BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 SFOLLAMENTO PRIVILEGIATO, racconto

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MessaggioTitolo: SFOLLAMENTO PRIVILEGIATO, racconto   SFOLLAMENTO PRIVILEGIATO, racconto EmptyGio Gen 08, 2009 6:27 pm

SFOLLAMENTO PRIVILEGIATO

Guido è rientrato stravolto, Sergio non ha mai visto il padre così agitato. Ha abbracciato lui, Marta e persino Teresa, la domestica, quasi fossero fantasmi e ha eseguito un accurato sopralluogo ai vetri infranti delle finestre, a piccole fenditure nei tramezzi delle stanze, a larghe zone d'intonaco caSoduto dai muri portanti che evidenziano sottostanti cubi di tufo intatti, alla doppia parete di legno ripiena di sabbia nella cantina e ha deciso la partenza. Non può, ha detto concitato, lavorare tranquillo con l'ansia di trovare al suo ritorno i propri cari seppelliti sotto le macerie del palazzo colpito dalle terribili bombe americane. E stata troppo violenta l'incursione di dicembre, la prima attuata di giorno e non limitata ad obiettivi di importanza strategica, ma anche contro i civili. Ormai gli Alleati sono all'offensiva dovunque: la Cirenaica è persa. la Tunisia seriamente minacciata, la 62^ armata tedesca è stata accerchiata a Stalingrado, Malta è di nuovo forte. Marta non comprende bene il peso di quel luoghi e di quei fatti, e protesta: non andrà via se Guido non li segue. Sergio è dispiaciuto, non vuole abbandonare la casa, il giardino, gli amici. In definitiva per lui la guerra è solo un grande gioco: il suono ululante delle sirene, la discesa nello scantinato, il rumore assordante ed eccitante della contraerea dei Camaldoli, la ricerca alle prime luci dell'alba delle schegge dei proiettili che vanno ad arricchire la sua già fornitissima collezione con la quale si pavoneggia nel quartiere. Gli scoppi, gli incendi, i palazzi crollati, i morti per lui sono cose remote: il porto è distante, le

fabbriche lontanissime. Che cos'è la guerra? Un grande film. Anche l'ultima incursione, le fragorose e vicine deflagrazioni, i vetri infranti, la mancanza di corrente elettrica e il buio nel domestico rifugio, il sussultare della terra e l'oscillare del fabbricato, nient'altro che una maggiore occasione di mostrare il suo coraggio, la sua temerarietà rispetto ai coetanei piagnucoloni.
No, non vuole andarsene e fa fronte unico con la madre contro l'assurda pretesa di Guido. Tuttavia non c e nulla da fare: il padre è stato categorico e in capo ad una settimana la Topolino seguita dal camioncino della ditta, carico di casse, bauli e valige, li conduce a Formia. Sergio, con il mutevole e caratteristico modo di fare dei bambini è in festa: si gira continuamente nel ristretto abitacolo della piccola automobile e dà di gomito a Manu. la cuginetta di soli due anni più grande di lui.che gli èaccanto, sbircia fra le teste dei genitori che siedono avanti e dall'opaco finestrino della capote per non perdere alcunché di quel viaggio.di quei posti sconosciuti.
Attraversano la martoriata periferia della città con la più parte delle saracinesche dei negozi abbassate, i carrettini delle masserizie di coloro che sfollano, i cavalli denutriti, le ruote striscianti e saltellanti contro il selciato sconvolto, le insegne abbattute, i palazzi sventrati, case senza porte o finestre come occhi vuoti con i mobili seppelliti dai calcinacci e dalla polvere, gabinetti scoperti e pareti gonfie di crepe che si mostrano alla vista di chiunque come sezioni di un plastico di strani, allucinanti edifici. Qualche perplessità frena l'agitazione lieta di Sergio, ma il doppio filare degli alti alberi della via Appia, i bastioni del muro di cinta di Capua, il ponte sul fiume Volturno e i saliscendi verso Sessa Aurunca fra vigneti ed oliveti rianimano il bambino che di tutto chiede il nome e di ogni cosa vuole sapere la storia. La testa non sta ferma un minuto e si protende fra quelle dei genitori e Manù e i pericolosi ferri del telaio della capote. Il Garigliano appare guizzante dei mille riflessi del sole radioso e scorre tortuoso fra pioppi e salici. Grande è l'emozione del ragazzo quando Guido gli dice che ormai sono nel
Lazio, nella regione di Roma, la capitale, la sede del Papa, di Mussolini, del Re!
Quanto è distante Roma? Quanto tempo ci vuole per giungervi? E perché non ci vanno subito? E scatenato Sergio, che bello quel viaggio! Fortunatamente un con-voglio militare attira la sua attenzione: i carri armati, i cannoni, i camion pieni di soldati lo incantano e poi il paesino di Scauri con la lunga spiaggia e infine Formia.
La Topolino e il camioncino si fermano davanti ad un albergo, l'Imperiale, che si affaccia su minuti e denutriti giardini pubblici. Tutti scendono compresi Teresa e l'autista e aiutati da facchini scaricano il bagaglio. L'albergo è modesto e piccolo e tutt'altro che imperiale, ma le stanze sono comode. Non c'è servizio ristorante e Guido li conduce a una trattoria vicina tutta ricoperta da un'immensa quercia da cui prende il nome e che dà sul mare limpido, calino e il dolce rumore della risacca si confonde con i caratteristici suoni della cucina: piatti, bicchieri, pentole sfrigolanti e gli odori appetitosi che si fondono con quello intenso e rinvigorente della superficie salata.
Dov'è la guerra, dove sono i bombardamenti? Non èuno sfollamento. ma una bella vacanza! La zuppa di pesce, il gelato squisito. che pacchia! pensa Sergio, ma la guerra dè, se ne accorge quando nota che l'albergo èquasi tutto requisito da militari in divisa e la sala da pranzo è diventata la mensa ufficiali. Sono belli i soldati italiani con le divise grigioverdi, alti, bassi, magri, fanno tutti un brillante effetto. Un tratto dorato suila manica vicino al poiso significa sottotenente, due tenente, tre capitano, uno più largo ed Ùno più piccolo maggiore, e uno largo e due piccoli colonnello, ed altro non apprende il bambino curioso perché il colonnello, un uomo di media corporatura, dai radi capelli e curati baffetti brizzolati, è il più alto grado presente a Formia e comanda il reggimento. Pare un buon padre di famiglia, quasi un nonno, ma di stampo particolare con le spalle ben erette, l'andatura marziale, il mento proteso in avanti. Tuttavia non è un Mussolini in miniatura: lo sguardo è dolce, bonario e gli
ordini che impartisce ai suoi ufficiali sono pronunciati con voce gentile e atteggiamento benevolo.
Guido deve ripartire, tornerà ogni sabato, e per Sergio inizia un periodo meraviglioso: la mattina insieme con Manù nella vicina scuola, poi a pranzo alla trattoria ricoperta dalla grande quercia dove il razionamento, le tessere annonarie sembrano appartenere ad un altro mondo, il pomeriggio i compiti da una maestra buonissima che pare non avere età su un vecchio tavolo fra credenze ripiene di piatti, bicchieri, terracotte e pezze di stoffa, e la macchina per cucire sulla quale è sempre china un'anziana donna e i dettati, le lezioni di storia e geografia, i problemi di aritmetica prendono il ritmo ed il suono del ticchettio senza fine dell'ago che s'immerge nel foro della placca scorrevole azionato dal pedale che fa girare come in un moto perpetuo la grande ruota di ghisa.
Una sonnolenza scende sugli alunni e smorza le primitive risate o qualche tentativo di birboneria e il sole tiepido da eterna primavera invoglia tutti al tranquillo e proficuo studio. Quando la signorina li congeda i ragazzi rimangono un attimo come imbambolati e poi si precipitano giù per la ripida scala e attraverso i vicoletti tranquilli sciamano, dando fondo alle riposte energie, nei giardmetti, sul molo del porticciolo, sulla striscia di spiaggia dalla rena con granelli grossi e scuri o nell'unico cinema dove si entusiasmano alle imprese di Amedeo Nazzari o di Fosco Giacchetti.
La sera, nel chiuso dell'albergo, rappresenta per Sergio il periodo più bello della giornata. E presto diventato il benvoluto degli ufficiali, la mascotte del reggimento e non lo fanno sentire un bambino, tutt'altro un piccolo ometto e gli insegnano a giocare al biliardo, gli raccontano storie di guerra, di come una divisione si suddivida in più reggimenti ognuno dei quali comandato da un colonnello e a sua volta il reggimento è composto di battaglioni e questi di compagnie comandate da un capitano e così via.
La mamma fa vita ritirata e non si trova a suo agio nelle due stanze senza una casa a cui badare, un marito da accudire, pranzi da preparare e la massiccia Teresa è più che sufficiente per lavare e stirare mentre il personale dell'albergo provvede al resto. Non ci sono altre signore a parte la moglie del proprietario, e Marta il pomeriggio passeggia in compagnia di Teresa e Manù e qualche volta cerca di trattenere Io sgusciante Sergio sempre indaffarato fra compagni di scuola e ufficiali. Solo il sabato sera e la domenica la noia scompare dal volto di Marta e intorno a Guido che giunge dalla città è festa grande, ma e stanco l'imprenditore, le cose non vanno bene, i bombardamenti si intensificano e la zona industriale è un inferno. Sergio sente i genitori parlottare fino a notte tarda e la mattina Guido ha un'aria soddisfatta e Marta sorride serena e il suo atteggiamento verso gli ufficiali è meno riservato e insieme con il marito accetta qualche volta l'invito al tavolo del colonnello.
Si fanno progetti e viene deciso di prendere in fitto un appartamento in una villetta splla strada che corre lungo la spiaggia fra Formia e Gaeta. E un secondo e ultimo piano con un arioso terrazzino, le stanze odorano di pittura tresca e le pareti sono ancora umide, ma è una casa e Marta si _ sente rivivere e incomincia nuovamente a tenere sotto pressione Teresa per i pavimenti che debbono essere lucidi come specchi, i mobili senza un filo di polvere. la cucina ben ordinata. Ora però la scuola non è più a due passi come prima, bisogna percorrere quasi un paio di chilometri. Per Sergio e Manù è nuovamente festa:ogni mattina una carrozzella li accompagna e torna a riprenderli. Sergio monta a cassetta e tanto prega che riesce ad ottenere di condurre il cavallo. Che ebbrezza l'aria in pieno viso, il runrnre degli zoccoli che picchiano allegri sull'asfalto e le redini che trasmettono al docile animale il volere del ragazzo: tira a destra e gira a destra, a sinistra e gira a sinistra, tutte e due insieme e si arresta, le molla e fa schioccare la frusta e il cavallo accelera mentre la voce infantile emette caratteristici versi di aah e iih. Che vita meravigliosa, che bella la guerra! Il pomeriggio sulla spiaggia a correre, giocare a palla, rotolarsi sulla sabbia morbida e tiepida e infine la gioia più grande: l'arrivo delle biciclette!
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MessaggioTitolo: Re: SFOLLAMENTO PRIVILEGIATO, racconto   SFOLLAMENTO PRIVILEGIATO, racconto EmptyGio Gen 08, 2009 6:28 pm

In un solo giorno i bambini imparano e incominciano a scorazzare per la strada senza traffico inseguiti da richiami affannosi e preoccupati di Marta che presto deve convincersi, dopo ripetuti colpi di mano, che Sergio e Manù sono tanto abili da1potersi recare anche in paese, e i ragazzi arrancano sull'erta salita per poi lasciarsi andare nella successiva discesa senza mani provando la follia dell'equiibrista.
È ormai primavera e nella contrada benedetta sembra già estate. Numerose persone incominciano a fare veloci bagni e a prendere il sole distesi in costume sulla spiaggia e barche di pescatori riempiono sempre più di frequente il golfo racchiuso fra il promontorio di Scauri e la punta di Gaeta, incrociando barche a vela e pattini di ragazzi più grandi e di ufficiali. Marta non è più sola: ha fatto amicizia con una signora bionda tutta imbellettata che abita in una lussuosa villa vicina. Non ha figli ed il marito romano non si vede mai. Ogni pomeriggio e qualche volta di sera riceve nell'ombroso giardino amiche e ufficiali. Giocano a bridge, a ramino e parlano, parlano fumando e sorbendo gelati e dolcini. Spesso si sente il suono del grammofono che diffonde "Maria Laò", "Parlami d'amore Mariù" e "Ma l'amore no" e si balla. Belle signore con gambe e braccia abbronzate indossano vestiti con ampie spalline, profonde scollature e alte scarpe ortopediche. Sono sempre accerchiate da baldi ufficialetti che sembrano del tutto dimentichi della guerra che infuria nel mondo. Lungo la strada che corre parallela alla spiaggia poveri soldati dall'aspetto campagnolo sono rintanati nelle casematte che a distanza di duecento metri l'una dall'altra hanno il compito di presidiare il litorale e trascorrono ore e ore a mostrare visi smunti dalle strette feritoie, mentre il pensiero corre alle famiglie lontane e ai campi che avrebbero bisogno di loro. Di certo invidiano gli ufficiali che conducono una vita da eterna vacanza e che possono avvicinare alla pari quelle belle donne e che solo di rado e con aria da grandi condottieri si recano a controllare la loro postazione più per averne il rispettoso saluto che per compiere un dovere.
Sergio avverte un diverso comportamento della mamma che si mostra con lui meno apprensiva del solito e lo lascia più libero e senza le stereotipate raccomandazioni e dapprima se ne compiace e ne approfitta in tutti i modi, ma Manù è venuta intrattabile e cerca ogni possibile pretesto per non allontanarsi da Marta che è chiaramente infastidàa e la rimprovera e la redarguisce aspramente fino a colpirla con un violento cettone. 1. n pomeriggio la cugina lo prende per la mano e facendogli segno di non tare rumore. lo guida attrayerso i campi alle spalle della villa della signora bionda. E l'imbrunire e i due ragazzini procedono silenziosi facendosi largo fra i rami degli alberi e i cespugli fioriti che emanano un acuto odore turbato da quello degli escrementi dei tanti pollai. Al loro avvicinarsi galline fuggono starnazzando e qualche cane abbaia minaccioso. Infine fanno capolino fra i rami pungenti di un rosaio e vedono signore e ufficiali che ballano al suono di "Ma l'amore no". Le coppie sono strettamente allacciate dimentiche del mondo che le circonda. Anche Marta è fra di loro e il suo cavaliere è il capitano De Flamineis, alto, biondo, prestante con una faccia da schiaffi. Come la tiene stretta fra le braccia muscolose e non si capisce bene se le mormora parole all'orecchio o le bacia la guancia tonda e vellutata. Sergio non afferra il significato di tutto ciò, ma un istintivo senso di fastidio e di gelosia lo invade e vorrebbe aprirsi la strada nell'intrico di foglie, di fiori e di rami per farsi vedere, per interrompere quel qualcosa che non gli sembra normale, ma Manù lo trattiene e lo costringe a starsene lì cheto. La musica si ferma e il suono stridente della puntina sul solco non inciso ne prende il posto. Le coppie si arrestano con una perfetta giravolta e il capitano bacia galantemente la mano di Marta con un mezzo inchino, mentre le dice parole che sembrano divertirla. Subito parte un altro disco e i due ricominciano a ballare e l'ufficiale cinge la dama e la stringe possessivamente. Marta cerca di allontanarlo, ma De Flamineis insiste e Sergio vuole correre in soccorso della madre.
"Fermo, stai buono", gli mormora Manù.
"Ma non vedi cosa le fa? Debbo aiutarla."
"Che aiutarla, non capisci niente."

"Perché?".
"Perché fra uomini e donne così si fa, non ricordi nei
film?"
"Allora che facciamo?"
"Guardiamo, poi decideremo."
Il ballo è finito. Donne e uomini siedono nelle sedie di vimini e bevono e parlano. Una voce lontana chiama
"Sergioo, Manùù". E Teresa, bisogna ritornare.
Da quella sera i cugini incominciano a montare un'attenta guardia a Marta e cercano di non lasciarla mai sola. Hanno discusso a lungo e alla fine Manù ha convinto Sergio che non bisogna dire niente a Guido, ma fare di tutto perché De Flamineis trovi sempre loro fra i piedi. Ma non è tanto facile: la mattina sono a scuola e il pomeriggio la comitiva di signore ed ufficiali si reca al bar, in qualche villa o in gita nei dintorni e non vogliono bambini con loro.
La sera dal terrazzino di casa quando il cielo e sereno, verso sud si vedono lontani bagliori e talvolta giungono suoni lontani come di tuono. Saranno i bombardamenti su Napoli? E Guido è in pericol& E Marta non pensa al marito lontano fra le bombe? La guardano quasi con odio e le chiedono chiarimenti su quei baleni e cercano di richiamarle alla mente il loro caro lontano. Marta li tranquillizza, sembra indifferente e li manda a letto.
Una mattina attuando un piano meticolosamente studiato da Manù, i cugini escono prima del solito orario di scuola e si precipitano sulla spiaggia che sembra un serpente, lunga, stretta, sinuosa e punteggiata qua e là di colorati ombrelloni, la sabbia già scotta e penetra fastidiosa nelle scarpe dei bambini che la calpestano spostandosi sul bagnasciuga attraverso ie zone riservate alle Forze Armate, a stabilimenti e via via a palazzine e ville. Corpi distesi a rosolarsi al sole, sedie a sdraio, pattini, barche, tuffi, risate, richiami danno della striscia dorata un 'immagine estiva anche se è ancora maggio e la guerra è qualcosa di remoto, di quasi inesistente.
Ma un Mas che si staglia al largo con le sue mitragliere, i marinai operosi e attenti e i grossi fori lanciasiluri ammo
niscono tutti che il conflitto c'è, magari ancora lontano, ma tanti giovani vi sono impegnati valorosamente ogni giorno. Le casematte seminascoste lungo la riva mostrano soldatini che sembrano quelli di piombo con i quali giocano i bambini, i visi affilati e sofferti sotto gli elmetti arroventati dal sole e i moschetti che luccicano con le parti metalliche incastrate nel grosso e sagomato pezzo di legno.
Sergio e Manù procedono a fatica con le scarpe dove la rena bagnata dal mare si infila fra le dita dei piedi, sotto la pianta, dietro il calcagno e non rispondono a domande e inviti a sostare che continuamente giungono loro da ogni parte. I visetti seri, lo sguardo attento, scrutano fra gli spensierati bagnanti alla ricerca di Marta e infine la vedono e si arrestano.
La bella signora è a venti metri da loro distesa su un asciugamano che la difende dalla sabbia e accanto a lei, quasi su di lei, è De Flamineis ancora più aitante e odioso del solito. Che strana espressione è stampata sul volto della donna! Quella non è più la madre apprensiva, la pedante padrona di casa, la cuoca tutta intenta e soddisfatta nel preparare gustosi pranzetti ai figlioli e al marito, la massaia che pone riparo con le mani magiche alle numerose lacerazioni che i bambini producono ai loro vestiti durante i tumultuosi giochi, ma una donna, solo una donna che non conoscono. I cugini osservano attoniti, hanno l'impressione che qualcosa di più grande di loro si consumi negli sguardi, negli atteggiamenti, in quel rituale che tanto ricorda i film della Ferida e Osvaldo Valenti. Poi Manù avanza e si presenta inaspettata davanti alla zia e la interroga arrogante:
"Che fai qui con lui?"
Marta la guarda stupita, si alza e si scrolla i granelli di
sabbia di dosso e domanda:
"Che fai tu qui? Perché non sei a scuola?... come, c'è
anche Sergio?"
"Sì, siamoo qui!" L'atteggiamento nella piccola è già di donna gelosa. Dalle coppie una grande risata nervosa la sommerge, ma Marta non ride, colpisce i bambini con violenti schiaffi e ingiunge:

"Andiamo a casa, dovrete giustificare questo strano modo di fare! Siete due bambini cattivi! " Li afferra per
le braccia e De Flamineis interviene:
"Ma no, lasciali stare. Infine sono bambini."
"Sono scostumati e disobbedienti e vanno puniti" e come una furia li trascina verso casa. È agitata e durante il tragitto non pronuncia più parola, li rinchiude nella stanza e sbattendo la porta minaccia: "Starete tutto il giorno qui senza mangiare e lo dirò a papà! "
I cuginetti si guardano, Sergio piange sconsolatamente e Manù lo conforta, ben più di due anni di età sembrano dividerli. "Vedrai, vedrai quando verrà zio Guido! "
Che delusione! Non solo Guido non punisce la moglie, ma li rimprovera aspramente e la domenica sulla spiaggia è gentile come al solito col capitano che è sempre accanto a loro .Come odiano quel bellimbusto i cuginetti! Sergio ha sempre considerato il padre un uomo grande, forte, impavido, intelligente che può risolvere tutto, sistemare tutto, ma ora incomincia a vederlo per quello che è: un uomo come gli altri, anzi più piccolo e debole degli altri. Non può fare a meno di confrontare la corporatura di Guido con l'alta statura di De Flamineis, i muscoli del padre con quelli del capitano, la pelle bianchiccia con la cute abbronzata, e un sospetto, un atroce sospetto si fa strada nella sua mente infantile: che Guido abbia paura dell'altro? Che non sappia lottare con lui? Ma come non ha combattuto da eroe a Fiume? Non ha fatto la marcia su Roma? E le fotografie che tante volte ha ammirato con il papà fiero nella camicia nera, col pugnale in vita? Cosa volevano significare, allora? Qualcosa di irrimediabile avviene nella sua psiche. Vorrebbe chiedergli tante cose, incitarlo a scacciare l'intruso dalla loro famiglia, a picchiarlo, a farlo male, ma ora non crede più nel mito della invincibiità paterna, anzi è convinto che fra i due sarebbe Guido a soccombere. Vorrebbe intervenire lui, punire lui l'antipatico impudente che rimane accanto a loro con aria di chi ha diritto a farlo. E Marta ride e scherza e quando i suoi occhi incontrano quelli di De Flamineis assume lo strano atteggiamento che tanto ha turbato il bambino.
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