BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 IL MIO LIBRO PIU' PRESTIGIOSO CHE SFIORO' IL CAMPIELLO (ora in ebook a € 0,99 negli store on line)!

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Bruno
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size=18]CONTRAPPUNTO BORGHESE
presentazione
Contrappunto Borghese è senz'alcun dubbio la mia migliore opera narrativa. Scritto fra il 1982 e il 1983, il romanzo fu corteggiato dalle grandi edizioni Garzanti e dalla prestigiosissima Marietti e, solo per motivi di tempo, fu pubblicato dall'Oceania. Nella prima edizione il romanzo aveva come titolo "INTORTE SPIRALI D'EROTISMO", nella seconda edizione assunse il titolo definitivo di "CONTRAPPUNTO BORGHESE". Ecco le due copertine:
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Notevole fu il successo di critica e più che sufficiente quello di vendita.
Fra le varie recensioni spicca quella dello scrittore DOMENICO REA , uno dei maggiori narratori del secondo Novecento italiano, premio Viareggio e premio Strega, presente in modo esaltante in tutte le maggiori enciclopedie mondiali e tradotto dovunque e particolarmente in Cina e in Russia. Famosi sono i suoi libri di racconti come: Spaccanapoli, Le Formicole rosse, Gesù, fate luce!. Ritratto di Maggio, Quel che vide Cummeo, Il Fondaco nudo e i due romanzi: Una vampata di rossore, Ninfa plebea (quest'ultimo tradotto in film da Lina Wertmuller).
Ed ecco la recensione di REA, una delle sue più convinte, su Contrappunto Borghese:

"Giace riverso fra gli sterpi semiemergente dal fitto tappeto di foglie gialle picchiettate qua e là da un rosso innaturale e da fetida materia grigia che si mescola con l'insopportabile odore  prodotto
dala vicina fabbrica di gomma. Il viso tondo, gonfio non ha subito sostanziali modifiche: gli occhi azzurri acquosi sono spalancati e sembrano fissare un luogo lontano, le labbra semiaperte scoprono denti piccoli macchiati di nicotina in un sorriso non molto diverso da quello solito che conferisce all'uomo l'espressione ebete che tante volte ha cercato invano di mascherare. Dal cranio semicalvo pendono lunghi e sottili fili biondastri in piccoli  gruppi tenuti insieme dall'umido della sera reso più consistente  dalla pineta e dal mare non lontano, come grottesca  contapposizione al tanto curato  'riporto' al quale dedica lunghi periodi della sua giornata.
La nuca è quasi inccorporata alla rete metallica che cinge l'autostrada e le ha donato un tocco di colore acceso , quasi per effetto di una sorta di dripping  in un quadri di Pollock..."
...Cosi dall'immagine dell'assassinato chirurgo Nino Peri, inizia questo nuovo romanzo di Bruno Cotronei nel quale lo scrittore napoletano prosegue l'acuta, attenta e cruda indagine sugli scompensi della società contemporanea, inquadrandone ambienti e personaggi quali archetipi
di fatti e situazioni, ma senza mai cadere nello stereotipato e non trascurandone il dato storico. Già in alcuni racconti e ancora meglio nel romanzo edito da Sugarco, "L'inserimento", esemplare storia di un giovane alla ricerca della propria identità  e di un gratificante posto di lavoro,
Cotronei è andato definendo il quadro della composita realtà di tutti i giorni, precisandolo con cosciente maturità nella sua ultima opera.
In certi momenti questa sorta di summa della borghesia del Sud fa pensare alla tecnica dell'Ecole du Regard: "Blocca la macchina, accende la luce interna e fruga nel ripiano sottostante il cruscotto. La mano tocca la superficie calda, rassicurante di vera pelle, i polpastrelli si soffermano a carezzarla, quasi a scoprire le sottili venature... ". In altri momenti l'andatura del romanzo è fluviale, ottocentesca, vasta larga e fare il nome del primo Thomas Mann non è occasionale o azzardato, al contrario. Il romanzo di Cotronei è un'ennesima metafora sulla decadenza e sullo sfacelo della famiglia, ma rivisitata e indagata in maniera spieiata grazie ai molteplici strumenti stilistici e alla capacità sperimentativa in possesso di Cotronei. In questa storia, in questa saga, si direbbe con punte solari-nibelungiche, che parte dagli anni del fascismo e prima ancora
e si disfa sui nostri giorni sconsacrati, il cambio di mentalità e di comportamento è stato enorme. La psicologia degli uominiche avrebbe dovuto arricchirsi, si è inaridita, legata com'è ad alcuni concetti di fondo : il denaro, il possesso di qualcosa per una  qualsiasi  supremazia (o sopraffazione) sugli altri. Fermi a questi piloni realistici sotterranei, putente come certe fogne a cielo aperto, che riportano ciascun personsaggio in un alveo pur sempre economico, l'errore e l'errare nell'egoismo e nella ragnatela del vizio, sono illimitati. Cotronei ha una maniera di trattare il viscerale-psicanalitico quasi volesse razionalizzare il flusso coscenziale joyciano. L'occhio
di Cotronei, con lucidità e minuzia da scienziato (Cotronei è ingegnere), non perde nulla e dà
un peso alle più sfuggenti cellule della sua tessitura fantastica. Persino la punteggiatura in questo libro ha un peso determinante. Ha lo strazio dell'ironia e la funzionalità del contrappunto haydiano. Seguono alle pause, accelerazioni, vibrazioni. Libro a più piani, con un romanzo nel
romanzo che nasce spontaneo  dal letto del gran fiume centrale, va decisamente qualificato summa  perché  ancora una volta sembra alludere alla ricapitolazione del romanzesco e alla sua morte  -la morte del romanzo tanto predicata- e alla riprova delle sue infinite possibilità
di rinascita. A certe condizioni, s'intende! E qua , in Contrppunto Borghese, è il prepotente legame  alla terra d'origine dell'autore e dei suoi personaggi. La connitazione meridionale e meridionalistica d'ogni creatura  è fondamentale. Senza di essa tutto sballerebbe.
Ci ritroveremmo di fronte a quel girare a vuoto  di tanta romanzeria  contemporanea, mentre
l'opera di Cotronei offre notevoli materiali proprio perché i mezzi usati per l'indagine sono della più avanzat tecnologia ed è una costruzione verticale con in cima un segnale d'orizzontamento, un faro fra la nebbia.
Per me, scrittore di cose e uomini  limitati da sempre al territorio che è press'à poco anche quello di Cotronei, Ercolano, Napoli, la piana vesuviana, "Contrappunto borghese" è una vera e propria scoperta, un po' come le tombe e gli oggetti che di secolo in secolo vengono alla luce nella terra sacra e archeologica di Ercolano e che ci costringono a rivedere e a risentire tutto daccapo. Ciò che si riteneva spremuto ed esaurito (e nella società di Cotronei ha scavato a fondo e in maniera magistrale Michele Prisco), per il vasto patrimonio psicanalitico, la conoscenza pittorica, la partecipazione avanguardistica che sta alle spalle di Cotronei, rinasce e s'innalza in una sorta di gigantesco castello in cui sembra si conservino gli incunaboli,e i cataloghi di impensabili intermittenze del cuore e del calcolo del Bene e del Male. L'offerta sacrificale  al dio oscuro,
il suicidio della creatura che, unica fra volpi e faine, si precipita nel Vesuvio  illumina come una bandiera un panorama di sopravvissuti.
Lavorato come un'affresco di d'altri tempi, "Contrappunto borghese" si  rivela da vicino un intreccio di nuances, di grigi nei grigi, di neri meno neri più neri con alcune esplosioni di luci, di "sensazioni di paesaggio" vesuviano, stupendo e freddo, riportato alla filosofica altezza del mito
che di questa summa, fra conscio e inconscio, fra intorte spirali d'erotismo, fra mostri ed angeli, è il suo deus ex machina.
DOMENICO REA  (Il Mattino, Napoli 11giugno 1984)

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