BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 DUE TESI DI LAUREA IN ARCHITETTURA SULLE OPER DELL'ING. TOMMASO COTRONEI !!

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Bruno
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MessaggioTitolo: DUE TESI DI LAUREA IN ARCHITETTURA SULLE OPER DELL'ING. TOMMASO COTRONEI !!   DUE TESI DI LAUREA  IN ARCHITETTURA SULLE OPER DELL'ING. TOMMASO COTRONEI !! EmptyVen Lug 03, 2009 12:17 pm

DUE TESI DI LAUREA  IN ARCHITETTURA SULLE OPER DELL'ING. TOMMASO COTRONEI !! Za_tc_10






DUE TESI DI LAUREA  IN ARCHITETTURA SULLE OPER DELL'ING. TOMMASO COTRONEI !! Af1_te10






























cap. II: LA VERA SPINTA AL SUCCESSO
Perché in buona parte di tutti noi c'è quest'ansia,
quest'inquietudine che ci spinge ad affermarci nella
vita, a competere con il nostro vicino, sia esso il fratel-
lo, il padre, l'amico, il conoscente, il collega o chiunque
capiti a tiro dei nostri sguardi e del nostro territorio?
D'altra parte il dizionario nella sua saggezza, che è
maturazione di esperienze di un comune intendimen-
to, ci da come prima definizione del successo: «bril-
lante esito nella vita». Ebbene, noi non sappiamo con
esattezza cosa sia la vita nella sua essenza. Ci dobbiamo
accontentare di alcune teorie elaborate nel corso dei
secoli per cercare di far luce sulla sua essenza. Esse pos-
sono essere raccolte, secondo lo zoologo e biologo
francese Yves Delage morto nel 1920, in quattro grup-
pi:
1) Spiegazione della vita in chiave metafìsica come l'a-
nimismo puro (da Aristotele, Fiatone e fino al
medico e chimico Sthai morto nel 1734) o il nisu-s
formativus (Needham) o il principio vitale (scuola
di medicina di Montpellier) e, in epoca più recente
e con opportune modifiche, il neovitalismo di
Driesch).
2) Spiegazioni in chiave preformistica secondo la
quale la vita non è altro che lo sviluppo di germi
inseriti gli uni negli altri dalla comparsa delle specie
viventi.
3) Spiegazioni micromeristiche (la vita è il risultato
delle proprietà di particelle speciali, elementi ini-
ziali della materia vivente). Per alcuni degli elabora-
tori di queste teorie tali particelle elementari sono
immortali, ma per il maggior numero esse si
distruggono dopo la morte.
4) Spiegazioni organicistiche (la forma corporea, le
proprietà, le caratteristiche delle diverse parti sono
determinate dall'interazione di tutti gli elementi
costitutivi dell'organismo vivente).
Tutte queste spiegazioni, però hanno un carattere
puramente storico e non è il caso di approfondirle in
un libro che, tutto sommato, ha altri scopi. Oggi le
spiegazioni sono principalmente orientale sulle sintesi
della materia vivente che è l'origine della vita. Miller
nel 1953 a mezzo di una scarica elettrica sui costituenti
dell'atmosfera terrestre primitiva (metano, ammonia-
ca, idrogeno ed acqua) riuscì a sintetizzare alcune
molecole di amminoacidi e Akaburi nel 1959 ottenne
la sintesi di proteine in ambiente non biologico. Poi
Fox e Harada ottennero protidi ad elevato peso mole-
colare forniti di proprietà simili a quelle delle proteine
viventi e con Oro e Kimball realizzarono nel 1961 la
sintesi abiologica dei nucleotidi costituenti degli acidi
nucleici.
Quindi non sappiamo ancora cosa sia la vita in senso
scientifico ed è inutile continuare a rompersi la testa
per tentare di conoscerlo se non si è dediti a studi bio-
logici con altissima specializzazione. Tutti, comunque,
ormai sappiamo come veniamo concepiti, owerosia
dall'accoppiamento di un maschio con una femmina.
Pochi però hanno riflettuto sul fatto che la nostra
vita (spazio di tempo compreso tra la nostra nascita e la
nostra morte) comincia con un avvenimento competi-
tivo, una specie di gara. Per la .procreazione infatti die-
cine di milioni di spermatozoi s'impegnano e lottano
per giungere primi. La «corsa» dura all'incirca otto ore
e la meta è costituita dalla cellula uovo della femmina
che se ne sta rintanata ed emette^un sottile profumo
tentatore, eccitante, stimolante. E un traguardo dal
grande premio, la vita! e per tagliarlo per primo il vin-
citore, uno ed uno solo, fra la pletora dei concorrenti
non deve essere solamente il più veloce, il più forte, ma
anche il più ingegnoso: deve scovare l'uovo e posse-
dere ancora quel tanto di energia per perforare la sua
pelle e quindi fecondarlo. Esso ed esso soltanto diviene
in quella copula il figlio del maschio e della femmina e,
nel nostro caso, dell'uomo e della donna!. Tutti gli altri
concorrenti infatti sono condannati a morte perché
non appena l'uovo è penetrato dal vincitore si con-
torna di una sottilissima pellicola e i microscopici pori
si chiudono lasciando fuori, in un turbine inutile mor-
tale gli altri, i perdenti.
Ma è sempre il migliore, il più forte che vince? E noi
siamo sempre frutto del miglior spermatozoo dei
milioni emessi da papa in quella occasione? No, non
sempre. Anche questa, a simiglianza delle tante gare
sportive nelle quali siamo protagonisti o alle quali assi-
stiamo comodamente seduti davanti ad un televisore, è
caratterizzata da ingiustizie, incidenti sfortuna o favo-
ri, ma - esattamente come ci viene più volte illustrato
dai giornali o dall'ormai famoso e seguitissimo «pro-
cesso del lunedì» - le ingiustizie ed i favori si compen-
sano nel lungo arco di un campionato o nelle tante
tappe di un tour, per cui, tutto sommato, possiamo
ritenere che nel complesso il risultato finale sia giusto.
Dalla grande eliminatoria, in definitiva, solo i migliori
si propagano ed i più deboli sono per sempre esclusi.
Sarà bene conoscere, sia pure di massima, come
sono fatte le cellule sessuali maschili e femminili dalla
cui unione siamo generati. Quella della donna viene
cercata dalla maschile ed ha un comportamento inizial-
mente passivo. È una grande sfera, la maggiore delle
cellule del corpo. Il suo diametro è di ben un quinto di
millimetro e pesa un duecentomillesimo di grammo! E
non sembri poco, è un vero peso massimo nel mondo
osservato da potenti microscopi, ed è colma di zolle di
zucchero, di amido e di albumine occorrenti per la
nutrizione del futuro uomo.
Al suo confronto, al confronto dell'uovo, la cellula
sessuale maschile è supermicroscopica: è un centomil-
lesimo di quella femminile. Sottilissima per i suoi com-
piti di competizione e di penetrazione è attrezzata per
il movimento; sembra una specie di minuscolo razzo.
Davanti è arrotondata secondo dettami aerodinamici e
reca una specie di cabina contenente la cromatina che
non è altro che la massa ereditaria del padre con i cen-
tomila genidi delle caratteristiche umane. Dietro la
cabina c'è il meccanismo del movimento, il centro-
soma ed accanto grossi (si fa per dire) granuli disposti
in due file, quasi i cilindri del motore e l'accensione. In
essi è inserita una spirale simile ad un asse che tra-
smette i movimenti dell'apparato di propulsione rap-
presentato da una lunga (si fa sempre per dire e natu-
ralmente in proporzione) coda che si muove turbinosa-
mente spingendo la cellula avanti e indirizzandola
mediante spostamenti laterali.
In questo micro micro cosmo la cellula maschile che
misura, lunga coda compresa, un ventesimo di milli-
metro deve compiere il colossale percorso di venticin-
que centimetri per giungere all'uovo alla velocità di 3
millimetri al minuto. Davvero un po' poco per un raz-
zo! Ma, come un razzo, non trova stazioni intermedie
di sosta e di rifornimento, deve pervenire alla meta con
un volo di circa otto ore senza scalo. Fondamentale è
quindi la sua buona costruzione!
Quando il vincitore fa il suo ingresso nell'uovo,
abbandona il propulsore ed i granuli diffondono da
ogni parte le loro energie, quasi lo sperone di una nave
che apre la strada alla cabina di cromatina fra le zolle
del plasma fino al nucleo della cellula ovarica, meta
ultima del suo awenturoso viaggio. Non più le lunghe
ore per tagliare il traguardo, ma appena cinque minuti
impiega il nostro spermatozoo primo ed unico a pene-
trare i misteri e le delizie di quell'uovo.
Ora i due nuclei, il maschile ed il femminile, sono
uno di fronte all'altra risplendenti dei loro centrosomi
come due astri. La cromatina è in forma di granuli che
si dispongono a nastro, le membrane interposte fra i
nuclei scompaiono e i nastri di cromatina delle due cel-
lule liberate incominciano ad intrecciarsi.
Il momento è solenne, in meno di un minuto la strut-
tura del futuro uomo viene decisa! In questi sessanta
secondi avviene la vera formazione del carattere e tutti
gli awenimenti successivi, gli influssi esterni, le arti
educative e diseducative non saranno altro che corret-
tivi che non influiranno più di un venti per cento per
chi alla psicologia non crede eccessivamente o, al mas-
simo, un quaranta/cinquanta per cento per coloro che
di questa «scienza dell'inconscio» hanno il rispetto più
assoluto. In questo fatale minuto si mescolano insieme
gli elementi di due progenie diverse, un uomo ed una
donna, che hanno accumulato durante svariate genera-
zioni un patrimonio ereditario completamente diverso
composto e diviso sempre di nuovo con altre genera-
zioni. Si trovano quindi mischiate insieme nel nuovo
essere tante cose che possono mirabilmente armoniz-
zarsi e altre che procureranno dissonanze. Pare quasi -
e il parallelo non sembri irriverente - il rimestare ed il
distribuire, all'inizio di un gioco, le carte, e l'individuo
che sta nascendo dovrà, nolente o volente, acconten-
tarsi dei valori che gli capiteranno fra le mani. Tutt'al
più potrà sostituirne qualcuna. Le molte contraddi-
zioni della nostra natura (e chi non ne ha?) trovano in
questi secondi della creazione la loro giustificazione,
glorificazione e perché no... il'loro perdono.
Nel microscopico uovo umano che esternamente non
sembra altro che un granulo di caviale, ma cento volte più
piccolo, si trovano racchiuse tutte le disposizioni dello
spirito e di carattere: dal musicale al matematico, dal col-
lezionista meticoloso al disordinato distruttore, dall'arti-
sta al materialista che fanno anni dopo ricordare ai
parenti estasiati o inorriditi analogie con il nonno, il
padre o lo zio. Ma naturalmente la cosa non è tanto sem-
plice: a parte teorie freudiane, junghiane e così via, vi è la
legge biogenetica. Se si rinette infatti non si può negare
che la storia dell'individuo è una sintetica ripetizione
della storia di tutta la specie alla quale appartiene. Nello
stadio di uovo fecondato l'uomo è un ameba. La morula
e la blastula, i due successivi stadi di sviluppo, sono a
livello di numerose piante ed animali inferiori. La gra-
stula è a livello di un celenterato nel grado di sviluppo di
una medusa. Nella prima infanzia urliamo come animali
se ci manca qualcosa, poi procediamo carponi e por-
tiamo alla bocca tutto quello che ci capita alla portata
delle mani, ci rotoliamo volentieri nel sudiciume, ci
arrampichiamo come scimmie, ci azzuffiamo come sel-
vaggi, ci diverte abitare - e lo faremmo se non ce lo impe-
dissero - in tende e in capanne, ci tingiamo il viso come
selvaggi ed uccidiamo con gioia insetti e piccoli animali
come i barbari. Interpretiamo infine tutto secondo un
profondo istinto di lotta, di sopravvivenza e di sopraffa-
zione.
Forse tutto deriva da quel primo episodio che ha
segnato l'inizio della nostra vita. Da quella gara dispe-
rata degli spermatozoi per giungere primi e non soc-
combere. Ecco quindi, probabilmente, la causa di
questo nostro desiderio disperato per giungere al suc-
cesso, per superare gli altri. E non è da trascurare il
modo in cui veniamo trattati dai nostri genitori, dai
nostri conviventi negli anni formativi dell'infanzia e
dell'adolescenza.
Facciamo mente locale e cerchiamo di ricordare. E
stato più produttivo essere buoni, bravi, perfettini,
ubbidienti e studiosi o l'opposto di tutto ciò per l'amo-
re, l'attenzione e l'impegno di papa e mammà, dei fra-
telli, degli zii, dei nonni, dei maestri e professori, del
parroco, dell'allenatore dello sport praticato, delle
ragazzine o ragazzini con i quali abbiamo intrecciato i
primi flirts?
Non possiamo certo rimembrare i momenti i giorni
e i mesi nei quali eravamo ancora nella culla o nel pass-
eggino o nel box, ma possiamo oggi osservare i nostri
figli o i nostri fratelli o nipoti che sono in quella condi-
zione. Se sono buoni tranquilli, non danno il minimo
fastidio, quasi passano inosservati e, dopo qualche
carezza bacetto moina, vengono quasi dimenticati. Se
invece sono terribili noiosi, dispettosi, oh sì che c'è da
parlarne! E come tutti si danno da fare per tranquilliz-
zarli, confezionare pappine appetitose, recare giocat-
toli non scelti quasi a caso ma dopo profondi studi cer-
cando di interpretare il reale gusto del piccolo ribelle
inquieto! E il vestito sarà il più bello, la scuola la
migliore possibile, le raccomandazioni e i regali alla
maestra i più preziosi perché sopporti la piccola peste.
Se un bimbo subito sorride, fa l'inchino, recita la
poesia, porta dei buoni voti, presto dopo l'esibizione di
orgogliosa soddisfazione, viene più o meno accantona-
to: bisogna occuparsi del cattivo, del dispettoso, di
colui che non vuole baciare, elargire facili sorrisi, che
non sa la poesia, che ha una pessima pagella. Ottenerne
qualcosa, sia pure uno straccio di attenzione, è una
vera conquista e se ne parla per mesi, per anni, forse
per sempre!
D'altra parte, il Vangelo non racconta di Gesù che
abbandonò il gregge per ritrovare la pecorella smar-
rita?
E la ragazzina che subito dice di sì, che solletica il
maschio, o quella che sembra irraggiungibile e
respinge doni e attenzioni? "
E l'assiduo maschio corteggiatore che attrae la fan-
ciulla alle prime esperienze, o il tenebroso distaccato
che sembra ignorare che esista l'altro sesso?
Sono cose queste che tutti abbiamo vissuto in qual-
siasi senso abbiamo operato nella nostra infanzia e ado-
lescenza, ma quanti di noi vi hanno riflettuto sopra?
Quanti ne hanno tratto insegnamento? E modificare il
proprio modo di essere con fredda determinazione è
stato attuato o è stato considerato un tradimento verso
se stesso, ed in definitiva dannoso?
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