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| IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato | |
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Bruno Admin
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| Titolo: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:14 pm | |
| Lunedì 4 novembre 1991 Uno strano autunno che sembra primavera: fresco asciutto, rinvigorente, e un cielo limpido, luminoso, e gli uomini che procedono spediti nonostante il traffico sempre più intenso e strombazzante. Andrea si sente in gran forma come non gli era più successo da quando (ed è trascorso quasi un anno) ha superato la temuta soglia dei cinquanta. Saluta il bidello, attraversa l'aula dell'istituto universitario di cui è il titolare, e apre la pesante porta dello studio. Si sfila la giacca che lascia cadere sull'imponente divano e raggiunge allo scrittoio la sua nuova e bella assistente. - Ciao,Patrizia,cosa hai pensato dopo venerdì? , - Niente di concreto, ma ho ricostruito perfettamente il sogno del maglione blu perché ci ho pensato molto. Credo che sia da ricordare, anche se c'è sempre un'altra parte di noi che cerca di reprimere, di soffocare. Però alla fine, con molti sforzi per capire se stessi e ciò che si vuole, tutto emerge prepotente. - Ti ha davvero sconvolto scoprirmi venerdì con indosso il maglione con cui mi hai sognato la notte prima? Parlamene. - Stavamo a Misene, in una casa, o meglio, in un palazzo completamente di vetro. Era tutto deserto perché quella casa era isolata ed era di fronte alla spiaggia. Un ambiente futuristico con una scrivania completamente in alluminio e vetro e niente di caldo, e ho sognato che ad un certo punto ci rincorrevamo. Io scappavo e ridevo. - Io ero il cacciatore e tu la preda? E non hai mai pensato di fare il contrario? - Mi sembrava un gioco di bambini: era un fuggire per farsi prendere. Divertentel - E ora cosa pensi della mia proposta di venerdì? - Non lo so, Andrea, è come se mi avesse chiesto che ne dici di venire a cena con me? Con la stessa freddezza. Sono molto analitico. Continui a rimanere perplessa della freddezza così fra virgolette. Non è freddezza, è semplicemente l'analisi delle cose. Vi sono abituato.In sostanza, prima di venerdì, pensavi meglio o peggio di me? - Lo stesso. - Cosa ti proponi da questo rapporto? - Niente. - Patrizia, perché non sei sincera? - Non lo so, niente. Non so se mi propongo qualcosa, non ci ho mai pensato, e poi che cosa vuole sapere? - Ti farebbe piacere*di fare l'amore con me? - Si. - Davvero? - Non lo so veramente. - Prima dici di sì e poi dici... - Appunto, perché non lo so. - Dove risiede il dubbio? - Mi sembra di essere alla contrattazione per vendere... Brava! Questo aspettavo che tu dicessi. Una cosa giusta. E' divertente questo fatto. - In un certo senso no. Un'asta... L'asta, Patrizia, è dove c'è un prezzo, invece questo... - Ma mi sembra lo stesso di contrattare, io non voglio contrattare, non ho l'anima del commercio. - Nemmeno io, solamente è divertente come fatto. Pongo in modo sconvolgente il tutto. - Mica tanto,Andrea. - Lo è. - Si, però non mi aspettavo quella domanda di venerdì. No, non me l'aspettavo così. - Allora, Patrizia, noi andiamo avanti nel-lavoro, se son rose fioriranno e se non lo sono pazienza. Se un giorno andrà a entrambi di fare certe cose, le faremo. D'accordo? Forza, riprendiamo a lavorare. Patrizia,ti darò una copia di questa ricerca, cosi potrai apprezzarla meglio. - Si, così potrò goderla, se ci sarà da godere. - Spero che ce ne sia, uno spera sempre. Però bisogna verificare. Si. Ho letto un sonetto di Shakespeare che mi ha ricordato la giornata di venerdì. E' molto bello per le parole usate anche se poi, devo dire la verità, leggendo quel sonetto mi sembra che le parole non siano state tradotte secondo... - Il significato qual è? - Parla della lussuria. - Cosa dice? - Che, fin che dura lo spirito ingegnoso dell'uomo, la lussuria è bandita , è ingiuriata, allontanata. Invece quando la lussuria domina nell'uomo ci sono tutti... Quindi la tempesta che esiste tra la razionalità e il desiderio. Dice che il mondo sa e potrebbe anche fuggire, ma non fugge il paradiso che porta a quest'inferno. - Che cosa ti ha ricordato la giornata di venerdì, la parte iniziale o quella finale? - Nessuna delle due, la riferirei invece a quel discorso che mi fece l'altro giorno. - La libido? - Sì, ma non solo. Perché nell'essenza il suo discorso implica anche di vivere dei rapporti con una certa nonchalance per evitare complicazioni. Invece secondo me il finale del sonetto si riferiva a quanto avevo detto io. - Patrizia, sai qual è il problema nella realtà, detto in poche parole? Se si vuole avere un rapporto che abbia inferno e paradiso, è bene che avvenga quando non ci sono anche frequentazioni di* un altro tipo. Solo allora si può cogliere tutto quello che capita, sarà inferno o paradiso. Ma quando la frequenza o continuativa tutto diventa più complesso perché possono nascere insieme varie cose, ad esempio una storia vissuta drammaticamente. Se invece gli incontri sono occasionali, che si possano ripetere o no a seconda delle circostanze, ci si può abbandonare con più faciltà. Insomma voglio dire che laddove vi è una frequentazione continuativa tutto diventerebbe più complicato e non si può sapere se il rapporto andrebbe avanti su un quieto standard oppure in modo acceso, investendo in pieno la famosa libido. Tu sai che chi fa poco lavoro mentale è più disponibile a impegnarla mentre gli altri preferirebbero un rapporto occasionale e senza problemi. Quindi ci sarebbe da prendere una decisione: varrebbe la pena di spezzare la nostra collaborazione trasferendoti in un altro istituto universitario? Oppure no, tenendo anche conto che, tutto sommato, abbiamo un cervello funzionante e non ci facciamo dominare da un certo organo? E" così? - Oddio... - Qui nasce il problema. Patrizia, se ce'n'é uno. Quindi, vediamo cosa dice su questo argomento la parte femminile e poi sentiamo cosa dice quella maschile. - Non lo so, dovrei comunque vivere una certa esperienza per capire... - Vedi hai la libido molto più disponibile nonostante tu sia talmente impegnata. - No, non è vero, Andrea. Tutto è importante, come si fa a scindere? Io vivo tutte le cose" con una certa intensità, quelle che mi piacciono, ovviamente. Non faccio differenze. - Allora non condividi il mio pensiero sulla libido? - Non lo condivido per me. Perché non ne scrivi? potrebbe risultare molto interessante e senza preoccuparti che ci sia nulla di artistico. - Sono talmente complessa che non riesco... Fa freddo qui. - Se il massaggio non portasse ad altre conseguenze , potrei riscaldarti io. - E" vero, può nascere qualcosa. Ma dall'indifferenza non nasce nulla. - Sono indifferente? - Non eccessivamente. Anche se poi mi piacerebbe... - Ci vuole molto per capire una persona. Andrea, la vorrei vedere come compagno, ma dal di fuori. - Vuoi saper se ho dialogo? - No, no, non mi interessa, Andrea. - Vuoi sapere se... - Voglio sapere come passa una giornata con la sua donna, ora. - Vuoi sapere se la mia è stata una convivenza d'amore? Sì. Se c'è intesa sessuale? - No, non mi interessa. - Che altro vuoi sapere, di'. Una mia giornata? Niente, si mangia, si beve, si parla, si combina qualche cosa... - Però, ecco non mi piacerrebbe sentirla. Mi piacerebbe vederla. - Con una telecamera? Ma un giorno non può significare tutti i giorni. Patrizia. - No, ma infatti è una curiosità di un momento e basta. Si ferma lì, presa per quella che è. Anche di me, se mi si osserva per un giorno, si avrebbe comunque un concetto sbagliato, per quanto cerchi di essere coerente come persona. - Tu come sei? - Sono molto versatile. Non ho una faccia sola, ho cento facce e... una sola testa che si divide da queste cento facce. Poi, che persona sono? Non lo so. Non riesco a definirmi, non riesco a dare un giudizio di me. - C'è una domanda strana che vorrei farti: secondo tè, sei la fortuna per un uomo o la sfortuna? - Una sfortuna per quelli che mi chiedono delle cose. Se una persona si aspetta da me la fedeltà assoluta... a meno che non cambi, però finora non ho tentato. Se vuole da me altre cose, se vuole parlare, stare insieme, divertirsi. Mi piace aiutare le persone... ma, fondamentalmente, quando uno mi conosce penso che sia sfortunato. Sono ancora giovane, ora. Sono molto giovane e ho bisogno di conoscere tante cose, anche se poi, in sostanza, cerco una persona molto intelligente e che abbia in comune con me tante cose, ed è difficile trovarla. L'ho scoperta in Alberto ed è una fortuna per me, è una fortuna anche per lui aver trovato una ragazza. Cioè, io non dico che sono una rovina però, ecco, voglio dire, se una persona è talmente iperpossessiva da impedirmi di vivere quello che voglio vivere, sono guai. - Senti impulsi irrefrenabili. Mi hai parlato di fedeltà. Evidentemente, anche durante una relazione se provi interesse per una persona lo devi palesare senza porci freno. Ti piace la conoscenza in tutti i sensi: biblico e mentale, è cosi? - Sì, Andrea. - Questo fa piacere alla persona che si ferma soltanto a volerti conoscere in senso biblico ed è sicuramente una cosa che gli sarà molto gradita. Ma se volesse da tè qualcosa di più, tu non gliela dai. - Ma è bello. - Patrizia, mentalmente, ti senti di poter essere una buona compagna? - Sì. Sessualmente senz'altro... Domesticamente non ti senti... - Non è vero! Non è vero. Perché mi piace vivere in casa. - Senti, hai fatto con molti l'amore?
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| | | Bruno Admin
Numero di messaggi : 3063 Data d'iscrizione : 27.10.08 Località : Napoli Personalized field :
| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:14 pm | |
| - No, comunque meno di quanto si possa immaginare. Solo se sono attratta da una persona, cosa molto difficile, cioè io non vado molto facilmente fuori di testa, non mi faccio così trascinare. Non è che controllo i miei impulsi, però è difficile che qualcuno riesca a suscitare in me certi desideri. Sopratutto oggi quando tutti pensano di essere perfetti fuori, eppoi dentro sono una nullità. Allora io non riesco sempre a sentire interesse per qualcuno, magari provo sollecitazioni per una persona, ma poi non sono così profonde. Cioè mi incuriosiscono certi suoi atteggiamenti, però non tutto. Più lontana mi sento da una persona e più mi stimola, lontana non di mentalità ma per il tipo di vita, e allora nasce la mia curiosità. Sì, sono molto curiosa ma non con tutti. Insomma la mia curiosità è difficile da essere eccitata. Deve essere qualcuno speciale. Naturalmente per me, non pretendo che lo sia per tutti. - E tu sei possessiva? ~ si- si e "o" però. Sono possessiva quasi per gioco, non mi piace soffocare perché non mi piace essere soffocata. Mi diverte fingere molte volte, ma faccio capire agli altri che sto fingendo. Comunque è spassoso essere possessivi ma non come fatto durevole e soffocante. Non mi piace asfissiare nessuno. - Patrizia, già l'altra volta dicemmo che si è più possessivi a volere impadronirsi della testa, più che del corpo. - Ma io voglio essere signora solo della testa che non si possiede soltanto volendola. A volte possono nascere delle cose che non si controllano. - Sei soddisfatta della tua vita? E' quella che vuoi tu, o ne vorresti un'altra? - Non sono mai soddisfatta, non mi adagio sugli allori. Vorrei un altro tipo di vita, ma continuamente. Non mi sento mai appagata di quello che ho. Ci si deve porre di fronte alla vita in questo modo: non essere soddisfatti di quello che si ha. - Altrimenti ci si fossilizza. Patrizia. - Però vorrei avere delle cose che durino e che vivano con me. - Tu sei una di quelle persone che hanno il senso del finito, ossia, qualsiasi cosa tu fai è sempre a breve termine. Non progetti mai qualcosa a lungo termine? - Per ora si, perché sono giovanissima. - Ti mascheri troppo dietro questa etichetta. Invece tu non hai la testa della giovanissima. - Lo so, ma io parlo di giovanissima come tempo. Io so di non sapere. E so di non essere soddisfatta di quello che ho. Voglio... Non sono un'arrivista... - Mettiamo che tu un giorno trovassi qualcosa che ti facesse felice avendo questo senso del finito, dovresti poi cambiare questo tuo atteggiamento e improvvisamente trasformarti in qualcuno che vuole una cosa a lungo tempo. Non ti riuscirebbe facile, lo sai? - Lo so. - C'è chi ha come concezione l'infinito, terreno beninteso. Invece tu già parti con l'idea di volere tutto a tempo molto definito, o sbaglio? Questo avviene anche quando possiedi qualcosa che dura da molto tempo. Alberto è l'esempio adatto. Mi sembra che sono già cinque anni. Pensi che finirà abbastanza presto questo rapporto o che durerà ancora per molto? - Non so cosa mi succederà. Mi aspetto che se dovrà finire, e non mi interessa come, non voglio saperlo... Sarei contenta se non finisse. - Con il tuo senso del finito. Patrizia? - Questo tipo di rapporto magari finirà. Forse dovremo cambiare entrambi... Non lo so. Poi a me piacciono molto i bambini, vorrei averne. Ho avuto a che fare con loro. Ce n'è uno che si è innamorato di me, ci vogliamo bene e spesso sono insieme a lui. - Sei molto contraddittoria. So che hai fatto qualche viaggio e in compagnia di un uomo ma sempre pagando la tua parte. Hai mai trovato qualcuno che ti ha portato in viaggio a sue spese? - Si. - Dove? - In Sicilia, vicino Taormina, poco prima che conoscessi Alberto. - Era molto più grande di tè? - Abbastanza. - L'avete ripetuto? - No, ma io certe cose non le cerco, se capitano bene. - Come hai chiuso? - Ho lasciato cadere la cosa. - Hai mai pianto per una storia finita? - Sì, io sono passionale. - Hai mai fatto una tragedia? Hai mai tormentato? - Ma perché queste domande? - E' una domanda. - Tormentato qualcuno? No. Si, ho fatto una tragedia una volta. - Me la vuoi raccontare? - Vista a distanza di anni non è proprio una tragedia... non c'è niente da raccontare, non è interessante. - Allora le tue storie sono banali? - No. - Patrizia, le storie sono banali quando due persone si attraggono, vanno a letto insieme, fanno l'amore, fanno un pozzetto di tragitto insieme e basta. Hai mai avuto una storia che non sia cosi? - Sì, ma già gliene ho parlato. La storia meno banale che ho avuto è stata con questo ragazzo che aveva un'altra. Facevamo l'amore per strada addirittura. Noi non siamo mai andati a cena fuori, mai al cinema insieme. Andavamo a casa sua, riuscivamo a conquistare il nostro spazio ovunque. Era bella, molto bella, molto drammatica questa esperienza perché alla fine ci trovammo un giorno che piangevamo entrambi per strada. E perché? perché io avevo deciso di troncare in quanto lui aveva una ragazza da molto più tempo. La ragazza era di fuori e poi era venuta qui. Lui studiava all'università e la ragazza l'ha raggiunto dopo, era molto più piccola di lui e quando è venuta era un anno che noi stavamo insieme. Io decisi di troncare per la complessità del rapporto, anche se soffrivo. Lui non mi faceva capire se la amava. Se fossi stata certa che non l'amava avrei continuato. Io non sapevo che lui le volesse solo bene, le era affezionato. Però lui mi seguiva ovunque, me lo trovavo spesso d'attorno perché non riusciva ad accettare la rottura. Poi siamo ritornati insieme, ma non è stato più possibile vederci perché la ragazza l'aveva saputo e io non voglio causare dolore agli altri , non mi piace, e mi immedesimavo in quello che poteva pensare lei. - Perché lui non la lasciava? - Perché per lui era molto più difficile lasciare lei che me, nonostante mi amasse. Con lei aveva un rapporto molto lungo. Stavano da molto tempo insieme con tutto quello che o conseguente ad un rapporto lungo, cioè il fatto di conoscerai bene. In quella sua storia erano implicate troppe persone, le intere famiglie...Quindi, la situazione era molto più forte di lui e l'ha schiacciato. Poi, ad un certo punto, io ho capito che non poteva continuare con lei ed infatti non ha continuato. Ma è finita solo dopo dodici anni. Ha aspettato ben dodici anni, durante i quali la sua personalità non è stata libera di esprimersi. Ripensandoci a distanza di anni, è stato bello anche se soffrivo, però soffriva anche lui. - Ti è più capitato dopo? Insomma, questa esperienza ti ha insegnato a cercare di non soffrire più? - Si, certo. Non più cosi, ma ho capito che comunque c'era qualcosa di più importante nella vita. Non i propri desideri soltanto. - Non sei egoista? - Non lo sono. Veramente mi commuovo spesso. Eppoi sono egualmente sensibile, sia fisicamente che mentalmente. Non posso scindere le due cose, invece sarebbe bello poterlo fare. Mi entusiasmo facilmente e quindi è ovvio che avverto particolarmente sensazioni fisiche. Ma, a ripensarci non molto di più di quelle mentali. - Patrizia, se stai con una persona e questa soffre se la vuoi lasciare, la tua sensibilità non ti costringe a continuare, magari sacrificandoti? - Questa non è sensibilità, è vigliaccheria. No, certe volte uno si immedesima talmente nella sofferenza dell'altro... - No, è più sensibile chi capisce che stando vicino a quella persona non fa uscire fuori- la sua personalità. Poi, quando questa comunque si impone, fa soffrire il compagno ancora di più. - Ciò è molto cerebrale e poco viscerale. O forse non sei il tipo che fa soffrire perché non susciti grandi attaccamenti? - Non è vero. Cioè dipende. Dare una risposta precisa ad una domanda che comporta un gran numero di implicazioni non è facile. - Come donna, l'ideale non sarebbe quello di suscitare grandi e complete passioni? - Si, certo, mi piace, perché anch'io sono passionale e allora, ecco non so se lo faccio apposta. - Alberto è geloso? - Abbastanza. - E' possessivo? - Nei limiti. Io mi comporto di conseguenza, perché se lui non accetta il riflesso dei suoi pensieri negli altri, allora io cerco di fargli capire che, comunque, o lui sbaglia ad essere possessivo o deve giustificare la mia possessività. Non può esserlo e dire no quando lo ricambio in eguai modo, ma lui lo fa. Non è che mi importi se ha delle avventure purché lo siano davvero. Se è qualcosa di più, allora entro in gioco anch'io, per forza di cose. - Chi può mai dire che un'avventura non diventi qualcosa di più solido? Comunque il vostro è un rapporto a rischio. E non ti frega molto che lo sia. E' cosi? - Si, Andrea. - E' un rapporto un po' cosi cosi. Se tu hai una storia con un altro che ti chiede di non stare più con Alberto e di sospendere i rapporti con lui, che faresti? - Se non sono innamorata, gli dico di no. - E se lo sei? -'Se lo amo, io so che Alberto, come me, è il tipo che preferisce soffrire una volta anziché portare avanti un rapporto mediocre. Oltretutto penso che, nel momento in cui mi innamorassi di un altro, lo saprebbe subito. - Mi hai detto che sai fingere. - Sì, va bene, ma è doiverso fingere e far saper4e agli altri che si finge come gioco. A me piace recitare ma non essere davvero falsa: A me piace dire lebugie, però dopo mi ppiace anche dire alle persone che sono stata bugiarda: Se amassi un altro , e so che è finita con una persona che ho amato, non riuscirei più a fare l'amore con lui. Quindi non saprei fingere in questo senso. Il maglione blu, gli occhi di fuoco i giochi di parole, il rincorrersi affannoso, il desiderio, la passione; forse dimentico qualcosa. Forse larvatamente cerco di respingere un pensiero già posto in essere da un incontrollabile desiderio. Patrizia | |
| | | Bruno Admin
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| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:20 pm | |
| Sabato 7 dicembre 1991 - Pronto? - Ciao, Andrea. - Oh, cara, come stai? - Bene. - Cosa stai facendo? - Ti sto pensando. - Anch'io. Dove sei? - In camera con i miei animali. - Sono usciti tutti? - Si. Lo sai che ti stavo pensando ed ero sul punto di telefonarti? - E' vero? - Si, Patrizia, è mezz'ora che-non faccio che pensarti. - Io ti sto pensando da quando ci siamo salutati stamattina. - In fondo anch'io. Cosa hai fatto? - Ho pranzato, mi sono messa a leggere un po' ma la mia mente era altrove. Era vicina a tè. - Molto vicina? - Molto. Anche di più. - Quanto sei bella! - Sono molto contenta che mi hai risposto. - L'ho fatto subito. Pensavi di trovare la segreteria telefonica? E avresti parlato questa volta? - Si. - Perché? - Non mi sento bene quando non ti vedo e non ti parlo. - Anch'io,però molto meno di tè. O no? - Ma non è vero! - A che ora tornano i tuoi? - Fra un paio d'ore, perché mia madre a un certo punto ha detto: sono troppo triste, io esco. Io, invece, ho detto: sono troppo triste, rimango. - Che ha detto mamma stamattina, ti ha visto strana? - No, era molto occupata e seguiva il corso dei suoi pensieri. Appena lei si è svegliata, ho pensato adesso faccio una corsa e gli vado a telefonare. Perché non ce la facevo più. - Anch'io ho pensato adesso chiamo, però è meglio di no. - Ti ho chiamato io. Dovrei andare dalla sarta. - Quando? - Oggi perché ci posso andare solo il sabato pomeriggio. Ma mi annoio. Vorrei venire da tè, dove sei tu, il mio amore. - Ohe sarebbe felice di vederti. Suppongo, perché io non lo conosco, non so che tipo è questo tuo amore. Non tè lo posso dire, sono gelosissima, non voglio dirlo a nessuno. - Ah, sei gelosa di lui? Comunque mi potresti accennare qualcosa. Me lo presenti? - Sappi che è il mio grande amore e forse tè lo ^"Ora^to immaginando di stare sdradiato vicino a tè - Sono proprio sul letto con il gatto accovacciato ai miei pLdi e la micia che fra poco urlerà perché non vede il '""-""Pensa che deve passare ancora questa serata e la giornata intera di domani. E- un po' pesante^ ondare a - Uffa, mia madre ha detto: ma tu non dovevi ""dare a comprare i pantacollant? Allora io si, ma no, mi scoccio E lei: muoviti, su. Invece mi sono alzata appena è uscita lei. - E sei scappata qui. - Sono scappata nella mia stanza. - E sei scappata qui, appunto. Patrizia. - Ma io, da dove sei, non sono mai andata via. - Sei rimasta qui? : ^' ?r:^nto "S-molto. Cià non togli, oh. d.vi ""'"'Sov^Ì'.nd^- r^r.nd.r. il volito gi.llo, m. non ho voglia. - Cosa dovresti fare ancora? - Preparare da mangiare ai mici. -,""-",. - Lo sai chi altro ha fame? Una persona che tu conosci. napoleone ha fame di tè. E matilda che fa? - matilda? E- più il mio cuore che ha fame di tè. - matilda o bella ed è amabile quasi quanto la sua padrona... matilda bisogna accarezzarla e baciarla tutta. E vero? Se lo merita matilda. - Anche napoleone! - Anche lui, certo. - Il suo padrone un po' meno. ~- ^h^sì, se lo tiene qualche volta troppo chiuso, prigioniero. - Quindi vuoi più bene a napoleone? - Non è vero, Andrea. ~- ^"sbagli" di grosso, altrimenti avrei telefonato direttamente a napoleone. - Patrizia, come sta quella signora li, che tu vuoi chiamare con un nome maschile ed io con uno femml^lle,._- - Andrea, diamo un nome a questa signora. Come vogliamo chiamarla? . ., _-t.A mi HA - Chiamiamola con un nome femminile, perché mi da fastidio pensare che io devo desiderare una cosa... Chiamiamola matilda-post. No, è brutto, ^^..hhn - Andrea, diamole un nome di donna grassa, quale potrebbe avere? - geltrude! - Si, va proprio bene. - Allora io voglio baciare geltrude. - Ma in questo momento è impegnata sul divano. - Mettiti di fianco... Ti sei messa? Ora tè la bacio e... - E io bacio napoleone. Prima di tutto bacio Andrea. - Ed io bacio Patrizia. Quanto sei bella! Come si sta bene con tè. Anche per telefono è bello sai? Anch io sto disteso sul divano, con le gambe su una sedia. - Ho la mia stufetta personale e ho le gambe allargate in modo che tutto il calore entri nel vestito... - Perché non ci sono io. - Certo. - Il tuo vero calore è qui. - Patrizia, speriamo che passi presto questo giorno. - Non vedo l'ora, guarda, non ce la faccio più. - Non credo che lunedì pomeriggio non ci si veda, anche se devi andare dall'ortopedico. - Sai cosa mi ha detto l'anno scorso? Non dovresti fare... - Ah, si? - Il fisiatra me lo disse. Non dovresti assumere certe posizioni, e mi guardava con occhi maliziosi. - Non si deve permettere assolutamente. - Invece, l'ortopedico mi darà un'altra cura: di fare più spesso l'amore con tè. - Se tè lo prescrive lui bisogna ubbidirgli. - Eh si. - Ordine medico. Patrizia. Ora vado ad accendere una sigaretta, perché non ci sei tu che lo fai, cosi gusto di più la tua telefonata. - Vai, fai come un fulmine. - Eccomi qui. - Andrea, quanto tempo. - Di un po' Andrea come lo dici tu. - Andrrrrrea. - Bello, ancora una volta. - Andrrrrrea. Ti amo Andrea... Mi sento un pappagallino. Vorrei schioccare le dita ed apparire adesso sul tuo divano. - Accanto a me? Anche io. Patrizia, ma ti rendi conto della tua fortuna? - Tanto, tantissimo, anche di più... - Che sei vicino ad un sommo. - Ma anche se non fossi stato sommo, dai. - E io sono stato fortunato... - Aspetta... Dimmi, dimmi, parla. - Dove sei stata? - Ho preso una cosa, aspetta, ti faccio sentire. Senti? - Ah, il carillon... - Andrea, ti piace? - Bello, molto bello questo carillon, è molto dolce il suono. - Dedicato a tè. - Grazie, Patrizia, ma vorresti dedicarmi la canzone che hai cantato ieri sera? - Quale? - Il cielo in una stanza. - Non o questa che ti ho cantato ieri sera, l'ho cantata stamattina pensando a tè. Ieri ti ho cantato Senza fine Prima stavo pensando: mi sono innamorata di tè perché non avevo niente da fare. Eh eh. Non pensavo di potermi innamorare. - Conosci quella che cantava Nate King Cole? Love you, love you, love you. E Too Young, l'hai mai sentita? - Troppo giovane. E tu conosci Tom Waits che ha fatto un film con Benigni, Rome by Rome? - Perché non me lo fai sentire? - Perché... - Insomma, non mi vuoi dedicare niente? - Si, Andrea, quella di un uomo che dopo tanto tempo si ricorda della sua vecchia donna, dell'unica donna che abbia mai amato, e la chiama e dice: chissà se riconoscerà la mia voce dopo tanto tempo. E'bellissima. Ti porto il nastro e la traduzione. - Si, voglio ascoltare un po' di musica con tè, anche se preferirei sentire tè che canti stupendamente. Fai tutto stupendamente, ma ora non ti montare la testa. - Ma io faccio tutto stupendamente solo quando sono con tè. Perché tu emani... se tu non fossi sommo io non saprei nemmeno cantare. - E' con me che t'illumini... - D'immenso. - E quando vieni da me accendi una luce in quegli occhi eccezionali, e poi quando vai via di qui la spegni, è vero? - Non è che la spengo, si spegno. - Cosi deve essere sempre. Patrizia. Senti, amore stai distesa? - No, mi sono messa seduta perché devo prendere il carillon... Che fortuna averti trovato. - Anche domattina mi troverai. Domani mattina penso che i miei usciranno e ritorneranno per le undici. O forse scenderanno tardi, comunque spero di poterti telefonare di qui perché fuori ci sono i rumori. - Hai ragione, o più bello da casa. - Qui c'è il rumore solo dei miei animali. Io ora sono come su un trono, contornata da tutti loro. Posso essere la regina degli animali. - Sei la regina solo degli animali? - E del tuo cuore. - E' vero, è vero si, ma fino ad un certo punto, ora non esageriamo, non ci prendiamo troppa confidenza. - Andrea, non o confidenza, dai. E' amore. - Perché? Ti devo corrispondere? - Non chiedo che tu mi corrisponda, sto dicendo quello che provo per tè. - E cosa pensi che io provi per tè? - Ah, molto meno. - Molto meno di quanto tu provi per me? - Eh, Andrea. - Tu pensi? hai capito bene? - E allora dimmelo tu. - No, non tè lo dico. Non tè lo dico perché in fondo io sono antipatico, non tè lo dimenticare. E' vero? Se non fossi antipatico non ti piacerei. | |
| | | Bruno Admin
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| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:21 pm | |
| - Ah certo, ma non devi essere antipatico con me. - Fra poco verrà quel mio amico. - Va bene, ti lascio. - No, che mi lasci. Senti... - Ti lascio per modo di dire... - Facciamo una cosa, ora sono le sei meno venti mi hai detto che fino alle sei e mezza sarai sola, no? Provo a chiamarti, se tu rispondi e sei libera dici "sola", o no? No. Dico... comunque possiamo avere una telefonata brevissima, un bacio... Ti voglio molto bene, Andrea. Anzi non ti voglio bene, io ti amo. - Anche io, ciao. - Andrrrrea. - Ciaooo. - Buonanotte Andrea. - A dopo. - Ciao Andrea. - Ciao cara. - Si? - Ciao Patrizia. - Sei tu? - Si, e tu? - Ti stavo chiamando. - Mi stavi chiamando tu? - Poco fa mi ha telefonato Donatella e mi ha chiesto: che faccio, ti vengo a prendere? Ho risposto ;no, no vengo io. Perché se veniva non la facevo salire. - Donatella, la cognatina? - Si. - E dove vai con lei? Dovevamo comprare dei regali. Le ho detto che non voglio camminare molto. - Quando vai da Donatella? - Andrrrea? - Cara, dimmi tesoro. - Ora mi sono spogliata e stavo per vestirmi. - Sei tutta spogliata? - No, col body e basta. - E non prendi freddo? - No perché ho bevuto una tazza di caffè e latte. - Ti sei messa in forze? - Si, era bollente. - E dove vai passeggiando? - Può darsi che vado da quella mia amica Rossella che vende anche orecchini, cosi forse prendo questi benedetti pantacollant. - E compri anche gli orecchini? - Io? No, no. - A tè non piacciono? - Si mi piacciono, ma mi fanno sentire troppo vanitosa. - Mi fa piacere che esci cosi prendi un po' d'aria. Però come ti vesti? - No, non la metto la minigonna. - La maxi? - Sì. - Così mi sta bene. - Non metto mai la minigonna quando devo camminare molto. - Ah, solo per questo? - No, non è per questo, perché non voglio che altri mi guardino. - Brava così! - Invece mi piace che mi guardi tu , esatto? - Senti piccola, hai pensato che mi fossi dimenticato di tè mentre aspettavi la mia telefonata? - Si, quando uno è innammorato pensa tutte le cose più sciocche, pensa sempre il peggio. - Sbagliavi. Non ho telefonato subito perché è venuto quel mio amico. Senti, quando devi andare a prendere Donatella? - Tra poco, adesso. - Quindi vai in centro e non vieni da queste parti? - No, e lo sai perché? Perché sarei tentata di salire. Mi mancheresti ancora di più guardando quelle luci. - Forse mi potresti vedere e farti vedere. - Con la minigonna? - Noo! Solo quando vieni da me e quando- è ben coperta, altrimenti preferisco i pantaloni e poi dopo tè li togli. - Ma stamattina che son venuta con la minigonna, non era mica ben coperta, perché anche la giacca era corta. - Appunto, non voglio questo. - E come faccio? Non ho niente di lungo. - Allora non tè la metti, indossi i pantaloni oppure la maxi così, quando vogliamo, possiamo guardare ciò che ci fa piacere, capito? Voglio ammirarti solo io. Mi piaci sempre, sai? Non c'è bisogno della mini o della cosa. - Ma facilita certe cose. - Si, è vero, però anche la maxi. Scherzi? - Si, va bene. - E' bello quando infilo la testa sotto la maxi. - Eh! Eh! . - Ed io devo comprarmi uno di quei pullover abbottonati davanti, cosi puoi sbottonarlo quando vuoi, è cosi? - Anche i pantaloni? - Ebbene si... Patrizia, è' stato bello questo pomeriggio perché ci siamo parlati a lungo. - Meglio questa mattina che ci siamo visti. - E' vero, certo, meglio stamattina, ma è bello anche oggi pomeriggio. - Mi piange un occhio. - Dammelo che tè lo bacio. Sanato? - No, piange perché non ti vede. - Mi sono rimesso sul divano come stavo ieri sera. Tesoro, e tu dove stai? - Sono in camera di mamma, perché gli animali dormono nella mia. - Allora ti metti la maxi? - Si, e mi trascinerò invece di camminare. - Invece è bello, a Natale. - Tu sei il mio Natale, Andrea. - Anche tu . - Non mi va di rispettare certe formalità che sono soltanto esteriori. A tutto preferisco tè, mi piaci tu e basta. In questo periodo mi piaci solo tu. - Ohe significa in questo periodo? - Dovrei dire da quando ti ho conosciuto. - Ogni tanto dici delle cose terribili. - E allora mi correggo, torno indietro: da quando ti ho conosciuto non mi piace più niente, non ascolto la musica, non riesco a leggere più, ti vedo in qualsiasi cosa. - Senti, non dimenticare lunedì di portare quel nastro, voglio ascoltare la musica con tè, anche se poi in fondo finiamo col fare altre cose, però mi piace... - Ti amo. - Anch'io, Patrizia. - Io molto di più. Vorrei sentirti dentro di me. - Vorrei essere! tutto!... Fra poco tornano i tuoi? - Penso di sì. Perché non diventi anche mio padre, mia madre, il mio tutto? - Voglio fare il tuo pensionante. - Ma ho il letto singolo. - E' molto più bello. Gli altri sono troppo grandi. - Che c'entra, Andrea! Anche se il letto è grande, se voglio stare stretta stretta a tè non ci penso due volte. - Come è bello dormire insieme, stare nel letto insieme conmpletamente nudi. - Certo. - Ma tu senti freddo. Patrizia. - Forse all'inizio, ma appena mi stringi tu io non sento più freddo. , , _ - Lo vedo, lo sento. Quando stai con me è cosi. Tesoro, adesso ti faccio andare. Vai da Donatella e fai delle buone spese. ' .. - Sì, adesso vado a comprarmi una pelliccia e scarpe di coccodrillo. Queste cose borghesi! - Borghesacce. - Ma ora, Andrea non uso più questa parola, mi piace fare acquisti ma non andare in giro per negozi. Andrò da questa mia amica e per tutta la strada penserò a tè, e il primo uomo che si avvicina per fare il cretino gli spacco in due la faccia. - Se hai bisogno di un gorilla, io sono qui. - Di un orso, Andrea. - Sì, perché tu ami l'orso. - E tu ami il gatto. - Ti amo come l'orso che si trova di fronte ad un alveare e lo succhia tutto. -Sì, ma sempre. L'orso non ci pensa su due volte a succhiare l'alveare. - E' vero, Patrizia, l'orso è un pò meno complicato, ma anche l'orso questo qua... - Ohe evidentemente mi vuole più bene. - Brava, l'hai capito. Ora ti lascio andare, altrimenti non ci stacchiamo più. - Non ti vorrei lasciare andare mai. - Stanotte mi sogni. Patrizia? - Se non ti sogno, mi sveglio e ti penso. - Ciao. - Ciao ciao. - Ciao. - Ciao.
Sono le tré del mattino e non riesco a dormire: alle dieci ha squillato il telefono... volevo correre da tè perché sapevo che eri tu. ma stavo male. molto male e... quando mia madre ha abbassato il ricevitore ho sofferto-ancora-di più .' Era lui'ho pensato'avrei voluto parlargli'.Andrea,se solo avessi potuto averti qui vicino, guardare i tuoi occhi meravigliosi, leggervi tutto l'amore che provi...--invece tu non c'eri, ma c'eri perché il mio cuore batteva con il tuo. il mio cuore palpitava per tè. Quante cose vorrei dirti, quante cose avrei voluto tu sapessi , pensavo in quei momenti...e tu cosa pensavi mentre io ero li nel mio letto immobile nel dolore, ma viva nel ricordo dei momenti passati insieme e nel pensiero del domani con tè. In fondo mi chiedo cos'è il dolore fisico, cosa sono quelle fitte lancinanti di fronte alla gioia che ho provato tutt'oggi. di fronte alla gioia di vederti domani, domani e domani ancora? Ti desidero. Andrea. Desidero la tua voce. il tuo respiro. le tue caldissime mani, le tue labbra, desidero i tuoi pensieri, le tue parole, i tuoi gesti, i tuoi sogni. Desidero il tuo ieri. il tuo domani... Ho freddo. Andrea. sono a letto e non riesco a riscaldarmi... eppure, dentro. il desiderio brucia, arde di un fuoco inestinguibile e sfrenato. Forse stai dormendo ed io vorrei baciarti perché i tuoi sogni siano più dolci, sereni. Dormi bene mio dolcissimo amore. _ sogna di noi. sogna di nuvole soffici e candide, sogna fiori e alberi, sogna di cieli azzurri e spazi infiniti, sogna e sii felice, perché tutto questo io vado pensando di tè. Patrizia | |
| | | Bruno Admin
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| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:24 pm | |
| Domenica 15 dicembre 1991 - Pronto? -Ciao,Andrea. - Come stai? - Bene, adesso benissimo. - Tutti usciti? - Si. - Patrizia, com'è che vanno via cosi presto? - Secondo me sono andati a comprare dei regali. - E tu? - Io è meglio che non mi avvicino ai negozi. - Perché? - Ma perché faccio tutte cose sbagliate. - Non sai comprare bene? - No, ieri ho acquistato i pantacollant. - Belli? - Uno schifo: brutti, a fiori, larghi e dovrei andarli a cambiare. - Ieri hai passato la notte fuori? - Si, sono tornata tardi. - L'ho saputo, ho sempre la pulce che mi dice tutto. - Ma la pulce a volte dice bugie. - Ah si? Ho saputo che sei rientrata molto tardi. - No, molto tardi no. Era l'una. - Appena l'una. Patrizia? Avevo saputo molto più tardi Cosa hai fatto fino a quell'ora? - Sono andata a giocare a biliardo e poi a mangiare una pizza, e basta. - Cosa volevi fare di più? - Per me era meglio se restavo a casa, mi sono angosciata. - Si, davvero? - Si! - Va bene. Senti, a che ora ti sei svegliata stamattina? - Alle otto e mezza, poi sono rimasta un altro po' a letto perché faceva freddo e aspettavo che i miei uscissero. - Molto bene! - E tu? - Io, niente. Patrizia, tutto come ti avevo detto. Sono coerente ai programmi comunicati. - Ma perché, io che programmi ti ho comunicato, Andrea? - Ah niente, nessuno. Non tè li avevo chiesti, non mi interessavano, giusto? - No, non o giusto quello che dici, perché ti avevo avvertito che tanto potevo fare tardi, tanto tornare prestissimo. E' vero? - E' vero. - Allora? - Niente, Patrizia, sono stato felice... senti, e ora? - Dovrei andare a cambiare questi pantaloni, ma in realtà mi scoccio tremendamente. Avevo intenzione di correggere la relazione stamattina. Penso che lo farò, perché è tardi e non mi va di scendere. - Va bene. - Come va bene, Andrea? - Allora ti saluto. - Di già? Hai da fare? - Si, Patrizia. Vado a fare un giro e non so a che ora rientro. Capito? - O.K. - D'accordo, ciao. - Ciao. - Ciao. - Pronto, Patrizia? - Ti stavo richiamando. - Si, e ora lo fai? - Ti stavo richiamando ed era occupato. - Ma guarda che combinazione... Sei duretta tu, dici un sacco di cose e poi sei dura. Ho chiamato solamente... Ed ho sbagliato. - No. - Ho sbagliato. Patrizia! - Non hai sbagliato, perché ti stavo richiamando. - Quando, fra un'ora? - No! In questo preciso istante. Sono rimasta tutto il tempo qui. - A fare cosa? - A pensare. - Perché al pensiero non segue subito l'azione? - Infatti ti stavo chiamando, Andrea. - Dopo tanto tempo? - No, non è tanto tempo. - Non mi piace cosi, lo sai. Tè l'ho già detto, ciò che non amo in tè è questo tuo modo di fare. - Quale? - Il fatto che non hai... - Io sto cercando di capire cosa è successo, Andrea. - Niente, che cosa può essere successo? - No, io vorrei capire. - E' troppo difficile. Patrizia. E" troppo complicato e complicante capire, quindi non parlo. E poi, mi dispiaceva lasciarti cosi di domenica, ma faccio male, perché avresti dovuto richiamarmi tu. - Ti stavo richiamando in questo preciso istante. Ho dovuto riabbassare perché era occupato. Ti giuro, ti stavo richiamando, a costo di lasciarti un messaggio sulla segreteria. - Perché correre il rischio di lasciare un messaggio quando, chiamandomi immediatamente, mi avresti trovato di sicuro? - Pensavo che fossi andato via subito. - Ah, si?... Va bene. Anzi no, già tè l'ho detto che mi da fastidio che alle" parole non seguano i fatti, non con la stessa coerenza, o swaglio? - Non è vero, And'rea. - Invece è cosi. Questo è il motivo per il quale non andremo mai d'accordo io e tè... E'vero? - Ma non è cosi. - E' così, è cosi.'. f o" -Andrea, io non credo che sia cosi perché. .. in^uel -- ±^;^on;^^o .T^: ^n'^ ^ ^^^r^:..^: ^^co.r^e^o.8-1 - Ma io non voglio, non devo ottenere una.cosa__,, ., - Invece si. Quando vuoi ottenerla ti adoperi poi, stranamente, manifesti un improvviso e ^"P10001.909^- ^i - Ma non è cosi, ti sbagli, ti stavo richiamando, ti ^"Patrizia, allora hai dei riflessi ritardati! Ma non mi ^Percne^ono^Ìmas^un ^'confusa, mi stavo chiedendo ^-Ton^naTa^o- -piacere che sei rientrata a^una stanotte, va bene? Se vuoi che tè lo dica, in chiare parole, non mi ha fatto piacere. Tutto qui. - Ma Andrea, io non ti avevo detto che.facevoprest0,-, - Lo so, ma io non ti ho chiesto di non fare ta^i_ Speravo che ci pensassi tu spontaneamente, non ti chiederò mai niente. Invece tu, queste delicatezz non ce 1 hai. - Delicatezze? - Si, sono delicatezze...Ti sei divertita, si? ~- Eh'eh, ci avrei giurato che mi avresti risposto cosi. - Tu sai sempre tutto, vero? - Si, poche volte sbaglio. - Bravo. - Ora ti sei richiusa di nuovo? - No. ~- lo^on"^3. Andrea,ti ho pensato talmente tanto. - Si. fra una cosa e l'altra. f^^r> - Non puoi sapere quanto ti ho pensato, non ho fatto 1-una perché lo volessi. Se avessi avuto un^utomob^^n mezzo mio con cui tornare a casa,sarei rientrata subito, caro. - Si sì, va bene. - Non mi piace così, Andrea. - E' logico. - Perché dici è logico? - E' logico... è ovvio che non ti piace... Va bene, allora ti ho deluso oggi, hai visto? - No, non mi hai delusa. - Allora tu hai deluso me. - Tu non mi hai delusa... , ",.- - Oppure ci siamo delusi 1oun l'altro. Ma come ti piace, che dico sempre sì? N00,non sono proprio il tipo... - No, Andrea. ~- No^sono^stata chiara... Se chiudiamo la conversazione cosi,mi fai passare una brutta domenica^ fat+n -Eh, lo so Patrizia. L'hai voluta tu non io. Il fatto che sono venuto qui alle dieci e un quarto, ossia che il sabato e la domenica sto perdendo ogni possibilità di distendermi, è la dimostrazione di qualcosa, no? Invece vedo che in tè non è... - Distenderti? ^,^-^ì:^1^:^.'^"1^""^?-^^'^'-^^-1"100 ?ac^o perché mi dici ohe mi telefoni, è vero? : ^^.^.'"ch^^.rt,. Evidentem-ntenon siamo In .intona. E forse * meglio salutarci,non credi? : ^-a-.^;:^: ro^por^^o-ch:" noi un:^;, ^i^dall; is^tuÌo " " ^ ^Ì?:"^!?" o ^trrT. rn;^: ^e.Ì^he'^-ro-o---e;; 0^ ^----;^^ ,^ ^r.-. "^r.""!" ,^^1: ^i PUB voler. tutto, non è possibile. - E tu, Andrea? - In che senso? mosso, ho fatto di menoPerchèsta^ E8 un^ ^tuazione che . ho fatto di meno in tante altre cose^ ^ organizzarmi, sotto certi aspetti subisco, non è che vado aa g ^me dici no-" Quindi è diverso il discorso, non è proprio tu è diverso, molto diverso. : ^o::;: So^nfu. n. .bbian.o già ^-"o",:"n,;;;"'O^Ì ^^rr-^.r"1 d.^-^^ ^^Ìor^Ìo-rni-^/J^r.^c^^ ragion, tu, per tè for>. è coero"te_o o ^am, però mi vien. y^^'--.^'"^'-^^^^^ rren^"^ sre-^-sH s:.';".""^::.-;: ;:;.:'s,.:? '.;:". -"oo"o io. sono stata un pò trascinata. - E ti sei fatta trascinare. Patrizia. ^+.,+0 fare Mi sono fatta trascinare perché se avessi potuto fare o^^K^^ i^^^S^ vediamo lunedì. Ti pare? 2 "En no. Patrizia, a me sembra che questa sia la logica... capito? - No, no. - Sì, si. - Non riesco a capire. - Tu forse non mi capirai mai... Comunque mi dispiace di averti rovinate la domenica... Non posso ammettere che mi trovi la scusa che non hai preso aria. In fondo ci siamo incontrati qui all'istituto, la passeggiata per venire e per andare... - Cosa c'entra prendere aria, Andrea? - Sei stata anche in giro per negozi, non ti basta? E non dico per molto, solo per ora poi si vedrà ... Eppoi già dovresti riempirti di questo genere di vita, se è vero tutto quello che dici... se poi non lo è , è un altro discorso. E" un fatto relativo, giusto? - No. - Riflettici su. Patrizia, e vedrai che o quello che dici sul tuo amore per me è un'esagerazione. - Un'esagerazione? - Si, si, ridimensiona quello che provi per me... nei più giusti termini. - Ho riflettuto molto. - Allora non sei coerente, ti pare? - Non sarò coerente, ma ho riflettuto molto... Andrea,è giusto ed è vero quello che ti dico. - Ma non ti comporti in modo logico... - Io non direi, Andrea, forse non del tutto logico, ma logico si. - Secondo tè, mi avrebbe fatto piacere sapere che sei andata fuori al biliardo, a cena, eccetera? - Ma secondo tè, scusami... - Io ti ho invogliata ad uscire ieri, uscire nel senso di fare spese. Tu questo hai detto che avresti fatto, poi dopo, hai aggiunto: io non so, vorrei tornare più tardi, eccetera. Me l'hai detto dopo. Ma, insomma, ho il diritto io di entrare nella tua vita? Se non ho il diritto, preferisco non discuterne, giusto? - Aspetta un attimo, la porta... senti è arrivata mia madre. - O.K., Patrizia,ciao... se vuoi mi chiami tu da fuori, io rimango qui. - O.K. - Ciao. - Ciao. | |
| | | Bruno Admin
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| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:25 pm | |
| - Pronto,Andrea? - Dove stai? - Sono per strada, vicino casa mia. - Al telefono pubblico? - Sotto la pioggia. - Come sotto la pioggia? - Una piaoggia sottile. - Sei coperta? - Si, ho il cappello. -' E la pioggia ti cade sulla testa?. - No, c'è un pò di tettoia. - Ma non rimanere così, non fa niente,Patrizia,ci vediamo domani. Non voglio che prendi freddo. - Non ti preoccupare. - Tu prima lo dici... Patrizia, Patrizia che testa che hai! - Andrea... - Non mi piaci più, capito?... Patrizia? - Dimmi. - Parla tu, io non devo parlare più, sei tu che devi farlo. - Non ti piaccio più, Andrea? - Ci siamo lasciati con una precisa domanda che non ha avuto risposta perché è arrivata mamma. - Puoi entrare nella mia vita. Allora mi dispiace che non hai capito che non mi avrebbe fatto piacere... In fondo non è da tanto tempo che non prendevi aria. - Andrea, vorrei che tu capissi, per me è una situazione molto difficile questa. - Certo. - Molto, perché purtroppo vivo con i miei. E mia madre, in questo periodo, ha annusato odore di bruciato, e io stamattina per poco non le ho detto tutto, forse rovinando... - Perché, cosa c'entra tua madre? - C'entra perché io comunque vivo in casa e lei si accorge dei miei cambiamenti di umore, come stamattina. - E allora? - Andrea,cerca di capirmi, devo anche far vedere che esco, che non sono cambiata poi molto in questo periodo. - Ho capito, per tua madre, insomma? - Per lei, per me, perché mi sento sola. Tu non puoi immaginare quanto mi sento sola, anche se esco o rimango a casa. . . -Perché ti devi sentire sola se sei stata con me, hai parlato con me e mi hai pensato? - Io voglio stare ancora con tè. - E allora! Non è solitudine questa , se ancora capisco qualche cosa. - No Andrea, invece no. E comunque la solitudine la combatti andando al biliardo e a cena? Cosi la combatti? Ma io, ripeto, non ti capisco perché è proprio una cosa incoerente con quello che mi dici. Invece è molto importante che tua madre non sospetti e questo sta a tè, che diamine! Quando non abbiamo voluto far trasparire le cose con le mamme,ci siamo sempre riusciti, ma questo non significa non poter dire di non volere uscire. - Certo posso inventare qualche altra cosa. Stavi per confessare tutto? Questa è una cretinata perché sarebbe prematuro, no? - Sì, lo so, non le ho detto niente. - Allora perché me lo racconti? Voglio che mi comunichi tutto,sia ben chiaro, ma non mi sembra questa una giustificazione per ieri sera. Non ci vuole molto a dirle che -che stai lavorando più del solito e sei stanca. Eppoi a chi è con tè non puoi dire che ti è venuto mal di testa e che vuoi tornare a casa ? Non credo che sono tanto incivili da non accompagnarti Se poi è cosi, faresti bene a lasciarli perdere. Mi sembra cervellotico quello che hai affermato prima. Ero contento che uscissi, ti ho invitato a farlo e mi rendo conto di tante cose. Patrizia, non solo di questo. Ti ho detto: non voglio rovinarti la vita. Ma ho aggiunto che bisogna essere più coerenti. Ti ripeto che se vogliamo investire anche il nostro privato con le telefonate del sabato e della domenica ed è vero tutto l'amore che continuamente mi professi, non va bene quello che hai fatto. Io non mi sarei divertito, non ci sarei andato, tant'è vero che non ho fatto niente ieri sera. - Perché il sabato non giochi. - Il sabato esco, andiamo sempre a cena fuori. Invece ieri sera alle dieci e mezzo stavo dormendo. Questo tanto per capirci. Ero felice di andare a dormire. Va bene, è un modo diverso di sentire le cose , e non dico tutto quello che dici tu su di noi. Mi sembra un'incoerenza, poi mi rendo conto che uno ha il diritto di divertirsi, di non chiudersi in solitudine. Certo, non è una situazione facile, però se tu hai tutta questa pienezza che proclami, ti dovrebbe essere sufficiente. Non certo per un anno o due ma almeno per dieci giorni credo che ti possa bastare. - Ma non esco tutti i giorni... - Come non esci tutti i giorni? Vieni qui tutti i giorni. Se non ti basta vuoi dire che il nostro rapporto non vale niente. - Mi basta! - E allora,Patrizia? O non vale niente o ti basta. Il problema è questo.Mi sembra strano che tu, dopo dieci giorni, già hai sentito questa spinta irresistibile a svagarti,no? - Non irresistibile. - Mi è sembrato di si, me l'hai detto tu. Mi hai detto: ma ti pare, non sto uscendo da parecchio tempo, non sto facendo più niente. Ma scusa, tu cinque giorni su sette, anzi sei su sette,sei stata con me. Non stai facendo niente? Allora, se questo non vale niente, meglio che esci la sera e pazienza. Hai capito. E' questione di coerenza, o sbaglio, o dico sciocchezze? - Ma io non parlavo di noi due. Cioè io mi sento proprio divisa in due, capisci? - Perché? In tutto quello che faccio al di fuori di noi due devo fingere. - Patrizia anche a me succede, sai? Un fatto è certo, è che mi sono molto dispiaciuto... - Io comunque ti ho detto la verità. - Ci mancherebbe! Guarda, quello che hai detto in questo momento è la cosa più grave che potessi affermare. - No aspetta, il fatto che ti abbia detto la verità significa che per me non è un'incoerenza, capisci? Perché la mia testa stava con tè. - Questo o molto comodo. - No, non lo è. Anche se è vero, è molto comodo. Se mi avessero invitato ieri sera ad una festa particolare io, a meno che non ci fossero stati degli impegni precisi, avrei detto no perché stavo cosi bene con il tuo pensiero. Perché proprio nella solitudine è bello pensare certe cose. - Andrea,ma tu venerdì sera, del resto... - Io venedi sera mi sono seduto ad un tavolo ed ho '"!?' giocato a carte, è una cosa che si faceva a casa mia e non potevo certo chiudermi in una stanza. Però io non ho partecipato. Non è la stessa cosa. Non so come dirtelo, forse hai ragione tu, chi lo sa. Mi sembra comunque diverso stare seduti ad un tavolo con tutti uomini dall'andare a giocare a biliardo e a cena con altre persone. Mi sembrano due cose completamente diverse. Erano due tavoli, uno di donne e un altro di uomini, e le signore le ho soltanto salutate. - Ed io ieri sera? - Non lo so. Mica sei andata con tutte scrolline al biliardo, no? - Erano più donne, comunque. - E va bene, mi fa piacere. Ma non eravate mica solo donne, vero? -Che c'entra, però le donne hanno giocato con le donne. - Ah, ho capito. Patrizia. Ora mi stai dicendo delle cretinate, - Ti sembra strano? Invece è cosi! Bene,me ne vado. - Come tè ne vai? - Il problema è che qui c'è molta gente. - Ho capito! Va bene. Allora ciao. - Ci vediamo domani, Andrea? - Si. - Alle nove. - Adesso cosa fai? - Dovrei andare a comprare delle cose a mia madre, ma mi scoccio, penso che andrò a casa perché fa anche freddo. - E' strano che non riesci a trovare un telefono possibile. - E' strana questa tua affermazione quando sai che in questa città i telefoni è difficele trovarli. - Ora ce l'hai con me? Ti sento molto fredda e polemica. - No. - Non mi vuoi più bene? - No. Se cosi fosse non ti avrei telefonato. Ti amo. - Dimostramelo. Ciao. - Un bacio. - Ciao. - Ciao. - Pronto? - Andrea. Ti ho richiamato. Ho trovato un telefono al coperto. - Mi fa piacere. - Vorrei continuare, vorrei che tu capissi che ti amo. - Ma... - Vuoi sapere cosa cambierà? - Cosa cambierà,Patrizia? - Penso che qualcosa già è' cambiata anche se sono uscita. Perché io prima uscivo sempre,tutte le sere, vedevo gente. Adesso non mi va più. Ieri sera è stato un caso, sono già tré fine settimana, non dieci giorni, che non uscivo... Va bene comunque... - No, parla,parla... -In questo senso, qualcosa l'avevo già cambiata ... Patrizia, perché ieri sera hai cambiato quello che avevi cambiato? - Ma non è un cambiare definitivo, è capitato e basta. Non darei tutta questa importanza perché so che in realtà non ne ha. Stamattina sono uscito prestissimo, ero venuto qui tutto affannato, stavo chiudendo la porta quando hai telefonato. Per tè ero uscito cosi presto, proprio per stare qui, anche se non avevi stabilito un orario preciso. - Non vai all'istituto tutte le domeniche? - Assolutamente no. - Allora dici le bugie? - Io? - Si, perché mi hai assicurato che tutte le domeniche mattina stai li, e qualche volta che sono passata sotto le finestre ho visto sempre illuminato, come mai? - Perché vengono quelli delle pulizie. - Strano. - A volte vengo anch'io, ma non è una regola fissa. Stanotte non ho fatto che pensarti,e mi sembrava d'impazzire. - Andrea,anch'io ti ho pensato. - E tu mi pensi e poi... Senti è meglio che non insistiamo su questo argomento altrimenti mi incazzo. Lasciamo stare. Qui si delinea sempre il mio carattere che non ti nascondo. Anzi mi sto controllando per evitare ulteriori coinvolgimenti e tè l'ho detto no? Ti dico le cose come le sento. Il giorno che mi accorgessi che mi hai raccontato bugie, non solo finirebbe, ma succederebbe l'iradiddio perché mi si deve dire la verità, gradita o no. Ci potrò soffrire ma non voglio essere preso in giro. Ora per cinque minuti ti ascolto e poi ci salutiamo. - Andrea, volevo dire soltanto che io cercherei di non importi delle cose che a me non fanno piacere. Innanzitutto vorrei vederti felice. E io venerdì ti ho pensato ed ero sola, mentre tu mi hai pensato e non eri solo. Se ti può far piacere, anch'io venerdì avrei dovuto andare fuori e non ci sono andata e ti ho pensato, da sola. Va bene, comunque il telefono si sta affollando e mi da fastidio parlare con tè e vedere altra gente. - Mi dispiace di averti rovinato la domenica. Forse mi hai telefonato con la gioia di farlo e invece abbiamo avuto questa discussione,mi dispiace. - O.K., allora io... - Che fai, tè ne vai? - Stanno finendo i soldi. - Senti, Patrizia, stai buona e tranquilla, io non è che non ti voglio bene, capito? - Lo spero. - Ci vediamo domattina alle nove. - O.K. - Mi vuoi bene? - Andrea,molto, ti amo. - Domani comunque ti devo picchiare un pò, ti dispiace? - No. - A domani. - Ciao, un bacio. - Ciao.
Hai occhi bellissimi e cangianti - da gatta Hai curve sinuose e scattanti_______- da gatta Hai movenze sensuali e dolci_______- da gatta Hai lingua saettante e sensibile____ - da gatta
T'aggiri per stanze e stanzini______- come una gatta T'arramoichi su sedie e poltrone____- come una gatta T'affascini d'odore e contatti - come una gatta T'impadronisci di sensi e corpo_____- come una gatta
Ami lecchi e baci_________- gatta Vieni vai e torni - gatta Tocchi carezzi e sussun_____gatta Vieni dai e prendi________--gatta
Non pensi alla dedizione__________- d'una cagna? Non pensi alla sicurezza____________- d'una cagna? Non pensi al donarsi_____________- d'una cagna? Non pensi che preferirei________-... una cagna? Andrea | |
| | | Bruno Admin
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| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:27 pm | |
| IV Domenica 29 dicembre 1991 - Pronto? - Ciao Patrizia, eri occupata che non mi hai chiamato? - Stavo aspettando che i miei uscissero. - Stavi al telefono? - Era mia madre in un giro di telefonate per risolvere il cenone di dopodomani. Tutto bene, rimango a casa mia. Ci sono solo mia sorella e il marito, gli altri previsti hanno problemi d'influenza. - Sei contenta? bastava che aspettassi mezz'ora. - Uuh, si. - Come va? - Ti avrei telefonato, bastava che aspettassi mezz'ora. - Ti precedo sempre. - Andrea,perché tu, li, non hai controlli. - Questo è vero, però tu non rispetti le regole che ci siamo imposti. - Ma io volevo rispondere con un si, invece ho detto pronto per farti capire che non... - Ma non hai detto: hai sbagliato. Devi attenerti. - Amore mio, il problema è che avrei detto si se avessi potuto parlare bene. - No, Patrizia,tu devi sempre rispondere si. E poi, quando dico pronto tu capisci che sono io. Se sei libera detto No, Patrizia,tu che ho sbagliato. Come stai, hai quando dico pronto tu capisci che sono io. Se sei libera prosegui, oppure dici che ho sbagliato. Come stai, hai dormito bene? - Non riuscivo a prendere sonno. - Scusami, sarà il custode dell'istituto che citofona, ti richiamo al più presto. mi sono svegliato, ero - Sili? - Brava, cosi mi piaci. - Tutto O.K.? Si, senti ragazza, stanotte mi sono svegliato, ero molto agitato. - Anch'io, molto nervosa. - Ti pensavo disperatamente... - Anch'io. - Come un folle. Allora mi sono alzato, ho preso degli appunti, l'ho cancellati... - Non riuscivo a dormire,Andrea. - Pensando a me? - Si. - Io tutta la sera, tutta la notte, ti ho pensata in modo struggente. Tu lo sai? E io so di tè? Andrea,probabilmente viviamo le stesse cose in due luoghi diversi: la cornice è diversa, ma il quadro è lo stesso. - Sei uscita ieri sera? - No, mi sento proprio abulica. - Per colpa o per merito mio? - Per merito. - Appena venuto, ho telefonato ed era occupato e ho stesse ma il cose in due quadro è lo era occupato e ho pensato:Patrizia sta facendo la spiritosa per telefono. - Sai che vivono anche altre persone in questa casa? - Si, lo so. Ma stavo facendo il 197. - Mia madre era sempre al telefono. - Ho capito. E quindi, dopodomani sera rimanete in casa? - Si. - E anche il primo dell'anno? - Credo di si, lo spero. - Fate il cenone? - Si, pensa che mangiamo le linguine alla pescatora... - Tesoro? - Tè solo. - Quando torna mamma? Tardi, spero. - Non lo so. - Tu controlli tutto? - Si, prima ho sentito un rumore: c'è il gattino che gioca nel corridoio, sta rincorrendo un gomitolo, lo lancia dappertutto ed ha sbattuto contro la porta e pensavo che fosse mamma. - Per lo meno mezz'ora ce la concede, no?... Amore? Ti ha fatto piacere che ti ho chiamato? - - No! Volevo chiamarti prima io, non è giusto. - Quanto sei bella! Ieri mi sono informato sulla macchina fotografica e se la compro ti faccio sopra e sotto. Con la polaroid o molto prive. - Che cosa vuoi riprendere? - Ah, quello che tu mi consenti. - Io ti consentirei tutto. - Devo farmi un'intera collezione. - Sei tremendo. - Dove stai, sul letto? - Si, ho assistito a uno scivolone del gatto . - Come sei vestita? Ho i pantacollant neri, il maglione e le babbuccie fucsia . - Affascinante! Io ho la barba non fatta. - Bene. - E il maglione blu. Sei molto bella! - Su dai! - Come su dai? - Dai, non esageriamo. - Allora sei brutta? - Brutta io? No, brutta no. - Allora discreta? - Passabile. - Tu sei bellissima issima issima. Sei tutta issima. Tu tutta al superlativo, tutta. - Potrei anche essere antipaticissima, stupidissima... - No, sei bellissima, intelligentissima... - Dai, che mi monto la testa. - Innamoratissima, questo si? - Certo. - Amatissima, questo si! ... Ieri sei stata in casa tutta la sera? - Si, il pomeriggio mi sono addormentata. Però quello che non ho fatto ieri l'ho fatto stamattina. - Hai corretto la relazione, vero? - Stamattina, alle sette, a letto. Questa relazione avrà un pregio ben superiore al previsto perché, oltre a questo grande pensiero, si avvarrà delle tue lenzuola, del tuo tocco, delle tue correzioni. Tu scherzi? Ce la devono pagare come minimo dieci miliardi, altrimenti non gliela diamo. - Ah, certo. Però devo controllare delle cose, lo farò domani. Ricordami eh, tu che hai la mente cosi lucida! - Si, proprio lucida,Patrizia.Domani dobbiamo pensare soltanto a noi. - Va bene, però un attimo. - No, Patrizia,non domani. Giovedì, anno nuovo. - Sei diventato cosi pigro? Dobbiamo fare anche... - Lo so, conoscendo il mio attivismo di prima, ci si potrebbe accorge subito che sono totalmente preso da tè... In questo momento, sto pensando non solo a tè che sei cosi bella e al tuo viso incomparabile, ma anche a geltrude. - Poi dici... - Dici che, eh? - ... che io penso a napoleone. Guarda che io penso sempre a tè. - Anch'io, poi il pensiero scivola anche verso geltrude per la conformazione della schiena che sembra uno scivolo, no? - Non può che scivolare verso geltrude. Aspetta un attimo ... Pronto? - Oooh? Che è successo? - Il micio ha combinato un casino tremendo, guarda, ha fatto cadere la gabbia degli uccelli. - Gatto Silvestre. - I canarini sono tutti bagnati e senz'acqua da bere. Adesso il gatto si è nascosto, il furbo. - Quanti canarini hai? - Una coppia. - Io avevo un incardellato. - A quindici anni avevo un cardellino... - E a ventiquattro hai un orso che canta stupendamente, che ti fa delle modulazioni... - E' tremendo, su tutte le ottave è tremendo. - Su tutte. Patrizia. - Le scale, le scale mobili, gli ascensori, tutto. - E che poi risale cosi bene. Vorrei risalire dai piedi lungo le gambe, il ginocchio perfetto, la coscia lunga e levigata. Mi soffermo molto a lungo presso matilda, poi faccio una deviazione, passando al di sotto, verso geltrude. Risalgo sui monti di geltrude, poi sprofondo nella valle dell'incavo della vita e poi vado su su passando in avanti e trovo due monti, uno un pò più grande e un altro un pò più piccolo. Là mi fermo parecchio, molto molto. - Ah ah. - Poi vado su, vado sulle spalle ben tornite, sotto le ascelle, vado su sul collo perfetto, dietro la nuca, giro verso la bocca con quelle labbra carnose bellissime e l'interno invitante. E poi il naso, e poi le guancie zigomose, e poi gli occhi immensi verde cangiante in azzurro, e poi ancora sulla fronte, sui capelli e scendo da dietro ricominciando tutto da capo. Ti piace? - Uh, si! - E' un bei percorso. - E' un bell'itinerario. - La gente va a fare i viaggi, non so, alle Haway. Questo viaggio è superiore a tutti gli altri. E' eccezionale. Chi se ne frega di andare qua e là, quando si ha la possibilità di fare un viaggio del genere. Condividi, no? - Si, con entusiasmo... o tornata mamma. - Allora ciao, a domani. - Ciao amore.
Ore 23.40 Sono finalmente sola con i miei pensieri, sola con tè. Quanto tempo o passato?... sembra un'eternità! Eppure! la tua voce ancora mi accrezza con i'suoi caldi toni; eppure! ho negli occhi il tuo sguardo e sulla pelle le tue mani. Ho a lungo guardato la tua foto e quasi ti sei materializzato: vedevo la tua bocca che mi sorrideva e mi desiderava ed ho cercato di afferrarla, di prenderla nelle mie mani... e l'ho amata. Andrea!!! Quanto l'ho amata! Ore23.50 Come gocce d'acqua le tue mani scivolano sulla mia pelle... e dentro la tempesta infuria! Andrea: la mia passione, il desiderio, l'uragano... il silenzio e la quiete! Patrizia: che sogna l'UOMO. il suo grande amore! Dove saranno domani, non importa: ora lei ha tutto il 'mondo' nel suo cuore e nella mente! Cosa saranno domani, non importa: adesso sono due ed 'uno' nel loro amore! Patrizia. | |
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| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:31 pm | |
| V Sabato 4 gennaio 1992 - Mia madre ha mangiato un pò la foglia ieri sera. - Gliene hai parlato? - No, l'ha mangiata per tutte le telefonate. - Questo mi interessa poco. Cosa hai fatto ieri sera? - Sono stata a casa. - No, non c'eri. - Chiedilo a mia madre, Andrea. - Perché non mi hai risposto tu? - Perché stavo sul letto e dormivo. - Ho telefonato alle otto e dieci. - Ancora non ero tornata. - Sei andata via dall'istituto alle otto meno venti, e alle nove meno venti ancora non c'eri. Io ho cenato, mi sono messa sul divano e mi sono addormentata li. Poi, ad una telefonata mi sono precipitata ma non ho fatto in tempo. Finalmente quando ho risposto io erano le undici meno qualcosa. - Eri tutta affannata. Perché stavo prendendo la pillola in quel momento. Comunque stavo a casa, Andrea, è la verità. - Sei sicura che stavi a casa? - E' la verità, ti giuro, ero a casa. Poi ti ho richiamato per spiegarti. - Stanotte ho trovato il messaggio nella segreteria. - Non era stanotte, erano le undici e venti. - Dove sei andata e a che ora sei tornata? - Ma non lo so, erano le otto e mezza. - E cosa hai fatto, vuoi essere sincera con me? - Si. Sono andata a guardare un pò i negozi e poi sono tornata a casa. - Sei sicura? - Sono sicurissima, più che sicura, è la verità. Che prova ti posso dare? - Strano che non mi hai risposto tu, hai il telefono vicino al letto. - Ma ero a casa e stavo mangiando. Mia madre e mio padre... - Sono più veloci di tè? - No, non quando siamo nella stessa stanza... ma, scusa, non ho capito perché ti dovrei mentire. - Patrizia, è la tua strana situazione con Alberto. Se tu uscissi con amici non avrei nulla in contrario, perché è giusto che tu esca. Non è questo il problema. Puoi uscire, andare a cena o al biliardo, l'importante è non dare eccessiva confidenza. E' giusto che tu esca e faccia la vita che facevi prima, ma questo non con una persona alla quale sei legata da altre cose. Puoi avere cento amici, e sicuramente li avrai, ma quello che non mi sta bene e mi lascia perplesso... Insomma, ne dobbiamo parlare e trovare un modus vivendi altrimenti non mi piace, perché i tuoi mi sembrano rapporti tanto strani che non è possibile ciò che mi racconti. Hai rapporti stranissimi. Mi infastidisce molto parlarne, ma dobbiamo farlo una volta per tutte e poi basta. E non sfiorando l'argomento, ma affrontandolo senza paura. Quello che non riesco a capire è come tu possa avere un rapporto del genere more uxorio quando mi hai raccontato che da quasi un mese non ti stai vedendo con Coso. Guarda, Andrea, anche da prima, perché lui ha cominciato a lavorare ed è cambiata la nostra vita. - E allora? - Le cose che facciamo ci condizionano. E' normale, se due persone lavorano, non fare tardi la sera. - Dove abita Alberto, vicino a tè? - Vicino non proprio... Mi vuoi dare l'indirizzo per piacere, il cognome, tutto? - Perché? - Perché è logico. Me lo vuoi dare? - Ma io non capisco perché. - Cosa temi? - Non è che temo... - Me lo vuoi dare, si o no? - Si. - E allora? - Ma io voglio sapere... - No, tu non devi chiedere, mi devi dire se me lo vuoi dare si o no, punto e basta. Se non me lo vuoi dare, non mi stare a raccontare che mi vuoi bene, lascia perdere e non ci pensiamo più. Basta. Io voglio che Alberto sia tenuto fuori da questa storia! - Guarda che non può essere tenuto fuori. Noi dobbiamo chiarire questo rapporto perché non credo che la nostra storia possa andare avanti cosi. Io ho una compagna da tanti anni, che vive nella mia casa e tè l'ho detto, punto e basta. Ma il tuo, non può essere considerato un equivalente, nemmeno alla lontana. Se invece è cosi,è bene che io lo sappia. Mi puoi dire, guarda i termini sono questi o li accetti o no. Ed io ti risponderò se è si o è no. Invece non mi vuoi dare nemmeno il cognome e vuoi decisamente che lui sia tenuto fuori da questa storia. Allora chiudiamo, punto e basta. Smettiamola con l'angoscia delle telefonate... non è possibile, non vivo più, non ho più una vita normale, sono sempre al telefono quando non sto con tè... Se ci tieni tanto ad Alberto, lascia perdere me... Sia tenuto fuori? Eh si! Dobbiamo avere dei tabù? Non sei coerente e nemmeno intelligente. - Perché, scusa? - Basta, Patrizia. Tu mi vuoi bene si o no? - Si. - Allora non capisco perché mi rispondi cosi. - Ma io non capisco tè. Perché vuoi il suo cognome e il suo indirizzo, mi spieghi perché? - Perché voglio sapere dove vive, che cavolo fa, voglio sapere tutto di Alberto. - Ma perché? - Perché è cosi, perché tu sai della mia donna chi è dove abita, e io ho il diritto di sapere quello che ti ho chiesto... L'uomo del mistero... non è possibile. Patrizia, io non sono un ragazzine, non posso continuare in questo modo, devo avere le idee chiare, poi sarò in grado di decidere il mio comportamento. Ti avevo detto di non voler complicazioni, invece ce le siamo create a vicenda ed ora dobbiamo pianificarle... Tu cosi mi dai il colpo peggiore perché significa che ci tieni tanto ad Albertoda costringermi a chiudere la nostra storia. Tutte le tue esternazioni d'amore per me sono una fesseria. Nessuno ti obbliga a farle... Mi vuoi dare questo cognome?... Non me lo vuoi dare? — Ma io non... - Patrizia, me lo vuoi dare, si o no? - Ma non capisco il perché. - Ti fidi di me? - Ma io mi fido. E allora? Perché non me lo dai, tè lo chiedo per l'ultima volta... - Vorrei proprio che... - Me lo vuoi dare o no? - No. Non tè lo posso dare. - Chiuso!... Ho capito tutto: mi hai preso in giro. - Ma non ti voglio prendere in giro. - No, tu mi stai prendendo in giro! Allora sono tutte cretinate quelle che mi racconti: non facciamo l'amore, non ci vediamo. Ohi vuoi prendere in giro? Perché, se ci tieni tanto, come appare evidente, non è possibile che state così da un mese. Sono tutte bugie. - No. - Allora non capisco perché non mi vuoi dire questo nome. - Perché ci tengo come ad un amico sincero. - E che significa? Mica lo voglio sparare. - Ma io non telefono a casa tua, Andrea. So dov'è la tua donna, ma io non telefono. - Non voglio telefonare a casa sua. - Che c'entra, della tua donna non mi sono mai informata. - Alberto non è il tuo convivente da oltre dieci anni. - Ma non ti prendo in giro. - Allora che ragionamenti fai? - No, che ragionamento è quello di sapere... - Patrizia, io sono fatto in questo modo. Tu vuoi stare con me o no? Devo chiarirmi le idee, poi decideremo insieme quello che vogliamo fare. Non temere, non muoverò alcun passo senza prima discuterne con tè, ma non voglio essere preso in giro. Non faccio scenate, non ti preoccupare. - Ma non è per questo. - Allora non capisco perché non mi vuoi dare il suo cognome. Voglio soltanto sapere con chi ho a che fare. Come con chi hai a che fare. - Oh Patrizia, senti, ne ho il diritto. - Anche 1'indirizzo? - Si, per me sì. .-Ma perché? - Basta! - Io voglio sapere perché. - A me non ci tieni, lasciamo stare, basta. Tieni ad Alberto più che a me, chiuso! Lascia me, non puoi tenere me e Alberto. Abbiamo sbagliato sia tu che io. Basta, che dobbiamo fare, mica ci possiamo uccidere? Purtroppo è così, ma si è chiarito. Non è possibile che fai tante storie per un nome quando dici che mi vuoi tanto bene, impazzisci per me, mi fai tutte queste dichiarazioni e poi stai zitta quando devi parlare. Cosa temi, che faccio uno scandalo? Sono cretinate, assurdità, ma voglio sapere, voglio poter esercitare un controllo, sarà antipatico ma è una mia esigenza. Tu mi puoi dire: sono andata da Alberto e abbiamo fatto l'amore. Mi sta bene, ossia non mi sta bene, però so con chiarezza. Poi ti dirò se ce la faccio o no. - Ma perché non mi credi, Andrea. Prima mi hai detto chiaramente che dubitavi che fossi nella stanza ieri sera. - Sono geloso. Patrizia, non ti credo e basta. Tu hai voluto il mio amore, sei stata molto più calda tu in queste cose, non io. Io ti ho seguita e poi, forse, ti ho anche superata. Io faccio sul serio, tu forse no. E' questa la differenza. Non mi puoi farmi impazzire per poi tirarti indietro... puoi anche farlo ma chiariscimi le idee. Cosi non può andare ... Allora cosa vogliamo fare? - Un controllo, esercitare un controllo. - Non è la prima volta che ti spiego come sono fatto e tu mi hai sempre risposto che mi ami nei miei pregi e nei miei difetti. Cento volte me lo hai detto e non credo che si possa replicare cosi a lungo una recita. Allora se me lo hai detto e ci credi davvero... - Ma il controllo... Tu chiariscimi le cose ed io ti dirò se posso accettarle o meno. Poi, da persona seria quale mi ritengo non ci ritornerò più sopra. Quando è iniziata la nostra storia avresti potuto applicare un top secret su Alberto, ma sei tu che me ne hai parlato, perché ti vuoi fermare proprio a un certo punto? Se mi hai detto bugie, hai tutto il tempo per smentirle: siamo due persone civili, nessuna tragedia. Tu stai trasformando tutto in un dramma opponendomi un diniego generale. Io potreiperdere il controllo solo se, dopo il chiarimento, mi accorgessi che continui a dire il falso. Ora c'è una sanatoria totale, da oggi dobbiamo rendere i nostri rapporti sinceri ed onesti, anche se devono essere limitati, al di là delle esaltazioni. Non ti voglio perdere, non è che voglio rompere totalmente, ma tu cosi mi ci costringi. Adesso non parlo più e lo fai tu. Il problema è questo, con Alberto ho avuto una bellissima storia, ed è una persona a cui tengo, perché non è possibile non tenerci. Tè lo dissi fin dai primi giorni che ci conoscemmo. Ora è' come se fossimo una vecchia coppia, quindi non so, è come se all'improvviso dovessi cambiare tutto. Comunque già è variato molto il nostro rapporto perché non ci vediamo più come una volta. Prima stavamo molto spesso insieme e facevamo tante cose, ma una volta era diversa anche la nostra vita. Adesso non mi sento ancora di compiere nessun passo, non posso ancora chiarire la mia posizione con Alberto. - Ma non tè l'ho chiesto, voglio che tu definisca la nostra, Patrizia. - Ma non posso chiarire nemmeno con tè perché qual è la mia posizione con Alberto in questo momento? Capisci, non ci stiamo vedendo. Viene soltanto qualche volta a casa mia o mi telefona. Non è che ci stiamo incontrando da soli, ne facciamo le cose di prima, l'amore non lo stiamo facendo più. | |
| | | Bruno Admin
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| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:31 pm | |
| - E' mai possibile se mi raccontasti che facevate l'amore tutti i giorni? Sì, facevamo l'amore tutti i giorni, perché siamo stati... poi è andato calando. - Ma quando questo. Patrizia? - A novembre. - Ma quando ci siamo conosciuti, lui ti accompagnava fin sotto l'istituto. Da quando è finito? - Da quando non mi accompagna più. Da quando non va più al corso, da metà novembre. Forse mi ha accompagnata ancora, ma raramente perché si prepara prima le lezioni da tenere e non ci possiamo vedere spesso. Ci sentiamo per telefono oppure viene a casa. - Mi hai detto che abita vicino a tè. - Vicino vicino no, nel circondario. - Posso avere l'indirizzo? - Via Colprati. - Come si chiama di cognome? - Crociano. - Numero della strada? - Settantaquattro. Vuoi anche quello del telefono? Anche il telefono, perché? Vorrei sapere perché anche il telefono. - Tanto, ormai, lo posso ricavare, tanto vale che me lo dai tu. - Io tè lo dico, ma voglio sapere perché. - Non gli telefono, non ti preoccupare. Dammi il numero. - 558 e, non mi ricordo... 21 81. - Va bene, ma ti da tanto fastidio fornirmi questi dati? - No, ... no,no. Ma parliamone, parliamone. Io vorrei continuare con tè, ma vorrei anche sapere come. Per me, il mio futuro è come un buco nero... Mi fa piacere stare con tè, più che piacere, sto bene quando sto con tè. Ma vorrei sapere soltanto una cosa: qual è il mio futuro? - Dobbiamo parlarne. - Non è niente il mio futuro, niente. - Perché, Patrizia? - Perché si. Quando si è innamorati non si fanno queste domande, le si fanno quando si è innamorati in certe condizioni e quando si arriva a certi chiarimenti. Allora, se vogliamo chiarire facciamolo, ma in modo completo. - Tu cosa vorresti? Dimmi. - Io vorrei vivere con tè, ma non dovresti essere legato. - C'è la possibilità di liberarsi. - Lo so. -Questo spetta a me stabilirlo, Patrizia, una volta saputo cosa vuoi fare. - ... Vorrei... non vivere con tè perché è un pò presto, però mi piacerebbe moltissimo, no? - Sei molto incerta. - No, non è vero, Andrea. Però io ho comunque dei legami, Alberto tra le altre cose. Vivere con tè mi comporterebbe molti molti problemi, ma è una cosa che desidero. - E allora non devi avere paura dei problemi. Certo ci sono e sono noiosi però si superano se si vuole con forza una cosa. Indubbiamente sarebbe un passo difficile per entrambi. Otre ai problemi con i compagni, ci sono difficoltà familiari e di ambiente. Ci sarebbe una tempesta e bisogna valutare se vogliamo affrontarla. Si, sono tanti i problemi...la differenza di età...ce ne sono tanti, tantissimi, non ce li stiamo nascondendo. Ma prima devi chiederti se mi ami davvero come dici, questa è la vera domanda. Poi, forse dopo, si può ragionare su tutto. Patrizia, fin dall'inizio ho pensato che il tuo fosse più un invaghimento che un vero amore. Sei tu che invece mi hai detto, o hai voluto credere, che lo fosse. L' hai ripetuto più volte, anche a mente lucida e non solo mentre facevamo l'amore. Hai detto: io con tè ho raggiunto e superato il livello della mia storia più bella, cosa non avvenuta con Alberto. Me lo confermi o no? - Tè lo confermo, Andrea. - Se me lo confermi, non esiste questa tua ritrosia a parlare di Alberto. - Scusa, ma se io ti chiedessi dove va la tua compagna e cosa fa... - Potrei risponderti. Fammi le domande e tè lo dico. - Ma io non... - Sono molto lineare nel mio comportamento. - Anche io. Infatti non ti ho chiesto niente. - E perché. Patrizia? - Perché non voglio, non mi va di saperlo. - Ma con me cosa vuoi fare, non lo so, mi vuoi fare capire. Patrizia? Avremmo forse dovuto avere solo un rapporto sessuale. Ora è diventata una cosa molto più complessa, lo sai tu, come lo so io. Se fosse stato solo un fatto di letto tutto sarebbe stato molto semplice. E' questo che tu vuoi ora o qualcosa di diverso? Ti ho invitato più volte a rispondermi, me ne devi dare atto. Lo sai che mi sento responsabile verso di tè, non ti voglio danneggiare, ma non devi farlo tu con me. Non devi rovinare la mia vita e distruggermi. E vuoi parlare? Altrimenti possiamo stendere un bei velo su Sonia, su Alberto e su tutto il resto. Hai capito? Sei tu che mi telefoni la domenica, la vigilia di Natale, e tutte le feste comandate. Io no, non ho iniziato 10 questo rituale, sei stata tu non io. Se invadiamo anche 11 privato, oltre questo nostro rapporto di tutti i giorni, è ovvio che si deve parlare di Alberto, di tuo padre, di tua madre, di Sonia. E' ovvio, non possiamo dire soltanto come stai, sto bene, ti amo e cosi via, facendolo il sabato, la domenica, Natale, la prima festa , e poi tenere fuori Alberto. Perché?... Quando ho avuto un rapporto con una donna sposata, all'inizio c'era un accordo tacito; io non parlavo del marito ne lei della mia compagna. Tu ora mi puoi dire tutto, anche se fino a oggi mi hai raccontato un sacco di fesserie. Non ti preoccupare, non faccio drammi ne scene, non è che ti strozzo, ne ti scaccio dalla mia vita. Ti voglio bene, mi dispiace di non vederti più, però chiariamo tutto. Tu mi puoi dire: con Alberto sto facendo l'amore. In fondo sono io l'intruso, ma voglio sapere fino a che punto sei coinvolta. - Mi meraviglia, Andrea, che tu voglia esercitare un controllo... - Ti spiego cosa significa... Vuoi sapere tutti i miei spostamenti, ma come riusciresti a farlo? - Ah, tu pensi che non posso farlo? Non mi sottovalutare, si può, si può sapere tutto. - E' questo che mi... - Se mi vuoi bene devi esserne felice, altrimenti lascia perdere. Non mi sottovalutare, però non sminuire nemmeno il mio senso del controllo, non è che mi metto a fare scenate con Alberto. Solo se fosse un cialtrone, sarebbe diverso, ma tu mi hai detto che è una persona perbene. Sta a noi stabilire cosa vogliamo fare e quindi Alberto non c'entra più niente. Il suo nome e il suo indirizzo tè li ho chiesti solo perché tu non sei la signora Crociano, di cui ovviamente si conosce il nome e l'indirizzo del marito. Voglio rapporti chiari. Tu devi adeguarti alle mie esigenze perché non ce l'ha ordinato il medico di satre insieme. Tè l'ho detto dal primo giorno che non sono un tipo facile. Il mio comportamento è lineare. Come sai non volevo complicazioni, però sono giunte ed ora dobbiamo valutare a quale livello.Stamattina dobbiamo decidere se la nostra è una storia esclusivamente di letto o no. Ma credo che se lo fosse non sarebbe durata tanto. Mi vuoi dire cosa desideri? Venire qui all'istituto e stare insieme nelle ore consentite? Vuoi invece vivere con me? Studiarne se è possibile. Oppure vuoi soltanto lavorare insieme? Prima di sfasciare tutto sono pronto a valutare con tè ognuna di queste soluzioni. Ma non dobbiamo prenderci in giro. Più onesto e sincero di cosi.... Adesso devi parlare tu. - Posso dirti come interpreto il tuo silenzio? Hai iniziato con me perché ti incuriosiva questo signore, poi la cosa ha preso dei risvolti molto più seri, la curiosità è diventata attrazione. Non penso che tu non provi molto per me, ma che mi ami davvero disperatamente, come dici, ne dubito. Adesso ti trovi ad una svolta: se dico ad Andrea che voglio vivere con lui c'è il rischio che dica di si, e io non ne sono ancora convinta, perché se da una parte sarebbe positivo dall'altra creerebbe grandi problemi. Se dico ad Andrea che voglio continuare come ora, evitando di conoscere i rapporti con i rispettivi compagni, sarebbe indicativo e forse Andrea la prenderebbe male. Se dico vediamoci soltanto per amicizia e lavoro, questo in fondo mi dispiacerebbe, perché nella nostra storia dell'attrattiva c'è. O, invece, vuoi chiudere perché hai scoperto di stare con una persona che non ti va più? a questo punto devo chiederti perché hai fatto di tutto per giungere fin qui, perché hai alimentato la fiammella che ora è diventata incendio? Io non ho altro ostacolo che il rapporto con Sonia, alla quale tengo moltissimo però, ti ho già spiegato, che so essere coerente... Vuoi finalmente parlare? - Quando penso di volere vivere insieme a tè, perché ci penso non posso negarlo, la vedo come una cosa quasi irrealizzabile da parte di entrambi. E- molto lontana.Molto difficile, innanzitutto perché ho problemi con la mia famiglia, molti problemi ed anche seri, e poi c'è Alberto con il quale insomma... - Mi dicesti che era da molto che non lo vedevi, nè era venuto con te que!la sera che andasti al biliardo e a cena fuori, e che non facevate più l' amore e che non vi vedevate più... - Guarda che il mio rapporto con Alberto quando ci vediamo è abbastanza normale. Non è che ci baciamo o abbracciamo come come del resto non lo facevamo prima. Parliamo di cosa ci è successo , dei nostri conoscenti, ci comunichiamo dei pensieri , riusciamo comunque a parlare come amici anche solo come amici. Non per forza facciamo l'amore quindi è abbastanza normale per me poter giustificare certi atteggiamenti, mi riesce anche più facile, no? Lui ha notato che e'è qualcosa ma non lo fa capire. Ci saremo baciati, ma senza trasporto. Sì voleva fare 1' amore ma ho trovato le solite scuse. Non è contento che io che io sia tanto impegnata per il lavoro . Mi telefona spesso la mattina presto, alle due del pomeriggio e la sera. In realtà lui vorrebbe passare più tempo con me. io sono combattuta , mi dispiace'molto per lui, mi sento di tradirlo. Siamo una coppia aperta ma non sui fatti seri , eppoi non è che io lo abbia mai tradito prima. I nostri rapporti sono molto cambiati in questi ultimi tempi , altrimenti non sarei stata disposta ad innamorarmi , però non posso dire di non averlo mai amato. Per me conta molto perchè riesco comunque a parlare con lui , e per me parlare è molto importante . Mi sento colpevole nei suoi riguardi, come mi mi sento colpevole nei riguardi della tua compagna, anche se non la conosco, capisci? Per me è molto difficile, non ho ancora capito... sono in una situazione che... Il problema è che anche quando sono in compagnia io continuo a pensare a tè, peró... è una situazione troppo difficile. Non sono ancora riuscita a decidere perchè noi siamo qui, solo e sempre qui, non c'è niente che ...e poi io e lui non ci siamo visti da soli .... Ho-unaa gran-confusione e sarebbe il moomento-meno adatto -per prendere decisioni, però non è che non le voglia prendere, capisci? Non so proprio come riuscire a... A Natale Alberto era fuori città, ma l'ultimo dell'anno non ho voluto uscire con lui e i miei lo hanno trovato strano, loro sono molto legati a lui. Ho detto che ero stanca, lui voleva venire da me ma i miei dormivano dopo la mezzanotte Ho pinto perchè ti pensavo, eri lontano ed ho pensato a te!... stamattina, POCO primma che uscissi, mi ha chiamato per invitarmi a pranzo dai suoi domenica, ma io ho detto no. - E no si meraviglia di tutti questi rifiuti, Patrizia? | |
| | | Bruno Admin
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| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:34 pm | |
| - Si ma lo attribuisce alla stanchezza per il lavoro ed io sono abbastanza evasiva. Non sono abituata a stare con^ una persona che mi controlla. Anche a tè non potrei permettere, un giorno che vivessimo insieme, di impormi tutto quello che vuoi. Non mi piace essere controllata perche già lo sono abbastanza dai miei, e per me è quasi uno choc, capisci? Ho avuto delle storie a casa per il fatto che mio padre mi controllava in modo ossessivo. E' una cosa che non mi va, non posso accettarla. Sono stata traumatizzata dai divieti ingiustificati e possessivi di mio padre. Non ho paura di essere controllata, ma mi hanno dato molto fastidio tutte le telefonate di ieri sera e il fatto che non mi hai creduto quando ti ho detto che ero in casa. Non sai quanto mi da fastidio, è una cosa di me che devi accettare. Non voglio essere controllata! - Come faccio a sapere... - La fiducia, Andrea, tu lo sai cos'è la fiducia? - Non ti conosco ancora bene, non mi hai dato ancora prove. La prima che ti ho chiesto, il cognome di Alberto, ha suscitato quella reazione, e mi hai gettato fuori dalla tua vita... - Non ti ho gettato fuori, Andrea, è che non mi va di essere controllata, mai. Ho già troppi controlli. Potrei accettarlo se vivessi con tè, ma in questa situazione o mi credi... Ma non voglio essere controllata e non solo ora ma anche in futuro. E' un fatto che non accetto, non mi piace assolutamente! Mi fa piacere che tu... - Sei tu che mi hai fatto mille telefonate. Ti vedo molto diversa, adesso ti sei rivelata. Non sono fatto per stare insieme cosi. - Mi fa piacere che tu mi pensi, che comunque sei geloso di me, ma non il controllo. - Va bene, basta. Le nostre sono mentalità diverse, bisogna prenderne atto coraggiosamente e comportarsi di conseguenza. - Si? - Patrizia, hai chiamato tu prima? - Si, ha risposto la segreteria e ho riattaccato. - Mi sono inserito ma tu hai abbassato subito. Perché hai chiamato? - Ti volevo sentire. - Hai avuto qualche pentimento? - Si. - Sei sola? Puoi parlare? - Certo. - Pentimento su cosa? - Su come ti ho lasciato? Andrea. - Non perché mi hai lasciato cosi? - Si, certo, anche sul perché. - E mi vuoi dire qualcosa? - Che ti voglio bene. - Non mi ami? - Sì, ti amo. - Stai giù? - Si. - Vorresti stare qui. Patrizia? - Si. - Anch'io lo vorrei. Sei stata molto cattiva. - Non volevo, mi dispiace moltissimo. - Sei stata molto dura. - Non volevo, non voglio fare l'orgogliosa, non sono ^'Perché non mi hai chiamato una seconda volta? - Ero convinta che stessi in compagnia. - Dell'impiegato? Ed anche se fosse stato. - Comunque, ti avrei richiamato. - Mi dici sempre questo. Patrizia. - Mi dici sempre questp , Patrizia. -Scusami, ma... Patrizia, non mi interessa se dovevi chiamare prima tu o io, mi fa piacere che mi hai telefonato . Ho capito che eri tu, per questo ho aspettato. .- Ero convinta che stessi all'istituto. - E allora? Ah, forse hai pensato che avessi messo la segreteria di proposito? No, l'ho lasciata così , sono frastornato e ho dimenticato di spegnerla. Secondo te , se tu avessi parlato, non avrei risposto? - Si, Andrea. - E adesso? - Sono contenta che mi hai chiamato. - E questo cosa significa? - Che mi ami. - E tu? - Anche io. -Sai Patrizia che questo significa andare incontro l'uno all'altra? Non si può restare fermi sulle proprie posizioni in modo tanto deciso come fai tu. - Hai ragione. -Mi piace che lo dici, ma ancor di più se lo pensi. - Stavo a letto perchè ho freddo, non ho fatto altro che pensare, non ce la faccio a stare litigata con te. -Nemmeno io. -Quando è così, ndrea, mi va tutto storto, non riesco a fare nulla. -Adesso sei più contenta? - Ora sì, ma lo sarei stata prima se tu avessi risposto alla mia telefonata. - Hai gli occhi da gattina un po' rimpiccioliti, come quando sei dispiaciuta? Invece quando ti arrabi diventano più grandi come ai gatti veri. - Adesso sono gonfi, non piccolini. - Mi sei entrata proprio nel circuito. Io invece no, non sono entrato nel tuo. - Infatti, Andrea, quando ho lasciato l'istituto ero talmente contenta che sono venuta qui, ho mangiato a sbafo e ho fatto tutto quello che mi andava, eh? - Sì , hai tante qualitàe d'altra parte non mi sarei innsamorato di tesenon fosse così. Però hai un carattere terribile, non sembra ma è vero. - Conosco il mio carattere, penso di averlo bruttissimo anche di più di quanto immagini. - La cosa più brutta è quell'orgoglio. -Proprio con te Andrea l'orgoglio non entra in funzione, altrimenti non ti avrei telefonato specialmente dopo che mi hai detto "al di fuori di qui non chiamarmi più" . Ho sentito la segreteria e mi sono tanto dispiaciuta perché sapevo che avresti dovuto essere li. Non è mai successo questo. - E' vero. Patrizia. Me ne sono andato come una furia e anche tu. Tu a destra e io a sinistra e non hai neanche girato la testa, l'hai fatto apposta, vero? - L'ho fatto perché so che non posso guardarti fuori di - Avevi voglia di salutarmi quando sei andata via? Non mi ero nemmeno accorta che eri uscito contemporaneamente a me dall'altra porta. Avrei voluto salutarti, sì. Soltanto che... non è per orgoglio, non c'entra con quello che mi succede. So che cosa significa l'orgoglio, l'ho provato quando non ero innamorata. - E'una cosa stupida. Patrizia, se ci si vuoi bene. Va usato in altre occasioni. ., - Sono contenta di sentirti. Non ce la facevo più. Per strada sono stata tentata tante volte di tornare indietro. - Pensavo di trovarti qui. Infatti sono venuto prima, pensavo che mi facessi la sorpresa perché sento che mi vuoi bene, però sei terribile. Prendo una sigaretta, aspetta. Oggi avrò già superato la trentesima. - Almeno fumi. - Tu? - Io, niente. - Ohe voglia hai? - Vorrei venire li, ma non ho la forza nemmeno di muovermi. Stavo bruciando tutto in cucina. - Stavi bruciando me e tè. - Io non voglio farlo, Andrea. - Per non farlo non devi essere come stamattina. - Anche tu, che subito, appena arrivata, mi hai agaredita. - Ero comeimpazzito, altrimenti ieri sera non avrei telefonato cinque volte a casa tua, rischiando tutto. Mo piantato ospiti e ogni altra cosa per venire a telefonarti - Come pensi che possa continuare cosi? Come posso dirti che esco se tu hai voglia di sentirmi la sera? Vedi, anche questo penso. Comunque, ieri sera ero a letto, mi volevo alzare, ti giuro. " - Ieri sera, lo riconosco, sono stato esagerato. Ma perché mi hai detto: come si può... Dimmi! _ - Come si può andare avanti... Andrea, se tu hai tanta voglia, la stessa che ho io, di sentirci in ogni momento, ti dovrei dire tutto e hai ragione. Io non voglio bruciare la nostra storia, però tu promettimi di non arrabbiarti più. E poi mi hai accolto cosi, stamattina. Ci sono rimasta molto male. Appena ti vedo so come andrà la giornata, capisci? Ed ho sempre il terrore. <-",,4." - Lo so. Patrizia. Ma se mi vuoi bene questo non ha tanta importanza- - Infatti non gliela do. Però ha importanza quando dobbiamo continuare. Ho passato una giornataccia come non ricordo mai fra di noi. - Allora non vuoi continuare? - Sì che voglio. .. - In questo caso ci dobbiamo sacrificare entrambi. Bisogna venirsi incontro, Patrizia. - Mi voglio sacrificare, cosa mi chiedi tu di non uscire? - No, no non uscire sempre, qualche volta e di avvisarmi prima nei limiti del possibile. Se mi vuoi bene, devi sentirle tu certe cose. Sai cosa mi è dispiaciuto di più? La resistenza assurda a darmi i dati di Alberto. La tua voce ha assunto un tono che non potrò dimenticare. Non mi aspettavo una reazione tanto violenta. Sono stato io tanto più dolce di te ed è forse per questo che mi hai telefonato. Non è ammissibile perchè altrimenti non sono nessuno per te. -No^non è cosi Andrea. E- che mi è giunta improvvisa, capisci? - Comunque ti sia giunta non mi puoi contestare il diritto di fartela. Se io sono importante, come dici, ne ho diritto. Altrimenti non è vero. - Non è contestazione di un diritto, è solo che avrei voluto sapere il perchè. - Non si chiede il perchè in un momento di nervosismo, magari il giorno dopo. - Eri incavolato perché non credevi che io fossi in casa. Poi un'altra cosa, può capitare che io una sera penso, ti dico e credo di andare a casa e poi esco. Spesso è successo questo in passato, perché non lo so molto tempo prima, capisci? - Patrizia, come stamattina, stai mettendo, troppi ^ punti sulle i. Io non credo che, con una persona che ti dà amore e affetto, e alla quale dici di tenere moltissimo, tu possa tentare dei patteggiamenti. - Vorrei chiarire che non lo sono. - Comunque , se tu non me lo hai detto prima e ti capita un'occasione di uscita, non lo fai. Perchè, porcamiseria, se è più importante per te stare con me, non lo metti a rischio per un cinema o per un caffè. Hai capito? Non puoi pensare di essere sempre libera e indipendente, quando ami qualcuno che tiene a queste cose e a sua volta farà di tutto per cercare di farti contenta. Se ti riempie la vita stare con me, non è detto che non devi vedere altri, però a qualche cosa puoi rininciare. - Dici che te lo debbo dire prima... - Sì, cara, altrimenti non ci vai. Non si può avere tutto. Anche io vorrei avere tutto, stare sempre con te, la libertà , non far del male a nessuno. Però se debbo rinunciare a qualcosa, per te lo faccio, perchè sono felice già stando con te otto ore al giorno. E' una questione di scelte . Se una persona a cui tieni soffre, a qualcosa devi pur rinunciare come hai fatto da quando stai con me. Voglio la tua felicità però non puoi dire che può capitare da un momento all'altro per evitare che succeda un dramma se io ti telefono e nonb ti trovo. Dobbiamo venirci incontro altrimenti smettiamo. Se ripenso a stamattina, ci sarebbe davvero da chiudere perchè sei stata violenta, cattiva e non innamorata. - Io non lo so se sono stata violenta. - Non sembravi tu, non era la Patrizia che ho conosciuto, ma un'altra persona. Non sono mica un estraneo. Non sopporterei queste cose da un altro, ma da tè sì. Ti vorrei sempre con me, soffro quando stai con altra gente, però mi sforzo, e spero di riuscirci sempre meglio, ma entro certi limiti, se no la tua vita è fatta d'altro e non di me. Così la vedo. - Ma quando esco dall'istituto mi sento sola, mi sento di nuovo sola, anche se so che tu mi ami. - E' assurdo, che sola! Non sei sola se ci sono io che ti penso e che, se vuoi, ti raggiungo subito. - Si? - Chiamami dovunque sei, tè l'ho già detto. Come puoi sentirti sola se otto ore su ventiquattro sei stata con me? Se sai sempre dove rintracciarmi, se puoi lasciarmi messaggi sulla segreteria? - Ti amo, ti amo Andrea. Non mi importa di niente e di nessuno se devo rinunciare a tè, capisci? Ne degli amici e nemmeno di Alberto, se devo rinunciare a tè. Se ad Alberto non va di vedermi per mezz'ora al giorno non m'importa. Domani, ad esempio, non andrò a mangiare da Alberto perché potrò parlare a lungo al telefono con tè. Non penso agli amici ne penso ad Alberto. Lui, lo vedo come una persona con cui sono stata insieme per quattro anni e non posso chiudergli la porta in faccia e improvvisamente dirgli: non ti amo più... Anzi, gli parlerò al più presto e lo lascerò. Avrei già dovuto farlo quando sono stata sicura di essermi innamorata di tè. - Quanto sei bella quando dici queste cose. Le senti veramente? - E' la verità, Andrea. - Penso di sì, perché le stai dicendo con impeto e questo mi piace molto. Patrizia, ti voglio molto bene. E" perché ti amo che me la prendo per tutte queste cose, altrimenti me ne importerebbe poco. Lo capisci? - Sì, Andrea, è per questo che preferisco quello che è avvenuto oggi alla tua indifferenza. Non voglio costringerti a far qualcosa... Io spero che tu oggi perda al gioco. - Penso proprio di si. - Se non ti amassi cosa mi costerebbe dirti: guarda, Andrea, chiudiamo questa storia. - Ti sei emozionata? - Patrizia, non voglio chiudere nessuna storia, voglio tenerla in piedi sempre di più. Ti amo. Patrizia. - Anch'io. - Proprio per questo non voglio farti soffrire nemmeno un poco. Non chiudere ancora con Alberto, ma dirada ogni rapporto con lui. Mi sei entrata proprio dentro! - Stamattina parlavo con mia madre, non so come, all'improvviso, raccontandomi del padre mi ha detto: papa era .un uomo tranquillo ma quando toccavano la moglie diventava una belva, perché aveva venticinque anni più di lei. E' una storia che non conoscevo assolutamente. Quando camminavano insieme, qualche stupido diceva: che bella signorina, è sua figlia? e mio nonno rispondeva: si faccia gli affari suoi!... Andrea, stanotte ti ho sognato di nuovo e ti sogno ogni notte, dimmi tu se questo non è amore. si' ^Però, Andrea, basta con le parole, voglio dimostrarti ... Telefonami ogni sera alle nove, alle otto. Capisci, vorrei dimostrarti che... Il controllo che ^puoi esercitare dall'esterno, lo eserciti molto meglio dentro di me. - Mi sono augurato questo, sai? - E aspetta, un'altra cosa, gli amici e tutti li posso mettere nella spazzatura. Posso fare a meno di vederli se non fa piacere a tè. Non riesco nemmeno più a leggere pensando a tè, presa come sono da tè, non mi è mai capitato: non leggo più il giornale, non guardo la televisione_non faccio niente. Se faccio qualcosa, leggo i tuoi lavori perché mi sembra di stare insieme a tè. Ah, di tutta la mia corte non me ne frega niente, se devo rinunciare a te_ - Questo lo avevo capito prima dello choc di stamattina^ - Dimentica quello e registra questo: non m importa di nessuno, soltanto di tè. - Ti amo tanto, tantissimo. - Anch'io. - Vai a riposare amore. Ci sentiamo domattina. -Ciao, ti amo. - Ciao.
Il foglio non mi parla, cosa dovrebbe poi_dirmi? E' la tua voce che vorrei sentire... nient altro. Parlarmi di tè parlare di tè saziarmi di parole quando non ci sei, saziarmi di un pensiero indomito e indomabile sentirti dentro e fuori vederti in ogni cosa sognarti in ogni sonno respirare il tuo respiro sapere che sei per me ed io per tè: IN OGNI ISTANTE! Patrizia | |
| | | Bruno Admin
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| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:37 pm | |
| VI SAbato 18 gennaio - Pronto? - Andrea? - Di, Patrizia. - Non stare cosi, per favore. Mi sembra, ogni volta che apro bocca, di parlare con un mio nemico. No, stai parlando con uno che ti vuole un bene infinito, ma non ce la fa così... che si sente davvero distrutto per come reagisci. - Non vorrei che succedesse tutto questo, Andrea. - Che cosa vuoi? Lo sai tu che cosa vuoi? - Io ti voglio tanto bene. - Dimostramelo. - ...Ho bisogno di... ho bisogno di tempo. - No, non sono più disposto a dare tempo, non sono più disposto a dare niente, non posso distruggermi. Patrizia, stai scherzando troppo con me. - Ma io non sto scherzando... - Il tempo non gioca a nostro favore di questo passo, Patrizia. Tu non puoi voler bene a due persone, ficchiamocelo in testa una volta per tutte. Ora veramente basta! - Andrea, per favore, non ti agitare. - Non mi agito, sto tranquillo, mi sto divertendo stamattina. Scusami, eh, sto facendo una cosa divertentissima... Tu forse non sai cosasignifica voler bene, tè l'ho già detto altre volte, tu non puoi capire tutto quello che sto provando io adesso. - Lo so cosa stai provando. - E allora? Però, il povero Alberto non lo deve provare tutto questo. Povero Alberto, tanto debole e tanto malandato, che non può assolutamente sopportarlo questo, mah! Patrizia, insomma, ti rendi conto dell'intensità di ciò che stiamo vivendo adesso, e di quello che invece tu stai vivendo con Alberto? Siete due vecchi coniugi, cosi almeno sembra da tré mesi a questa parte. Tu pensi che sia più facile rompere un rapporto vivo come il nostro o quel trascinarsi stanco con Alberto?... A ventiquattro anni non puoi essere una conservatrice, è assurdo! Oppure abbi il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. Ma non puoi, non puoi, non devi fare cosi... Patrizia, io non sono più disponibile per questo gioco. - Credi veramente che sia un gioco? -Patrizia, non voglio più giocare sulle parole, voglio limitarmi ai fatti. Finiamola ora, voglio soffrire una volta e basta! Già sto penando troppo in quest'altalena. Dobbiamo essere decisi in un senso o in un altro, non è più possibile perdere altro tempo. O dentro o fuori! - Cosa vuoi dire o dentro o fuori? - O stai con me o con Alberto. Basta, ... Mi dispiace, ma è cosi. - ... Non mi vuoi dare tempo, no? - Perché hai bisogno di tempo. Patrizia? - Non vedo perché dovrei darti ancora tempo, se soltanto in questi ultimi quindici giorni per ben due volte mi hai detto, non solo che eri disposta a lasciarlo, ma anche che avresti dovuto farlo già prima che tè lo dicessi. E' una tua affermazione, non mia. Non ti sto chiedendo altro che mantenere ciò che hai promesso. E poi, vuoi ottenere altro tempo non per risolvere la situazione, ma per pensarci ancora. - Patrizia, più tempo passa e più mi rendo conto che ho ragione io. Più tempo passa e più mi ren-do conto che è meglio che noi chiudiamo. Va bene? - In che senso, scusa? - Chiudiamo, Patrizia. - Che cosa? - Tutto. - ... Perché, Andrea? - Non mi chiedere il perché, lo sai benissimo. - Sei disposto a chiudere tutto. - Si. - Tutto tutto. - Tutto... Perché mi hai preso in giro, non sei stata onesta con me e questo non l'ho mai sopportato. No, non sei stata onesta con me, mi hai detto un si quando non eri convinta. Per questo mi hai preso in giro non una, ma due volte. Basta, non sono disposto a continuare. Mi prenderesti in giro anche come amico... prima fare l'amante e poi l'amico, non va bene cosi. Adesso mi vorresti come amico, ti andrebbe bene questa soluzione! E' ancora più assurdo... Posso riabbassare? - Non ti ho preso in giro. Posso riabbassare?... Hai cinque minuti, fra cinque minuti me ne voglio andare, non ce la faccio più. Per cinque minuti ascolto, poi chiudo. - Non ti ho preso in giro, Andrea, non l'ho fatto... se fosse stato un gioco per me... - Ma non voglio più sentire queste cose, sono superate, sono inutili, devi andare al dunque, che fai tutte queste chiacchiere. Non puoi ormai perdere tempo a parlare di queste cose. Basta, ce le siamo dette e abbiamo visto che non sono vere. - E' che non lo so, Andrea. - E fai bene a non saperlo. Tè lo dico io quello che devi fare: ciao! Che altro ti posso dire, se non lo sai... In fondo è il diniego di quel famoso sabato che prevale, no? Il resto è una stronzata... posso abbassare. Patrizia? - Perché dici... - Perché voglio abbassare, non ce la faccio più. - Non vorrei che abbassassi. - Va bene, però che altro dici? Stiamo cosi a sospirare? Cosa vogliamo fare? - Io non volevo chiudere... - Io si. - Ne possiamo riparlare, Andrea? - No! - Perché? - No... Patrizia non hai altri termini, basta! E finito il tempo dei giochi. Ora devi prendere una decisione. Per me l'hai già presa, e quindi è inutile che continuiamo a trattenerci al telefono, capito? Il fatto che ancora non parli significa che già hai scelto, ti pare?... Ci salutiamo? - Non possiamo riparlarne? - Ma come ne vuoi parlare, come?... Che delusione sei stata' Una violenta e bruttissima delusione... Patrizia, giocati meglio la tua vita. Mi dispiace dirtelo, ma cosi tu non sarai felice con nessuno. La verità è.questa. Scegliti un compagno e tienitelo caro. Non puoi fare cosi, perché in fondo non ami nessuno e questa è la cosa più brutta. Tu non ami me, non ami Alberto, non ami nessuno e, in fondo, non ami nemmeno tè stessa. Non so tu chi ami. Ti auguro di trovare un grande amore. Certo non è Alberto. Se lo avessi amato non saresti stata cosi appassionata per tré mesi con me.... Possiamo abbassare? - Ti volevo risentire. . ., .. .=-_-. - No Patrizia. Non ti voglio risentire mai più, ti farò cambiare ufficio all'università e non ti voglio sentire mai più.... Purtroppo. Posso abbassare?... - Posso abbassare? - Cosa significa questo posso abbassare, posso abbassare? - Patrizia, che devo fare, dimmi. Stiamo al telefono da un anno, che devo fare, dimmi tu. - E' proprio finita? - Sei tu che l'hai deciso, non io. - Io non l'ho deciso, Andrea. . - Non sono io che sto abbandonando tè, sei tu che mi hai lasciato. - Ma io non ti voglio lasciare. - Mi hai lasciato! - ....O.K., abbassa Andrea. - Abbasso? - Si. - Per sempre? - Perché per sempre, Andrea? - Per sempre. Quando abbasso non chiamo più, se ti ilJ-uai sbagli... quando abbasso è per sempre, non ci torno più sopra. - Andrea.... - Ci hai pensato bene? - .... Io vorrei riparlarne. - Ma di che? Se da un mese diciamo sempre le stesse cose, di che Patrizia? Di che, di che? E poi perché? Non sei sposata, non hai figli, non capisco. Perché se tu avessi fiali non tè 1" avrei nemmeno chiesto. Non c'è un motivo serio per cui tu veramente mi devi dire no. Sei libera* O che -altro vuoi che ti dica, che non credo che tu mi ami? Allora che continuiamo a fare? Ma perché?... Perché mi hai detto tutte quelle cose, chi tè l'ha fatto fare? - Sono vere... - Ma che vere. Sciolte come neve, cosi, in un momento, da un giorno all'altro... dove sono vere. Patrizia? Forse ti volevi togliere uno sfizio con me, che cosa è stato, che cos'è? E mi dicevi che mi volevi bene, che con me avevi provato le sensazioni più grandi della tua vita, che non avevi mai amato tanto e con tale intensità... Ma come fai a dire tutto questo, ma perché illudi la gente in questo modo. Ti dissi che sei una mina vagante. Tu sei molto bella, eppoi quando ti mostri cosi anche dentro io sono tutto preso da tè, mi fai morire. Perché fai male alla gente in questo modo? Perché mi fai cosi male. Patrizia? Chi tè l'ha fatto fare, chi ti ha pregato di farlo?... - Io ti amo... - Non ci credo più. - Andrea... ... Stavo per i fatti miei, non ti ho cercato io, Patrizia, sei tu che hai voluto la nostra storia, non io. All'inizio ti ho messa in guardia, ti ho detto... Perché sei cosi cattiva? Perché sei fatta così? - Non sono cattiva. - Questa è cattiveria, ma perché, cosa è successo... - Non ho giocato con tè, Andrea!... - Eh sì, ma allora perché non hai la forza di lasciarlo, ma perché se non hai giocato con me, Patrizia? Perché?... Oh Dio santo, è mai possibile che tu mi ami e poi ami un'altra persona fino a questo punto? Ma com'è possibile? Ma perché? Stupido ed imbecille che sono... - Io ti amo. - Macché! Perché mi fai soffrire in questo modo? Non ho venfanni che mi rifaccio, non mi rifaccio più da questo!... - Andrea, io non ti voglio far soffrire, assolutamente. - Andrea. - Andrea? - Che imbecille che sono! Tu volevi solo sesso e solo quello dovevo fare, ma come sono imbecille! Solo sfizi con tè e fregarmene di tutto! Così si deve fare nella vita, non si può fare altrimenti. E" solo uno stupido chi vuole bene... - Andrea, io ti amo, è vero è vero. - Grazie di tutto, me la ricorderò questa vicenda, la ricorderò come una delle più terribili che mi siano mai capitate. Mi hai preso in giro, hai voluto prendere in giro l'uomo maturo. Grazie Patrizia, grazie di tutto. - Andrea, io non ti ho voluto prendere in giro. - Si Patrizia, sì... Ho avuto sospetti su di tè, tanti e tu me li hai fugati tutti, sapessi quanti, tantissimi, perché non mi faccio mai illusioni. Ti chiedevo e tu mi rassicuravi con aria candida, con aria sincera, con aria partecipe, con aria sognante e mi... - Era tutto vero... - Sei un animale particolare, è la venta. Brava Patrizia, puoi essere orgogliosa di questo, tè ne puoi vantare, ti ringrazio... Non sei seria Patrizia, non sei seria! Non si può giocare con il destino degli altri. - Non ho giocato con tè, Andrea. Ogni eosaa che ti ho detto l'ho sempre sentita. - AÌlora se io ti avessi detto: Patrizia, mantieni la promessa, lascia Alberto, lo avresti fatto? -Avevo detto che avevo bisogno di tempo - No, hai detto che eri prontissima , sono io che ti ho fermata. - Non ho detto questo. - Quindi non sei mi stata convinta di poterlo fare? - Non di poterlo fare, avevo bisogno di tempo. - Patrizia basta, ma come pensi di non perdermi e tenerti Alberto? ma perché vuoi prendere in giro anche lui? perché? - Perché cosa? . .., Perché vuoi prendere in giro anche lui. - Andrea io non voglio prendere in giro nessuno. - Ah no? No eh? - Io... : Hai'raggiunto il preciso risultato di prendere in giro due persone, non una sola, brava! - Io as Alberto, io non lo so, io gli voglio bene... - E tientelo, Patrizia, tienitelo. Ciao, arrivederci ciao . tientelo per sempre, goditelo, ciao ciao Patrizia ciao!
.........••••••••• - Sì? - Sono io, ho cambiato idea Patrizia. Se sei d'accordo, vuoi stare con me e con Alberto? - Perché fai questo? - Vuoi venire all'istituto stamattina? - Perchè fai questo? Vuo^veni re da me? Vuoi venire? Poi ne parliamo da vicino. - ...O.K. - Fra quanto tempo vieni? - Mi lavo e scendo. - Quindi una mezz'ora? - Sì. - D'accordo. Ciao. | |
| | | Bruno Admin
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| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:39 pm | |
| VII Martedì 28 gennaio 1992 - Si? - Ti sei confessata? - Con chi? - Con chi in genere ci si confessa. - Ah? - Con chi ci si confessa. Patrizia? - Ho parlato con Alberto. - E allora? - Allora sto molto male. - Cosa succede Patrizia? - Succede che lui vuloe stare con me. - Cosa intendi? - Che non lo posso lasciare. - Che significa questo? - Che è meglio che non continuiamo più, Andrea. - E io d'altra parte ero già di-questa idea. Ora stavo parlando al telefono con lui, dovrei richiamarlo... Gli ho detto tutto. - Ah sì? Sii? - Si, Andrea. - Perché l'hai fatto? - Non ce la facevo più. - Quale reazione c'è stata? - Molto, molto grave. Infatti non sta molto bene, stavamo parlando al telefono. Io sto anche peggio...ma non ce la facevo più a continuare questa tiritera. - O.K. Allora, se vuoi, domattina ci vediamo e provvediamo al trasferimento e a liquidare le nostre cose, va bene? - Quali, Andrea? - Se non vuoi venire, posso provvedere a tutto io. Il problema è che... non vorrei venire, non me la sento. - Perché? - Ci possiamo sentire domani mattina? - No, parliamo adesso e definiamo... Quindi hai deciso che da me non vuoi venire più? - Adesso che Alberto sa tutto non è possibile. - Hai preso una buona decisione. Ma come ti è venuto in mente di farlo ? Ti sei preoccupata che io parlassi? - Anche. Ma non potevo continuare cosi, Andrea, non ce la facevo più. Sto molto a terra. - Ci potevi pensare un pò prima, senza poi agire cosi drasticamente. Tanto io non avrei detto certamente niente ad Alberto perché non era il caso e perché non mi sembrava giusto. Questo lo potevi immaginare. - Si, lo so. -. Credo di essere una persona perbene. - Si, lo so Andrea. - Ed anche questa sera, in fondo, credo di essermi comportato da persona perbene, no? - Si. Ma avevo un peso proprio nei suoi confronti, capito?... Continuare cosi, troppo stressante. - Gli hai detto tutto? O hai solo accennato qualcosa? - Stiamo parlando, gli ho detto molte cose. - E qui, non vuoi venire più? - Non posso più venire, Andrea. - Perché? - Proprio per me, perché è troppo stressante. - Cosa significa? - Soprattutto adesso che l'ho detto ad Alberto... - Ma non gli hai detto mica tutto? Gli hai accennato qualcosa. - Gli ho detto molto, ho detto proprio tanto. - Quando hai preso questa decisione? - Stasera. - Quando sei tornata? - Si. - Ma sei passata da lui? - Si e glielo ho detto. Gliel'ho detto subito perché per strada mi sentivo veramente a pezzi, e mi sento ancora così, quindi... - Patrizia, questo significa che non ci vediamo più? - Non ci possiamo vedere più. - Che peccato! Che peccato! In fondo, Andrea, mi hai fatto scattare tu questa decisione... - Non sono io. - Sei tu che mi hai aperto dentro, no? - Si, perché ero arrabbiato, non per farti del male. - Adesso sto malissimo. - Non volevo, ti assicuro. - Sto molto molto male. - Vieni da me, domattina. - Andrea, non possiamo continuare. - Va bene, ma anche se non continuiamo, ti vorrei vedere lo stesso. - Andrea, se domani vengo da tè devo dirlo ad Alberto, capisci? E lui sta proprio a pezzi. - Lo credo, ma penso che tu non gli abbia rivelato tutto. Spero. - Quasi, perché lui ha detto: voglio sapere tutto dall'inizio, se non lo fai, se non mi dai questa prova, non possiamo più stare insieme. - E a casa tua. Patrizia? - Mia madre si è accorta di qualcosa. - Non parlare anche a casa. - Non ne voglio parlare. Ma stasera non ho mangiato e sto proprio male, avrei bisogno di diecimila tranquillanti. - Questo mi dispiace, perché sai che ti voglio bene, no? - E soprattutto, Andrea, non volevo che fossi tu a dire_______ _ - una cosa del genere ad Alberto. - Non l'avrei mai fatto Patrizia, scherzi? - Si, va bene, ma comunque era una cosa che dovevo... - E' sempre sbagliato. Patrizia, lo so per esperienza, purtroppo. - Adesso ho rovinato tutto. - Proprio per questo, se avessi chiamato prima me, tè l'avrei detto io di non farlo. Non so perché tu l'abbia fatto. E' sbagliato. - Ma mi hai lasciata che... sembrava che volessi parlare con Alberto. Non sarebbe mai successo, lo puoi immaginare, no? Perché danneggiarti? E' assurdo! - Comunque, ormai non c'è più niente da fare. Ho proprio il morale giù, giù giù, a pezzi. - Ma come ti è venuto in mente? E" un problema che avremmo risolto tra di noi, non dovevi coinvolgere... Puoi venire domattina da me? - Ti telefono e ti faccio sapere se posso venire. Ti chiamo all'istituto. - Ma non ti dispiace di non venire? - Si, Andrea, mi dispiace ma non voglio perdere Alberto. - Questo l'ho capito ormai, mi è cosi chiaro. Purtroppo mi è sempre stato chiaro. - Sto proprio male. - Però è assurdo che noi rompiamo completamente. Avevamo promesso di non perderci mai e di mantenere comunque dei rapporti di amicizia. E' un errore, è un errore grave. - Andrea, domattina ti chiamo, va bene? - Si, ma se vieni non devi dirlo ad Alberto, altrimenti fai un altro guaio. - O.K. - Patrizia, mi auguro di vederti ancora. ,^^_ - Andrea, per quello che ho detto ad Alberto ^WSI^-o se non mi avessi minacciato, stasera non gliene avrei parlato. - Ma, tesoro mio, ti pare che potevo... - Sto proprio a terra. - Ma che razza di giudizio hai di me. Patrizia? - Ma Andrea tu mi hai detto che sei un violento... non perché ho una cattiva impressione di tè, magari l'avresti fatto anche per amore, ma l'avresti fatto. - NoJion l'avrei fatto, perché queste cose non si fanno. Solo un7cafone o un disgraziato le fa. Non l'ho mai fatto. - Andrea, allora perché dici certe cose. Mi hai messo in una condizione... Ma tesoro, bastava che tu me lo chiedessi con più convinzione. Ho detto che avrei dovuto pensarci, ma era la rabbia. - Comunque, ti chiamo domani mattina Andrea. - Senti, vieni domattina e cerca di mettere riparo adesso, se puoi. - Andrea, non è possibile. - Tu dici? - Sapessi a che punto siamo arrivati, poi ti spiegherò. - Senti, Patrizia, mi hai dato un colpo terribile perché io vorrei vederti sempre. - Si, lo so, ma... - E' assurdo. - Mi hai messo tu... - Ma no, non dire sciocchezze, sai che ti voglio molto bene. Alberto in questo momento sta aspettando una mia telefonata. - O.K. riattacca. - Ti chiamo domattina alle nove e mezza. - Vieni senza avvisare, vieni ti prego. Non chiudiamo cosi. - Non voglio chiudere, Andrea. - Ciao. Chiama domattina, cerca di rimediare nei limiti del possibile. - Non posso. Poi ti spiegherò e tu mi aiuterai. - D'accordo. - O.K. - Ciao. - Ciao. - Pronto? - Pronto, Andrea. - Ciao tesoro, come va? - Male. - Cosa è successo stanotte, hai continuato a parlare? - Fino alle due e mezza. - E che cosa avete deciso? - Che... che... non vengo più. - Da me? Patrizia ma hai pensato anche ai tuoi genitori, non è più logico che sia più graduale questo tuo andar via, non puoi dire... - No, questo no. - L'hai detto a mamma? - Si, non tutto, ma... - Oh Dio santo... a tè non dispiace?... a me tantissimo. - Lo so, ma... - Avremmo regolato tutto tra di noi, non so per chi mi hai preso, lo sai che ti voglio bene. Come avrei potuto farti del male? Tè lo dissi già tempo fa che non ti avrei mai fatto del male. Devi distinguere tra momenti di rabbia e quando poi si ragiona sulle cose. Avrei mai potuto danneggiarti? - Andrea, ormai è successo. - Lo so... Tu devi venire a salutarmi, non può finire cosi, non si può spezzare un rapporto in questo modo, capisci? - Sì, ma... stamattina non posso. - E quando? Non voglio chiudere, vorrei almeno continuare a parlare con tè. - Anch'io. - Dobbiamo continuare a sentirci e qualche volta a vederci... Patrizietta, ma mi hai voluto bene? - Si, sto male, sto male. - Ma hai detto tutto? - Non tutto, se lo avessi fatto sarebbe già finita. - Cosa hai detto? Ohe era da pochissimo. E a mia madre, che si era accorta di quanto stava succedendo con Alberto, ho detto che io e tè ci siamo baciati e basta. - Stamattina esci? - Alberto vuole vedermi. , "...oo """ - Io voglio vederti, io devo vederti... Patrizia non piangere. Patrizia io ti voglio bene. p -Lo so, voglio continuare a parlare con tè. Ti devi ricordare di me con amore, nr.i.io - Non piangere, ti vorrò sempre bene... non posso perderti così. Patrizia io ti devo vedere, non riesco a farne a meno<. Patrizia, ma tu mi vuoi ancora bene? Patrizia, amore mio, trova uno spazio per vederci. - Non piangere, calmati. Patrizia. - Andrea. - Patrizia, amore, abbiamo vissuto bene insieme. Mi rendo conto di tutti i tuoi problemi, ma non si può buttar via tutto questo. Patrizia, non è che abbiamo smesso di amarci, sai? E allora è ingiusto chiudere cosi. - Patrizia ti voglio ancora più bene di prima. - Non posso parlare, c'è mamma. - Sta sentendo tutto? - Si. - Anche me? - In questo momento no. - Se hai detto ad Alberto che è stata una cosa da poco^ non c'è la possibilità di tornare a lavorare ali istituto_ filialmente. Vuoi che gli parl<. io e getto acqua sul fuoco? Lo faccio soltanto se vuoi tu, non faccio niente senza il tuo consenso. Penso che si possa ancora riprendere in mano la cosa. - Non è possibile. -.,,o" - Patrizia, tu hai ancora dei doveri verso di me, lo sai. Non puoi lasciarmi cosi. - Ma non è questo che voglio, è che... - Devi trovare lo spazio per venire da me. - Andrea adesso non posso parlare. Tra un pò esco e ti voglio parlare con più calma. - A tra poco tesoro. - Pronto? ^ - Pronto. - Ciao Patrizia, dove sei? - Per strada, "i - Come va? . ^, - Male, sempre peggio perché mia madre ha capito anche di più dal mio tono con tè. Comunque Alberto sa che stamattina mi avresti telefonato e mi ha ripetuto che se continuassi a vederti lo perderei per sempre. ,,on<i - Senti, Patrizia, io questo lo capisco, ma tu cosa pensi dentro di tè? - Non posso stare senza Alberto. , - Non ti chiedo, questo, perché (capisco che è anche un fatto sociale. - Ma il problema è che se ci vediamo io non lo avrò più. - Ma non glielo devi dire. -Ma lui controllerà... Deve passare un pò di tempo, Andrea, perché non mi toglierà gli occhi da dosso, capisci? - Ma lui quando va a lavorare? - Ma non ci andrà, eppoi c'è la madre. - Tu, a mamma cosa hai detto, che non vieni più all'istituto? - Dice che non devo venire più. - Allora mamma sa, sa di più. Ha capito quando mi ha visto piangere al telefono. Comunque domani dovrò andare dal medico a fare l'elettrocardiogramma, sto male. - Tesoro, so che hai avuto questo contraccolpo e io sono uno stupido. Non hai capito che era solo rabbia ieri. - Alberto sa che la storia è iniziata verso il dieci gennaio e che in realtà abbiamo lavorato, però vuole sapere i particolari. Gli ho detto che non abbiamo mai fatto l'amore ma qualcosa di simile, e già cosi è rimasto... - Non ti preoccupare. Patrizia, stai tranquilla, vedrai che tutto andrà bene. - Sta male, capisci? - E' giusto che stia male, purtroppo è cosi. Ma passerà. - Sarà difficile. - No, Patrizia, non sarà difficile, vedrai. - Io non ce l'ho con tè. - Sono uno stupido perché ieri sera non ti dovevo far spaventare, ma non pensavo nemmeno lontanamente... io voglio soltanto il tuo bene. - Ormai... - Ma ti voglio vedere, non voglio perderti,Patrizia. - Ma come facciamo? - Troverai il modo per venire. - Deve passare un pò di tempo. - Quanto? - Non lo so, ti chiamerò. - Non ti posso telefonare io? - Non so se posso rispondere, se poi riattacco mia madre capisce tutto. - Almeno ti voglio sentire. ^ - Si, si, voglio sentirti anch'io, anche se devo chiamarti per strada. Non credere che io pensi male di tè. - Mi vuoi sempre bene. Patrizia? - Si, ma è difficile, hai capito? Già era difficile, ora lo sarà di più. - Perché siamo degli stupidi tutt'e due. - Lo so. - Dobbiamo continuare a stare insieme. ^ - Ma come facciamo? Devo lasciare Alberto. - f*^, ma nemmeno me. - Wa madre sta male, sai? Se non si calmano le acque... - Ma a mamma hai dato la stessa versione che ad Alberto? - No, ho detto che ci siamo scambiati un bacio e che io non ho fatto resistenza. Lei è rimasta molto indignata, non ha dormito stanotte. - Non hai detto a nessuno che abbiamo fatto l'amore? ~ No - E questa deve rimanere sempre la versione ufficiale. - Ma ad Alberto non importa, perché già il fatto che ci siamo baciati non riesce ad accettarlo. Comunque stamattina devo dirgli che hai telefonato e cosa abbiamo deciso. - Digli che ti ho telefonato e sono dispiaciuto, ma fagli credere che è stato un attimo di abbagliamento... - Un attimo che è durato dai primi del mese? - Ma no, perché ai primi di gennaio non ci siamo baciati, è stato in questi giorni... - Ma non ho detto cosi ad Alberto. - Hai detto che mi sono innamorato di tè? - No, ho detto che mi sembrava che io avessi preso una cotta per tè e che poi, riflettendoci, non era cosi. - Adesso non puoi dirgli che abbiamo parlato e mi hai riferito quello che hai confessato a lui e a mamma? Fagli sapere che in fondo è stato solo qualche giorno di sbandamento... ~^ . ^ - Gli ho detto che ti ho scritto e che hai due mie fotografie, capito? Alberto non si può dare pace... - Questo succede, ma si dimentica, non devi preoccuparti, vedrai che è cosi. - Andrea, ma lui ha detto che è disposto a dimenticare solo se non ti vedo più... - Senti, Patrizia, non puoi dirgli che hai parlato con me e che sono spiacente e sono pronto a dirlo anche a lui, e che possiamo continuare a lavorare insieme? - Ma se io comincio a vederti di nuovo, si accorgerà di tutto perché ora ha finalmente capito il perché di tutte le cose che non andavano fra di noi. - Patrizia/ina sola cosa ti chiedo: devi promettermi che continueremo a vederci e a telefonarci. - Si, ti telefono Andrea, ma per quanto possiamo continuare? - Non può finire cosi, è troppo duro. - Anche per me, Andrea, cosa credi? - E mi vuoi ancora bene4? - Si, ma ho sofferto troppo. - Perché io no? - Si, lo so che hai sofferto anche tu. Facciamo cosi, provo a chiamarti oggi pomeriggio per strada. - Ti amo tantissimo. - Andrea, cerchiamo di non fare pazzie. / - Non temere nulla da me, ti appoggerò sempre.^utto si può aggiustare, tu minimizza quanto più è possibile. - Se lo faccio, lui... Ma se/ continui in questo modo è controproducente..Ammetti il minimo/e se vogliono conferme io sono pronto. Di che è tutta colpa mia. - Andrea, gli ho detto che un giorno tu mi hai chiesto di lasciarlo e che io avevo accettato... - ... E che subito dopo mi hai detto di no. Diglielo che è stato un momento, daoli tutte le sicurezze. - Vuole sicurezze i-T^ fatti. / Lo so, questo è giusto/di che ero io che ti corteggiavo. Sai, spero che un giorno potremo riprendere a lavorare insieme. Chi lo sa, sono pronto a parlare anche con tua madre. - Lo so, lo so. Andrea, ora devo andare. - Va bene. Ti amo. - Anch'io. | |
| | | Bruno Admin
Numero di messaggi : 3063 Data d'iscrizione : 27.10.08 Località : Napoli Personalized field :
| Titolo: Re: IL MAGLIONE BLU romanzo interamente dialogato Mer Dic 31, 2008 1:42 pm | |
| Pronto? - Pronto, Andrea. - Tesoro, come stai? - Eh, insomma. - Come è andata? . - Male, Andrea. Perché comunque non si persuade^ - Il colloquio che ha avuto ieri con me non gli ha ^^No 'anz^'perché ha detto che era ancora troppo allucinato per capire bene e farti altre domande. - Ma tu^ esattamente, cosa gli hai raccontato? Perché ieri mi hai corretto sull'episodio dei bacK 1 gÌi ho detto che ci siamo baciati più ^""P810,1 volte9 in tutto un cinque, sei baciaci che, sullePolt^, c'è stato qualche tentativo di fare' 1.amore ma non ci siamo neancne spogliati, solo semisvestiti A ancora che martedì na^enta^un' ultima volta di Sciarmi ma io non ho vo^o nerché L'unica spiegazione che può accettare è quella ai veder?!"come un lupo cattivo che ha insidiato cappuccetto ^inraÌtr^rLia, gli ho detto che la colpa è mia e ^ non c'entravfquasi per niente. Se è questa 1 o ^gine c^e ne è venuta fuori, mi fa piacere perché va tutta a mio ^""Poi ha detto che desiderava chiederti, come ultima cosa,* perché volevi che io lo lasciassi, libera - Il perché mi sembra ovvio, tu saresti stata più libera e disponibile per me, questo glielo posso spiegare 10- - Lui lo vede come un tuo capriccio", come se tu av 881 voluto mettere alla prova il tuo charme e quanto carisma esercitassi su di me. . .,- -, - Patrizia, a lui cosa fa più piacere che io dica . - Che tu ci volessi provare, hai capito? - Provare e basta, non che mi sono innamorato di tè. - Che ti piacevo molto, Andrea, ma niente di più. - Allora me lo annoto per non fare confusione. - Non ce la faccio proprio più. - Avete riparlato di un tuo ritorno ali istituto? - No, non vuole che torni. . - Ma come, ieri mattina tè lo ha proposto lui. ..,-- - Era tutto confuso. In realtà mi ha suggerito di Provare a chiederti un contratto/a termina, con il lavoro prevalentamente all'esterno/a detto:/oglio vedere se è d'accordo. Perché lui è convinto che mi B;^1.0^ all'istituto non per collaborare realmente, ma che mi avevi fatto assumere per... ' - Patrizia, avrebbe quindi cambiato idea? ^ Si Perché voleva soltanto mettermi alla prova. LUI dice: possiamo stare ancora insieme solo se tu provi disgusto di tutta questa storia perché, altrimenti, non mi amì"- Quindi vuole che tu abbia un contratto a t^"11" 7 E questo posso fartelo avere. Dobbiamo ,^però, dirgli che e necessario che tu consegni qui il lavoro due o tré volte alla settimana trattenendoti molte ore per verificarlo e commentarlo...Patrizietta, tu hai capito il bene che ti voglio? Ieri ho parlato con Alberto e sono stato, credo, abbastanza bravo nel fare e dire certe cose solo al fine di non chiudere il nostro rapporto. Sono anche disponibile a fare amicizia con lui, sono disponibile a tutto. - E' Alberto che non è disponibile a fare amicizia con tè; - Questo si dovrebbe verificare. - Si trova in una confusione tale che non hai idea. Ho dovuto dirgli che provavo orrore per tutto quello che avevo fatto con tè. Lui ha di me un'immagine che ho macchiato forse per sempre. - Non sarà cosi, vedrai, i primi tempi... Il problema è un altro. Patrizia. In realtà, volendo dirgli tutto e non facendolo ho peggiorato... - Non sei stata molto abile. - Ma io non sono abile. Non vorrei che vi vedeste di nuovo. - Perché, quale pericolo c'è? - Perché ora si sta incazzando sempre di più. - E non fa niente, non succede niente. Patrizia, con me si calmerà, vedrai. E le fotografie? Quali sono? - Una sul pontile e l'altra di quando avevo quattordici anni. - C'è una dedica ma la cancello. Poi c'è quella dove hai il sedere quasi tutto scoperto. - No, no quella no. - La dedica la cancello, ma come faccio? Con un pò di cotone e di acqua. Mi sento cosi distrutta, stanotte ho avuto gli incubi, ho bisogno di partire e stare sola per un pò. Non faccio che rimproverarmi la mia stupidità di martedì. Ma come hai fatto a spaventarti. Patrizia? In realtà tu me l'hai ripetuto molte volte che ti trascini i morti dietro. Sonia non sa niente di questa storia? - No, fortunatamente nulla... Tu mi vuoi vedere o no? - Vorrei solo partire. Anche Alberto vorrebbe portarmi fuori perché ancora non riesce a capire come sia successo. - Ma, all'inizio del vostro rapporto, c'erano state altre ombre? - Si, nei primissimi tempi e basta, ma non gli avevo detto niente perché erano stati episodi di un momento, uomini che mi corteggiavano pressantemente. Comunque non negli ultimi anni. - Ora però hai commesso la fesseria di dirglielo. Anch'io feci lo stesso errore quando anni fa mi capitò un'altra storia, e ancora me lo porto dietro. Ma per tè possiamo rimediare, perché in fondo ad Alberto risulta che è un episodio pelle pelle e glielo hai confessato subito. - Ma lui non crede che io abbia parlato subito. Poi, per la lettera gli ho detto di avertela scritta dopo che mi avevi chiesto di venire a letto con tè e avevo risposto di no, anche se l'episodio mi aveva turbata. Però lui pensa che la mia lettera ti abbia gratificato molto. - Quale impressione ha avuto Alberto di me dopo yche ci siamo parlati? - Non positiva, non può averla positiva. In fondo, J-a stessa che ho avuto io la prima volta che ti ho visto: che ti senti molto al di sopra degli altri. Insemina non ti sopporta, perché pensa che tu abbia approfittato di me. - Con me è stato abbastanza gentile. - Lui è molto educato, ma non so fino a che punto potrà continuare ad esserlo. - Patrizia, pensi che il nostro progetto vada a monte? - Guarda, mi ha detto: si, però non deve farti avere il contratto di quattrocentomila lire. E' convinto che non avevi bisogno di me all'istituto. E ripeteva: devi fargli capire che non lo sopporti più. - E tu diglielo sempre. Ma se gli telefono io? - No, per favore. Gli avevo anche detto che in questi ultimi giorni non avevamo passato molto tempo insieme perché avevi da fare con una causa e una serie di incontri con i colleghi di facoltà. Quindi, avvocati, telefono, visite. Soltanto martedì, alla fine della giornata, siamo stati insieme e hai tentato di baciarmi. - Veniamo al dunque. Possiamo continuare a stare insieme/ Sai quanto lo desidero, e tu? - Non ne sono più sicura. - Perché? - Per9hè significherebbe ritornare ai contrasti di prima. Ma non per tè. Ora ho capito quanto mi vuoi bene e che persona sei. E ti stimo molto, perché adesso il mio futuro dipende da tè. - Farò quello che vuoi. Patrizia. - Non lo so se posso continuare. - Io comunque voglio stare vicino a tè. Anche se non dovessimo rivivere la grande passione che ci ha travolti e ci ha dato la gioia di fare l'amore tutti i giorni, anche o,)iù volte al giorno, e in modo stupendo. So che adesso sei shoccata e non ti forzerò. Vediamoci, parliamo, stiamo vicini e se * la passione rinascerà va bene, benissimo. Altrimenti sarò lieto lo stesso. Naturalmente solo e sempre se lo desideri anche tu, perché non voglio mai forzare nessuno. E da me non dovrai mai temere nulla. - In questo momento non ti so dire, sono confusa. Siamo stati bene insieme e non mi perdonerò mai la stupidità dell'altra sera. Ma non sarà più come prima. - Ma hai creduto in tutto quello che hai provato per me? - Sì, Andrea, tantissimo! - E allora non tentennare, non avere complessi di colpa perché hai ceduto solo ad istanze d'amore e di passione. Hai provato un sentimento genuino e sei stata molto onesta con Alberto perché tu, in fondo, mi hai quasi sempre bloccato quando ti ho chiesto di lasciarlo. Non ho mai trovato una donna come tè che con tanta chiarezza, a rischio di tutto, ha detto no, no e no. Questo sentimento d'amore che avevi ed hai per me non deve procurarti sensi di colpa, perché è importante. Quindi non hai fatto nulla di cui ti debba rimproverare. Ti ho sempre detto che tutti gli uomini hanno il solo dovere di seguire le proprie istanze d'amore, se sono frutto di un sentimento spontaneo. Non c'è da rimproverarsi, nemmeno ora che hai seguito le istanze d'affetto per Alberto. Che tu gli voglia bene, che è il tuo punto fermo, anche sociale, l'ho capito e ne ho sofferto, e tu lo sai. No, non sei stata cattiva con lui, forse con me ma non con lui. Ma che tu abbia provato amore e passione per me è vero, perché ho molto ripensato ad ogni episodio della nostra storia e non è stata una cosa da poco. - Andrea, per favore, mi fai sentire... - Tu mi hai voluto bene e mi vuoi bene. Non c'era un minimo di finzione... - Amore, calmati. - Sei stata molto onesta. Non pensare ad andare fuori ma organizziamoci subito. Fammi telefonare o fallo venire qui. - O.K. Ti richiamo al più presto. - Ciao. - Ciao, ti voglio tanto bene. - Pronto? - Sono Patrizia. - Dimmi. - Andrea, fra poco saremo all'istituto... Senti ti voglio ringraziare già da adesso. - Per cosa? - No, niente. Volevo scusarmi se... per qualcosa che dirà Alberto. - Non ti preoccupare Patrizia. Hai detto ancora dell'altro contro di me? - No. però, ecco, lui pensa che io provi disgusto. Hai capito? - E va bene. E poi un'altra cosa... lui ha detto: non posso pensarci, sono molto triste che tu sia stata in intimità con lui, e che abbia potuto raccontare le nostre cose. Ed io: ma non ho raccontato niente delle nostre cose, solo di tè che leggi molto, dei libri che abbiamo letto insieme. Lui ti vede come un lupo, scusami Andrea... - Va bene, Patrizietta. Spero che non esageri perché ho cercato di essere calmo, però entro certi limiti. Per tè faccio di tutto, però calmo calmo non lo sono. Comunque, per tè farò possibile, non ti preoccupare, stai tranquilla. Per tè darò il massimo. - Gli avevo detto che non volevo venire, ma lui l'ha preteso. - Stai tranquilla. Cerca di chiamarmi dopo o domattina. Ciao tesoro. - Ciao e grazie. - Sì? - Posso, Patrizia? - C'è mia madre, ma parla. - Com'è andata ieri? -.Non tanto bene. In realtà è ancora molto scottato. - Patrizia, sembrava abbastanza convinto. - Si. - Tu, oggi, cosa mi dirai ufficialmente? - Si, ritorno all'Istituto. ^ oo" - Benissimo, mi fa un enorme piacere. - Comunque ti devo lasciare perché c'è mia madre. - Chiama più tardi. - Pronto? Dove stai? - A casa. Ieri Alberto mi ha detto: non vorrei che ci andassi perché ho paura. Ed io; non ti preoccupare. - Patrizia, ti fa piacere? - Certo. Come stai? - Distrutto, ma ora felice. - E io ho perso parecchi chili. - Sei convinta che ti sono davvero vicino? - Si. - E non lo devi mai dimenticare. - Mi sento ancora nelle orecchie... poi ne parliamo da vicino. Scusami se oggi per telefono ti darò del lei. - Non ti preoccupare. Quindi ci vedremo lunedì mattina. Benissimo, non vedo l'ora di averti vicina. Allora a risentirci oggi ufficialmente, e - poi chiamami domattina. Ciao tesoro. - Ciao. - Pronto? - Pronto, Andrea. - Come stai? - Bene e tu? - Molto più disteso e molto più sereno. - Sono sotto il controllo dei miei. - Sì, ma ormai la bufera è passata. Sei contenta che lunedì ci vediamo? - Si. Sono un pò agitata. - Tra di noi nulla sarà cambiato. Sì, forse. Lo penso anch'io ma mi sento molto Impaurita. La cosa più importante ed esaltante è che abbiamo superato il problema e torniamo a vederci, capisci? Chissà, incontrarci di meno renderà ancora più bello il nostro rapporto. Forse prima si stava troppo tempo insieme anche se a entrambi non bastava mai. Eppoi non è detto che non si possa ritornare ad intensificare i nostri incontri. Una conquista alla volta. Mi dai un bacio? - Si. - Più forte. E la lingua dov'è? Saettala. - L'ho un pò punita. Ma no, no è cosi bella. Saettala qui. Come stanno matilda e geltrude? - Tra poco tornerà mia madre, c'è un controllo totale... - Cosa ha detto del fatto? - Non lo so, mi guarda un pò strana. .-" Mi hai detto che tua madre ha capito la debolezza... - Ma se sapesse tutto. - Cosa pensavi l'altro giorno, quando stavi qui? - Quando c'era anche Alberto, l'ultima volta? Niente, pensavo a cosa stessi pensando tu in quel momento, anche perché ti avevo dipinto Alberto come un aggressore. E ti ho voluto bene perché mi stavi dimostrando amore... Strano eh, mamma mia! Mi aspettavo che Alberto reagisse perché era nervosissimo, invece non l'ha fatto. E' molto... boh. Però tutto questo non sta bene. - Adesso non devi pensare, non ti devi tormentare. - Non lo so. - Se è vero che mi hai voluto bene e che mi vuoi bene c'è questo diritto fondamentale. Perché la vita è così. | |
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