BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 MARIA PATRIZIA secondo racconto *

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MessaggioTitolo: MARIA PATRIZIA secondo racconto *   MARIA PATRIZIA secondo racconto * EmptyMer Feb 04, 2015 12:21 pm

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MessaggioTitolo: Re: MARIA PATRIZIA secondo racconto *   MARIA PATRIZIA secondo racconto * EmptyMer Feb 04, 2015 12:32 pm

Nella più grande e moderna città svizzera furono
fatti alloggiare nell'Hotel Butterfly. Che differenza
fra questo albergo, non molto grande ma estremamen-
te moderno, e quello immenso ma antichissimo di St.
Moritz !
Qui le stanze erano un terzo di grandezza rispetto
a quelle altre, ma funzionalissime, molto ben arreda-
te e fornite di una radio presintonizzata sui tré pro-
grammi svizzeri : quello di lingua tedesca, francese
e italiana.
Alla cena di quella sera partecipò anche Giorgio
che, durante tutto il tragitto da St. Moritz a Zurigo,
era rimasto tappato nel pullman. Prese posto, insie-
me con gli altri cinque scapoli, ad un tavolo che era
vicino a quello occupato da Patrizia che sedeva come
al solito fra i genitori, Banfi e figlio.
Nando fu molto loquace durante il pasto e alla
fine disse :
« Ragazzi, stasera io e Gino andiamo a donne,
non come ieri. Chi di voi altri viene? »
Giorgio con tono deciso disse subito :
« Io sì e penso tutti tranne Gabriele, che è an-
cora troppo giovane ».
« No, io vengo », disse invece Gabriele, mentre
il viso gli si faceva rosso.
« Se vuoi, vieni pure », acconsentì Giorgio e,
rivolgendosi a Mario e Gino che erano rimasti in si-
lenzio e si guardavano, « E voi? »
« Noi no », intervenne Mario e aggiunse: « Pre-
feriamo fare una passeggiata e poi chissà che non ci
capiti di meglio ».
« Allora andiamo », disse Nando alzandosi.
Si levarono tutti e, fatto un cenno di saluto alle
persone sedute ai tavoli vicini, si diressero verso 1"
49

uscita.
« Ma dove andiamo? », chiese Giorgio. « Forse
già sapete dove? »
« No, domandiamo al portiere. Chissà che non le
si trovi stesso qui », affermò Nando e, rivolgendosi al
portiere, chiese, atteggiando il viso ad un volgare
gesto d'intesa, « Senta, noi vogliamo divertirci sta-
sera. Cosa c'è da fare qui a Zurigo? »
« Mah, signore, ci sono tanti bei ristoranti », ri-
spose il portiere in uno stentato italiano.
« Ma noi vogliamo dell'altro », intervenne Gior-
gio prevenendo Nando che stava per dire più espli-
citamente, nonostante la presenza di varie altre per-
sone, che desiderava prostitute.
« Mah, signori, non so ; potete andare in qualche
bei Caffè », replicò il portiere che stranamente non
aveva ancora capito.
« Ma noi vogliamo divertirci in compagnia », dis-
se Gigi e Giorgio aggiunse :
« Vi sono dei locali notturni? »
« Ah, sì, signori, ne abbiamo tanti ! », disse il
portiere, mentre un barlume di intelligenza si intra-
vedeva nel suo sguardo ebete. Trasse un bell'opuscolo
con la pianta della città dove, alla voce nights, ne era-
no segnati una quindicina. « Vediamo, questo va be-
ne. Ma è chiuso in agosto. E questo pure e anche
quest'altro ». L'espressione divenne sconsolata, poi
improvvisamente gli si fece viva e allegra. « Questo
qui è aperto. Ecco » e indicò un nome riportato sull'
opuscolo. «E' in Bahnhof strasse », aggiunse e spiegò
come ci si arrivava.
I quattro uscirono animati da vari sentimenti. Si-
curezza, per la lunga consuetudine, quelli di Nando
e Gigi, un po' di timore in Giorgio, che non aveva una
50

gran confidenza con prostitute contrariamente a quan-
to riteneva Gabriele, il quale avvertiva addirittura
un senso di panico. Egli non era mai andato a donne.
Percorrendo la lunga, larga e bella strada che at-
traversa il centro di Zurigo, dove però quella sera
non vi era quasi nessuno, giunsero intorno alle 23
davanti all'ingresso del locale che non era molto il-
luminato e fecero per entrare, ma ne furono energi-
camente impediti da un poliziotto. Rimasero interdetti
e poi, faticosamente, capirono che era in corso lo
spettacolo e solo al termine si poteva entrare.
Finalmente entrarono nel locale e si trovarono in
una vasta e bella sala, molto elegantemente arredata,
dove dei tanti tavoli solo pochi erano occupati.
Presero posto e ordinarono le consumazioni. Al
cameriere, che fortunatamente parlava abbastanza
bene l'italiano, chiesero che spettacolo vi fosse e
questi :
« Alle 24 la ballerina Zaira ».
« E poi? », chiesero.
« Alle 0,30 il comico Bath ».
« E poi? »
« Alla 1 il ballerino Zitho ».
« E poi? »
« Alla 1,30 la ballerina Zaira e il ballerino
Zitho ».
« E poi? »
« Basta ».
« Come basta? », disse Giorgio con voce irritata.
« Tutto qui? »
« Sì, signore », rispose il cameriere con aria me-
ravigliata.
« E donne da avere al tavolo e fuori ce ne stan-
no? », chiese Nando.
51

« No, signore, questo è un locale serio ».
« E fuori di qui? », disse Gigi irritato.
« Sì, ma non in agosto. E poi io non so », aggiun-
se il cameriere e andò via.
« Ho l'impressione », fece Giorgio che si sentiva
alquanto deluso, « che qua finisce come ieri ».
« Ma che schifo di città ! », commentò Nando.
Dopo un po' le luci si abbassarono e sull'ampia
pedana si esibì la ballerina che, pur non essendo una
bellezza, era molto brava.
Subito dopo al tavolo vicino prese posto una gio-
vane ed elegante coppia e la donna sedette a pochi
centimetri da Giorgio, accavallando le belle gambe che
erano il giusto completamento di un corpo ed un viso
stupendi.
Giorgio si sentì tutto eccitato ed incominciò a fan-
tasticare su tutto quello che avrebbe potuto fare
con lei.
Nando si alzò e la invitò a ballare, ma quella me-
ravigliosa donna fece cenno di no e poi aggiunse
in francese misto ad italiano :
« Non è permesso » e il suo accompagnatore spie-
gò che a Zurigo dopo la mezzanotte, nei locali pubbli-
ci, si poteva solo ascoltare la musica ma non ballare a
causa di una legge locale.
Dopo un'altra ora, trascorsa fra la noia e il desi-
derio di quella bella donna, i quattro tornarono me-
stamente in albergo.
Prima di addormentarsi, Giorgio disse a Gabriele :
« Visto che in Svizzera sembra non si possa an-
dare a donne, da domani mi dedicherò solo alla con-
quista di Patrizia e, vedrai, ci riuscirò ».
Gabriele lo guardò con ammirazione e ancor più
fu convinto che Giorgio con le donne sapeva il fat-
52

to suo.
* * *
Patrizia si svegliò quel terzo mattino abbastanza
di buonumore. La sera prima infatti, durante la pas-
seggiata che con i genitori e gli immancabili Banfi
e figlio aveva fatto lungo il centro di Zurigo, era
stata raggiunta da Mario e Gino i quali si erano ri-
volti al padre e con molta cortesia gli avevano chiesto
se potevano accompagnarsi a loro. Il padre non aveva
potuto rispondere negativamente.
Patrizia era stata in buona compagnia e si era sen-
tita oggetto di attenzione e di corteggiamento dei due
uomini. Mario, che già non le dispiaceva, segnò altri
punti a suo favore.
Inoltre durante quella passeggiata Patrizia aveva
visto, mentre erano davanti al Night in attesa di en-
trarvi, Giorgio, Gabriele e i due romani. Ella aveva
sentito i loro discorsi durante la cena e quello che
si erano proposti di fare e che forse si accingevano
ad attuare quando li aveva visti. Ciò l'aveva eccitata
ed acuito il suo interesse per Giorgio.
Escludendo i due romani, che proprio non le an-
davano a genio, e Gabriele perché troppo giovane,
poteva contare su Mario, Giorgio e Gino. Dopo tutto
quindi quel viaggio avrebbe potuto essere per lei non
del tutto noioso.
Naturalmente non poteva essere soddisfatta solo
dalla compagnia e dai corteggiamenti e, abituata co-
m'era ad un'attiva vita sessuale, incominciava a pen-
sare sempre di più che in quel viaggio doveva tro-
vare il modo di stare insieme con uno di loro.
Rimaneva però il problema della pressante sor-
53

veglianza paterna che doveva assolutamente eludere.
Avrebbe studiato come fare, ma era certa che i giorni
a venire non le avrebbe negato almeno una possibi-
lità.
Nella mattinata era in programma la visita della
città che sarebbe avvenuta parte in torpedone, parte
a piedi con la guida di una hostess di Zurigo.
I componenti della comitiva, quasi tutti presenti,
poterono ammirare la bella ed elegante Bahnhof-
strasse, la stazione ferroviaria, piuttosto brutta e stra-
namente disordinata dove l'unica cosa che colpì posi-
tivamente gli italiani fu la miriade di macchinette
automatiche che vendevano di tutto, dalle sigarette
agli accendini, dalla cioccolatta ai piccoli giocattoli
e così via. Inoltre visitarono l'antica Cattedrale di
Grossmuenster, risalente al XII secolo e il Municipio.
Durante quel giro Patrizia fu quasi sempre con
Mario e Giorgio che erano in aperta competizione e
che si mostravano anche molto cortesi con i genitori
di lei. Evidentemente Giorgio, fedele a quanto aveva
detto a Gabriele la sera prima, aveva incominciato
a stringere i tempi e imitato Mario nella intelligente
tattica di rendersi simpatico anche al padre di Pa-
trizia, di cui non gli era sfuggita la continua atten-
zione per tutti i movimenti della figlia.
Subito dopo la seconda colazione, la comitiva
partì per Interlaken con sosta intermedia di circa un'
ora a Lucerna, di cui ammirarono l'aspetto medie-
vale, il lago dei Quattro Cantoni e il bellissimo ponte
in legno.
Ormai i componenti della comitiva si erano affia-
tati tra loro e quindi, durante il tragitto, avvenivano
spesso cambiamenti di posto e una prosperosa signo-
ra di mezz'età arrivò al punto di eseguire al microfo-
54

no alcune antiche canzoni napoletane.
Patrizia, approfittando di tale atmosfera, si era
seduta in una poltrona in fondo al torpedone e lì fu
raggiunta da Giorgio, Mario, Gabriele e Gino e con
loro si trattenne come in un piccolo e vivace salotto.
Ad Interlaken, una graziosa cittadina che, come
dice chiaramente il nome stesso, è posta fra due laghi,
furono alloggiati nel più grande albergo che, pur es-
sendo antico, era molto ben conservato e gestito.
Durante la cena le hostess fecero il giro dei vari
tavoli per sapere chi desiderava partecipare il giorno
successivo all'escursione facoltativa al Giogo della
Jungfrau, la più alta stazione ferroviaria d'Europa,
posta a 3.500 metri d'altezza.
Data la notevole altitudine, la stanchezza accu-
mulatasi in quei giorni e la spesa supplementare, le
adesioni non furono moltissime.
Patrizia, dopo essersi accertata della partecipazio-
ne dei sei uomini, dovè sostenere una vivace discus-
sione con il padre dalla quale uscì parzialmente vit-
toriosa. Infatti con lei del suo gruppo sarebbero an-
* dati solo la duttile madre e il noioso figlio del signor
Banfi, Carlo.
* * *
II giorno dell'ascensione alla Jungfrau si pre-
sentò, ai circa venticinque italiani che vi avrebbero
preso parte, con uno splendido sole.
Nell'atrio dell'albergo vi era ad attenderli, insie-
me con le hostess, un piccolo e attivissimo vecchietto
titolare dell'Agenzia CIT di quella località, il quale,
salutatili in un italiano dai toni gutturali, li guidò
alla stazione ferroviaria.
55

Tutti erano vestiti con indumenti invernali, molti
pullover e giacche a vento o similari che, unitamente
a cineprese, macchine fotografiche, piantine e altro, li
facevano sentire carichi come muli.
Patrizia indossava pantaloni da sci di colore chia-
ro e un pesante maglione blu che mettevano in risalto
il corpo pieno e sodo, dalle forme prosperose. Ma
tutta la figura, anche se molto appetibile, era legger-
mente tozza. Il viso, illuminato forse per la prima vol-
ta dall'inizio del viaggio da un radioso sorriso, appari-
va più attraente e provacante del solito con quelle
labbra carnose e sensuali. Recava con sé la macchina
fotografica e una splendida giacca a vento azzurra.
Presero posto, unitamente ad altre comitive, su
un caratteristico trenino che sembrava uscito da un
film western ed era composto da tré vetture, ognuna
delle quali era fornita in coda di un terrazzino sco-
perto e di un predellino che correva lungo tutta la
fiancata.
Il capostazione diede il via al convoglio che a
piccola velocità incominciò l'ascesa verso i 1.300 me-
tri di Grindeiwaid, un incantevole paesino di monta-
gna situato tra prati e boschi. Di lì iniziò la vera e
propria salita verso il Giogo della Jungfrau che av-
veniva quasi tutto in galleria dove, di tanto in tanto,
si aprivano dei grandi squarci che facevano vedere
l'immenso ghiacciaio che non si poteva osservare sen-
za occhiali da sole con lenti fortemente affumicate
e delle quali erano fomiti tutti i gitanti per evitare
i riflessi del sole sul ghiaccio.
Nella vettura occupata dagli italiani, che era sen-
za scompartimenti e con lunghi sedili di legno, ci
fu tra i giovani una prima gara per sedersi accanto
a Patrizia, che fu vinta da Giorgio e Gabriele.
56
^

L'atmosfera era di sfrenata allegria che coinvol-
geva anche i pochi anziani presenti ed era tutto un
incrociarsi di battute, scherzi e canti.
Verso mezzogiorno giunsero alla stazione di testa
e gli escursionisti discesero dal treno per recarsi, at-
traverso una breve galleria, sempre guidati dall'anzia-
no svizzero, all'albergo-rifugio, dove nella sala da
pranzo ricavata in una grotta, vi era un'immensa
vetrata che dava sullo splendido ghiacciaio e dalla
quale si poteva vedere, oltre il ghiaccio, una serie
di cime vicine e lontane e più giù valli e paesini.
Tutti presero posto intorno ai tavoli predisposti
per la seconda colazione e qui Mario riuscì a prece-
dere Giorgio e gli altri per occupare il quarto posto
disponibile al tavolo dove Patrizia sedeva con la ma-
dre e Carlo.
Mentre Giorgio a un altro tavolo consumava l'ab-
bondante e saporita colazione al sacco, si sentiva un
po' indispettito per essersi fatto soffiare il posto vi-
cino a Patrizia.
Al termine l'anziana guida con il viso rubicondo
di chi ama bere molto, li condusse a visitare il Palaz-
/ zo di Ghiaccio. Questo era composto da una serie di
sale tutte scavate nel ghiaccio e di una grandezza stu-
pefacente, come la sala del pattinaggio ; altre erano
più piccole, ma caratterizzate anch'esse dal fatto che
tutti gli elementi, dai pilastri, ai sedili, al banco del
bar, erano di ghiaccio.
Si doveva, per visitarlo, salire e scendere per sca-
linate scavate nel ghiaccio lungo le quali vi erano
numerosi cartelli che in quattro lingue raccomanda-
vano ai visitatori di procedere con lentezza, in quan-
to l'altitudine avrebbe potuto provocare malesseri
per scarsità d'ossigeno. Ciò avvenne a tré o quattro
57

gitanti di altre comitive ai quali furono subito prati-
cate adeguate cure in un piccolo ma attrezzato am-
bulatorio.
Successivamente solo pochi escursionisti si reca-
rono con un ascensore all'Osservatorio, posto a circa
3.800 metri di altezza dove furono delusi dal panora-
ma, in quanto la giornata calda in pianura aveva fatto
sollevare foschia e quindi limitare di molto la visibi-
lità che nelle giornate limpide, dicevano, poteva
spaziare per centinaia di chilometri.
Lì vicino vi era un picco che si poteva raggiun-
gere con qualche difficoltà ed in cima al quale svet-
tava la bandiera della Confederazione Elvetica.
Ad eccezione dei due romani che evidentemente
non avevano avuto il coraggio di salire fin lassù, gli
altri giovani, in gara fra loro, vi si recarono e scat-
tarono una serie di fotografie per lo più sotto la ban-
diera.
Dopo qualche tempo i gitanti, stanchi ma con-
tenti di quella stupenda esperienza, ritornarono alla
stazione e ripresero posto sul trenino.
Giorgio precedette Mario e fu ancora una volta
accanto a Patrizia. Quest'ultima però sembrava più
propensa a parlare con Mario, da lei distante, che
non con Giorgio e dopo qualche tempo, per un'azione
combinata come risultante di uno scherzo, Mario e
Gino riuscirono a prender posto vicino alla ragazza
romana, estromettendone Giorgio, il quale se ne irritò
molto e dopo poco si alzò e uscì su uno dei terrazzini
del treno e lì cominciò a pensare che Patrizia gli pre-
feriva Mario.
Grande fu la sua sorpresa quando vide la porta
aprirsi e apparire Patrizia che, con un mezzo sorriso,
gli disse :
58

« Cosa fai qui fuori tutto solo? » e toccandogli
il viso con la mano aggiunse : « Sei nervoso ? »
« No, Patrizia, ma dispiaciuto. Mi sembra che
non apprezzi molto la mia compagnia ».
« Invece l'apprezzo », disse lei guardandolo dritto
negli occhi, « ma apprezzo anche quella degli altri.
Siamo in comitiva ».
« Sì, lo so, ma io vorrei essere solo con tè », disse
Giorgio.
« Con me sola, e perché? »
« Lo puoi immaginare ».
In quel momento la porta si aprì e uscirono sul
terrazzino anche Carlo, Mario e Nando e la conver-
sazione divenne a più voci e fu ovviamente indirizzata
su altri argomenti.
Più tardi la gita si concluse con il rientro in al-
bergo, cui seguì la cena e una passeggiata per la lun-
ga e stretta strada che attraversa tutta Interlaken.
Al gruppo di Patrizia si aggregarono, come ormai
divenuta abitudine, Mario e Giorgio, mentre Gabriele,
Gino e i romani facevano gruppo a parte.
Quando Patrizia si coricò, stentò a prender sonno.
Pensava alla giornata trascorsa e al fatto che fra po-
chi giorni sarebbe tornata a Roma e poi a Fregene
| con Gianfranco. Che noia e tristezza! Quei giorni in
Svizzera che le erano sembrati all'inizio così noiosi
erano invece belli rispetto al futuro che l'attendeva.
Ripensò a Mario e Giorgio e si sentì eccitata. Non
ce la faceva più a stare senza andare a letto con un
uomo, le piaceva troppo farlo e farlo bene e a lungo.
Ma dove, come e con chi dei due?
Certo Giorgio non era male, ma si vedeva che era
meno esperto di Mario e poi la sua conversazione co-
m'era banale. Mario invece era più uomo e, pensava,
<- 59
•V

poteva essere un ottimo compagno sia a letto che fuo-
ri, poi si vedeva che ci sapeva fare : era più maturo
e sicuro di sé. Fisicamente i due si equivalevano :
Mario era molto alto, robusto anche se un po' grasso,
Giorgio era più basso, ma la sua corporatura era atle-
tica e aveva degli occhi molto belli. La sua però non
doveva essere un'avventura sentimentale, ma princi-
palmente fisica. Si sarebbe visto, ma presto e poi la
cosa più importante sarebbe stato progettare il dove
e il come.
Incominciò allora ad esaminare le tappe residue
del viaggio e si convinse che la buona occasione, se
avesse saputo operare con intelligenza, sarebbe venuta
a Losanna, dove sarebbero giunti il giorno dopo e vi
avrebbero sostato anche per quello successivo.
* * *
La mattina del quinto giorno tutti si ritrovarono
presto vicino ai torpedoni.
Patrizia indossava un vestito primaverile che sot-
tolineava sapientemente le sue maggiori attrattive e
che lasciava intravedere l'attaccatura del seno e sco-
perti gli avambracci. Era allegra e nella vettura, che I
procedeva verso Berna, andò a sedere ancora una
volta su una delle poltrone di fondo dove fu raggiunta
dai soliti Mario e Giorgio.
Incominciò a parlare con i due, ma la sua atten-
zione era rivolta particolarmente al primo a tal punto
che il secondo si chiuse in un cupo mutismo.
Più tardi la comitiva giunse a Berna dove, con
guida svizzera, iniziò un lungo giro per la visita del
Palazzo Federale, del Campanile del XV secolo, della
Cattedrale Gotica e dell'Università e poi si inoltrò '
60 ^
^

tra le vecchie strade a portici e sostò nei pressi di
una fossa dove vivevano alcuni orsi, simbolo della
città.
Patrizia fino ad allora era stata sempre vicino a
Mario con il quale aveva parlato a lungo, quando,
improvvisamente, fu avvicinata da Giorgio, che aveva
approfittato di un momento nel quale ella era rimasta
un po' lontana dagli altri.
« Ti stai divertendo? », le chiese.
« Sì, perché? », rispose sorridendo la ragazza.
«Niente. Volevo saperlo per regolarmi» e aggiun-
se con il volto corrucciato : « Secondo me fai male
ad agire così nei miei confronti ». Lo sguardo gli si
fece triste. « Vuoi dire che da ora penserò solo ai
monumenti e non ti darò più fastidio », concluse
Giorgio e si allontanò con passo deciso.
Alla seconda colazione il padre di Patrizia invitò
al loro tavolo, che questa volta poteva contenere mol-
te persone, Giorgio e lo fece in quanto era preoccu-
pato dall'evidente corteggiamento di Mario a Patri-
zia. Il signor Crociani considerava, conoscendo gli ap-
petiti della figlia, Mario molto più pericoloso di
Giorgio.
Questi però parlò quasi sempre con i genitori di
Patrizia e il signor Banfi ; poche volte si rivolse alla
ragazza e solo quando lei lo chiamava direttamente
in causa.
In torpedone Patrizia si sedette ancora una volta,
nonostante gli irati sguardi paterni, sul sedile di fon-
do dove già era Mario e di lì chiamò Giorgio.
Pur con una certa riluttanza, il giovane andò a
sedere accanto a Patrizia, ma ella incominciò un'in-
tensa conversazione con Mario, trascurando del tutto
Giorgio.
61

Perché lo aveva allora chiamato? Per vari moti-
vi : non poteva a causa del padre rimanere sola con
Mario e voleva soddisfare al tempo stesso il suo in-
nato senso di civetteria, infine la presenza di Giorgio
avrebbe ulteriormente stimolato Mario.
Dopo un po' Giorgio accennò ad alzarsi per ri-
tornare al suo posto ma fu trattenuto da Patrizia che,
mentre continuava a parlare con Mario di amore in
generale, cominciò a carezzare con un dito la mano
di Giorgio, con gesto ritmato e dolce.
Egli era pervaso da un insieme di sentimenti con-
trastanti e Patrizia, che qualche volta si girava anche
dalla sua parte, fu, a un certo momento, colpita dall'
infinita tristezza che scorgeva in quei bellissimi occhi
scuri. Qualcosa in quell'istante cambiò in lei e pro-
vò una maggiore attrattiva per Giorgio. Era però an-
cora indecisa e poi le piaceva civettare con tutti e due.
Più tardi, verso le 17, la comitiva giunse a Lo-
sanna e gli occupanti il torpedone A furono alloggiati
all'elegante Hotel de la Paix.
Giorgio, in conseguenza di tutta la condotta di
Patrizia e particolarmente di quelle carezze distrat-
te, si sentiva offeso ed estremamente irritato. Diede
sfogo al suo nervosismo protestando veementemente
con la dirczione dell'albergo e la signorina Comucci,
perché a lui e a Gabriele era stata assegnata una stan-
za senza bagno.
La povera hostess non sapeva come porre rimedio
alla cosa in quanto l'hotel era al completo e, pur
dandogli ragione, pregava Giorgio di pazientare per
lo meno per quella notte, ma egli, che doveva stogarsi
con qualcuno, insisteva vivacemente. Ciò determinò
uno stato di disagio in Gabriele che disapprovava la
condotta poco accomodante del cugino ed ebbe con
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MessaggioTitolo: Re: MARIA PATRIZIA secondo racconto *   MARIA PATRIZIA secondo racconto * EmptyMer Feb 04, 2015 12:34 pm

lui una breve disputa che incrinò i rapporti fra i due.
Finalmente il giovane napoletano accettò una so-
luzione di ripiego e, ancora innervosito, uscì dall'al-
bergo incamminandosi per una via che, in ripida di-
scesa, portava verso il lago Lemano.
Si fermò poco dopo ad un Caffè e qui, mentre
ne usciva, fu, con sua grande sorpresa, raggiunto da
Patrizia che era sola.
« Cosa fai? », gli chiese la ragazza rivolgendogli
un accattivante sorriso.
« Niente. Passeggio ».
« Allora vieni con me, ti farò vedere quant'è
bella Losanna specialmente ad Ouchy, ossia nella zo-
na lungo il lago ».
« Come, non hai niente di meglio da fare e mi-
glior compagnia? », disse Giorgio che ancora serbava
un certo rancore verso di lei.
« Sai bene che la potrei avere ma, come vedi,
preferisco la tua. Dai, andiamo, approfittiamo che
ho potuto con un pretesto lasciare i miei », disse Pa-
trizia prendendolo sotto il braccio.
I due giovani proseguirono lungo quella strada
che ne incrociava ad angolo retto molte altre tutte
parallele al lago che era molto più in basso.
« Conosco bene Losanna, Giorgio. Sono stata qui
in collegio per cinque anni e proprio in questa città
ho preso la maturità », diceva nel frattempo Patri-
zia e aggiunse : « Sai, sono stata in collegio perché
mio padre, siciliano, mal sopportava che io avessi ra-
gazzi e sperava che qui potessi condurre una vita più
ritirata secondo le sue idee. L'avrai notato : lui è ge-
loso di me ».
« Sì, me ne sono accorto e mi è sembrato strano
anche perché tu ormai sei maggiorenne, hai comple-
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tato gli studi e già hai un lavoro ».
« Caro Giorgio, tu non sai come sono stata sfortu-
nata ad avere un padre così severo. Io per reazione
poi ho esagerato e ne ho fatte tante, così quest'anno
o venivo con lui in viaggio o non mi avrebbe più
voluto in casa ».
« Come, ti avrebbe cacciato? », chiese Giorgio
con stupore.
« Sì, perché mi ha imposto un fidanzato che non
amo e non mi piace e papa pretende assolutamente
che quando non c'è il mio fidanzato stia sempre con
lui e non abbia contatti con altri uomini ».
« E tu perché hai accettato? Anche se ti cacciasse
di casa, sì, è una cosa grave, ma non credo che sareb-
be la peggiore, non pensi? »
« Giorgio, la storia è lunga ed è penosa e non
voglio rovinare questo pomeriggio ».
Il viso di Patrizia era triste e sofferto e Giorgio
la trovò più attraente di quanto le era sembrata fino
ad allora.
« Sappi solo », aggiunse Patrizia « che a di-
cembre mi sposo con uno che non amo e non mi pia-
ce » e, cambiando improvvisamente tono e atteggia-
mento, « E tu, sei fidanzato ? »
« Sì », rispose Giorgio « ma per me di matrimo-
nio ovviamente non se ne parla, debbo studiare e poi
sistemarmi ».
« Beato tè ! », affermò Patrizia e poi, ritornando
alla sua solita espressione, « Guarda, questo è il
lungolago » e gli indicò una strada incantevole, ric-
ca di verde, che da una parte aveva il lago, grande,
azzurro, bellissimo, e dall'altra alcune antiche ed
eleganti costruzioni contornate da alti alberi, siepi
curatissime e aiuole colme di fiori.
64

« Vedi lì », fece Patrizia, indicandogli un edi-
ficio di molto discosto dalla strada, « quello è il col-
legio dove sono stata. E' il più elegante di Losanna
e riservato solo a signorine ». Poi aggiunse, con una
punta di ironia nella voce, « Ma lì, vedi quell'al-
tra costruzione vicina, quello è un collegio maschile.
Pensa che quasi ogni sera con delle scale ci cala-
vamo in giardino, sia noi che loro e quante ne ab-
biamo fatte ! Che risate e che divertimento e come
prendevamo in giro questi stupidi svizzeri, special-
mente noi italiani e gli spagnoli ».
Si sedettero su una panchina davanti al lago e
continuarono per qualche tempo a parlare animata-
mente e in buona armonia. A Giorgio passò ogni
nervosismo e sempre più desiderava quella ragazza
che, anche se non bellissima, era molto attraente.
Improvvisamente Patrizia guardò l'orologio e si
alzò di scatto dicendo :
« Che pazzi, Giorgio, dobbiamo rientrare di cor-
sa : è quasi ora di cena e mio padre sarà furioso ».
Giorgio volle atteggiarsi a uomo di mondo e,
fermato con un gesto imperioso un taxi che passava
lì vicino, disse all'autista, mentre Patrizia e lui pren-
devano posto :
« Hotel de la Paix, s'il vous plait », pronunciando
Paix come scritto.
Patrizia gli sussurò all'orecchio :
« Pè ».
Giorgio sorrise e ripetè l'indirizzo con pronun-
cia quasi perfetta.
Mentre il taxi procedeva velocemente verso l'al-
bergo, Patrizia disse:
« Senti, Giorgio, stasera cerchiamo di allonta-
narci da papa. Tu e gli altri venite a sedervi a cena
65
•^

con noi o vicino e chiedete se io che conosco i posti
vi posso fare da guida a Evian, che è ^a cittadina
francese proprio di fronte a Losanna al di là del
lago. Ma, mi raccomando, sappiateci fare con papa ».
Fecero fermare il taxi non proprio vicino ali'
hotel e, ognuno per suo conto, rientrarono in al-
bergo.
Qui giunto, Giorgio si diede da fare per ottenere
che anche gli altri tré appoggiassero la sua richiesta
per Evian. Con Mario ovviamente non vi furono pro-
blemi, solo Gabriele avanzò qualche obiezione che
Giorgio vinse di forza, ma fra i due non vi era più
la solita buona armonia.
Subito dopo cena i quattro napoletani si avvi-
cinarono al padre di Patrizia e, con molto garbo, lo
pregarono calorosamente di permettere alla figlia
di accompagnarli a Evian, anche perché era pratica
dei posti ed avrebbe potuto far loro da guida.
II signor Crociani cominciò col dire di no, ma
poi, alle cortesi insistenze, rispose che allora sareb-
bero andati anche lui e la moglie. I ragazzi rimase-
ro un attimo interdetti, non sapendo cosa ribattere.
Furono salvati da Patrizia che ricordò al padre l'ap-
puntamento con i Banfi al loro albergo. Questi ulti-
mi infatti erano stati fatti alloggiare, insieme con
tutti gli altri del torpedone B, presso un altro al-
bergo. Il signor Crociani nicchiava, ma insospettato
e decisivo fu l'intervento della moglie che sostenne
di non sentirsi in grado di fare tardi quella sera.
Egli, anche in considerazione del fatto che la figlia
sarebbe stata in compagnia di quattro ragazzi e non
di uno solo, seppure a malincuore, diede il sospirato
consenso.
Poco dopo i giovani in allegra brigata giunsero
66

all'imbarcadero, dove era sul punto di partire uno
di quei caratteristici battelli che traversavano il lago
di Losanna. Questi ricordavano un po' quelli che
tutti abbiamo visto in qualche film musicale ameri-
cano, ambientato a New Orleans. Un salone coperto
a livello del ponte e una grande ruota a pale, anche
se non più utilizzata come motrice. Vi erano sul
ponte, a prua come a poppa, dei sedili e su uno di
questi presero posto i ragazzi.
Giorgio, che si era un pò attardato all'imbarco
trovò Patrizia affiancata da Mario e Gino ed egli
non potè fare altro che sedersi al fianco di Ga-
briele.
L'atteggiamento di Patrizia verso di lui era nuo-
vamente mutato. Non sembrava più quella di due
ore prima. Civettava infatti con Mario e anche un
po' con Gino.
Giorgio si sentì, durante il tragitto, escluso dal-
la convivialità degli altri, in quanto Patrizia si com-
portava come si è detto, Mario, che era in competi-
zione con lui, lo trattava con distacco e Gino mo-
strava analogo comportamento. Anche Gabriele, do-
po le incomprensioni del pomeriggio, gli era ostile,
Questa situazione poteva anche dipendere dalla sot-
tile invidia dovuta al fatto che la ragazza, forse allo
scopo di ingelosire Mario, aveva raccontato della sua
passeggiata pomeridiana con Giorgio.
Che brutta traversata fu quella per il giovane
e che delusione ! Quando ormai era convinto di
essere il preferito, veniva messo da parte. Si sentiva
emarginato e non sapeva darsene una ragione vera-
mente valida.
Giunti a Evian Les Bains, una graziosa cittadina
francese che aveva come centro di Casino, i cinque
67
••i;
»•

vi si diressero, ma non entrarono perché alcuni di
loro non erano maggiorenni e gli altri, come Mario
e Gino, non amavano il gioco. La sala da ballo quel-
la sera non era nemmeno in funzione per cui, dopo
una passeggiata nei pressi, sedettero ad un elegante
Caffè dove si trattennero per circa un'ora.
Patrizia flirtava con Mario ed era anche affa.
bile con Gino e Gabriele. A Giorgio invece si ri-
volgeva con apparente disinteresse.
Ripresero il battello e lì si accomodarono sul
ponte a prua.
Giorgio, che era tornato alla tetra disposizione
psicologica del tragitto da Interlaken a Losanna, si
sedette un po' discosto dagli altri ai quali non ri.
volgeva nemmeno più la parola.
Non erano però trascorsi cinque minuti dalla
partenza che Patrizia improvvisamente si alzò e
sedette accanto a lui stringendoglisi vicino. Poi gli
chiese, sussurandogli in un orecchio :
« Sei di nuovo nervoso? »
« Certo ! Non ti capisco, ne voglio capirti », ri-
spose Giorgio.
« Sai, sei proprio uno sciocco a non capirmi »
e carezzandolo aggiunse : « Tu mi piaci molto, spe-
cialmente quando stai come ora : solo e triste ».
Lo attirò verso di sé e lo baciò avidamente. Fu
quello un bacio aggressivo, lungo e di grande volut-
tà che a Giorgio ricordò quello di una ragazza co-
nosciuta l'anno prima e con la quale avevo avuto
una breve ed insolita avventura.
Egli strinse Patrizia e ricambiò con tutta la sua
repressa passione quel bacio. Le mani della ragazza
lo carezzavano con voracità sul collo, sulle spalle,
sul torace e lui ricambiava carezzandole il viso, i
68
i-;
• ,r

capelli e poi il seno, grande e turgido dai grandi
capezzoli gonfi.
I due continuarono così per alcuni minuti di-
mentichi di tutto e, quando Giorgio si alzò un atti-
mo per cambiare posizione, egli infatti baciava me-
glio con la donna alla sua destra, si accorse che
erano soli.
Gli altri amici se n'erano andati e Giorgio li
vide seduti nella sala interna distanti una decina di
metri da loro.
Fortunatamente il ponte a prua era deserto e
scarsamente illuminato e in tutto il battello vi erano
pochi viaggiatori, per lo più seduti nei locali al
coperto. Fuori, data l'ora tarda, vi era una notevole
umidità.
Sedette nuovamente accanto a Patrizia nella qua-
le aveva scorto, non appena si era alzato, un momento
di perplessità e ricominciarono a baciarsi, accarez-
zandosi e sussurandosi parole d'amore e di pas-
sione.
Furono quelli quaranta minuti d'incanto e di
grande piacere.
Patrizia, dopo tutti quei giorni, aveva potuto
nuovamente stringersi a un uomo e Giorgio coronava
quello che si era proposto. Ciò, specialmente dopo
i momenti di scoramento di poco prima, gli dava un
senso di potenza e di appagamento principalmente
psicologico.
Purtroppo però il battello era ormai giunto a Lo-
sanna e i due, riordinatisi, seguirono gli altri che già
erano discesi e a piedi si avviarono al lontano
albergo. Gabriele, Mario e Gino camminavano avan-
ti e loro a qualche passo di distanza, tenendosi per
mano e qualche volta allacciati. Giorgio tentò anche
69
-^ '
4
'•^v

di baciare nuovamente Patrizia che però gli disse
di fare attenzione perché se li avesse visto qualche
poliziotto avrebbero avuto dei fastidi.
Mentre procedevano, solo di tanto in tanto si
scambiarono dei rapidi baci e qualche carezza.
Giunti all'hotel i giovani si salutarono e rientra-
rono nelle proprie stanze.
Mentre si spogliavano, Giorgio avvertì che Ga-
briele aveva ritrovato per lui tutta l'antica stima,
infatti il tono con il quale gli si rivolse era di mal-
celata ammirazione.
« Siete stati un po' pazzi, lì davanti a tutti. Come
avrai notato ho condotto Mario e Gino nella sala
interna e ho cominciato a parlare di tante cose per
distrarli ».
« Grazie, Gabriele, sei stato un amico ! », disse
Giorgio, sentendosi più che mai soddisfatto.
* * «
La mattina del sesto giorno erano quasi le nove
quando Giorgio e Gabriele furono svegliati dal suo-
no del telefono. Rispose Gabriele con voce assonnata
e poi, porgendo il microtelefono a Giorgio, disse:
« E' Patrizia ». Giorgio si sollevò e rispose con
uno stanco « Pronto ».
« Giorgio, come stai? »
« Bene, e tu? »
« Io sono qui in portineria e tu sei ancora a
letto? »
« Sì ».
« Vestiti subito. Andiamo, se vuoi, a fare una
passeggiata sul lago ».
« Ma con chi? »
70
———————————————————————-————————————————-——____________________,_______________________ ' ^

« Non ti preoccupare. Ho combinato tutto per
bene : o soli o al massimo con Carlo. Fai presto,
ti aspetto ».
« Va bene, scendo » e, riposto il telefono, Gior-
gio, con voce radiosa e sicura, disse a Gabriele :
« Vedi, come ti dicevo, è fatta. Ora è lei che mi
chiama. Così bisogna trattare le donne ». Saltò giù
dal letto e si diresse verso il bagno.
Patrizia aveva trascorso una notte agitata. Quan-
to era successo la sera prima l'aveva solo eccitata,
non certo appagata. I suoi sensi ipersensibili si era-
no la sera prima totalmente risvegliati da quella spe-
cie di torpore ai quali erano stati costretti in quei
giorni del viaggio e ora dovevano essere esauditi se-
condo abitudine e forse ancora di più.
Quel suo comportamento della sera precedente,
che tanto aveva irritato e deluso Giorgio prima dei
baci, era motivato dal desiderio di provocare in que-
sti uno stato di frustrazione, isolandolo così dagli al-
tri, per poter poi stare meglio con lui. Aveva però
anche riprovato interesse per Mario, che era sì un
buon parlatore, ma il Giorgio che aveva conosciuto
in certi momenti di quella lunga giornata le era
piaciuto molto sia fisicamente che come reazioni
psicologiche. E poi aveva gli occhi così belli, così
profondi e umani ! A volte sembrava così sicuro ed
altre così indifeso ed inesperto.
Ella era lieta della scelta e ora doveva solo
concludere.
Quella mattina, quindi, con l'antica forza di vo-
lontà, aveva organizzato tutto per stare insieme. Ave-
va, presente il padre, telefonato al signor Banfi ed
aveva detto al figliolo di questi che lo avrebbe con-
dotto a vedere il lago. Poi si era vestita e, scesa
71

nella hall, aveva telefonato a Giorgio, mentre atten-
deva il ragazzine. Per il pomeriggio poi aveva un
programma che, se realizzato, l'avrebbe pienamente
soddisfatta.
Dopo circa una ventina di minuti Giorgio scese
nell'atrio. Indossava un pantalone di tela e una ma-
glietta blu a mezze maniche che faceva risaltare il
poderoso torace e le braccia muscolose.
Vide subito Patrizia e fu favorevolmente impres-
sionato. La ragazza infatti sembrava più graziosa e
l'attillato vestito, di colore chiaro e di stoffa leggera,
metteva allo scoperto le belle e tonde braccia, le
gambe ben fatte e sottolineava il seno pieno e grande.
Le si avvicinò, la salutò con aria di superiorità e lei
gli fece una fuggevole carezza dicendo :
« Vai subito ad Ouchy e aspettami dove ci siamo
fermati ieri pomeriggio ».
« Ma perché », obbiettò lui.
« Svelto, fai così e non tè ne pentirai » ed ella
rapidamente si allontanò.
Dopo circa un'ora Patrizia, che conduceva con
sé Carlo, raggiunse Giorgio ad Ouchy e disse :
« Oh, anche tu qui, Giorgio? Allora ci farai com-
pagnia. Noi andiamo a fare una gita in barca sul
lago » e li guidò verso un vicino imbarcadero dove
vi erano alcune barche tradizionali e piccoli natanti
in ferro a due posti simili a motoscafi, ma che si
muovevano per mezzo di un'elica azionata da una
doppia pedaliera.
Giorgio aveva afferrato a volo la situazione e,
rivolgendosi a Carlo, disse :
« Noi saliamo su uno di questi e tu su un altro
e poi faremo una bella passeggiata ».
Il ragazzo era tutto contento e i tré presero po-
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MARIA PATRIZIA secondo racconto * Empty
MessaggioTitolo: Re: MARIA PATRIZIA secondo racconto *   MARIA PATRIZIA secondo racconto * EmptyMer Feb 04, 2015 12:36 pm

sto sui due natanti, dopo che Giorgio li ebbe noleg-
giati.
La giornata era splendida e calda, il lago cal-
missimo e di un particolare colore azzurro.
Con vigorose pedalate, Giorgio si allontanò dal-
la costa seguito dal Carlo sul suo motoscafo.
Con una mano, la sinistra, teneva il volante, men-
tre con l'altra carezzava Patrizia.
Una volta giunti al largo, Giorgio organizzava
di tanto in tanto gare di velocità con Carlo e lo
distanziava o si faceva distanziare. Quando le due
imbarcazioni erano più lontane fra loro. Patrizia e
Giorgio ne approfittavano per baciarsi appassiona-
tamente, carezzarsi e toccarsi.
Patrizia era eccitatissima, i suoi baci erano an-
cor più infuocati, possessivi e violenti di quelli della
sera prima.
A un certo momento disse a Giorgio :
« Avrai caldo, levati la maglietta ».
« Ma no. Patrizia ».
« Sì, sì, fallo, ti prego », insistè concitatamente
la ragazza.
Quando Giorgio rimase con il torace nudo, ella
lo riempì di baci appassionati. Poi dopo un po' :
« Fatti il bagno ».
« Patrizia, ma non sono abituato nel lago e poi
ho avuto la febbre solo quattro giorni fa, ricordi? »
« Che male può fare a un napoletano come tè.
Sei il mio scugnizzo napoletano » e aggiunse, in pre-
da a un parossistico trasporto, « Hai gli occhi di
uno scugnizzo ». Lo baciò ancora appassionatamente,
mentre lo carezzava tutto e si faceva palpare i seni
e le cosce.
Sarebbe stato tutto molto bello se Carlo, di tanto
73

in tanto, non li avesse raggiunti e con aria contenta
proponeva un'altra gara che Giorgio volutamente
gli lasciava vincere.
Quando si baciavano e si toccavano. Patrizia
cadeva come in trance, mentre Giorgio, che pure ne
era preso profondamente, controllava di tanto in
tanto a che distanza fosse il ragazzine per interrom-
pere le loro effusioni. Purtroppo, avvicinandosi l'ora
della seconda colazione, dovettero far ritorno all'im-
barcadero e poi in albergo.
Lungo la strada Patrizia, che era tornata in con-
dizioni di normalità, sussurrò a Giorgio :
« Dopo mangiato, come sai, il programma pre-
vede la visita di Ginevra. Io dirò che ho mal di testa
e che, avendola già visitata tante volte, ne appro-
fitterò per rimanere in albergo a riposare. Tu trova
un pretesto per non andarci, ma, ti raccomando,
solo all'ultimo minuto, in modo che papa non se ne
accorga per tempo, altrimenti rimarrebbe ».
Giorgio la guardò un po' stupito e lei :
« O ti piace più Ginevra di me ? »
« No, certamente, non vorrei però sorgessero
complicazioni ».
« Non ti preoccupare, fai come ti ho detto. Ve-
drai, andrà tutto bene ».
Alla fine della seconda colazione, che precedeva
di pochi minuti la partenza per Ginevra, Giorgio e
Gabriele, che erano seduti a un tavolo un po' lon-
tano da quello di Patrizia, si accorsero che lì vi era
una certa agitazione. Notarono che il viso del signor
Crociani e finanche quello della signora tradivano
inquietudine.
Dopo breve tempo Patrizia si alzò da tavola e
si diresse verso la hall, facendo in modo da passare '•
74

nei pressi dei due cugini e, avvicinatasi ulteriormente
a Gabriele, gli disse con aria naturale :
« Non mi sento bene. Me ne vado in camera. Ci
vediamo stasera » e andò via.
Giorgio, dopo aver fumato l'immancabile siga-
retta di dopo pranzo, portò una mano allo stomaco
e disse a voce alta :
« Eccolo, il solito dolore allo stomaco. Ero stato
bene in questi giorni, ma ora mi ha ripreso. Penso
proprio che non potrò venire a Ginevra. Gabriele,
informane tu la signorina Comucci e accompagnami,
per favore ».
Salutò gli altri componenti del tavolo che si era-
no già alzati per partire e, augurando loro buona gi-
ta, li lasciò accompagnato da Gabriele.
Nella hall, mentre quasi tutti gli altri si dirige-
vano all'uscita per montare sul torpedone, Giorgio
confidò a Gabriele :
« A tè lo posso dire e forse già l'hai capito : sia
quella di Patrizia che la mia sono scuse per rima-
nere insieme. Se a bordo del pullman il signor Cro-
ciani ti chiedesse perché io non ci sono, digli, per
favore, che io soffro di stomaco e che non mi sono
sentito bene e quindi sono rimasto a letto » e gli
strizzò l'occhio in segno di complicità.
Gabriele, che era sempre più entusiasta dell'abi-
lità di Giorgio, sorridendo con una punta di indivia,
gli disse :
« Stai tranquillo, conta pure su di me... e buon
divertimento ». Si allontanò quindi verso l'uscita del-
l'albergo.
Giorgio salì nella propria stanza, si recò alla fi-
*- nestra e da lì potè assistere alla partenza del torpe-
done.
75

Improvvisamente però la grande sicurezza che
aveva ostentato fino ad allora incominciò a venirgli
meno. Anche la soddisfazione e la gioia che aveva
provato si affievolirono notevolmente.
Cosa avrebbe fatto ora? Come si doveva com-
portare ?
Egli non aveva ancora vent'anni. Aveva avuto le
normali esperienze con prostitute; non molte però
in quanto quelle che avrebbe preferito erano per
lui troppo costose, mentre le altre non gli andavano.
Le effusioni con ragazze sue coetanee si erano sem-
pre limitate ai soliti atti che si usavano fra fidanzati.
Aveva invece avuto altre e numerose esperienze com-
plete con le domestiche, però quelle erano donne,
esperte sì, ma facilmente dominabili per l'ascendente
che la sua posizione sociale e la sua cultura eserci-
tavano su di esse.
Qui ora si trattava di ben altro. Patrizia era so-
cialmente e culturalmente alla pari o superiore a lui
e con esperienza, a quanto lei stessa gli aveva accen.
nato e come egli stesso aveva avvertito, nettamente
maggiore della sua. Quindi come comportarsi?
Patrizia a sua volta era nella sua stanza che co-
municava con quella dei genitori e attendeva un se-
gno di vita da parte di Giorgio. Non sapeva nem.
meno se era rimasto o no. Inoltre si rendeva conto
che quel ragazzo non era certo aduso a simili av-
venture. Anche lei quindi pensava al come fare.
Il desiderio però era enorme, l'eccitazione aumenta.
va e il tempo pasava. Erano circa le 14,30 e verso
le 21 i genitori sarebbero tornati.
Allora si decise. Attraverso il centralino si fece
mettere in comunicazione con la stanza di Giorgio.
Sentì suonare due o tré volte e poi la voce di lui:
76

« Pronto ».
« Giorgio, sono Patrizia. Cosa fai ? »
« Io nulla », si sentì rispondere con voce incerta.
« Senti, io sono al 412. Tu hai carta da lettera ? »
« Non so », disse Giorgio e aggiunse: « Ora guar-
do».
E Patrizia, precipitosamente :
« Quella dell'albergo deve essere nel cassetto del
tavolo. La mia l'ho finita »
Giorgio si allontanò dall'apparecchio e, in pre-
da ad agitazione, si diresse al tavolo, aprì il cassetto
e trovò la carta. Ebbe ancora un'esitazione, poi ri-
prese il microtelefono e disse :
« Sì, c'è: vuoi che tè la porti? »
« Sì, ti attendo subito », rispose Patrizia con
gioia. Ella si guardò attorno, chiuse a chiave la porta
del 413, aprì quella di comunicazione interna fra le
due stanze e attese.
Dopo un po' sentì bussare delicatamente e si
recò ad aprire.
Le apparve un pallido Giorgio con in mano dei
fogli. Li prese e disse :
« Entra ». Lo attirò e richiuse la porta a chiave.
Giorgio intravide appena la grande e bella stan-
za, ma l'unica cosa che lo colpì fu il grande letto
matrimoniale dove sui lenzuoli in dotazione ve n'era
disteso un altro.
Patrizia lo abbracciò e lo baciò, ma a Giorgio per
l'emozione era davvero venuto il mal di stomaco : il
cibo l'opprimeva e non riuscì a ricambiare come al
solito il bacio.
Patrizia comprese tutto e intelligentemente, do-
minando la propria eccitazione e impazienza, fece
sedere Giorgio su una poltrona. Gli si sedette vicino
77

e incominciò a parlare di altre cose.
Dopo una decina di minuti, Giorgio era tornato
quasi normale : il suo volto non era più pallido, il
mal di stomaco gli era passato e sentì ritornargli il
coraggio. Fu lui che attrasse Patrizia e la baciò ap-
passionatamente.
Finalmente la ragazza potè dare sfogo alla sua
passione e al gran desiderio dei suoi sensibilissimi
sensi. Abbracciandolo, baciandolo, toccandolo, lo con-
dusse vicino al lettone ed incominciò a spogliarlo e
a spogliarsi. Era abilissima e in breve tempo i due
furono nudi sul letto e fecero impetuosamente l'amo-
re con tutto l'ardore dei loro vent'anni.
Giorgio si sentì disteso, soddisfatto, appagato e
orgoglioso e accese una sigaretta per sé e un'altra
per Patrizia.
Non ebbe però nemmeno il tempo di terminare,
che Patrizia subito ricominciò a toccarlo, a baciarlo
e a farlo eccitare.
Fecero ancora l'amore in altra posizione e modo.
E poi, con brevi soste, ancora, ancora e ancora e
sempre in modi diversi.
Patrizia sembrava inappagabile, eppure Giorgio
aveva sempre risposto bene. Era giovane e robusto
e anche atleticamente preparato : aveva fatto molto
sport. Ma era esausto, la testa vuota e tutto dolo-
rante.
Pensò :
"Mi è capitata una ninfomane, quando si ter-
' O M
mera ?
Non provava ormai più piacere e non vedeva
l'ora di finirla. Era stato bello per le prime volte,
ma ora ?
Solo verso le 19 Patrizia si alzò dal letto e scom-
78

parve nel bagno. Poi, ritornata nella stanza, lo baciò
con dolcezza e gli disse :
«Vestiti, caro, sei stato un amore. Ora usciamo».
Giorgio si sentì sollevato e, accesa un'altra si-
garetta, scomparve a sua volta nel bagno da dove
uscì dopo un bei po'.
La stanza ed il letto erano in perfetto ordine ed
il lenzuolo in più era sparito.
I due discesero nell'atrio ed uscirono dall'al-
bergo.
A braccetto, come teneri fidanzatini, si recarono
a passeggiare lentamente in un vicino e piccolo giar-
dino pubblico. Patrizia aveva il viso radioso e colmò
Giorgio di cortesie. Si sentiva pienamente appagata
e felice.
Alle 20,30 erano nuovamente in albergo. La ra-
gazza si accomodò nella hall per attendere i genitori
e disse a Giorgio di ritornare nella sua stanza e di
scenderne solo quando tutti gli altri sarebbero rien.
frati.
Circa mezz'ora dopo Giorgo, visto il torpedone
tornare, discese nell'atrio e si diresse verso la sala
da pranzo. Aveva un'aria innocente, ma chi avesse
osservato bene i suoi occhi si sarebbe accorto che vi
era in lui sicurezza e soddisfazione. Passò davanti al
tavolo dei Crociani e salutò. Il padre di Patrizia non
gli rispose: aveva un viso scurissimo.
Sedette al tavolo di Gabriele e degli altri napo-
letani e, alle loro allusioni più o meno velate, non
rispose, ma parlò di altro.
Dopo cena alle domande a bassa voce di Gabrie-
le, rispose dicendo :
« Tutto secondo le previsioni, poi ti racconterò.
Piuttosto dimmi cosa è successo sul torpedone ».
79

« E' successo che gli unici posti vuoti erano i
vostri e tutti hanno capito. Il padre era furibondo e
finanche la madre era nervosa. Fortuna per tè che
Crociani non poteva scendere per non rendere più
evidente la cosa. Egli mi ha interrogato e, alla mia
risposta secondo quanto avevamo concordato, ha det-
to solo - Ah, sì, così è ? - e basta ».
Patrizia invece, dopo la solita passeggiata serale
che il padre aveva effettuato lo stesso per non far
vedere, specialmente all'amico Banfi, fu in camera
sottoposta a un vero e proprio interrogatorio al qua-
le rispose :
« Papa, ma non essere ridicolo, che colpa ne ho
se Giorgio non si è sentito bene : non l'ho nemmeno
visto. E poi che interesse vuoi che abbia per me un
ragazzo così giovane. Sai che ben altri sono gli uo-
mini che mi piacciono » e si era buscata, a quest'
ultima affermazione, un violento ceffone.
* * *
La mattina successiva l'atrio dell'hotel fu per
tempo occupato dai partecipanti al viaggio che era
ormai giunto alla sua giornata conclusiva. Infatti per
un lungo e tortuoso percorso sarebbero quella sera
rientrati a Milano dove avrebbe avuto termine quel-
la settimana così intensa e movimentata.
Vi era in tutti un po' di tristezza : anche se molti
erano stanchi e desideravano tornare alle loro case
e a giornate più calme e ordinate, si erano ormai
abituati a quella comunione di vita che aveva por-
tato, in pochi giorni, a simpatie ed amicizie che sem-
bravano dover durare.
Patrizia, con i genitori di molto più calmi del
80

giorno prima, scese nella hall e subito vide Giorgio
che era con Gabriele e gli altri giovani napoletani.
Un brivido di piacere la percorse al ricordo del po-
meriggio del giorno precedente e fu immediatamente
tentata d'andargli vicino, ma, pensando al padre, si
trattenne e rimase con i genitori che avevano ini-
ziato a conversare con un'altra coppia.
Anche Giorgio vide Patrizia e il senso di soddi-
sfazione, potenza e sicurezza che dal giorno prima
lo pervadeva tutto gli si acuì. Egli si sentiva un
piccolo eroe destinato a ricevere omaggi e riconosci-
menti per la propria bravura che pensava dovesse
essere di dominio pubblico.
Grande fu invece la sua delusione quando vide,
allora come dopo nel torpedone, che, tranne quella
matura signora che più volte si era esibita cantando
nel corso del viaggio, nessuno lo guardava in modo
diverso o lo trattava con maggiore considerazione dei
giorni precedenti. Anzi, gli altri giovani, i napoletani
e i romani, gli ostentavano una grande indifferenza
e conversavano fra loro senza minimamente interes-
sarsi a lui.
Solo più tardi, mentre il torpedone percorreva
la bellissima strada che costeggia il lago attraversando
Vevey e Montreux e poi la vallata del Rodano, tu
fatto oggetto di qualche battuta scherzosa.
Nella cittadina di Sierre consumarono la seconda
colazione e quasi tutti si dedicarono ad acquistare
altri oggetti, principalmente in argento, da portare
in regalo.
Anche Giorgio, che era stato così preso nei gior-
ni precedenti, fece degli acquisti e con Patrizia, sem-
pre con il padre vicino, potè solo scambiare fugaci
sguardi.
81

La ragazza mostrava verso di lui indifferenza e
rivolgeva qualche parola ai genitori e agli altri gio-
vani napoletani.
Giorgio ne fu un po' deluso e il suo precedente
senso di soddisfazione e sicurezza fu di molto ap-
pannato.
Patrizia si era imposto tale comportamento sia
per placare del tutto il padre, sia perché doveva cer-
care di non eccitare ulteriormente i suoi sensi. Sen-
tiva infatti in quella giornata ancora maggior desi-
derio di fare all'amore di quello provato nei giorni
precedenti. Le ore di passione l'avevano calmata e
soddisfatta solo per quella notte, ma avevano risve-
gliato, dopo quel brevissimo periodo, il suo smodato
desiderio sessuale, oltre che affettivo.
Dopo la sosta a Sierre, il torpedone ricominciò
la sua corsa verso il Passo del Sempione che li avreb-
be portato, al di là delle Alpi, al confine e poi avreb-
be proseguito verso Milano attraversando Domodos-
sola e Stresa.
Il tempo, bellissimo al mattino, era progressiva-
mente peggiorato e minacciose nubi si addensavano
nel cielo.
Non appena incominciarono la lunga salita del
Sempione, Patrizia si accorse che il posto vicino a
Giorgio era rimasto vuoto, essendosi Gabriele recato,
insieme con Mario e Gino, alle poltrone di fondo.
Ella non ne poteva più. Doveva avere per lo me-
no un contatto fisico con Giorgio. Si alzò, si recò
verso gli altri giovani, vi si trattenne un poco e poi,
ritornando verso il centro del pullman, si sedette
con gesto deciso vicino a Giorgio.
Quest'ultimo la guardò con evidente piacere, il
volto gli si illuminò e le disse :
82

« Finalmente ! ».
« Zitto ! », fece Patrizia mormorando. E poi, a
voce più alta, « Hai la piantina della Svizzera ? Vo-
glio verificare alcune cose ».
Prese la grande carta che Giorgio si era affret-
tato a porgerle e la aprì tutta, creando così un pic-
colo paravento fra loro e i genitori.
Nel frattempo la luce che penetrava nel torpe-
done dai finestrini e dal tetto era molto diminuita a
causa del cattivo tempo. Inoltre la tortuosa strada
incominciava a percorrere delle gallerie che si face-
vano sempre più numerose.
Patrizia conosceva benissimo la strada e ad ogni
galleria si stringeva a Giorgio e lo baciava arden-
temente, lasciandolo poi bruscamente ogni qual volta
la galleria terminava.
Giorgio era compiaciuto, ma anche preoccupato.
Infatti la ragazza le prime volte conservò una certa
lucidità e prontezza di riflessi, ma diventava sempre
più eccitata e sempre meno le importava del padre
e degli altri viaggiatori. Lo baciava sempre più a
lungo e sempre con maggiore trasporto, lo toccava
e accarezzava tutto.
Giorgio ricambiava con passione, ma era anche
attento a scostarla ogni qual volta nel torpedone
ritornava una certa luminosità.
Si accorgevano gli altri di quanto avveniva fra
i due giovani?
Certamente sì quelli che sedevano nei pressi,
il padre invece non poteva vederli per la grande
carta spiegata.
Purtroppo o per fortuna giunsero alla frontiera.
Allora Patrizia, dopo una rapida carezza, si alzò
e ritornò a sedere vicino alla madre.
83

Il resto del viaggio per Patrizia e Giorgio non
ebbe più storia. Solo a Stresa, durante una breve
sosta del torpedone e per un precedente accordo, si
scambiarono gli indirizzi.
Era ormai buio quando i pullman giunsero a
Milano e si fermarono vicino all'ufficio CIT della
stazione centrale. Fra molta confusione furono sca-
ricati i bagagli, i viaggiatori si salutarono e infine
a gruppi o da soli ognuno prese la sua strada.
Anche Giorgio e Gabriele dopo un po' si salu-
tarono : Gabriele sarebbe ripartito subito per rag-
giungere i suoi che erano in villeggiatura,
Giorgio non aveva un programma preciso. Si re-
cò in un albergo nei pressi, poi a cena e a cinema.
La notte, svestendosi e frugando nelle tasche per
mettervi un po' d'ordine, trovò un biglietto dove la
precisa calligrafia di Patrizia aveva scritto :
Patrizia Crociani - Via Partigiani, 3 - Roma •
Tei . 22273
Ma l'avrebbe mai usato?
84

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