BRUNO COTRONEI E I SUOI LIBRI
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 L'arte classica

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Bruno
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MessaggioTitolo: L'arte classica   L'arte classica EmptyDom Giu 14, 2009 12:45 pm

III
ARTE CLASSICA
Per arte classica intendiamo le pitture che furono realizzate sotto il nome
di: Pittura greca, Pittura etnisca e Pittura romana.
In esse si raggiunge, anche se in tempi e fasi differenti, la conquista della
«classicità», ovverossia l'equilibrio tra resa naturalistica e trasfigurazione
ideale. In sostanza è considerato classico ciò che è degno di porsi come
modello per il grado di perfezione raggiunto e, nella pittura, il classico è
caratterizzato da costanti come: la ricerca di ordine, proporzione, simmetria,
la tendenza all'oggettività, alla funzione didascalica, alla nobiltà ed eleva-
tezza dei contenuti.
La Pittura greca, come tutta l'arte greca, è l'espressione di un'alta civiltà.
Si localizza nella parte meridionale dei Balcani, nelle isole dello Ionio e
dell'Egeo e lungo le coste mediterranee dell'Asia Minore: si diffonde per
quasi tutto il bacino del Mediterraneo e le rive del Mar Nero, mantenendo
una fondamentale unità nei suoi caratteri essenziali.
Purtroppo la nostra conoscenza della parte forse migliore della Pittura
greca, quella eseguita su tavola e su pareti, deriva quasi totalmente da fonti
letterarie e dai suoi riflessi nelle pitture delle tombe etrusche, nelle decora-
zioni parietali di età romana e nelle riproduzioni in mosaici pavimentali. Ma
dalla pittura vascolare, giuntaci in abbondanza, possiamo trarre molte
indicazioni di quello che doveva essere la pittura su grandi dimensioni.
Nel IX secolo a.C. si sviluppa la produzione detta «geometrica» nella
quale si matura l'organicità delle forme in una sintassi rigorosa ed essenzial-
mente astratta.
All'inizio delI'VIII secolo ad Atene incomincia ad apparire la figura nel
modo più semplice che si avvale di forme geometriche sovrapposte. Le
decorazioni su enormi vasi destinati alle tombe, ricordano la cerimonia
funebre o scene di battaglia alle quali aveva partecipato il defunto. Poi, con
gradualità, la figura umana prende il sopravvento insieme a quella animale
contornata da motivi vegetali di chiaro influsso orientale. Questa produzione
è detta « orientalizzante » ed ha i suoi centri in Corinto, Rodi, Atene e Sparta. '
Tali motivi orientalizzanti inquinano il geometrismo precedente.
Nel VII secolo a.C. nella ceramica, che nei soggetti è da ritenere
derivazione di opere pittoriche, accoglie complesse figurazioni mitologiche
11

con divinità ed eroi. Ad Atene i pittori si concentrano sulla rappresentazione
umana mentre trascurano la decorazione vegetale: figure nere con incisioni e
correzioni in colore che nella loro lucente vernice si evidenziano dal fondo in
argilla rossa.
Verso il 500 a.C. compaiono i primi vasi a figure rosse e i ceramisti
traducono le conquiste della grande pittura contemporanea dei primi pittori
di cui ci è giunto il nome: Cimane, Micene e Polignoto. Essi realizzano con
grande bravura la rappresentazione dello spazio e la psicologia dei perso-
naggi.
Nel IV secolo a.C. (diffusione del panellenismo) la Pittura greca vive il
suo massimo sviluppo con Zeusi, Parrasio e Apelle e parallelamente il
disegno nelle ceramiche diviene sempre più banale e meno curato.
In conclusione la Pittura greca è un mirabile esempio di alto equilibrio fra
contenuto e forma (essa è la vera pittura classica, di perfezione assoluta,
eterna ed universale), sia che si esprima sulle grandi dimensioni, sia in quella
vascolare dove l'alto livello artistico, mantenuto per secoli, è un fatto unico
in tutta la storia dell'arte.
Ricordiamo: Salma esposta in pubblico, particolare di una anfora
funeraria àttica in stile geometrico (Vili secolo a.C.) dove è rappresentata
l'esposizione in pubblico del morto a cui assistono familiari e amici;
Guerrieri che vanno a combattere, particolare del « Vaso Chigi » da Veio (VII
secolo a.C.) che è opera del cosiddetto pittore di Macmillan, dove la delicata
pittura su un vaso vinario esprime policromia, contorni incisi e disegno
lineare di particolari entro le figure: La nascita di Atena, particolare di una
tazza attica del vasaio Frino, stile attico a figure nere (VI secolo a.C.), dove è
rappresentato il mito della nascita di Atena con il parto del padre Zeus che,
aiutato da Efeso, dalla testa, emette la dea completamente armata e dove la
scena ha un'esuberanza di gesti tipicamente mediterranea ed è probabilmente
umoristica: Preparativi per il bagno (foto 3), interno di una tazza, opera del
pittore Duride, uno dei più celebri della pittura vascolare greca (460 a.C.),
dove vi è un'eleganza di composizione e di tecnica con due giovani donne
nude di belle forme che posano i loro abiti su due sedie: è una notevole
rappresentazione di corpi umani che si muovono nello spazio.
La Pittura etnisca si mantiene in un rapporto particolare con quella
greca. Infatti la civiltà etrusca, che si sviluppa in Italia fra l'VIII e il I secolo
a.C., ha sempre rapporti culturali con la Grecia, sia perché gli Etruschi
provenivano dall'Asia Minore, sia perché commerciavano attivamente con le
città elleniche. •
A riprova di ciò basta la considerazione che la maggioranza dei vasi greci
conservatisi sono stati ritrovati in Etruria.
La Pittura etrusca è considerata dai Greci non «classica», ma quasi
«barbara» perché in essa non mancavano anche influssi della civiltà
«villanoviana» dell'età del ferro, ramo italiano della cosiddetta civiltà dei
campi d'urne diffusa nell'Europa centro-occidentale fra il X e il V secolo
a.C.
La fusione dell'influenza preistorica e di quella greca si traduce in una
grande fioritura della pittura tombale etrusca specialmente a Tarquinia
(650/450 a.C.) con tecnica a fresco e ritocchi a tempera sull'intonaco secco
con temi riguardanti la vita reale in tutti i suoi aspetti.
Quando Roma conquista le città etrusche e determina una interruzione
dei rapporti con il mondo greco, la Pittura etrusca decade sensibilmente.
Per la Pittura romana bisogna innanzitutto dire che l'austero costume di
vita della nuova potenza che va espandendosi ed egemonizzando, dapprima
l'Italia e poi il Mediterraneo, non da spazio all'esperienza estetica, ne
considera l'esercizio della pittura, arte manuale, degno di un cittadino
romano.
Ci si accorge però dell'utilità della pittura per celebrare i fasti delle
armate romane e quindi, secondo fonti letterarie, la Pittura romana, di
chiaro influsso etrusco-italico, incomincia a fiorire verso la fine del III secolo
a.C. come «pittura trionfale» che illustra al popolo guerre vittoriose.
Nel I secolo a.C. nella Pittura romana si opera un distacco dalle
ascendenze precedenti e ci si avvicina direttamente ai modelli greci che
vengono assimilati con gradualità, ma con sempre maggiore evidenza, al
punto che nei ritrovamenti successivi hanno spesso il dubbio se si tratti di
produzione greca o romana e non di rado accertano che si tratta della copia
di un dipinto noto come greco.
Le testimonianze della Pittura romana a noi giunte, hanno come
principale provenienza, le città campane di Pompei, Ercolano e Stabia e
risalgono fino al 79 d.C., anno dell'eruzione del Vesuvio. Sono grandi
pitture murali che hanno la funzione di decorare gli interni di ville di ricchi
romani. Questi, ormai conquistati dalla raffinata produzione di dipinti
d'importazione, ne fanno eseguire a profusione facendo ricoprire tutte le
pareti d'una stanza o di un intero edificio spesso, se non sempre, con
soggetto unitario.
Anche a Roma si sono ritrovare preziose documentazioni di Pittura
romana che ripetono un modello ellenistico nei soggetti mitologici.
Sempre a Roma, nella Domus Aurea di Nerone, opera Fabullo che è uno
dei pochi pittori di cui conosciamo il nome, e la decorazione da lui eseguita
comprende elementi fantastici e bizzarri. •
Là dove la Pittura romana ha qualità specifiche è nella levigatezza dello
strato pittorico, raccomandata anche da Plinio e da Vitruvio, mentre la sua
differenziazione da quella greca consiste nell'accentuazione realistica che si
limita però ad un appesantimento dell'immagine che viene intensificata per
dare l'illusione del vero.
Là dove la Pittura romana si diffonde in buona parte delle provincie
dell'Impero fondendosi con le esuberanti tendenze artistiche delle «pro-
vincie».
Ricordiamo: Nozze Aldobrandini (foto 4), pittura parietale di una casa
romana sull'Esquilino (fine del I secolo a.C.); Perseo e Andromeda, pittura
murale della casa dei Dioscuri in Pompei (65 d.C.) dove con un gesto
elegante una fanciulla rassetta le pieghe della sua veste accanto ad un bei
giovane; Flagellante e danzatrici, e Scena di divinazione, che sono particolari
di una pittura murale nella Villa dei Misteri in Pompei (50 a.C.) dove il
significato simbolico riguarda l'iniziazione di una sposa ai misteri dionisiaci;
Veduta di un porto, pittura murale da Stabia (circa 70 d.C.) dove,
nonostante il piccolo formato, si distinguono molti dettagliati particolari e lo
stile si distacca da modelli greci ed è interamente romano.
k
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