Bruno Admin
Numero di messaggi : 3063 Data d'iscrizione : 27.10.08 Località : Napoli Personalized field :
| Titolo: DUE TESI DI LAUREA IN ARCHITETTURA SULLE OPER DELL'ING. TOMMASO COTRONEI !! Ven Lug 03, 2009 12:17 pm | |
| cap. II: LA VERA SPINTA AL SUCCESSO Perché in buona parte di tutti noi c'è quest'ansia, quest'inquietudine che ci spinge ad affermarci nella vita, a competere con il nostro vicino, sia esso il fratel- lo, il padre, l'amico, il conoscente, il collega o chiunque capiti a tiro dei nostri sguardi e del nostro territorio? D'altra parte il dizionario nella sua saggezza, che è maturazione di esperienze di un comune intendimen- to, ci da come prima definizione del successo: «bril- lante esito nella vita». Ebbene, noi non sappiamo con esattezza cosa sia la vita nella sua essenza. Ci dobbiamo accontentare di alcune teorie elaborate nel corso dei secoli per cercare di far luce sulla sua essenza. Esse pos- sono essere raccolte, secondo lo zoologo e biologo francese Yves Delage morto nel 1920, in quattro grup- pi: 1) Spiegazione della vita in chiave metafìsica come l'a- nimismo puro (da Aristotele, Fiatone e fino al medico e chimico Sthai morto nel 1734) o il nisu-s formativus (Needham) o il principio vitale (scuola di medicina di Montpellier) e, in epoca più recente e con opportune modifiche, il neovitalismo di Driesch). 2) Spiegazioni in chiave preformistica secondo la quale la vita non è altro che lo sviluppo di germi inseriti gli uni negli altri dalla comparsa delle specie viventi. 3) Spiegazioni micromeristiche (la vita è il risultato delle proprietà di particelle speciali, elementi ini- ziali della materia vivente). Per alcuni degli elabora- tori di queste teorie tali particelle elementari sono immortali, ma per il maggior numero esse si distruggono dopo la morte. 4) Spiegazioni organicistiche (la forma corporea, le proprietà, le caratteristiche delle diverse parti sono determinate dall'interazione di tutti gli elementi costitutivi dell'organismo vivente). Tutte queste spiegazioni, però hanno un carattere puramente storico e non è il caso di approfondirle in un libro che, tutto sommato, ha altri scopi. Oggi le spiegazioni sono principalmente orientale sulle sintesi della materia vivente che è l'origine della vita. Miller nel 1953 a mezzo di una scarica elettrica sui costituenti dell'atmosfera terrestre primitiva (metano, ammonia- ca, idrogeno ed acqua) riuscì a sintetizzare alcune molecole di amminoacidi e Akaburi nel 1959 ottenne la sintesi di proteine in ambiente non biologico. Poi Fox e Harada ottennero protidi ad elevato peso mole- colare forniti di proprietà simili a quelle delle proteine viventi e con Oro e Kimball realizzarono nel 1961 la sintesi abiologica dei nucleotidi costituenti degli acidi nucleici. Quindi non sappiamo ancora cosa sia la vita in senso scientifico ed è inutile continuare a rompersi la testa per tentare di conoscerlo se non si è dediti a studi bio- logici con altissima specializzazione. Tutti, comunque, ormai sappiamo come veniamo concepiti, owerosia dall'accoppiamento di un maschio con una femmina. Pochi però hanno riflettuto sul fatto che la nostra vita (spazio di tempo compreso tra la nostra nascita e la nostra morte) comincia con un avvenimento competi- tivo, una specie di gara. Per la .procreazione infatti die- cine di milioni di spermatozoi s'impegnano e lottano per giungere primi. La «corsa» dura all'incirca otto ore e la meta è costituita dalla cellula uovo della femmina che se ne sta rintanata ed emette^un sottile profumo tentatore, eccitante, stimolante. E un traguardo dal grande premio, la vita! e per tagliarlo per primo il vin- citore, uno ed uno solo, fra la pletora dei concorrenti non deve essere solamente il più veloce, il più forte, ma anche il più ingegnoso: deve scovare l'uovo e posse- dere ancora quel tanto di energia per perforare la sua pelle e quindi fecondarlo. Esso ed esso soltanto diviene in quella copula il figlio del maschio e della femmina e, nel nostro caso, dell'uomo e della donna!. Tutti gli altri concorrenti infatti sono condannati a morte perché non appena l'uovo è penetrato dal vincitore si con- torna di una sottilissima pellicola e i microscopici pori si chiudono lasciando fuori, in un turbine inutile mor- tale gli altri, i perdenti. Ma è sempre il migliore, il più forte che vince? E noi siamo sempre frutto del miglior spermatozoo dei milioni emessi da papa in quella occasione? No, non sempre. Anche questa, a simiglianza delle tante gare sportive nelle quali siamo protagonisti o alle quali assi- stiamo comodamente seduti davanti ad un televisore, è caratterizzata da ingiustizie, incidenti sfortuna o favo- ri, ma - esattamente come ci viene più volte illustrato dai giornali o dall'ormai famoso e seguitissimo «pro- cesso del lunedì» - le ingiustizie ed i favori si compen- sano nel lungo arco di un campionato o nelle tante tappe di un tour, per cui, tutto sommato, possiamo ritenere che nel complesso il risultato finale sia giusto. Dalla grande eliminatoria, in definitiva, solo i migliori si propagano ed i più deboli sono per sempre esclusi. Sarà bene conoscere, sia pure di massima, come sono fatte le cellule sessuali maschili e femminili dalla cui unione siamo generati. Quella della donna viene cercata dalla maschile ed ha un comportamento inizial- mente passivo. È una grande sfera, la maggiore delle cellule del corpo. Il suo diametro è di ben un quinto di millimetro e pesa un duecentomillesimo di grammo! E non sembri poco, è un vero peso massimo nel mondo osservato da potenti microscopi, ed è colma di zolle di zucchero, di amido e di albumine occorrenti per la nutrizione del futuro uomo. Al suo confronto, al confronto dell'uovo, la cellula sessuale maschile è supermicroscopica: è un centomil- lesimo di quella femminile. Sottilissima per i suoi com- piti di competizione e di penetrazione è attrezzata per il movimento; sembra una specie di minuscolo razzo. Davanti è arrotondata secondo dettami aerodinamici e reca una specie di cabina contenente la cromatina che non è altro che la massa ereditaria del padre con i cen- tomila genidi delle caratteristiche umane. Dietro la cabina c'è il meccanismo del movimento, il centro- soma ed accanto grossi (si fa per dire) granuli disposti in due file, quasi i cilindri del motore e l'accensione. In essi è inserita una spirale simile ad un asse che tra- smette i movimenti dell'apparato di propulsione rap- presentato da una lunga (si fa sempre per dire e natu- ralmente in proporzione) coda che si muove turbinosa- mente spingendo la cellula avanti e indirizzandola mediante spostamenti laterali. In questo micro micro cosmo la cellula maschile che misura, lunga coda compresa, un ventesimo di milli- metro deve compiere il colossale percorso di venticin- que centimetri per giungere all'uovo alla velocità di 3 millimetri al minuto. Davvero un po' poco per un raz- zo! Ma, come un razzo, non trova stazioni intermedie di sosta e di rifornimento, deve pervenire alla meta con un volo di circa otto ore senza scalo. Fondamentale è quindi la sua buona costruzione! Quando il vincitore fa il suo ingresso nell'uovo, abbandona il propulsore ed i granuli diffondono da ogni parte le loro energie, quasi lo sperone di una nave che apre la strada alla cabina di cromatina fra le zolle del plasma fino al nucleo della cellula ovarica, meta ultima del suo awenturoso viaggio. Non più le lunghe ore per tagliare il traguardo, ma appena cinque minuti impiega il nostro spermatozoo primo ed unico a pene- trare i misteri e le delizie di quell'uovo. Ora i due nuclei, il maschile ed il femminile, sono uno di fronte all'altra risplendenti dei loro centrosomi come due astri. La cromatina è in forma di granuli che si dispongono a nastro, le membrane interposte fra i nuclei scompaiono e i nastri di cromatina delle due cel- lule liberate incominciano ad intrecciarsi. Il momento è solenne, in meno di un minuto la strut- tura del futuro uomo viene decisa! In questi sessanta secondi avviene la vera formazione del carattere e tutti gli awenimenti successivi, gli influssi esterni, le arti educative e diseducative non saranno altro che corret- tivi che non influiranno più di un venti per cento per chi alla psicologia non crede eccessivamente o, al mas- simo, un quaranta/cinquanta per cento per coloro che di questa «scienza dell'inconscio» hanno il rispetto più assoluto. In questo fatale minuto si mescolano insieme gli elementi di due progenie diverse, un uomo ed una donna, che hanno accumulato durante svariate genera- zioni un patrimonio ereditario completamente diverso composto e diviso sempre di nuovo con altre genera- zioni. Si trovano quindi mischiate insieme nel nuovo essere tante cose che possono mirabilmente armoniz- zarsi e altre che procureranno dissonanze. Pare quasi - e il parallelo non sembri irriverente - il rimestare ed il distribuire, all'inizio di un gioco, le carte, e l'individuo che sta nascendo dovrà, nolente o volente, acconten- tarsi dei valori che gli capiteranno fra le mani. Tutt'al più potrà sostituirne qualcuna. Le molte contraddi- zioni della nostra natura (e chi non ne ha?) trovano in questi secondi della creazione la loro giustificazione, glorificazione e perché no... il'loro perdono. Nel microscopico uovo umano che esternamente non sembra altro che un granulo di caviale, ma cento volte più piccolo, si trovano racchiuse tutte le disposizioni dello spirito e di carattere: dal musicale al matematico, dal col- lezionista meticoloso al disordinato distruttore, dall'arti- sta al materialista che fanno anni dopo ricordare ai parenti estasiati o inorriditi analogie con il nonno, il padre o lo zio. Ma naturalmente la cosa non è tanto sem- plice: a parte teorie freudiane, junghiane e così via, vi è la legge biogenetica. Se si rinette infatti non si può negare che la storia dell'individuo è una sintetica ripetizione della storia di tutta la specie alla quale appartiene. Nello stadio di uovo fecondato l'uomo è un ameba. La morula e la blastula, i due successivi stadi di sviluppo, sono a livello di numerose piante ed animali inferiori. La gra- stula è a livello di un celenterato nel grado di sviluppo di una medusa. Nella prima infanzia urliamo come animali se ci manca qualcosa, poi procediamo carponi e por- tiamo alla bocca tutto quello che ci capita alla portata delle mani, ci rotoliamo volentieri nel sudiciume, ci arrampichiamo come scimmie, ci azzuffiamo come sel- vaggi, ci diverte abitare - e lo faremmo se non ce lo impe- dissero - in tende e in capanne, ci tingiamo il viso come selvaggi ed uccidiamo con gioia insetti e piccoli animali come i barbari. Interpretiamo infine tutto secondo un profondo istinto di lotta, di sopravvivenza e di sopraffa- zione. Forse tutto deriva da quel primo episodio che ha segnato l'inizio della nostra vita. Da quella gara dispe- rata degli spermatozoi per giungere primi e non soc- combere. Ecco quindi, probabilmente, la causa di questo nostro desiderio disperato per giungere al suc- cesso, per superare gli altri. E non è da trascurare il modo in cui veniamo trattati dai nostri genitori, dai nostri conviventi negli anni formativi dell'infanzia e dell'adolescenza. Facciamo mente locale e cerchiamo di ricordare. E stato più produttivo essere buoni, bravi, perfettini, ubbidienti e studiosi o l'opposto di tutto ciò per l'amo- re, l'attenzione e l'impegno di papa e mammà, dei fra- telli, degli zii, dei nonni, dei maestri e professori, del parroco, dell'allenatore dello sport praticato, delle ragazzine o ragazzini con i quali abbiamo intrecciato i primi flirts? Non possiamo certo rimembrare i momenti i giorni e i mesi nei quali eravamo ancora nella culla o nel pass- eggino o nel box, ma possiamo oggi osservare i nostri figli o i nostri fratelli o nipoti che sono in quella condi- zione. Se sono buoni tranquilli, non danno il minimo fastidio, quasi passano inosservati e, dopo qualche carezza bacetto moina, vengono quasi dimenticati. Se invece sono terribili noiosi, dispettosi, oh sì che c'è da parlarne! E come tutti si danno da fare per tranquilliz- zarli, confezionare pappine appetitose, recare giocat- toli non scelti quasi a caso ma dopo profondi studi cer- cando di interpretare il reale gusto del piccolo ribelle inquieto! E il vestito sarà il più bello, la scuola la migliore possibile, le raccomandazioni e i regali alla maestra i più preziosi perché sopporti la piccola peste. Se un bimbo subito sorride, fa l'inchino, recita la poesia, porta dei buoni voti, presto dopo l'esibizione di orgogliosa soddisfazione, viene più o meno accantona- to: bisogna occuparsi del cattivo, del dispettoso, di colui che non vuole baciare, elargire facili sorrisi, che non sa la poesia, che ha una pessima pagella. Ottenerne qualcosa, sia pure uno straccio di attenzione, è una vera conquista e se ne parla per mesi, per anni, forse per sempre! D'altra parte, il Vangelo non racconta di Gesù che abbandonò il gregge per ritrovare la pecorella smar- rita? E la ragazzina che subito dice di sì, che solletica il maschio, o quella che sembra irraggiungibile e respinge doni e attenzioni? " E l'assiduo maschio corteggiatore che attrae la fan- ciulla alle prime esperienze, o il tenebroso distaccato che sembra ignorare che esista l'altro sesso? Sono cose queste che tutti abbiamo vissuto in qual- siasi senso abbiamo operato nella nostra infanzia e ado- lescenza, ma quanti di noi vi hanno riflettuto sopra? Quanti ne hanno tratto insegnamento? E modificare il proprio modo di essere con fredda determinazione è stato attuato o è stato considerato un tradimento verso se stesso, ed in definitiva dannoso? |
| |
|