempre tanto scrupolose, èvero? Oppure, non ti è mai capitato durante una passeggiata di entrare in una galleria d’arte e di scoprire, magari fra le “opere in permanenza», un nome famoso, forse Picasso, De Chirico, Guttuso? Intimidito o addirittura spaventato dal prezzo che avresti potuto sentirti chiedere, ti sarai diretto verso l’uscita e nella più tranquillizante sala contenente i quadri di un autore locale. Ma al personale della Galleria non sarà sfuggito il tuo interesse, la tua malcelata ammirazione ed una voce gentile, una persona cortese ti avrà ricondotto davanti a quelle opere che ritenevi proibitive per il tuo porta­foglio o per la tua etica di spesa. Miracolo! Non centinaia, non diecine di milioni, ma pochi biglietti da centomila lire, al massimo una trentina, rappresentava il cornspettlvo in vii moneta perché uno di quei capolavori fosse tuo. Hai appreso confuso, irritato per la sua scarsa competenza, che l’opera suadente non era un disegno, un acquerello, una gouache, ma un’opera moltiplicata, per l’appunto un acquaforte o una lito­grafia o una serigrafia e sei rimasto stupito per la sua perfe­zione. Che differenza da una piccola riproduzione su un depliant! E “le grandi firme», i “quadri d’autore per la sua casa», “il prestigio » di un nome tanto conosciuto ti sono ritornati alla mente e il desiderio, l’amore e, perché no, un pò di spocchia ti hanno travolto. Ne hai scelta una e l’hai por­tata trionfante nella tua casa dove ti sei affrettato con gioia a collocarla sulla parete più in vista, sostituendo, magari accan­tonando, una marina troppo incantata, una figura troppo lan­guidamente abbandonata e il contrasto ti è apparso stridente, perdente per quasi tutti i tuoi precedenti acquisti. E, altra sor­presa, forse proprio il quadro che ritenevi il peggiore o il più strano è uscito, dal nuovo confronto, nobilitato, valorizzato. Ti è apparso, insomma, che parlasse la stessa lingua dell’opera dell’autore famoso.

Ora, caro amico, capisci che ritengo la tua decisione posi­tiva anche perché affinerà il tuo gusto, la comprensione dell’arte non virgolettata, sia pure proveniente, ed è preferibile, non da nomi ormai già tanto celebrati e pubblicizzati. Atten zione, però, debbo metterti in guardia se hai intenzione di continuare a comprare opere moltiplicate senza un’adeguata informazione.

Vogliamo sapere con esattezza di cosa sì tratta? Suppongo che tu sia d’accordo e allora ti dirò che i sistemi usati per la moltiplicazione dell’opera d’arte sono fondamentalmente quattro: la calcografia, la litografia, la silografia e la serigrafia.

Il primo è il sistema di stampa per cui l’immagine si ottiene per incavo, incidendo la superficie della matrice con strumenti acuminati, oppure con la morsura di acidi. La matrice è generalmente di metallo (rame, zinco, acciaio). Negli incavi ricavati sulla matrice si raccoglierà l’inchiostro, mentre la sua superficie rimarrà pulita. Nella fase di stampa, la carta, grazie alla pressione piuttosto forte del torchio calco-grafico, penetrerà nei segni raccogliendo l’inchiostro lì depo­sitato e presentando caratteristici aspetti di rilievo in rapporto alla profondità dell’incisione. Nell’acquaforte, la tecnica più diffusa in campo calcografico, la lastra di rame o di zinco viene coperta uniformemente con un sottile strato di cera speciale, colorata in nero per la visualizzazione del disegno da parte dell’artista man mano che lo elabora. La lastra è così preparata. Il disegno viene effettuato con una punta d’acciaio in modo da mettere a nudo il metallo sottostante nei punti dove deve essere raggiunto e attaccato dall”’ acquaforte” (acido nitrico diluito in acqua) nel bagno cosiddetto di mor­sura. Il segno scavato dall’acido è nitido e senza sbavature. La larghezza del segno dipende ovviamente da quello tracciato dall’artista, mentre la sua profondità è dovuta alla concentra­zione dell’acido e ai tempi di morsura. Se si usa la morsura piana, cioè un’unica morsura per tutti i segni della composi­zione, l’acido tenderà a uniformare e ad appiattire i segni, nonostante le diversità originariamente date dall’artista con l’impiego di punte più o meno sottili. Volendo invece conser­vare o addirittura esaltare la differenziazione dei segni, soprattutto negli effetti chiaroscurali, e desiderando ottenere profondità diverse da segno a segno, si dovrà procedere a molteplici morsure. Mi sembra chiaro, senza dilungarmi oltre, che occorra una notevolissima esperienza da parte dell’artista, per la necessità di scomporre la composizione in tanti stadi quante sono le morsure e per saper prevedere quale sarà l’ef­fetto finale. I primi artisti che si servirono largamente dell’in­cisione all’acquaforte furono i manieristi cinquecenteschi ita­liani e gli artisti della scuola di Durer. Il vero maestro dell’ac­quaforte fu Rembrandt che sfruttò con estro eccezionale per­sino incidenti di verniciatura o incisione provocati espressa­mente. Nel Settecento l’acquaforte fu praticata, fra gli altri, dal Tiepolo e dal Canaletto. Nell’Ottocento Francisco Goya che nei sui Capricci si avvicinò all’efficacia delle tavole di Rembrandt. Poi Delacroix, Corot, Fattori e Degas. Fra gli artisti, più o meno contemporanei,citerei Picasso, Chagall, Gris, Villon, Carrà, Bartolini e principalmente Rouault e Morandi che rinnovò la tecnica dell’incisione.

Il secondo e difusissimo sistema, la litografia, è basato sul principio dell’incompatibilità tra acqua e materie grasse. Le matrici sono di pietra (carbonato di calcio), di zinco o di allu­minio. Sulla loro superficie, perfettamente liscia, l’immagine si ottiene con sostanze grasse (le apposite matite e inchiostri litografici). Dopo aver fissato il disegno con speciali solu­zioni, la superficie della matrice viene bagnata con acqua e successivamente inchiostrata. L’inchiostro sarà naturalmente respinto dalle parti bagnate e aderirà invece a quelle grasse costituite dall’immagine eseguita dall’artista. La matrice è così pronta per l’impressione sulla carta a mezzo del torchio lito­grafico. Questo procedimento si affermò subito per la sempli­cità, la sveltezza, la possibilità abbastanza ampia della tira­tura, il costo limitato e l’attitudine spontanea al colore. Fra i primi ad usufruirne fu Goya che tirò in cento esemplari le quattro litografie note con il nome «Tori di Bordeuax” seguito da Delacroix e Daumier. Litografie anche a colori ese­guirono i Nabis Bonnard e Vuillard. Più di trecento litografie eseguì Toulouse-Lautrec e in tempi più recenti si distinsero nell’uso del mezzo Munch, Kirchner, mentre Klee creava i primi fogli astratti in litografia. Poi Picasso, Chagall, De Chirico, Cam­pigli, Viviani, Marino Marini fra i tantissimi.

Il terzo e antico sistema ancora oggi usato, la silografid, si avvale, come matrici, del legno (xilografia) o del linoleum (linoleumgrafia). L’immagine si ottiene in rilievo tagliando via dalla matrice tutte le parti che non devono apparire nella stampa~ lnchiostrando i rilievi e premendo la matrice sulla carta si ottiene l’esemplare di stampa, né più né meno di come si fa con i normali timbri di gomma.
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:26 pm

Infine il quarto il quarto sistema, le serigrafia, rassomiglia ad un cidostile. Infatti su di un tessuto teso su un telaio si esegue un disegno usando particolari sostanze in modo da iinpermeabilizzare una parte del tessuto stesso, mentre il resto rimane permeabile agli inchiostri creando sul foglio di carta sottostante l’immagine desiderata.

Dalla descrizione, forse noiosa ma necessaria, avrai com­preso, amico lettore, le difficoltà per il pittore di eseguire con perizia opere moltiplicabili secondo i sistemi ortodossi che ho appena finito di raccontarti. Eppure non c’è artista di una certa notorietà che, in omaggio al gusto del cimento o alla moda o alla libidine da guadagno, non abbia firmato peno­meno una diecina di acqueforti, litografie, serigrafie o silogra­fie. Sono tutte perfette, di alto o buon livello tecnico, nono­stante il non facile repenimento di antichi torchi calcografici, litografici e di abili assistenti alla stampa.

Giorgio Soavi, nella presentazione al volume « Guttuso opera grafica» di Paolo Bellini (1978, Club Amici dell’Arte editore) scrive, fra l’altro: « Intorno agli anni ‘40 vi era stato, in Italia, un piccolo fiorire di arte grafica. Ma tutto sembrava e anzi era ristretto a un piccolo orto, o piccola patria. Tre cit­tadini illustri, Manzù, Marino e Morandi disegnavano, i primi due, alcune figure su pietra e Morandi le sùe celeber­rime incisioni. Marino autorizzava dieci o anche soltanto Otto esemplari delle sue litografie; Morandi poche di più. Nessuno, o quasi nessuno, le chiedeva tanto è vero che servi­vano come regali fra amici. Nessuno di lorò dava valore fiscale a quei fogli. Erano quindi esercizi nel senso più eletto, prove su pietra o rame che non avevano altro scopo se non di vedere le reazioni della pietra o della lastra a quei disegni o incisioni. Nessuno comprava e nessuno vendeva. Ma negli anni cinquanta nacquero i compratori e gli artisti li assecondarono. E tutto si moltiplicò perché, ormai, disegni, acquerelli o sculture costavano forti somme, mentre una riproduzione po­teva essere acquistata quasi tranquillamente ... Questa delle ‘opere grafiche’ è una esplosione tipicamente italiana. Nes­sun altro paese al mondo ha ‘preteso’ che i propri artisti des­sero al pubblico una moltiplicazione dei pani così come èavvenuto in Italia negli ultimi quindici anni. Sono così nati stampatori, editori, uomini d’affari e quindi società finanzia­rie che hanno inventato un mestiere: di litografie, di acque­forti, di serigrafie si può vivere». A loro volta l’autore e l’edi­tore del volume firmano, fra l’altro, le seguenti affermazioni:

“La realtà è che il discorso sulla grafica stampata s’è fatto complesso. Ha diviso il campo tra gli assertori dei procedi­menti tradizionali e i sostenitori convinti dell’utile arricchi­mento derivante dal ricorso alle nuove conquiste della tec­nica, agli usi incrociati dei mezzi o a invenzioni di impressioni ‘altre’ diversamente articolate, non di rado da altri incise e poi fatte passare per proprie.., l’esplosione di una domanda sponta­nea prima ma subito sollecitata da nuovissimi sistemi di vendita ha complicato le cose dando impulso alla studio selvaggio di sofisticati artifizi intesi all’eliminazione dei segni distintivi di ciò che comunemente si definisce originale e di ciò che tale non è ritenuto. Ora pensiamo, è d’uopo che si distingua ciò che costi­tuisce aggressione del mezzo per ineditezza di esiti da ciò che èsemplice furbizia industriale intesa a larghe e gratuite, facciamo per dire, moltiplicazioni dell’unicum ».

Hai compreso, caro lettore? Una volta, e ancora oggi nei casi accertati, l’artista lavorava direttamente sulla pietra o sulla lastra e poi eseguiva, magari aiutato dal tecnico, la tiratura dopo l’ese­cuzione di un certo numero di «prove d’artista». In altri casi, quelli che sarebbero da scoprire e — a mio avviso — da respingere, l’autore si limita a inviare un disegno o un acquerello o una tem­pera originale all’editore che, grazie ai nuovissimi perfetti sistemi, lo fa stampare in fotolitografia o in fotoincisione facen­dole passare per litografie o acqueforti dopo che l’autore ha apposto in calce, come in quelle correttamente eseguite, la pro­pria firma autografa e la numerazione. Capirai che con questo sistema tutte le difficoltà di un lavoro massacrante che non ammette sbagli sono evitate all’artista, che sarà quindi invogliato ad avallarne molte, purché ben retribuito.

Come distinguere le “originali » dalle altre? Oggi è pratica­mente impossibile perché anche all’occhio esperto e aiutato da una lente d’ingrandimento, il “retino” che una volta distingueva le “non buone” non compare più. Cosa fare allora? Si pretende una garanzia di autenticità. corredata dalla fotografia dell’opera e riportante timbro e firma dell’editore. il nome dell’autore, il titolo, la tecnica (acquaforte, litografia, ecc.), la tiratura (che deve comprendere anche le prove d’autore) il numero dell’esemplare che propongono e l’anno di stampa. Se tutto questo manca, o non si compra o ci si fa rilasciare dalla galleria (purché conosciuta e notoriamente seria) analoghe garanzie. Ma, potresti obiettare, l’editore non può attestare il falso? Certo, per questo si opera un’oculata scelta privilegiando quelli che hanno relazioni dirette con gli autori delle opere moltiplicate che ti offrono, e contatti con case d’asta anche di livello internazionale.

Quanto possono guadagnare un artista, di buono o grande nome, un editore, un gallerista, o un faccendiere con le opere moltiplicate? Molto, moltissimo!

Prendiamo ad esempio Guttuso. Dal libro già citato risulta che dal ‘44 al ‘78 ha eseguito 373 opere grafiche con tiratura media di 100 esemplari più un certo numero di prove d’ar­tista. Un totale quindi di circa 40.000 esemplari che, alla quo­tazione di oggi che si aggira intorno alle 700.000 lire (Labora­torio anno III n° 16), dà un importo di 28 miliardi! Conce­dendo — in un’ipotesi azzardata ma forse non lontana dal vero— il 15%all’artista, il suo utile (al potere di acquisto di oggi, 1984) sarebbe di 4/5 miliardi suddivisi in 34 anni. Ma soffermia­moci sulla produzione del ‘77; sarà più realistico. Dunque, amico lettore, sempre secondo il volume di Bellini, Guttuso ha prodotto in quell’anno 6 litografie, 6 acqueforti e una serigrafia per un totale di circa 2140 esemplari per un importo presunto di un miliardo e mezzo del quale all’artista sarebbero toccati 225 milioni, agli stampatori (50/60% dedotte spese) 400 milioni e ai galleristi o ai faccendieri (300/o), al netto da sconti eventuali, 450 milioni. Se pensi che 103 sono gli autori noti in campo nazio­nale, secondo il già citato periodico, con quotazioni minime di 120.000 lire ad esemplare, supponendo una produzione di 5 opere moltiplicate per ognuno e una tiratura media di 100 esem­plari, risulterà un movimento stimato di 50 miliardi annuo, oltre naturalmente agli stranieri.

Mica male come giro di denaro! Ora ti risulterà evidente perchè anche tu sei bersagliato da lettere-offerta, inviti o visite di personaggi che gitano di città itt città e di paese in paese con la grande automobile colma di cartelle contenenti un’infinità di opere moltiplicate genuine e non.

Ma, caro e forse stupìto amico lettore, quest’altro modo di far soldi con l’arte, tutto sommato abbastanza scoperto e lecito, non si ferma qui. Altri editori del tipo “cataloghi”, altri galleristi del tipo “alto riconoscimento” si affrettano a proporre ad “artisti” sconosciuti o quasi l’approntamento di cartelle, suadente per i caratteri in oro e il nome dell’autore delle opere moltiplicate in caratteri cubitali, di litografie o serigrafie, naturalmente senza che “l’artista” si scomodi a recarsi presso lo stampatore. Basta, affermano, che invii alcuni disegni colorati senza firma, paghino una certa cifra per il “costo2 (dilatato) e riceveranno in breve tempo le opere riprodotte alle quali basterà semplicemente apporre, come si fa con la grafica d’autore, firma e numerazione. Fa tanto Guttuso, De Chirico, Purificato, Fiume, insomma autore noto ed importante, e le opere moltiplicate vengono proposte nelle mostre di gallerie del primo tipo (“ tutto affitto”), fortunatamente poco vendute e alla fine regalate agli amici o conoscenti.
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:29 pm

Cap. IX L’<<ARTISTA>>VITTIMA O CARNEFICE

A questo punto, amico lettore, come nei vecchi romanzi d’appendice, converrà fare un passo indietro. Ricordi nel primo capitolo la descrizione della fauna che frequenta le gallerie “tutto affitto” e, nel secondo, l’ambiente delle galle­rie che ho definito di tipo medio-alto e, infine, del terzo e più magro raggruppamento frequentato dagli intellettuali? Hai mai fatto mente locale in quale dei tre diversi tipi di gal­leria si aggirano i veti amatori d’a~e e i veri artisti, confusi magari fra diecine di altre persone?- Se hai frequentato un museo ti sarà facile comprenderlo. Posso, naturalmente, sba­gliare, ma chi vuole davvero conoscere, chi studia il catalogo, osserva con minuziosa e non teatrale attenzione le opere esposte, cerca di assimilare i concetti espressi dai critici, esposi­tori o galleristi, è percentualmente più presente nel secondo tipo di sale da esposizione. Qui la “recita” è o assente o meno accen­tuata. L’artista, sia pure intimamente compiaciuto del numero degli intervenuti, è più schivo, il critico meno roboante, il galle­rista più pratico. Anche qui scorre denaro e i bollini rossi che indicano l’avvenuta vendita vengono applicati con una certa fre­quenza e le trattative, non sempre concluse positivamente, si susseguono, ma con minor uso di furberia, con più serietà. Non si ha insomma, per l’occhio sereno, disincantato, l’impressione di uno stridente contrasto fra una parte e l’altra, fra il furbo (il venditore o l’espositore) e l’ingenuo (il compratore). Le due parti si equivalgono e la compravendita, anche se attraversa a volte momenti di agitazione, è civile, alla pari. In definitiva è domi­nata da un reciproco rispetto com’è d’uso fra persone non lon­tane per preparazione sull’argomento del contendere.

Questa immagine purtroppo non è frequente in un Paese come il nostro dove tutti o quasi si ritengono superfurbi e proprio per questo spessissimo sono superfessi). A tale propo­sito, traendo spunto da altri settori della vita nazionale. nel mese di agosto di quest’anno (1984) su “La Repubblica si e accesa una polemica vivace e interessante fra Beniamino Pla­cido e Alberto Asor Rosa che stava scivolando in dotte dis­sertazioni intellettualistiche, brillante palestra del sapere. ma poco costruttiva, a breve, per il lettore medio e per una reale esemplificazione dei tanti casi di furbizia e fesseria ai cui ter­mini non veniva dato (ed è difficile farlo perché spesso inter­secantesi) un dogmatico significato. Anche Giorgio Bocca. intervenuto ùna prima volta il 17 agosto con un arguto e volutamente grottesco articolo, si lasciava coinvolgere nella mischia ed usava (pur cercando di chiarirne il significato) ter­mini come “prezzoliniano”, “apota” e “intellettuale orga­nico », ma il suo esemplare, chiarissimo “pezzo del 22 agosto ritengo abbia posto la parola fine al dibattito. Il titolo “La madre dei citrulli” è una forma più elegante per citare il vecchio e purtroppo vero proverbio “La madre dei fessi è sempre incinta”. Se non l’hai già letto, amico lettore, te lo propongo qui di seguito perché, con tempestiva quanto inconscia coincidenza, giungeva proprio quando mi accin­gevo ad affrontare la stesura dei due ultimi capitoli di questo libro e ne costituisce un avallo.

A proposito di fessi e di superfurbi vogliamo provare a tirare giu un elenco di quelli che spennano il prossimo nella indiffenza e magari con la copertura delle più rispettabili istituzioni come banche pub­bliche, ministeri,grandi aziende, Consob e simili? Ma si. pro­viamo. Quelli dei titoli atipici venduti porta a parta, quote di patrimoni immobiliari che i superfurbi valutano a loro comodo, stanze di albergo come se fossero di abitazione, edfici vetusti come nuovi. Con rendimenti altissimi, fuori da ogni logica di mercato, secondo la vecchia tecnica del commendator Giuffrè, quello di «pace e bene » che usava la ingenuità dei parroci romagnoli per imbro­gliare i loro fedeli minchioni.

Oggi niente parroci, ma un giro vorticoso di venditori part-time che appena hanno esaurito la loro cerchia di amici e parenti citrulli vengono congedati e sostituiti da altri sognatori di facili gua­dagni. Ma anche le banche più rispettabili non scherzano: due anni fa i titoli bancari del mercato ristretto avevano raggiunto quotazioni folli con l’assiduo incoraggiamento dei bancari agli sportelli. Secondo le quotazioni la Banca Popolare di Novara era la quarta nel mondo e il suo direttore osava dire compiaciuto che un azione del suo istituto equivaleva « a un lingottino d’oro con cedola».

Nessuno dei rispettabili controllori e informatori, salvo alcune cas­sandre di piazza degli Affari, osava dire ai clienti degli onorati istituti di credito che gli si vendeva qualcosa a un prezzo tre volte più alto del reale. Si sa che la giustificazione era bella e pronta: non si paga il valore attuale ma quello della certa, mirabolante espan­sione.

Poi, passando a commerci minori, quelli delle pentole a fondo spesso che puoi cucinarci senza i grassi. I piazzisti battono le campagne e dicono alla gente di una frazione: domani veniamo a fare la prova. prepariamo noi pranzo per tutti. Nell’euforia della pappata gra­tuita i minchioni pagano un milione una batteria di pentole che ne vale trecentomila.

Quelli delle assicurazioni fasulle, che il buon Filippi è riuscito in parte a debellare, e quelli delle società per azioni quotate in Borsa che Guido Rossi avrebbe disciplinato se non lo avessero costretto a gettare la spugna come direttore della Consob. Pare che ai nostri governanti e ai nostri partiti, ai nostri operatori economici e ai nostri finanzieri la Borsa vada bene così, caotica asfittica e truffai-di. Così possono continuare a raccontarsi ogni anno, come un aneddoto divertente, il caso del tale filibustiere che ha comperato un azienda fallita ma chi sa perché sempre quotata e l’ha trasfor­mata da molitoria o tessile o meccanica in finanziaria, ci ha messo dentro un po’ di fitto misto di partecipazioni per drogare il mer­cato e far passare un aumento di capitale e poi chi si è visto si è visto.

Quelli che fanno i mobili con il cartone pressato e poi ti fanno vedere alla TV le navi alla fonda nel fiume Congo cariche di immani tronchi di tek. Quelli dei cosmetici che risparmiano la rete commerciale contando sull’avidità di guadagno, magari risibile ma irresistibile delle casalinghe e meglio ancora quelli che commerciano in feti per fare delle creme per la pelle morbida.

Quelli delle scuole di regia o di recitazione che prima ditàre dpro­vino altadolescente di Casapulsterlengo e al barbiere di Forlimpopoli li guardano come un « talent scout» avrebbe guarda un Robert Redford ignaro del suo talento. Così i giovincelli corrono in banca o dalla madre buona e fessa e raccolgono il milione ~e~- il provino destinato all’immondezza.

Quelli che arrivano, per risanarla, al timone della famosa finanziaria e poi vendono ai parenti o agli amici sistemati in societa di copertura, per cinque miliardi uno stabile che ne vale dieci o quin­dici e poi passano rapidamente la mano a nuovi risanatori. Quelli che hanno creato nei ministeri, nelle grandi aziende e magari all’Istituto nazionale di previdenza una rete di informazioni per cui sanno esattamente in quale giorno il pensionato tal dei tali ha ritirato la liquidazione e gli arrivano a casa mentre sta chiedendosi che fare dal malloppo. Ci pensano loro, i dritti, a proporgli investi­menti fantastici.

Quelli che si fanno dare dallo Stato un sacco di soldi per la ricerca o per la ristrutturazione industriale e immediatamente li investono in Bot o in Cct quanto a dire: finanziamento a fondo perduto con aggiunta di interessi. Quelli delle finanziarie di partito che compra-vendono armi e droga e i dirigenti di partito che fanno finta di non ‘saperlo. Quelli che assicurano che Gheddafi è diventato così buono che più buono non si può perché ha promesso di pagare le commesse su cui un po’ tutti ritagliano le loro percentuali.

Quelli di Meda che fan finta che la diossina sia caduta solo a Seveso e quelli dell’ecologia e dell’anti-nucleare che hanno obbligato l’Enel a deturpare la valle d’Aosta con i tralicci alti settanta metri del Superphoenix che va a prendere in Francia a un prezzo quattro volte superiore a quello di produzione l’energia che noi ci siamo rifiutati di produrre. Quanto a dire: pegio el tacon del buso Dicono che la madre dei citrulli sia sempre incinta, dunque pascolo in cui brucano i superfurbi pare sia inesauribile. Resta da chiedersi se questo governo e i similari che lo hanno preceduto e che, prevedibilmente, lo seguiranno si siano mai chiesti quale leggitti­mità e quale attendibilità abbia una res pubblica che non muove un dito per diferndere il risparmio delle persone oneste. Perché non pensino mai che un po’ di onestà pubblica sarebbe un deterrente contro la sovversione più forte di tutte le carceri speciali. Ma chi sa perché!
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:30 pm

Come avrai potuto notare, caro lettore, nell’elencazione (di Bocca) non è compreso (forse per mancanza di spazio o di dati e informazioni specifiche sull’argomento) il variegato mondo dell’arte virgolettato o meno, ad eccezione dell’ac­cenno alle scuole di regia o di recitazione. A prima vista, al confronto dei titoli atipici, delle assicurazioni fasulle, delle finanziarie, dell’ottenimento dallo Stato di soldi per ristruttu­razioni industriali mai avvenute e, ancor più, della diossina o dell’antinucleare, quanto ti ho raccontato negli otto capitoli precedenti sembra poca cosa. Invece no. L’arte e il suo mondo sono, per un Paese che si crede o vuol essere civile, di somma importanza e, a mio avviso, vanno difesi dai tanti possibili equivoci ed incursori (in buona o malafede) che lo turbano, lo snaturano generando alla lunga frustrazioni dan­nose e irreversibili.

Come ho affermato, caro lettore, il gallerista e il possibile acquirente che abbiamo lasciato nella prima pagina di questo capitolo, si rispettavano perché forniti di preparazione (e pro­babilmente amore) non molto dissimile in un determinato settore del sapere, e la spocchia, l’aspetto formale delle cose non agivano da protagoniste nel loro operare, nella loro con­cezione della vita. Se avessimo spostato l’obiettivo su molti, se non la maggioranza, dei frequentatori o galleristi del primo o del terzo tipo, probabilmente avremmo assistito ad una trattativa e a una civiltà differente. Qua il furbo avrebbe approfittato dell’ingenuo o del citrullo per propinargli ciò che voleva (compresi forse omaggi tanto grandi quanto falsi). Pari discorso potrebbe farsi nei casi di attribuzione e di accet­tazione di premi, riconoscimenti, inserimenti, titoli di accade­mico di dubbio valore e sincerità. Ma se questo può esserti di conforto (e non lo credo: c’è poco gusto a dire: « sì, sarò inef­ficiente, ma quello là lo è più di me») il mondo dell’arte nel nostro Paese non è più malato di altri (vedi l’articolo di Bocca), e perché?

Vari sono i motivi, secondo la mia opinione, e proverò a citartene alcuni. La scuola innanzitutto: essa, come la fami­glia, dovrebbe essere maestra di vita, da qui nasce una società civile, ma è anche vero che una società civile fa una buona scuola. Negli anni di agitata transizione che stiamo vivendo buoni insegnanti sembrano mancare o, se ci sono, soggiacciono avviliti all’andazzo corrente e quindi la reale acculturazione, l’amore per la lettura di buoni romanzi e di buori saggi, fondamentali (più i primi dei secondi) per superare il guazzabuglio disordinato di nozioni appiccicate e presto dimenticate, non avviene e concede largo spazio ai cosiddetti furbi che speculano sulla pseudo cultura (o sottocultura) della quale abbiamo ampi esempi nel primo tipo di galleria. D’altra parte come possono giungere buoni insegnanti da una uni­versità ingorgata di studenti (un milione e centomila), di pro­fessori (circa cinquantamila) e dove, e ciò è gravissimo, ben 5/10 mila sono le materie d’insegnamento (Repubblica n 191/84, pag. 4) fra le quali “Civiltà indigene nella Sicilia antica”, « Geografia della Sardegna”, “Storia del medioevo abbruz­zese” e si tengono esami di “Storia della pietà”, “Storia dei popoli turchi dell’Asia centrale”, “Rifiuti solidi” e “Bio­etica”, solo per citarne alcuni. Pensa, amico lettore, che la Sociologia assume 93 volti diversi, 300 l’Economia., 217 la Letteratura, 270 la Chimica e 45 la Psicologia. Una volta e non molto tempo fa se si fossero trattati questi argomenti sarebbero stati convogliati nella più vicina materia fonda­mentale. Perché questo, e perché nascono queste cattedre? « Nascono da interessi particolari a volte miserabili che privi­legiano le esigenze di singole persone», dice Massimo Gaglio dell’università di Catania e Franco Ferrarotti rincara: « Spesso i nomi delle materie inventate ad hominem sono ritagliate sulle pubblicazioni dell’interessato. Perciò io dico che la motiplicazione delle cattedre si può definire in un solo modo: frode » (Repubblica 19/8/84, Sebastiano Messina). Se è maestra di vita, quindi, la scuola nella sua interezza diventa così palestra di frode, esercizio di furberia e nascono (sempre salve le eccezioni che appena mitigano le risultanze) medici, ingegneri, chimici, psicologi, prossimi professori di lettere di una ignoranza tanto crassa quanto dannosa. Da questa scuola, da questi atenei provengono dirigenti editoriali e televisivi, in buona maggioranza desiderosi soltanto di vendite e di alti indici di ascolto, che ci somministrano telenovelas e teleserie varie, romanzi di basso livello d’oltralpe e d’oltremare che contribuiscono non poco a ridurre (senza adeguati scambi) i naturali sbocchi del nostro cinema e della nostra letteratura (vedi il mio saggio « I Segreti dell’Editoria ovverosia Come si fa a farsi pubblicare un libro”) e l’articolo di Fabio Tronca­relli, (Europeo n° 34-84 pagg. 68-71) e indirizzano il nostro viveve (come se non bastasse) a sottoculture straniere e a loro discutibili miti.

Allora anche l’arte, che dovrebbe prescindere quale lim­pido, liberatorio gesto creativo dalle sozzure che lordano la nostra società, ne viene inquinata. Però attenzione, amico let­tore, troppi, sforniti di reali qualità, interpretano l’arte o la intraprendono per smania di successo, di arrivismo, perché nonostante chi le gravita intorno, gli artisti sono ancora ammirati, considerati, osannati specialmente quando diven­tano molto noti e si espongono in continue e aggressive pre­senze alle luci della ribalta. E’ il sistema che lo vuole: l’artista non può essere un individuo anonimo, deve appartenere ad un ambiente atto alla bisogna, inserito in una girandola di comunicazioni, di incontri; non rimanere isolato. Quanto, ahimé, lontani i tempi di Proust lasciato tranquillo a scrivere i sette romanzi del ciclo ((Alla ricerca del tempo perduto». Per lui parlavano le sue opere!

Proprio le abbaglianti, potenti, rintontenti luci della ribalta inducono i molti non artisti ad accettare tutto pur di farsi spazio e quindi i riconoscimenti, i premi, le accademie di dubbio operare, e qualche volta ci riescono propinando, non più in buonafede, opere di scarsa qualità, a simiglianza degli artisti veri magari non eccelsi, che rifilano un prodotto rical­cante indefinitamente lo stesso filone. Nel primo caso questa categoria di « artisti” è vittima e carnefice al tempo stesso. Nel secondo solo carnefice.

Ma c’è un gruppo di persone sinceramente ammaliate dall’arte, anche se non sono e non saranno mai artisti. Sono quelli che si svenano nell’acquisto di tele, colori, pennelli, che pagano alti fitti per le mostre, che accettano fiduciosi i riconoscimenti senza il minimo sospetto che “l’alto ricono­scimento” o il sentirsi qualificare “personalità nel campo dell’arte » sia nei loro confronti quantomeno un tantino esa­gerato. Il loro amore, quel po’ di presunzione, i laudatori —per affetto o per interesse — che li attorniano, li accecano. Sono vittime e possono divenire carnefici. Sono decisamente vittime i fruitori, gli acquirenti senza adeguata preparazione o ingenui e faciloni. Per loro, per la loro sottocultura, tutto ciò che è stampato è vero; tutto ciò che viene detto da chi ha un camice, o perché è addetto a scrivere (magari su fogli senza nessun eco) o a condurre locali e sale (magari di infima qua­lità) è vangelo. Gli speculatori — freddi, lucidi, consapevoli —del settore sono, è ovvio, solo carnefici.

Ora, lettore, non voglio sapere, non voglio conoscere a quale categoria appartieni, se sei vittima o carnefice o tutte due le cose in uno strano connubio. Mi auguro soltanto che questo mio lavoro ti abbia aperto gli occhi dandoti la possi­bilità di agire in modo consapevole senza paraventi alle tue colpe o alle tue ingenuità. Ciò che farai da ora in poi è affar tuo, della tua coscienza, del senso del reale che, per quanto possibile, non deve, a mio avviso, essere mai scisso dal senso del ridicolo. Per quanto mi riguarda, in conclusione, al di là delle definizioni di vittima o di carnefice, mi auguro soltanto di aver dialogato con un uomo civile.

1984
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:32 pm

CAPITOLO ZERO: I FALSI DI LIVORNO E L’INTERESSE DEL POTERE
Quando il mio libro era già terminato e la seconda stesura pronta e il testo alla fotocomposizione, è scoppiato il clamo­roso caso che sarà ricordato come la beffa o i falsi di Livorno.

Non posso, nè voglio esimermi dal trattarlo, seppure nel mio saggio mi ero astenuto dall’occuparmi, tranne che di sfuggita, dei due modi più conosciuti, naturali e quindi banali di far soldi con l’arte, ossia del lavorare intensamente, sviluppare le proprie capacità specifiche, se vi sono (la cosid­detta “vocazione”), per raggiungere il successo e quindi monetizzarlo, oppure, come polo opposto, la falsificazione delle opere.

Purtroppo quanto è accaduto a Livorno, il fragore solle­vato, la vera e propria caccia alle streghe scatenatasi da parte della stampa specializzata e non e i commenti più disparati e spesso senza senso che sento fare, la rivelazione di faide fra i critici, studiosi e detentori del potere nell’arte, ne scoprono sospettati massicci interessi che fanno rientrare tutto il caso nella tematica del mio libro, finora affollato perlopiù di ope­ratori silenziosi, attenti ad evitare luci troppo violente, formi-chine maliziose dedite a trasportare sassi, non voluminose pietre. Il palcoscenico desiderato si limita agli stretti spazi di una Galleria privata, di un salotto, di uno studio, di un cata­logo sia pure importante come il Bolaffi, di uno schermo televisivo che si affacci tutt’al più su una regione, di un gior­nale di tiratura e diffusione limitate.

Nel caso di Livorno tutto cambia, la ribalta si dilata smisu­ratamente, i personaggi sono abituati o vogliono il fragore, le luci intense, i grandi periodici, la televisione nazionale, se non di più.

Ebbene, incominciamo subito a chiarire che il falso nell’arte, gli errori di attribuzione ci sono sempre stati. Onestà e disonestà si sono sempre scontrate, a volte interse­candosi e attorcigliandosi in viluppi incomprensibili. Non per questo, come sento fare oggi, ci si scaglia sull’arte e sui suoi inarrestabili progressi, sul suo divenire, sulla sua ansia di ricerca. La parte meno evoluta della nostra società, la più tetragona al progresso, alle innovazioni, proprio quella che permette l’esistenza delle gallerie “tutto affitto”, del prospe­rare rigoglioso di organizzazioni atte a forgiare i tanti, troppi “riconoscimenti”, le centinaia di “accademie”, le aste televi­sive, le presentazioni senza senso, avanza l’ipotesi che « “i falsi di Livorno” non si sarebbero potuti attuare se Modi­gliani non fasse stato un artista d’avanguardia e quindi, in quanto tale, fornito di una tecnica troppo facile». Suvvia, attenzione, cerchiamo di ragionare, di non perdere il lume dell’intelletto e quel po’ di conoscenza artistica faticosamente inculcata nella mentalità provinciale del nostro Paese! Rite­nere oggi, quasi alla fine del secolo XX, Modigliani di avan­guardia mi sembra davvero enorme se solo si spulci, cercando di comprenderlo, un qualsiasi testo di arte moderna; se solo si faccia mente locale che in arte non è difficile copiare, ma creare. I « copisti” sono sempre esistiti e non pochi; falsi di Raffaello, Caravaggio, Fattori, Gigante non mancano. Certo, ci vuole un minimo di conoscenze pittoriche o per meglio dire delle tecniche pittoriche. Sì, è vero, forse gli studenti livornesi non avrebbero potuto in così poco tempo eseguire la testa di Modigliani, ma già il Froglia (l’altro falsificatore), ex studente delle Belle Arti, avrebbe potuto provarci e riu­scirci anche con pittori più tradizionali. Non confondiamo quindi, e cerchiamo di enucleare ciò che veramente può venirci come insegnamento da tutto il trambusto di questi giorni.

Di cosa si tratta in realtà, nei suoi contorni precisi? Lo rias­sumo in breve.

Amedeo Modigliani nacque a Livorno nel 1884 da padre italiano e madre francese e, dopo il liceo, frequentò scuole di belle arti a Firenze (1902) e a Venezia (1903) e dal 1905 inco­minciò a trascorrere lunghi periodi a Parigi dove sembrò pre­diligere l’arte di pittori tormentati come Van Gogh, Gauguin e Toulouse-Lautrec, benché le opere realizzate nella sua prima fase parigina possano testimoniare quanto non gli sia stata indifferente la lezione di Cézanne. Nel 1909 si stabilì definitivamente a Parigi nel quartiere di Montparnasse e l’amicizia con Brancusi, l’insoddisfazione, l’innata irrequie­tezza, l’uso sempre più frequente di alcol e droga, la scoperta dell’arte negra, lo portarono a dedicarsi intensamente alla scultura. Nel 1912 espose sette sculture al Salon d’Automne, mentre i rari dipinti erano perlopiù dedicati a ritratti di per­sone a lui vicine (lo scultore Brancusi, il dottor Alexandre, suo primo estimatore, e gli scrittori Cocteau e Hellens, e Pablo Picasso). Nel 1914, incoraggiato dalla poetessa Bea­trice Hastings e dal suo futuro mercante Zborowski, ritornò alla pittura e il suo stile (i corpi allungati scaturiti da una linea di contorno sinuosa, ma non decorativa perché rispondente ad un’esigenza ritmica e a una purezza formale dei volumi) divenne inconfondibile e fino alla sua morte precoce (1920, ad appena 36 anni) eseguì più di trecento dipinti (fra i quali la serie dedicata alla sua donna, Jeanne Heburterne suicidatasi subito dopo la sua morte) dei quali molti sono presso importanti collezioni e musei di tutto il mondo.

Grande artista Modigliani, uno dei maggiori del secolo, e anche molto richiesto e quotato se si pensa che alle pagine 340 e 341 il Bolaffi numero 19 comunica come prezzo di aggiudicazione all’asta (Sotheby’s di Londra, 1982) di un suo olio su tela cm. 73 x 54 oltre 850 milioni e un suo disegno, matita su carta di cm. 41x27, 21 milioni!

Siamo al 1984. E’ il centenario della nascita di un figliolo tanto famoso e incompreso al punto da dover o voler lasciare la Toscana per emigrare, come abbiamo visto, a Parigi. L’am­biente intellettual-politico della città labronica si mobilita e si prendono due iniziative: una mostra curata da Vera Durbé, conservatrice del Museo d’Arte Moderna di Livorno e dal fra­tello Dario, soprintendente alla Galleria d’Arte Moderna di Roma; e il dragaggio del Fosso Reale (un canale di Livorno) dove, secondo alcuni, Modigliani deluso nel 1909 avrebbe scaraventato alcune sculture.

All’inizio dell’estate la mostra si inaugura regolarmente. Cosa rappresentano i 350 milioni del costo, rispetto al rilan­cio culturale della città? Nulla! e i 40 del dragaggio? una miseria se le sculture, presumibilmente tre teste incomplete, saranno ritrovate. La Durbé ci crede ed è sicura di prestigiosi (ora è il caso di dirlo) ritrovamenti, nè sembra seriamente tur­barsi per le polemiche subito sorte a causa del dubbio avan­zato dal critico Maurizio Calvesi sull’autenticità di un ritratto esposto; tantomeno per l’assenza all’inaugurazione della figlia del pittore che, a quanto pare, sarebbe stata esclusa dalla scelta delle opere. Jeanne Modigliani dirige con Christian Parisot la fondazione «Archivi Legali Modigliani” di Parigi che, dicono, convalidi con eccessiva celerità opere non sicura­mente attribuibili all’artista italiano.

Il 24 luglio si trova la prima testa, poi altre due. La Durbé piange di gioia e afferma: «Sono sicurissima che sono le teste di Modi (diminutivo di Modigliani. Nota di B.C.), sono tal­mente belle... » I critici e storici dell’arte, Argan, Brandi, Carli e Ragghianti non hanno perplessità e manifestano la loro opinione con diverso entusiasmo, confortati da giudizi altret­tanto positivi di tecnici come Pagliani, restauratore capo della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Franzini, docente di mineralogia all’università di Pisa. Anche Jean Lemarie, diret­tore di Villa Medici, e lo scultore Pietro Cascella, fra i tanti, sono commossi. Voci contrarie e non ascoltate quelle di Spa­gnol, di Zeri e da Parigi della figlia di Modigliani che, il giorno successivo alle dichiarazioni rese alla stampa, cade per le scale e muore.

A Livorno, in Toscana e forse in Italia tutta grande è il fer­vore nell’ambiente artistico per le teste: gli scettici di una volta sono tutti per i Durbé, la soprintendenza di Pisa e il comune di Livorno litigano sulla proprietà. Il 2 settembre Ragghianti presenta il volume illustrato « Due teste ritrovate » approntato e stampato a tempo di record, e il quotidiano livornese riceve una telefonata sconcertante. Dice di recarsi a frugare in un cestino: si trovano negativi di un’immagine riproducente una testa di Modi, simile a quelle ritrovate e un cartello con la scntta “Testa ripescata nel 1954”, mentre il settimanale Pano­rama anticipa un suo articolo. Sembra che tre studenti abbiano scolpito e lanciato nel Fosso la Modi 2 eseguita in soli due giorni con scalpelli, martelli e trapano elettrico. I professoroni non fanno una piega, mantengono le posizioni e avanzano l’ipotesi, anzi la sicurezza, di un fotomontaggio. Saltano fuori altri ragazzi, uno partecipante direttamente e due come semplici testimoni. Il padre di uno di loro, avvo­cato penalista, chiede ed ottiene che la Testa sia posta sotto sigilli e fornisce ulteriori prove fotografiche; la televisione infine organizza un grande spettacolo nel quale i ragazzi, in diretta, scolpiscono una quarta testa. I dubbi sulla veridicità di prove e dichiarazioni, i sospetti di complotti oscuri (degli archivi Modigliani per rivalsa e interessi? dei Durbé per avva­lorare l’ipotesi dei ritrovamenti? della moglie di Calvesi — cri­tico ostile ai Durbé — che è vice, ma in polemica con il suo capo Dario Durbé, alla Galleria d’Arte Moderna di Roma?) crollano quando si fa vivo l’esecutore dichiarato delle due altre teste ritrovate, fornendo ampie documentazioni filmate.

E’ un portuale, ex terrorista, ex studente alle belle arti: la sua non è stata una «beffa”, ma ha motivazioni “ideologiche”.
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MessaggioTitolo: Re: I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio   I SEGRETI DEL MONDO ARTISTICO...saggio EmptySab Gen 03, 2009 2:33 pm

La stampa, già in fermento prima, si dilunga in cronache dettagliate che occupano intere pagine di giornali e molte di settimanali, pubblica fotografie delle teste, degli studenti, dei genitori, del portuale, e commenti violenti, screditanti inve­stono quei critici, quegli esperti che hanno accreditato, aval­lato con eccessiva fretta i falsi di Livorno. Scoprono, come se fosse una novità, l’arroganza del potere, la protervia di affer­mazioni immodeste ed imprudenti che si materializzano par­ticolarmente nella Durbé che fino all’ultimo con un sorriso di sufficienza nega la capacità ai quattro ragazzi di aver potuto eseguire in così poco tempo una testa simile a quelle ritrovate. Si esaltano famosi falsari quasi santificandoli come esecutori di « beffe” e si citano Van Meegeren, Elmyr de Hory e Alceo Dossena (forse l’unico caso quasi attinente) quali « vendicatori contro il mondo dell’arte” che non li avrebbe riconosciuti come bravi, veri artisti, dimenticando ancora una volta che l’arte, quella vera, è creazione e non copia, e obliando i guadagni da loro realizzati sull’abbrivio o con la scusa delle “beffe” o delle vendette. Ora, è opportuno precisare, gli studénti e l’ex portuale di Livorno non sono ancora, e forse non saranno mai, un Van Meegeren, un de Hory e nemmeno un Dossena e il mio augurio è che si guar­dino bene (se pure possano riuscirci) dàl proseguire. E sicura­mente il mondo dell’arte deve loro un ringraziamento per aver permesso di smascherare insipienza e protervla, ma, ai fini del mio libro, non posso fare a meno di sottolineare come abbiano trovato un altro modo per far soldi con l’arte. Perché non mi si venga a dire che proprio nulla di moneta-bile ricaveranno dalla loro azione. Per quanto poi riguarda i giornalisti di professione, nulla da dire, anzi un plauso per aver evidenziato fatti tanto clamorosi; ma articoli di pubbli­cisti come quello riportante il brano “... (persone) segnate dal complesso dell’impotenza, unicamente dedite ad insegnare come si dovrebbe fare ciò che essi non sanno fare. Sputando sentenze e puntando il dito, i ‘critici’ sono riusciti ad accredi­tare i loro gusti personali come se fossero regole obiettive; sono riusciti a conquistare un potere smisurato sul pubblico da loro manipolato e sugli autori da loro terrorizzati; sono riusciti a contrabbandare opere mediocri per capolavori o a ridurre capolavori al rango di opere mediocri”, mi andreb­bero anche bene se fossero meno generalizzati e se non mi tormentasse il sospetto che siano solo manifestazione, a loro volta, di lotta di potere; ossia tentativi di affossare quelli attualmente in disgrazia per prenderne il posto e proseguire a non curarsi di coloro che, per libera scelta, fastidio di chie­dere piaceri, di aderire a combine o per incapacità, potere non ne hanno. Perché il potere quasi sempre è arroganza e noncu­ranza della gente comune, e su di esso e i suoi mille risvolti mi propongo di tornare in un altro libro.

Ora fra i tanti articoli il più funzionale per il mio saggio e la sua tematica mi sembra quello di Barbara Palombelli e Ludovica Ripa di Meana pubblicato alle pagine 22, 23 e 24 dell’Europeo numero 38 che contrasta violentemente, ma comprensibilmente con l’immagine da me data dei critici nel capitolo intitolato «Le presentazioni”, perché ovviamente mi riferivo a personaggi non tanto famosi e traboccanti di potere come i protagonisti diretti ed indiretti del caso livornese non da oggi sul grande proscenio nazionale ed internazionale, anche se il pubblico se ne accorge solo in queste clamarose occasioni. Quanto ne viene fuori è sintomatico, inquietante e rivelatore.

Infatti, secondo le articoliste, la beffa di Livorno ha riac­ceso una miccia sopita, ha riaperto “l’eterna faida che avve­lena da quasi un secolo le grandi famiglie della critica d’arte”. Tutto risalirebbe a quando Adolfo Venturi, direttore dell’au­torevole rivista “L’Arte “, scelse come capo redattore Roberto Longhi trascurando proprio suo figlio, Lionello Venturi. Passa del tempo e Longhi diviene consigliere del più muni­fico collezionista e antiquario di allora, il conte Alessandro Contini Bonacossi che ha come cliente una specie di nababbo, il finanziere Riccardo Gualino del quale diventa consulente proprio Lionello Venturi: “un giro di denari enorme ~. Venturi, antifascista, espatria e Longhi è consigliere del ministro fascista Bottai. Il Dopoguerra vede i due avver­sari (Longhi e Venturi) in Italia ed un terzo protagonista, Carlo Ludovico Ragghianti (sì, l’autore del saggio « Due pietre ritrovate ») che si schiera con Venturi e accusa e, a quanto pare, minaccia il Longhi. I motivi poco nobili sareb­bero non tanto la vecchia lotta ma “i soldi del Contini Bona­cossi, nel frattempo diventato consulente del più grande col­lezionista di tutti i tempi, Samuel Kress”. Qui compaiono due giovani, Cesare Brandi e Giulio Carlo Argan, strana­mente allievi del Venturi perché, a quanto riporta l’articolo, sembra che giovanissimi si fossero posti sotto la protezione del quadrumviro fascista De Vecchi. Come se non bastasse il gruppo Venturi si arricchisce di Maurizio Calvesi. Mentre Longhi ha fra i suoi allievi Federico Zeri, Giuliano Briganti, Giovanni Testori e Ferdinando Bologna.

Ricapitoliamo quindi nomi e incarichi (presenti e passati) degli esponenti dei due gruppi (sempre secondo quanto scri­vono la Palombelli e la Ripa di Meana).

1) GRUPPO VENTURI: Ragghianti (sottosegretario alla Pub­blica Istruzione), Brandi, Argan (docente universitario, presi­dente della Il Sezione del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti, Sindaco di Roma, autore di diffusissimi volumi sull’arte moderna in uso nei Licei), Calvesi (direttore della Sezione Arti Visive della Biennale).

2) GRUPPO LONGHI: Zeri, Briganti (critico di “La Repub­blica “, titolare di cattedra all’università di Siena), Testori (cri­tico di «Il Corriere della Sera”), Bologna (professore universi­tario).

A quanto pare l’odio, al di là di diverse ideologie pitto­riche, è sempre vivo: nel gruppo Longhi (dicono le artico-liste) sembrano si conino filastrocche infamanti contro Bran­di-Argan rispolveranti i trascorsi (dei due) nel Ventennio; dal gruppo Venturi si insinua il sospetto che i longhiani siano soprattutto attenti al mercato delle expertise, cioè le stime che potrebbero addirittura trasformare una crosta in un capola­voro.

Due longhiani (Zeri e Previtali) sono chiamati da Einaudi a dirigere l’Enciclopedia della Storia dell’Arte italiana ed il primo volume contiene un saggio di Bologna nel quale sembra che egli sferri un attacco violento ad Argan «insi­nuando tra le righe l’accusa di totale incompetenza”. La ven­detta sembra che non si faccia attendere. A Roma, in Palazzo Venezia, si inaugura una mostra importante. Fra i pezzi più attesi ci sono due nature morte che Zeri ha attribuito al Cara­vaggio, e Calvesi (allora definito come il più fedele di Argan) su «L’Espresso” scrive che “l’attribuzione di Zeri è stata fret­tolosa e comunque guidata da interessi commerciali”. Le opere vengono ritirate. Allora è Zeri che deve ricambiare e su “La Stampa” rispolvera una vecchia storia su Brandi-Argan accusati di “aver rifilato allo Stato italiano un bidone. Nien­temeno che un falso Raffaello”. A quanto pare non basta ancora e una grande esposizione a Perugia con autori scelti da Calvesi è stata rimandata già due volte. Sembra che una velenosa polemica divampi e che il curatore (Calvesi) si sia impaurito o pentito (forse il suo atteggiamento verso le teste di Livorno è un indizio di cambiamento di gruppo?) Sinceramente non so se quanto hanno scritto le collabora­trici dell’Europeo sia totalmente vero o frutto di colorite sup­posizioni, ma se riguardiamo gli schieramenti dei critici nel caso di Livorno e leggiamo alcune dichiarazioni di Zeri (“Il mondo dell’arte è pieno di falsari e di dubbie autentifica­zioni. C’è un famosissimo pezzo del V secolo avanti Cristo che è una grossa bufala, nonostante tutte le perizie e le expertises firmate da noti critici... “) - rafforzàte, come se non bastasse, da un accenno alle “oscure faide intestine che tor­mentano la vita culturale italiana “, sono portato con dispia­cere a crederci, è già ero a conoscenza di beghe scoppiate, sia pure a livello più limitato e meno rumoroso. Ed ecco allora un altro modo di far soldi (e non solo in termini di denaro) con l’arte. Modo miserabile e degno di figurare nel capitolo zero del mio lavoro, perché praticabile da individui che l’arte vera la respirano tutti i giorni ai massimi o giù di lì livelli e dovrebbero inebriarsene, purificarsi da scorie velenose per ammirarla ed esaltarla.

Vorrei però ricordare a me stesso e a chi ha letto questo libro che ventimila anni di pittura, e quindi di arte, ci sono alle spalle, e non saranno qualche migliaio di untorelli o qualche centinaio di « da potere dipendenti a sminuirne l’in­finita bellezza e lo stupendo fascino.

NB. I PREZZI SI RIFERISCONO AL 1984.
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