BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 Giovanna la Pazza

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MessaggioTitolo: Giovanna la Pazza   Giovanna la Pazza EmptyGio Set 10, 2009 5:01 pm

Giovanna la Pazza Giovannah



“Juana la loca/tiene una toca/llena de caca/para su boca”: con questa filastrocca un pò scurrile i bambini spagnoli ancora oggi ricordano, in gran parte senza saperlo, Giovanna d’Aragona detta la Pazza. La regina nacque a Toledo nel 1479 da Isabella di Castiglia e da Ferdinando d'Aragona, terzogenita di cinque figli destinati a occupare, grazie all’accorta politica matrimoniale dei genitori, i troni delle principali dinastie d’Europa nella prima metà del Cinquecento. Bisogna partire dalle strategie coniugali per raccontare la storia di Giovanna, che si intreccia inevitabilmente con la fortuna romantica del suo mito per la presenza degli ingredienti giusti: l’azzardo del caso e la volontà degli uomini, le ragioni della politica e il fuoco di un sentimento ardente sino alla follia.
Della sua infanzia sappiamo molto poco, se non che la trascorse in un dorato isolamento, lontano dall’energica madre impegnata nella riunificazione del regno. Ma l’anno fatidico per i destini di Giovanna fu il 1496, quando sposò Filippo il Bello, figlio di Massimiliano I d’Asburgo, mentre suo fratello Giovanni si maritò con Margherita, sorella di Filippo. Con questa duplice alleanza il quadro della politica europea subì un importante mutamento perché Giovanna, con quel matrimonio, divenne sovrana dei Paesi Bassi e gli Asburgo una delle maggiori potenze continentali.
Simili accordi di potere però - che non devono scandalizzare perché allora il matrimonio era a tutti i livelli della società un vero e proprio contratto deciso in base alla convenienza – si scontrarono da subito con il gioco del caso e con i sentimenti degli uomini. L’anno seguente, infatti, Giovanni d’Aragona morì improvvisamente e, subito dopo, scomparve anche sua sorella Isabella. Giovanna di conseguenza divenne in un colpo solo la legittima erede dell’immenso regno dei genitori, con somma soddisfazione di suo marito che sposandola aveva davvero fatto un ottimo affare.

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Ma Filippo il Bello, descritto dalle cronache contemporanee come un uomo aitante e sportivo, sino ad allora non aveva ancora fatto i conti con gli incipienti disturbi mentali della moglie, che avrebbero funestato la vita di entrambi. Si trattava di un male oscuro ed ereditario, dal momento che la nonna di Giovanna, Isabella di Portogallo, aveva vissuto per quarantadue anni rinchiusa nel castello di Arévalo, avvolta dalle tenebre della follia. Nonostante ciò, i primi anni di matrimonio tra Giovanna e Filippo il Bello trascorsero felici, animati da una sincera e corrisposta passione amorosa. In dieci anni la coppia ebbe sei figli: Ferdinando, re e imperatore, Eleonora, regina di Portogallo e di Francia, Maria, regina di Boemia e d’Ungheria, Caterina, regina di Portogallo e Carlo d’Asburgo, che un giorno avrebbe governato con il nome di Carlo V un impero ove tramontava mai sole.
Tuttavia, con il trascorrere del tempo l’amore di Giovanna si trasformò in una esasperata gelosia nei confronti del marito, che con i suoi continui tradimenti non faceva altro che alimentarla. La vicenda cominciò a suscitare la curiosità degli occhiuti ambasciatori di mezza Europa e, il diplomatico veneziano Vincenzo Quercini, diede conto in una relazione delle “molestie” inferte da Giovanna al consorte.
La crisi scoppiò nel novembre 1503, quando la principessa fu costretta a separarsi dal marito, rientrato nelle Fiandre, e venne trattenuta contro la sua volontà nel castello della Mota di Medina del Campo, in Spagna. Giovanna trascorse la notte in cui si rese conto di quanto era avvenuto in preda al delirio e aggredì sua madre Isabella con parole che l’austera regina dichiarò di aver tollerato solo perché consapevole dell’ormai malfermo stato mentale della figlia.


Reclusa perché non nuocesse più
Da qui in poi fu tutto un precipitare, il cui culmine si ebbe quando Giovanna ferì a forbiciate una dama di corte, che accusava essere l’amante del marito, e la notizia fece il giro delle principali corti d’Europa. Intanto, il 26 novembre 1504, morì la regina di Castiglia Isabella e la sua eredità venne raccolta dal marito Ferdinando, che entrò in contrasto con il genero Filippo. D’allora la pazzia di Giovanna divenne la vera protagonista della vicenda, per il resto dominata dalle rigide regole della ragion di Stato. Suo padre, infatti, inviò nei Paesi Bassi un emissario per tentare di strappare una firma alla figlia con la quale ottenere l’abdicazione al trono di Castiglia. Quando Filippo lo seppe, rinchiuse la povera Giovanna nel palazzo reale impedendo l’ingresso a tutti gli spagnoli residenti a Bruxelles.
Ma lo stato psichico della donna subì il trauma definitivo il 25 settembre 1506, con l’improvvisa morte del marito, avvenuta solo due mesi dopo gli accordi di Villafàfila, con cui a Ferdinando rimase il governo dell’Aragona e, a Giovanna e a Filippo, quello della Castiglia. L’episodio prostrò Giovanna a tal punto che trascorreva le sue giornate in assoluto isolamento, sempre più incapace di intendere e di volere. Filippo aveva disposto che il suo corpo fosse seppellito a Granada, ma la moglie, per averlo sempre vicino, lo fece inumare nella certosa di Miraflores, poco distante da Burgos. Giovanna passava molte ore accanto al marito e spesso si faceva aprire al tomba per baciare e per toccare il suo corpo imbalsamato con la speranza che un giorno si risvegliasse.
Francisco Pradilla y Ortez, "Giovanna la Pazza davanti al feretro del marito Filippo il Bello", Madrid, Museo del Padro
Francisco Pradilla y Ortez, "Giovanna la Pazza davanti al feretro del marito Filippo il Bello", Madrid, Museo del Padro
La sua morbosa gelosia continuò anche dopo la morte dell’uomo perché impedì alle donne di accostarsi al feretro. Ma l’episodio più allucinante si ebbe in occasione del corteo funebre, quando un’epidemia di peste costrinse la regina ad abbandonare Burgos per Arcos: Giovanna volle portare con sé il corpo del marito, che attraversò la Castiglia notte tempo a lume di candela perché “una vedova che ha perduto il sole della sua anima non deve vedere la luce del giorno”.
Nel 1509 le condizioni mentali di Giovanna sembrarono così gravi al padre Ferdinando, che decise di farla rinchiudere nel castello di Tordesilas, nei pressi di Valladolid, da dove poteva vedere il sepolcro di Filippo, deposto nella vicina chiesa di santa Chiara. Oramai isolata da tutti, Giovanna trascorse nel castello quarantasei anni, mentre suo figlio Carlo V raggiungeva i vertici della gloria.
Poco prima della morte, avvenuta il 12 aprile 1555, suo nipote Filippo II seppe che ella non compiva i suoi doveri religiosi e volle inviare due gesuiti a controllare. I sacerdoti la trovarono con una gamba paralizzata e con il corpo piagato per la mancanza di igiene, ma si convinsero che impartire la comunione sarebbe stato un sacrilegio a causa della pazzia che ottenebrava la sua mente. Sei mesi dopo la morte di Giovanna la Pazza, Carlo V abdicò in favore del figlio Filippo II, a sua volta padre di un bambino affetto da demenza di nome Carlo. La follia, ereditaria come gli imperi, sarebbe dunque ritornata: ma questa è un’altra storia, che le note di Giuseppe Verdi hanno reso celebre nei teatri lirici di tutta Europa, al contrario della filastrocca per bambini di Juana la Loca, buona solo a prendere in giro chi in Spagna ha la sfortuna di chiamarsi Giovanna senza essere una regina.
fonte:sapere.it

Giovanna la Pazza Carlov
Joos van Cleve, Carlo V bambino

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Bruno
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MessaggioTitolo: Re: Giovanna la Pazza   Giovanna la Pazza EmptyGio Set 10, 2009 6:15 pm

La storia è un'insieme di grandi romanzi fatti di vicende vere anche se i libri che
le raccontano sono perlopiù falsificati da chi comanda dopo.

Bruno
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