BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 TESI DI LAUREA IN ING (parte II)

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Bruno
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MessaggioTitolo: TESI DI LAUREA IN ING (parte II)   TESI DI LAUREA IN ING (parte II) EmptyVen Nov 25, 2011 7:35 pm

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<[color=darkred]td colSpan=2> 13 -

Nella metà del 1800 il francese Lambot costruì una[/color]

barca in cemento con armatura in ferro. Da questa prima

applicazione nasce l'idea del cemento armato (ovverosia

un conglomerato di cemento, ghiaia e sabbia impastati

con acqua in cui è stata preventivamente immersa un'aj^

matura metallica), che cominciò a diventare un metodo

costruttivo nel 1870, quando Monier brevettò un sistema

di armatura in ferro rappresentata da una specie di re-

ticolato di fili o di tondini pressoché uniformemente

immersi nella massa del getto. Ma solo nel 1892 fu usa-

ta l'armatura in modo razionale, cioè proporzionata al-

l'intensità degli sforzi da sopportare e venne dato i m_

zio a sistemi di calcolo matematico per individuare e

misurare gli sforzi interni in intensità e in dirczione

e quindi per graduare gli spessori del calcestruzzo e

le sezioni metalli che.

L'applicazione del cemento armato in modo abba-

stanza continuo però inizia nei primi decenni dei Nove-

cento, per poi diventare pressoché totale nel dopoguer-

ra e principalmente nei nostri giorni.

I vantaggi del cemento armato nelle costruzioni so

no, come abbiamo in parte accennato, la massima adatta-

bilità delle forme e delle dimensioni, la grande resi-

stenza che può essere proporzionata agli sforzi da so-

stenere, la rapidità di esecuzione e l'indipendenza del

la struttura portante dalle parti di riempimento, la mo

noi i ti cita del complesso che viene a resistere anche a_[

l'azione di forze orizzontali come vento e terremoto,

la libertà distributiva dell'interno della costruzione



- 14 -

rappresentata dalla possibilità di avere grandi portate

con sostegni isolati, ovverosia i pilastri, molto di--

stanziati fra di toro.

Mentre vi sono tanti vantaggi, dobbiamo riscontra-

re degli inconvenienti tutfaltro che da trascurare,

quali la facile trasmissione del calore e del suono, o_[

tré ad altri quali la difficoltà di adattamento nel ca-

so di successive varianti al fabbricato, i pericoli

rappresentati da una non eccessivamente accurata posa

del ferro e un getto difettoso che annullerebbero la rè

sistenza agli sforzi di compressione. Quindi i sistemi

costruttivi moderni, con la loro ossatura monolitica e

le pareti non più portanti e quindi sottili per motivi

economici di carico e di spazio, si oppongono male al

passaggio dei calore e del suono.

Le strutture murarie del passato in pietrame di

forte massa e spessore davano una ben diversa coibenza.

Inoltre gli impianti di riscaldamento, presenti quasi

in ogni fabbricato, sono costretti a un superlavoro e a

una superdispersione del calore prodotto. D'altra parte

il caotico traffico dei nostri tempi rende quasi inabi-

tabili appartamenti dove, fra l'altro, vi è una facile

trasmissione,da un ambiente all'altro, di suoni prodot-

ti dallo smodato e continuo uso di apparecchi televisi-

vi, radiofonici e riproduttori di cassette e dischi.

Vi è però un altro problema che si fa sempre più

pressante, ovverosia le esigenze ecologiche che impongo

no di combattere l'inquinamento limitando a un minor u-

so i bruciatori degli impianti di riscaldamento.



- 15 -

Da qui si deduce la necessità di opportuno isola-

mento termico con materiali i cui spessori debbono esse^

rè dimensionati in base ad esigenze tecniche, a conside^

razioni economiche, al rispetto di norme a carattere ob

b1 i gatorio .

I.7 L'isolamento termoacustico

Volutamente fino ad ora abbiamo riportato la de-

scrizione dei fabbricati abitativi suddivisi per i tré

tipi fondamentali e ci siamo limitati a raccogliere no-

tizie da testi che si fermano agli anni Sessanta.

Si può notare che l'unico accenno all'isolamento

termico avviene a pag. 4, dove si pensava di atturalo

interponendo nelle pareti perimetrali (formate da una

doppia fila di mattoni o blocchi speciali) la cosiddet-

ta camera d'aria, ovverosia uno spazio non occupato da

materi al e.

Tale principio, tanto comune agli ingegneri operar

ti fino agli anni Sessanta, non è certamente esatto e

lo dimostreremo nella seconda parte del nostro lavoro.

Personali esperienze, sempre di quegli anni, ci

confermano, se non una generale assoluta ignoranza sul-

l'argomento, perlomeno una non eccessiva attenzione al

problema sia da parte dei progettisti, che della legi-

slazione vigente. All'epoca, qualche luminoso esempio

di costruttore e progettista incominciava ad utilizzare

(peraltro non in modo sempre corretto) materiali del tj_



- 16 -

pò poputit, eraclit e similari che non erano altro che

sfilacciature di pioppo immerse in cemento. Si ottene-

va, è vero, qualche effetto superiore alla semplice ca-

mera d'aria e al semplice tramezzo interno formato da

mattoni forati, ma si era molto lontani da una risolu-

zione in modo accettabile del problema. Finanche nelle

case signorili e di lusso si procedeva con la semplice

camera d'aria, o aumentando lo spessore delle pareti,

ma in modo tutt'altro che sufficiente. Per non parlare

poi dell'assoluta assenza di ogni e quatsiasi riferimeji

to, dal punto di vista dell'isolamento, alla struttura,

alle tubazioni e agli impianti.

Fu proprio negli anni Sessanta che l'industria iji

cominciò a produrre su più vasta scala una serie di ma-

teriali quali vermiculite, perlite, sugheri, pomice con^

glomerata, tana di roccia, polistirolo espanso e lana

di vetro e a pubblicizzarla, ma solo a stento si riuscj_

va, nella disattenzione generale, a ottenere qualche aj)

plicazione che forniva (laddove eseguita con correttez-

za) dei risultati davvero stupefacenti e che ci riser-

viamo di dimostrare nella seconda e terza parte del no-

stro 1avoro.



- 17 -

II, CONTESTO CRITICO

11.1 Termi ca

Da quanto riportato nella prima parte, ne deducia-

mo che la realizzazione di edifici corretti dai punto

di vista termico ed acustico richiede 1a conoscenza sia

di alcune nozioni scientifiche di base, che quella di

un certo numero di soluzioni pratiche. Si potrà quindi,

una volta prefissati disperdimenti termici (ad esempio

quelli richiesti dal progettista dell'impianto di ri-

scaldamento) evitare la formazione di condensa sulle

superfici interne delie costruzioni e assicurare, sia

in estate che in inverno, un adeguato comfort agli in-

di vi dui .

11.2 Unità di misura

Incominciamo col definire le unità di misura di

calore, della temperatura e del calore specifico.

Il calore è misurato in grandi calorie (kcal) che

sono la quantità di calore necessaria per elevare la

temperatura di un kg di acqua distillata e disaereata,

da +14°C a +15°C alla pressione atmosferica di 760 mm

di mercurio.

La temperatura è l'indice' del livello energetico

a cui si trova i1 calore e, tranne che nei paesi anglo-



- 18 -

sassoni, la sua misura si effettua mediante la scala

centesimale o Celsius in cui lo 0°C indica la temperata

ra del ghiaccio fondente, e 100°C quella dell'acqua boj_

lente alla pressione di 760 mm di mercurio. Un centesi-

mo di questa scala rappresenta il grado centesimale.

Il calore specifico di un corpo è la quantità di

calore necessaria per elevare di 1°C la temperatura

della sua untià di massa a pressione o a volume costan-

te. Quindi il calore specifico si misura in kca1/kg°C.

11.3 Trasmissione del calore

Ora, fra due corpi a diversa temperatura il calore

si trasmette da quello a temperatura più alta all'altro

a temperatura più bassa fino all'equilibrio termico, se

vi è assenza di altri fenomeni. La trasmissione del ca-

lore può avvenire per conduzione, convezione o irraggia

mento.

Nella conduzione, che è caratteristica dei solidi,

le molecole del corpo, pur dotate di agitazione conti-

nua, non subiscono spostamenti definiti, ma occupano

sempre la stessa posizione media e quindi non si ha tra_

sporto di materia.

Nella convezione, che è dei liquidi e dei gas, la

trasmissione avviene per un movimento macroscopico di

certe parti della massa del fluido rispetto ad altre e

quindi vi è trasporto di materia.

Infine nell'irraggiamento la trasmissione non di-



- 19 -

pende dalla presenza di molecole. E' una trasmissione

di energia simile a quella dell'energia luminosa che si

propaga anche nel vuoto.

11.4 Coefficiente di conducibilità termica.

Caratteristica fondamentale del materiale isolante.

Adduzi one

II coefficiente di conducibilità termica è la quan^

tità di calore, espressa in kcal che attraversa un me-

tro quadrato di superficie del corpo considerato, dello

spessore di un metro, in un'ora di tempo e per una dif-

ferenza di temperatura di 1°C tra le facce parallele di

detto corpo.

Da quanto scritto in precedenza si deduce che un

materiale è tanto più isolante quanto minore è il suo

coefficiente di conducibilità termica.

Nei corpi solidi la trasmissione del calore (per

conduzione) è dipendente dalla natura chimica, dalla pjj

rezza della struttura molecolare e altro del corpo stes^

so. Si è sperimentato che l'aria, se racchiusa in celle

di piccolissime dimensioni per cui sono molto ostacola-

ti i moti convettivi, da un valore del coefficiente di

conducibilità termica molto basso.

Da qui nasce che vengono considerati materiali is()

lanti quelli che hanno coefficienti di conducibilità

termica inferiore a 0,1 kca1/mh°C.

Quindi un materiale isolante, caratterizzato da[/color]

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