BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 Vecchi articoli NAPOLI:REALTA' E CONTRADDIZIONE

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Bruno
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MessaggioTitolo: Vecchi articoli NAPOLI:REALTA' E CONTRADDIZIONE   Vecchi articoli NAPOLI:REALTA' E CONTRADDIZIONE EmptyGio Gen 08, 2009 2:21 pm

vecchi articoli di BC- fine anni Ottanta)
NAPOLI: REALTÀ' E CONTRADDIZIONE
DI BRUNO COTRONEI
Fra la copiosa filmografia che Hollywood ha sfornato sulla
tragedia vietnamita, "II Cacciatore", interpretato da Robert De
Niro che fu osannato anche dai critici nostrani, ha messo in evj_
denza con rapide pennellate e stupendo realismo la Saigon degli
anni di fuoco e di smarrimento, quando truppe e ricchezze ameri-
cane cercavano disperatamente un attimo di tregua dagli orrori,
dati e ricevuti nel crudele inumano conflitto. Locali da ballo,
bordelli, sale da gioco, fumerie d'oppio, spacci di droga d'ogni
genere, roulette russa (un colpo solo nel tamburo di una pistola
puntata alla tempia) curavano con altre intense emozioni quelle
di una guerra senza un vero fronte, con il nemico che poteva sorge^
rè d'improvviso dietro un angolo o addirittura nella stanza vicina.
Le fila del gioco eran tenute da rimasugli dell'antico coloniali-
smo francese o da oleosi vietnamiti in parte occidentalizzati che
sulla disgrazia nazionale ammucchiavano immensi patrimoni, immedia^
tamente e Dio sa come inviati all'estero.
Ebbene, non tutti ricordano che la Napoli degli anni 1943/46
era più o meno la stessa cosa e fra simulacri di palazzi diroccati,
fabbriche scheletrite, chiese dissacrate, strade disseminate di bu-
che e di macerie, segnorine, sciuscià, faccendieri, lenoni, biscaz-
zieri, borsaneristi e contrabbandieri, antichi camorristi e mafio-
si d'importazione gestivano le sorti della città, le sue miserie
e la sua fame accumulando denaro e proprietà immobiliari fra auto-
rità militari Alleate frastornate, inerti o compiacenti.
Fu allora che si perse una grande occasione - ne la prima,ne
1"ultima di questa disgraziata bellissima città - per darle un aspe_t
to di vera moderna civile metropoli, e i vicoli stretti, le case
fatiscenti, le piazze anguste rimasero, sia pur momentaneamente,
ripulite dagli immondi insetti con il potente ma dannoso DDT spruz^
zato a profusione e spesso a sproposito. Palazzi furono ricostruiti
laddove erano, tanti altri solo puntellati o ancorati furono dichia_
rati abitabili con criteri da terzo mondo, e nuovi quartieri sorse
ro come mostri disumani con strade anch'esse strette, con fognatu-
re insufficienti o addirittura mancanti, senza parcheggi, senza ef-
ficaci infrastrutture. Permissive amministrazioni comunali mal con
frollate dalla repubblica nazionale appena sorta consentirono la
più sfrenata speculazione in ogni settore e principalmente in quel-
lo immobiliare, concedendo permessi per l'edificazione di fabbrica-
ti anche di dieci piani senza autorimesse, ma abbondantemente for-
niti di locali al piano terra utilizzati come asfittiche abitazio-
ni o botteghe d'ogni genere. Il verde, gli spazi pubblici, gli ospe
dali, le scuole praticamente assenti o dei tutto insufficienti, non
solo in una doverosa prospettiva futura, ma anche per le immediate
vitali esigenze. Troppo il ricavabile al metro quadrato per spre-
carlo per la socialità e non devolverlo all'arricchimento della
classe dominante o indotta.
Eppure chi oggi si soffermasse, specialmente in periodo nata-
lizio, nella città che nacque dove fu sepolta Partenope. rimarreb-
be stupito per il diffuso benessere che sembra averla investita ren-
dendola, come consumi, non dissimile dalle sue più ordinate e me-
glio gestite consorelle italiane. Negozi straripanti d'ogni tipo
di mercé intorno ai quali si accalcano per acquisti non solo proteo
sionisti, industriali, imprenditori con relative famiglie, ma im-
piegatucci, operai e disoccupati con tanto di attestato, le loro
mogli e i loro figli. E bar, ristoranti affollati come non mai do
ve ti siedi solo se conosci il proprietario o fai una lunga fila;
sale da matrimoni con pantagruelici festini conditi da cantanti,
orchestra e comici che vengono prenotati senza minimamente curarsi
del prezzo, dal quale è escluso il servizio fotografico che costa
dal milione in su, mentre le "liste dei regali" sono approntate e
rapidamente esaurite negli appositi esercizi commerciali senza ba-
dare al risparmio da persone doviziosamente vestite che poi lascia-
no allibiti i commessi quando annotano l'attività per lo più mode-
sta e di riconosciuto scarso reddito dei committenti. Il tutto fra
l'assordante frastuono delle centinaia di migìiaia di automobili,
or non più di piccola cilindrata, che vengono posteggiate (quando
si ha fortuna) o intasano le strette vie dai marciapiedi come budel-
li dove il solo camminare è quasi impossibile.
E' ben vero che ormai l'Italia è un Paese ricco con un reddi-
to medio mensile prò capite di 526 mila lire (1984) contro "le 145
mila (ai valori di oggi) dell'immediato dopoguerra; ma è anche ve-
ro che ufficialmente fra il Sud e il Nord la differenza è più che
mai marcata con un buon terzo in meno (420 mila contro 654 mila)
che non trova pari riscontro nei consumi e nella realtà che vede
ogni italiano disporre ogni giorno di oltre mezzo chilo di pane,
pasta e riso; 250 grammi di carne e pesce; 45 grammi di formaggio;
32 grammi di uova; un chilo di frutta e ortaggi; 76 grammi di zuc-
chero e mezzo litro fra latte e vino. Quindi circa due chili di ci-
bo e mezzo litro di bevande, lattanti e uttranziant compresi. Ma
tutto ciò non da ancora la fotografia del benessere nazionale se
non si tiene conto del fatto che le spese per igiene, salute, istru-
zione e principalmente divertimenti hanno quasi eguagliato quelle
per l'alimentazione e 1a quota di reddito destinata a quest'ultima
è scesa in tempi recenti dal 37 al 29 e nell'85 la quota utilizza-
ta per il risparmio, di ben 121.557 miliardi, è stata sorprendente-
mente superata da quella riservata agii investimenti, ammontanti
a quasi 130.000 miliardi! Insomma, oltre il 60 delle abitazioni
è di proprietà di chi le abita, l'indice di affollamento è di 0,7
abitante per stanza ed ogni 2,5 persone (la composizione della fa-
miglia media) vi è un televisore, un telefono, un'automobile e il
possesso di denaro facilmente disponibile per quasi 40 milioni e
beni mobiliari (oro, gioielli e quadri) per una cifra anche maggiore!
Se tutto ciò lascia perplessi per l'intero Paese, s'immagini
quale stupore può generare per una città come Napoli dove i reddi-
ti ufficiali non lo giustificano se non in minima parte e rende ov-
via la domanda: "Ma come fanno?"
Redditi da camorra?, da truffe ai danni della SAUB?, da eco
nomia sommersa? Se tralasciamo i primi due, che non vogliamo trat-
tare in questa sede, resta il terzo che si svolge con arroganza
quasi alla luce del sole laddove artigiani come sarti, pellicciai,
falegnami, e1ettricisti, tappezzieri, imbianchini, idraulici, sen-
za essere iscritti alle competenti associazioni, ma più spesso al
Collocamento, hanno tanti impegni di lavoro da poter permettersi
di rifiutare committenti o di imporre loro alti prezzi, appena in-
feriori a quelli praticati dai colleglli che operano nella piena re-
golarità. Inoltre vere e proprie buotique ed esercizi di altro ge-
nere sono gestite "esenti tasse" in abitazioni e si avvalgono, per
reperire acquirenti, di "prezzi di occasione" e di una specie di
tamtam richiama clienti.
L'eterno arrangiarsi di Napoli e dei napoletani, si dirà sem
pi i cisticamente. Eppure questa città tanto contraddittoria non of-
fre solo questo, ma vive un incredibile momento che ci si augura
non debba cessare, e sul quale far leva per un risolutivo riscatto.
Viene definito, forse un po' enfaticamente, "nuovo Rinascimento"
e si avvale del sano attivismo di alcuni protagonisti accompagnati
da una miriade di più oscuri e non meno validi operatori. L'elenco,
che deve essere succinto e certamente incompleto per motivi di spa-
zio, può senz'altro aprirsi con il nome del Commissario Straordina-
rio al Comune Vitiello che ha affrontato con passione ed energia
i problemi più gravi e cerca di dare il massimo appoggio ad enti
come la fondazione "Napoli 99" presieduta da Mirelta Barracco che
procura fondi per restaurare il chiostro di S. Chiara, le sculture
di Laurana in Casteinuovo ed altre mirabili opere trascurate; o co^
me "l'Istituto italiano per gli studi filosofici" del professor Ma-
rotta, che svolge un'attività ad altissimo livello internazionale;
i1 Teatro S. Carlo che si appresta a celebrare il 250° anniversario
della fondazione avvalendosi, fra gii altri, del direttore artisti-
co De Simone. I Musei e tutto il mondo artistico vivono stagioni
di intenso fervore e rilancio ed è opportuno ricordare il grandio-
so museo di Capodimonte dove 1e prestigiose e pregevoli Mostre del
600 e 700 hanno consentito un radicale restauro affidato a Nicola
Spinosa subentrato a Raffaello Causa. Inoltre è indubbio che l'ar-
te contemporanea e di avanguardia ha oggi in Napoli uno dei centri
più prolifici e pieni di fermento di tutt'Europa: dall'arte visuale
che fa leva su organizzatori di respiro internazionale e su arti-
sti come Perez, Alfano, Emblema, Longobardi e altri che nulla han-
no da invidiare ai colleghi alieni; a saggisti e narratori forse
un po' meno sostenuti da un'editoria che, tranne sporadici casi,
stenta a trovare una collazione quantomeno nazionale; al musicolo-
go Isotta del Conservatorio; alla scuola di balletto di Mara Fusco;
a musicisti infine come Pino Daniele, Bennato, Senese, De Piscopo
e altri .
Ciò che conforta di più però (Napoli è sempre stata città di
alte tradizioni culturali) è il nuovo rigore della commissione edi-
lizia del Comune che ha preso provvedimenti coraggiosi per non peg-
giorare ulteriormente la vivibilità della megacittà, rifiutando
tassativamente licenze che forse in altri tempi sarebbero state ap-
provate. Parallelamente si è provveduto ad avviare, a far attuare
con rapidità e a cominciare a consegnare lotti di interi nuovi quar-
tieri con infrastrutture che forse per 1a prima volta sono suffi-
cienti non solo per l'attualità, ma anche per un ragionevole lasso
di tempo futuro. E non è tutto: sono stati programmati, e non solo
sulla carta, seri incentivi turistici, l'inizio del di^qui namento
del mare e il riordino del settore Demanio. Segnale ancor più posi-
tivo per la città è la nascita e l'entrata in funzione del CIS
(centro all'ingrosso) realizzato da un gruppo di cittadini napoli
tani senza l'intervento dello Stato, dove per 48 settori mercede
gici sono disponibili 600.000 mq, 10 chilometri di strade interne,
banche, bar, mensa, sala convegni e 200.000 mq fra verde attrezza-
to e posteggi in un insieme architettonicamente attraente e avveni-
ristico, come quello del progettato e già iniziato Centro Direzio^
naie di Napoli che, una volta terminato, offrirà all'Europa il mo_
delio più avanzato del settore.
E la nuova Napoli non si ferma qui: una rinnovata categoria
d'imprenditori d'ogni dimensione si sta facendo onore con alla te-
sta, ed è sintomatico, anche alcune donne coraggiose. Alma Manuela
Tirone, ad esempio, che è una dietologa laureata in medicina, ha
saputo utilizzare emergenti mass media come le televisioni private
e in breve tempo è riuscita a creare una catena di centri del di-
magramento non solo a Napoli, e una "linea" che porta il suo nome
ed è venduta ovunque. Maria Pia Incutti, sposata all'industriale
Paliotto, si dedica attivamente e con successo ad una finanziaria
con fatturato di miliardi. Paola Condorelli riesce a far funziona-
re con estrema efficienza una delle cllniche più moderne d'Italia.
Anna Ventrella infine profonde abilità e passione in una vecchia
ditta d'arte orafa fra le maggiori del meridione.
L'elenco potrebbe continuare a lungo, ci limiteremo però a ci-
tare fra i tanti Mario Zugarini, presidente della Deriver, le cui
travi saranno utilizzate per il ponte sullo stretto di Messina;
Angelo Marinelti, a capo di un gruppo industriale di apparecchiatu-
re elettriche; gli operatori delle industrie del vetro cavo AVIR;
i titolari del gruppo Matese, primo nell'industria del latte, e de_^
la Select che produce legumi; Mariano Rubinacci, un dinamico leader
europeo made in Napoli del vestir bene; Gaetano Trombetta, un puj3
blicitario che ha saputo assicurarsi l'esclusiva di ditte di livel-
lo mondiale.
Questa (e non è che una minima parte) è la nuova Napoli, cU
tà più che mai contraddittoria e sconcertante che, è vero, ha an-
cora a che fare con deprimenti realtà e mentalità, ma sembra esser-
si finalmente avviata alla riscossa con 11 piede giusto, senza più
lacrime ad effetto, ricerca disperata d'assistenzialismo, ma tut-
t'al più di finanziamenti che debbono essere giustificati e meri-
tati .
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